Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

78. Galway Girl

Canzone per il capitolo:

Galway Girl – Ed Sheeran

**********************

Sara

La notte è passata con estrema fatica. Occhi aperti e cuore spento.

Ho pensato a lui senza mai smettere, alla sua partenza, alla consapevolezza che io non sia mai stata così importante per lui come avevo sperato. Continuo a guardare il cellulare da ore nell'attesa vana di un suo messaggio, ma non ricevo nulla. So di essere stata io a lasciarlo partire, e in fondo non mi sono pentita della mia scelta... ma speravo almeno in un suo ultimo pensiero, un ultimo saluto. E invece, nulla.

Forse sono troppo romantica, devo leggere meno storie d'amore.

Nel mio unico giorno libero dal lavoro, mi ritrovo già in piedi alle otto di mattina. Tutte le altre sono in casa e dormono nei propri letti. È sabato. Dopo una breve colazione consumata in silenzio, mi vesto ed esco con l'auto di papà, diretta verso una meta che ancora non conosco. Mi lascio trasportare, mi lascio portare via dalla città, dal caos che non smette mai, dal rumore dei tram e dallo smog che aleggia basso sulla strada. Rubo del tempo per riflettere e alla fine, chilometro dopo chilometro, torno a casa. Torno da mio padre.

Passo davanti al palazzo in cui ho vissuto per tutta la vita, mi fermo solo per un istante a guardare le persiane serrate sul mio triste passato. Fumo una sigaretta, soltanto una dopo giorni passati senza nemmeno annusare l'odore di tabacco, poi proseguo oltre. Solo quando spengo il motore dell'auto mi rendo conto di dove mi sia lasciata condurre, in questo luogo dove da mesi non metto più piede. Dal giorno del funerale.

Avevo paura, ne ero attirata eppure intimorita. Volevo chiudere ogni pensiero sul passato. Impossibile. Prima o poi sarei dovuta tornare e oggi, per chissà quale motivo, ho pensato che fosse il giorno giusto. Il primo giorno della nuova Sara.

Ricordo bene dove ho lasciato papà quel giorno. Dopo la lunga serie di opulente tombe di famiglia davanti alla quali passo rapida, lui è proprio dopo la prima svolta a destra. Eccolo lì, solo in mezzo a tanti altri visi e nomi dorati che occupano quel settore. Ho pagato così tanto per il funerale, eppure la lapide sembra la più modesta e umile, così tanto da chiudermi il cuore nella vergogna. So che non gli servirà a nulla là dove è andato ora, ma non posso fare a meno di soccombere ai sensi di colpa per non avergli saputo rendere onore meglio.

« Ciao, papà », sussurro dopo aver controllato di non avere nessuno intorno.

Mano nella mano, mi accorgo di ciondolare sui talloni. Schiena rigida, bocca riarsa.

« Mi... mi dispiace di non essere venuta a trovarti prima », inizio a dire a fatica, le parole escono con difficoltà, quasi fossero artificiali. Mi sciolgo solo in seguito, mentre tento di liberarmi di tutta la pesantezza che mi opprime il cuore e che mi ha impedito di parlare con lui per così tanto tempo. « All'inizio avevo paura di piangere, di stare male più di quanto non sia già stata... poi ho avuto paura che tu fossi arrabbiato con me. Scusami... forse non sono stata un granché come figlia. Non ti ho mai capito e ho sempre visto il negativo in quello che facevi. Tu avevi i tuoi problemi, e forse hai sbagliato a non parlarmene, ma io ho sbagliato ancora di più a non accorgermene. Ho pensato troppo a me stessa e non a te. Sono stata una figlia egoista... spero potrai perdonarmi. »

Mi guardo le mani, vuote, e alla fine mi siedo sulla lastra di marmo che copre la terra che lo ospita. Resto con lui per qualche tempo, parlandogli e chiedendogli scusa per non avergli portato nemmeno un fiore. A volte mi lascio andare nel silenzio, occhi negli occhi con quella foto dallo sguardo sempre malinconico, in fondo così simile al mio. Le lettere sono lucide, Davide Ferrari, padre amorevole. Penso al passato, alle memorie più care che ho di lui e che prima non ero mai riuscita a vedere. Le condividiamo in silenzio. Spero lui possa guardarle con me, come quando la domenica pomeriggio mi portava al cinema e mi prendeva i pop corn.

Forse accade con naturalezza ma, insieme a quei ricordi, se ne aggiungono altri, quelli di quando la mamma era ancora con noi. Le immagini sono povere in colori e definizione, sono sbiadite nei suoni e anche nelle emozioni che portano, eppure non mi hanno mai abbandonato. Un pomeriggio al supermercato, il bagno la sera prima di andare a dormire, il modo in cui mi spazzolava i capelli prima di acconciarli nella treccia, quando mi salutavano insieme prima di lasciarmi all'asilo... in quelle memorie lontane forse erano stati felici.

Estraggo dalla borsa l'ultima lettera di mia madre, quella arrivata il giorno del mio compleanno indirizzata a papà e che ancora non ho letto. Forse dovrei avvisarla di ciò che è successo, ma non ho il coraggio di mettermi in contatto con lei. A essere sincera, non so proprio come potrei reagire nel risentirla dopo tanti anni.

