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75. Girl from the north country

Canzone per il capitolo:

Girl from the north country – Bob Dylan & Johnny Cash

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Christian

Così come immaginavo, non riesco a chiudere occhio per tutta la notte: pensieroso per il viaggio, per la valigia, e soprattutto per quanto io e Sara ci siamo detti... per ciò che io non le ho detto.

Continuo a virare tra le mie convinzioni: mi racconto di aver agito per il meglio per evitare di illuderla, e nel frattempo mi ripeto di essere un idiota perché, in fondo al mio cuore, so che mi sarei dovuto buttare. Per la prima volta nella mia vita avrei dovuto farlo e invece non ci sono riuscito.

« Dunque... » Scott non mi dà tempo per svegliarmi in maniera adeguata quando inizia a parlare di prima mattina. Sgranocchia rumorosamente la sua porzione di cereali affogati nel latte, senza preoccuparsi di chiudere la bocca. « Tu non hai proprio la faccia di uno che ieri notte si è fatto una sana scopata di addio. Che succede? Galway Girl onora Mosè con il Mar Rosso? »

Tossisco quando un rigurgito acido risale su per l'esofago. « Cazzo, Scott, sei disgustoso. »

« Oh, povero il mio principino schizzinoso », borbotta arrivando a pinzarmi la guancia come una nonna molesta. « Non credevo che queste faccende ti turbassero. Quindi? Lei ha il ciclo? »

« No... credo di averlo io. »

« Questo spiegherebbe la maggior parte dei tuoi comportamenti assurdi. »

« Io non ho comportamenti assurdi », replico con una punta di fastidio.

« Ah, no? Allora che cosa hai combinato ieri sera per avere quella faccia? Hai salutato Sara come ti avevo detto di fare? »

« Sì. » Infilo il cucchiaio in bocca, ma all'improvviso sento lo stomaco chiudersi in una morsa nel sentire il suo nome.

« Le hai dato il regalo? »

Annuisco e lo lascio continuare. So fin troppo bene che andrà a parare proprio lì. « Le hai parlato? »

« A proposito di cosa? »

Afferra un agglomerato di cereali e miele e, usando il cucchiaio come catapulta, me lo lancia contro, centrandomi esattamente in mezzo alla fronte. « Smettila di fare così. Parla, non ho voglia di estrarti le parole col forcipe. »

« Continuo a chiedermi perché ti ostini a comporti così. »

« Così come? »

« Da femmina: parli troppo, fai troppe domande e rompi le palle. »

« Ho un lato femminile invidiabile. Ecco perché riesco a scoparmi lo scopabile del pianeta: io capisco le donne. Sono come Mel Gibson in What Women Want. E poi, so bene che devo farti parlare finché la brace è calda, altrimenti poi ti raffreddi, ti chiudi a riccio e non parli per giorni. Ed essendo che io e te purtroppo condividiamo lo stesso appartamento, e che quando sei depresso suoni roba deprimente in camera tua e mi tocca usare i tappi per non sentirti, non ho alcuna intenzione di sopportare te e il tuo mutismo da mal d'amore perché non le hai detto quello che provi ieri sera. »

Mi fa l'occhiolino e tranquillamente riprende a ingozzarsi di cereali.

« Il tuo sesto senso femminile è davvero inquietante, sai? »

« Dentro un grande uomo c'è sempre una grande donna », dice con tono solenne, mentre pezzetti di cereali e gocce di latte si spargono ovunque.

« Il detto non era affatto così. »

« Però il mio è più veritiero: siamo tutti un po' donne dentro, solo che ci rifiutiamo di ammetterlo per non essere presi per checche. Se lo si accetta, è un altro vivere. E poi... » Nel suo sguardo schizza un lampo di malizia, e io mi tengo già pronto per la battuta mattutina. « Chi sta dentro a chi diventa irrilevante. »

Ridono tutti, persino Lucas e Nate che, seduti sul divano, hanno iniziato a interessarsi parecchio alla conversazione che mi riguarda.

« Hai finito di sparare cazzate? »

Scott si difende a spada tratta. « Tu divaghi e non rispondi, quindi io sparo cazzate per riempire il tempo. E poi sono cose serie: non sai quante ragazze ho conquistato con il mio super potere. »

« Quale? Il super cazzo? » chiede Lucas.

« No, la mia super empatia col mondo femminile. »

Il ragazzo torna a guardare la televisione. « Con Silvia non funziona così. »

« Vero, metterla incinta e poi abbandonarla invece è molto meglio. »

Trattengo il mio amico dall'elastico dei boxer giusto in tempo, visto che è l'unica cosa che indossa, mentre Nate blocca Lucas, già in procinto di alzarsi dal divano. Nei giorni appena trascorsi abbiamo sedato così tante discussioni tra i due, che ora ne ho la nausea. Scott non accetta il comportamento di Lucas e non lo lascia in pace un momento.

« Chris, cos'ha detto Sara a proposito dell'Irlanda? » chiede Nate per calmare gli animi nella stanza.

Con calma e dopo una lunga serie di sguardi furenti, entrambe le due micce tornano ai rispettivi posti. « Ha detto che non lo sa. Qui ha tutte le sue cose, non ha molti soldi da spendere e non è sicura... »

« Balle, lei non ci vuole venire perché ci sei tu », mi accusa Scott.

« Non è vero. »

« Se tu non ci fossi, partirebbe oggi stesso insieme a noi. Dai, racconta cosa vi siete detti. »

« Le ho dato il regalo, le ho proposto di venire con noi e ha detto di no. Punto, fine della serata. »

« E... ? » mi incita.

« E ha detto che tiene a me, che mi ama e che ... »

Mi interrompo quando il suo pugno batte sul tavolo. « Bingo! E tu cosa le hai risposto? »

Di nuovo, tutti e tre riprendono a guardami, in attesa. « Le ho detto che tengo molto a lei e che vorrei tanto che ci raggiungesse. »

Mi chiedo come sia possibile che tre persone diverse riescano ad assumere la stessa identica espressione incredula.

« Mi stai prendendo per il culo? » strilla Scott infine.

« No, è quello che le ho detto. »

« Quando una donna ti dice ti amo, tu non puoi tergiversare », sbotta lui per poi tirarmi uno schiaffo sulla nuca, « sono le basi! »

« Ma se io non provo le stesse cose, non sono obbligato a dirlo. Mentirei. »

« Questa era davvero divertente. Sono le nove di mattina e per oggi di cazzate ne ho sentite abbastanza... Ehi, dove stai andando? »

Ci provo a rifugiarmi in camera per porre fine alle sue domande, ma non ci riesco. « Allora, come pensi di rimediare? » chiude la porta della stanza e ci si piazza contro.

« Non voglio rimediare. Sono stato sincero e non l'ho illusa. Doveresti dirmi che ho fatto un buon lavoro. »

« Sei veramente un idiota. Te ne pentirai. »

« La vuoi piantare? E tu invece? Hai detto addio alla tua ragazza? »

« Non ho mai detto che Maia fosse la mia ragazza. E poi, oggi ci accompagneranno lei e Timon in aeroporto, vorrei ricordarti. Quindi, la saluterò là. »

« E tu non le hai detto ti amo con un bel cuscino a forma di cuore? » lo sbeffeggio visto che si finge tanto sicuro.

« Certo che no. Tra me e lei c'era solo sesso e nient'altro. »

« Sei patetico. »

« No, sono solo un adulto che ha iniziato una relazione ben conoscendone i limiti. Stasera ci saluteremo e poi amici come prima. Tu invece no: ci sei dentro fino al collo e se ti lasciassi partire così, so che te ne pentirai per sempre. »

Ricontrollo la valigia per l'ennesima volta, fingendo di avere davvero qualcosa da fare. « E la donna che è in te quale soluzione consiglia? »

« Dirle la verità. »

« L'ho già fatto. »

« No, tu hai avuto paura e non le hai detto le paroline magiche. Se gliele avessi dette, lei sarebbe partita con noi oggi stesso. »

« Non sei nella mia testa, non puoi saperlo. »

« Ti conosco fin da quando siamo bambini e non ti ho mai visto comportarti con nessuna ragazza come ti comporti con lei. Non ti sei mai innamorato di nessuna, e ora fatichi a capirlo.

Se parti senza averle detto tutto quello che davvero provi, ogni cosa cambierà. La distanza uccide tutto. »

Tengo le spalle voltate verso di lui, stringo la mascella, in parte irritato da quanto sia capace di comprendermi, e in parte contento di averlo come amico. « Lo so », ammetto alla fine.

« E quindi? »

Mi siedo sul letto, svuotandomi di un lungo e profondo sospiro. « Non sono sicuro che le cose andranno bene e non posso trascinarla nella mia vita senza avere delle certezze. »

« Non avrai mai delle certezze. Buttati e vedi come va. »

« Non voglio pentirmene. E non voglio fare gli stessi errori dei miei genitori. »

« Pensi che la tradirai come ha fatto tuo padre e lei si trasformerà in un freezer vivente come tua madre? »

« Cazzo, Scott, puoi essere un po' meno diretto? »

Si arrende alzando le mani in alto. « Ok, ho esagerato. Allora, cosa vuoi fare? Preferisci vivere una vita pensando a come sarebbe andata, invece di trovare il coraggio per viverla davvero? » domanda incredulo. « Che imbecille. »

Arriva alla porta e poi volta la testa per guardarmi. « Io torno di là a stuzzicare l'idiota sul divano, tu nel frattempo vedi di pensarci e, se cambi idea, pensa di scusarti con qualcosa che ti faccia sembrare meno coglione di quanto tu non sia già: il telefono è off limits. L'hai rifiutata più di una volta e solo le parole questa volta potrebbero non bastare. »

« Cosa vuoi dire? »

« Non lo so, dovrai pensarci tu... e non rubarmi nessuna citazione o poesia: le ho già usate tutte io. »

Mi lascia solo nella stanza. Solo per ore, immerso tra tutti i resti della mia vita che devo riportare a casa, chiusi nella mia valigia.

Prendo in mano il telefono diverse volte, ma puntualmente lo rimetto sul letto senza chiamarla. Penso che ormai Sara sia a lavorare, penso che sia troppo tardi, penso che Scott abbia ragione e che non potrei nemmeno dirle le cose sinceramente attraverso un messaggio o una stupida chiamata.

La chitarra è protetta nella sua custodia rigida, pronta per il viaggio, ma qualche minuto dopo la ritrovo sulle mie gambe in un moto improvviso che mi sorprende. Quando l'ispirazione arriva, mai voltarle le spalle. Anzi, la tengo stretta, plettro in una mano e matita pronta nell'altra, a scrivere sul taccuino che porto sempre con me. Penso a lei mentre butto giù di getto tutte le parole e gli accordi che mi arrivano alla mente e al cuore. Penso alle parole di Scott, cerco di scavare il più a fondo possibile. E forse è anche la musica che mi spinge ad andare avanti, a provarci, a dare il tutto e per tutto, e quelle parole che non sono riuscito a dirle, allora le scrivo. Eccole lì, giusto nel finale, all'ultimo secondo, quasi sussurrate. Una corsa di versi e strofe. Mi ispiro a Bob Dylan, ma tento di infondere una nota di ottimismo in più. Ritmo lento, solo chitarra, solo parole sincere, che solo con la musica riesco a trovare il coraggio di esternarle.

Registro tutto sul computer dopo averla riprovata per ore. Dimentico perfino di mangiare ed è ormai tardi quando Scott infila la testa in camera. Trova i fogli e la chitarra sul suo letto, il computer acceso mentre trasferisco il file della canzone su chiavetta.

« Posso ascoltarla? »

« Certo che no. E poi, immagino che tu abbia passato le ultime ore a origliarla da dietro la porta, quindi non serve. »

Annuisce, poi sposta lo sguardo al suo orologio da polso. « Avresti dovuto farti venire l'idea della canzone prima. Ormai è tardi per portargliela: tra dieci minuti partiamo. »

« Forse, mi serviva il parere di un amico idiota per capire cosa fare. »

Un sorriso furbo prende vita sulle sue labbra. « E ora? »

« La aspetterò in aeroporto. »

« Ha detto che non verrà. »

« Spero che lo farà », affermo, sperando che tutta la mia sicurezza non venga disillusa.

Controllo il mio telefono un'ultima volta. Il mio messaggio è stato visualizzato.

Ti aspetto, GG. Non lasciarmi partire così.

****************

Spazio Dory:

vi chiedo scusa per eventuali errori, ripetizioni o frasi senza alcun senso... purtroppo in questi giorni sono impegnatissima e non sono riuscita a correggerlo a dovere...

Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, adoro la canzone che dà il titolo al capitolo: se non l'avete mai sentita, correte ad ascoltarla! È forse la mia canzone preferita in assoluto! Canzone speciale per un capitolo speciale.

A presto!

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