Apro la busta e, come immaginavo, trovo un breve biglietto per mio padre e una lettera più lunga per me. C'è anche una sua fotografia all'interno: la ritrae su di un molo, in una giornata grigia e piovosa, ma accesa dai colori delle facciate delle case alle sue spalle. Sul retro della fotografia, sono stati scritti in grafia pulita e ordinata il luogo e il tempo: Galway, 15 marzo.

Non sembra cambiata molto mia madre dai ricordi e dalle poche foto che papà aveva tenuto di lei. Capelli lunghi, lisci e ramati, ma di un colore diverso rispetto alle foto che ricordo. Probabilmente, con la tinta cerca di coprire i capelli grigi in aumento. È sola nella foto e indossa una giacca nemmeno troppo pesante per la forza del vento che le scuote i lunghi capelli sulle spalle. La sua pelle è chiara, come la mia, e anche dalla lontananza dell'obiettivo riesco a intravedere i tatuaggi che porta sulle mani e sulle dita. Sembra essere il disegno di una chiave di violino quello sul dorso della mano, ma non riesco a decifrarlo con precisione.

Lascio da parte la foto e leggo il biglietto indirizzato a mio padre. Non dice molto, a parte informarsi su come stia e assicurarsi di farmi avere la busta. Lascio il resto sul marmo freddo e inizio a leggere la lettera di mia madre: proprio oggi, come se avessi trovato il coraggio di farlo soltanto il giorno in cui la mia vita è cambiata di nuovo dopo la partenza di Chris. Proprio oggi, quando sono riuscita a tornare da papà.

Quasi lo sento qui vicino a me, a tenermi una mano sulla spalla e infondermi tutto il coraggio che mi serve per riprendere in mano la mia vita...

Buon compleanno, piccola mia.

Ecco una nuova lettera, ed ecco l'ennesima risposta che io non riceverò. Ormai ho capito che tuo padre non ti permette di leggere le mie parole; forse distrugge la busta prima ancora di aprirla solo nel vedere il timbro. Sa essere così ottuso il più delle volte...

Vorrei tanto sapere come stai, che cosa stai facendo. Solo di tanto in tanto lui mi ha risposto con poche righe, solo per dirmi che ti sei iscritta all'università e che sei una figlia meravigliosa. Non avevo alcun dubbio, eri una bambina così dolce e intelligente, che ero certa avresti saputo fare grandi cose nella vita, ma sentirmelo dire mi rende orgogliosa di te. So di non aver fatto nulla per renderti la donna che sei oggi, ma spero di potermi prendere almeno un piccolo merito. Vorrei tanto avere una tua fotografia da tenere con me...

Ogni tanto sbircio nella tua vita, sai? Lo faccio attraverso Facebook, ma non posti mai foto di te come fanno tutti gli altri ragazzi della tua età. Tieni solo qualche scatto, ma sono foto di classe di qualche anno fa.

Non finirò mai di chiederti scusa per essere stata per così poco tempo nella tua vita. A volte penso di aver sbagliato, altre di aver fatto la scelta più giusta per tutti quanti. So che non avrei saputo fare la brava madre. Non ne sarei stata in grado e sono certa che tuo padre abbia fatto tutto il possibile per riempire il vuoto che ti ho lasciato.

Ti voglio bene, Sara.

E in fondo, voglio ancora bene a te, Davide, che sono sicura stai leggendo questa lettera. Se non vuoi darla a lei, almeno fammi sapere qualcosa di mia figlia.

Jude Murray

Le lacrime scendono, scorrono lente e calde nella consapevolezza della sua assenza, di come poteva essere diversa la mia vita se lei fosse stata al mio fianco. Sarei stata più forte? Più sicura di me?

Ripongo tutto nella borsa tranne la sua fotografia, che ripiego per poterla inserire nel portafogli. Solo la scritta Galway resta visibile. La posiziono accanto al regalo di compleanno di Chris: il buono per il tatuaggio che ancora non ho avuto il tempo e il coraggio di usare.

È improvvisa l'idea che nasce nella testa e un poco mi rinvigorisce il cuore. Guardo la scritta, poi il nome del negozio di tatuaggi. Sorrido tra me, come se per la prima volta gli eventi lo stessero facendo di rimando, come a volermi suggerire qualcosa. Oggi è il 14 giugno. Ieri, insieme a Chris, ho detto addio alla vecchia me stessa. Oggi mi sono svegliata con la voglia di cambiare, di dare una svolta alla mia vita, ma di farlo solo per me stessa e per nessun altro.

Voglio farlo.

Mi alzo in piedi, un a presto, papà tra le labbra. Gli chiedo scusa, perché sono certa che lui non approverebbe mai una cosa del genere.

Ma ora è tempo di cambiare, papà. È ora di diventare una nuova ragazza. Galway Girl non sarà soltanto il ricordo di Christian e di quanto sia stato importante per la nuova me. Voglio che sia d'auspicio per ciò che sarò nel futuro.

**************

Spazio Dory:

pronti per l'ultimo capitolo di domani????????????

Vi avviso che ci sarà una bella sorpresina... ma non dico altro ;-)

A presto!

FACEBOOK: maiaiam

INSTAGRAM: maiaiam88

P.S. per tutte le domande sul sequel di The Galway Girl, vi spiegherò bene nel prossimo capitolo!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro