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70. Singing in the rain

Canzone per il capitolo:

Singing in the rain – Gene Kelly

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Scott insegue la piccola furia che si è appena fiondata fuori dalla camera e, a giudicare dalle acute rimostranze di quest'ultima, deve averla acciuffata giusto sul pianerottolo del nostro piano. Un paio di secondi dopo è già di ritorno, con la nostra amica bloccata davanti a sé e ben intrappolata tra le sue braccia. Maia agita le gambe in avanti per far perdere l'equilibrio al suo predatore e liberarsi. « La... scia... mi... »

Scott non fa una piega, come se stesse portando a casa le borse della spesa e non una scimmietta idrofoba. La butta sul letto accanto a noi e le siede accanto, stringendola con fermezza per le spalle. « Si può sapere cosa vorresti fare? » tenta di farla ragionare.

L'altra, tutta rossa in viso, parla stridendo i denti. « Ancora non lo so. Mi farò prendere dall'ispirazione mentre sarò lì. Magari, canticchio pure Singing in the rain mentre lo prendo a calci, come Alex in Arancia Meccanica. »

Sta per alzarsi di nuovo, gli occhi puntati alla porta della camera da letto come un toro con il drappo rosso tenuto dal torero, ma il ragazzo la trattiene. « Non sono affari che riguardano te; riguardano solo loro due. Non devi intrometterti, come del resto fai sempre. »

« Ma il tuo amico non può passarla liscia! »

« In ogni caso, tu non c'entri. Lasciali stare. »

« Scott ha ragione », gli dà manforte Silvia. « Se Lucas è un coglione patentato, non cambierà di certo se vai tu a parlargli. »

« Infatti, io non volevo proprio parlare con lui. Una gratificante ginocchiata nelle palle era l'idea principale, così poi vedi che non rischia più di procreare altre immense teste di cazzo come lui », decreta determinata.

Scott sibila, stringendo inconsapevolmente le gambe. « Ahia... certo che sei pericolosa. »

« Esatto, quindi tu stai in guardia », lo avverte.

Scott finisce per guardarsi intorno nella camera per poi concentrarsi su tutte noi, sedute sullo stesso materasso. « Ehi, non sono mai stato nello stesso letto con tante donne. Sembra divertente! »

Maia lo schiaffeggia sulla nuca, e nel frattempo io e Timon ci leviamo di torno per evitare nuove battutine. « Ok, noi torniamo di là. Casper, tu ci sei domani alla visita? » le chiedo.

« Dal ginecologo? Certo! Secondo te mi perdo l'ecografia alla piccola Maia? »

« Non la chiamerò Maia di certo », ribatte subito Silvia per poi seguirci verso la porta della camera. « E poi, ho il presentimento che sarà un maschio, anche se spero meno idiota del padre. »

« Silvia », la richiama Scott, facendosi serio, « proverò a parlare io con Lucas. Magari riesco a farlo ragionare. »

« Ti ringrazio, ma avrebbe dovuto pensarci da solo, trovare una soluzione che pensasse a entrambi e non solo a se stesso. »

« Hai ragione... In ogni caso... » riprende e sembra che stia per dire qualcosa di molto importante. « Posso venire anche io domani? »

Maia gli scocca uno sguardo in tralice. « Dalla ginecologa? »

« Sì, è una cosa che mi affascina moltissimo! » esclama lui con esagerato interesse.

« Sei scemo? »

« No, sono serio. Giuro che guardo e basta e non dico una parola. »

Maia scrolla soltanto la testa con aria paziente. « Tu sei tutto matto. »

« Un po'. Dunque, posso venire con voi domani? »

Quasi si spaventa quando il NO arriva in contemporanea da tutte quante.

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Permettermi di cambiare il turno per poter accompagnare Silvia dalla dottoressa sembra essere costato alla mia responsabile come l'estrazione di un premolare senza anestesia; alla fine, Lavinia ha ceduto. Nonostante il suo livello di simpatia non sia mai cambiato nei miei confronti, negli ultimi tempi si è mostrata sempre meno propensa a riprendermi o a evitare di concedermi qualche favore. Dopo quello che è successo con ciò che ho trovato nella sua borsa, credo tema che io vada a raccontarlo a qualcuno.

La sala d'aspetto dello studio della ginecologa non può essere definita in altro modo se non inquietante: escludendo le basse seggioline colorate e i giochi dedicati ai figli delle mamme elevate alla seconda - che arrivano alla visita con un pargolo in grembo e uno saltellante che non sanno bene dove posizionare -, tutte le pareti sono tappezzate di fotografie e disegni raffiguranti l'interno del ventre materno, con tanto di crescita progressiva del feto dallo stadio "fagiolo" a quello "eccomi, sono pronto per essere sputato fuori". Inquietante per una ragazza come me, che non ha alcuna intenzione di diventare madre per i prossimi dieci anni. Per certi versi mi ricorda la via crucis raffigurata nelle chiese. Silvia, nel trovarsi qui, pare decisamente spaesata.

« Ehi, sentite quest'articolo: sembra molto interessante », illustra Scott brandendo l'ultimo numero della rivista Mamma come stile di vita. Nemmeno Silvia è riuscita a farlo desistere dal suo interesse morboso nei confronti delle gravidanze, così ora ce lo ritroviamo appresso da tutto il pomeriggio peggio di un fastidioso raffreddore. « Esiste un particolare fenomeno chiamato gravidanza simpatica. Il padre della futura mamma si sveglia al mattino con crampi all'addome e nausee: è un modo inconscio per condividere la gestazione con la compagna. Ecco, visto? Ti basta come punizione per Lucas passare i prossimi mesi a vomitare? »

Maia alza platealmente gli occhi al cielo. « Ancora non ho capito perché io ti abbia permesso di venire. »

« Infatti è stata Silvia a permettermelo, non tu, piccolo fantasmino acido. »

Silvia si sporge avanti dalla sedia per guardarlo. « E io l'ho fatto soltanto perché hai promesso di restare in sala d'attesa. »

Scott alza le mani in alto. « Va bene, va bene; anche se il mio occhio sarebbe stato puramente scientifico. »

Quando la dottoressa chiama Silvia per il suo turno, si sorprende non poco di vedere altre tre persone arrivare alla porta dello studio. « Dovete entrare tutte quante? » domanda, parecchio sconcertata.

Immaginavo una dottoressa in là con gli anni, magari sulla cinquantina e pure un poco burbera. Invece la ginecologa è molto giovane: nonostante sia alta quasi quanto la porta, i capelli biondi e lo sguardo calmo riescono ad addolcirne la figura.

Silvia annuisce, anche se in imbarazzo. « Sì, sono le mie amiche e ci tenevano tanto ad accompagnarmi. »

« Tutte quante? »

« Ehm... già, siamo un gruppo molto unito. »

Nonostante la perplessità, otteniamo il permesso per entrare e la donna ci invita a prendere posto su una fila di tre sedie laterali addossate alla parete. Mi sento agitata e in fibrillazione anche se non ne ho motivo. Forse, essere qui, rende la questione della gravidanza ancora più reale.

Silvia-mamma. Ancora devo realizzare...

Quando la dottoressa si presenta anche a noi, ci prega di chiamarla per nome e di darle del tu. Così Roberta si dedica alla sua paziente, chiedendole come si sente e se sono apparsi ulteriori sintomi. Riesce a metterla subito a suo agio.

Quando la invita a posizionarsi sulla sedia apposita, dopo averle segnato in ricetta tutti gli esami di routine che dovrà fare nei prossimi giorni, io e Timon le lasciamo la dovuta riservatezza... ma non Maia, che, dopo qualche minuto, arriva alle spalle della dottoressa per osservare il tutto.

« Non ho mai visto una patata tanto da vicino », afferma con grande interesse.

Silvia le ordina di tornare a posto, e intanto Roberta ridacchia a labbra serrate per la situazione.

« Guarda che sembri Scott », le dico quando torna mansueta sulla sua sedia.

« In effetti ha ragione: è tutto molto interessante. Guarda lì: certo che siamo davvero strane noi donne, eh? »

Ancora si ostina a fissare Silvia con le gambe spalancate, ma lei alla fine scrolla la testa. « Lascia stare, Sara. Maia fa sempre così a tutte le visite, Roberta lo sa già. »

Il viso di Timon assume una vaga colorazione scarlatta; non dice una parola per tutto il tempo e sembra tornare alla normalità solo quando la ginecologa, terminata la visita interna, copre la nostra amica con un telo sottile per invitarci a vedere la prima ecografia ufficiale. Circa un badile di gel sulla pancia ancora perfettamente piatta e via con lo strumento impugnato, alla ricerca della vita in quel mare di ombre e luci proiettate sullo schermo.

« Eccolo qui. » Roberta indica un punto preciso, che riesco a individuare con molta fatica. « Il feto ora è lungo quattro centimetri e mezzo. »

Tutte quante fissiamo lo schermo con muta attenzione, a bocca socchiusa... solo dopo un lungo minuto ci accorgiamo di una serie di deboli singhiozzi levarsi alla nostra sinistra. Non appartengono a Silvia.

« Diventerò zia di un fagiolo. » Maia scoppia a piangere, spingendosi ad abbracciare Silvia.

Nel frattempo, Timon ne approfitta per dar sfogo alla sua passione morbosa nei confronti dei bambini e ricopre la ginecologa di domande a proposito delle prossime ecografie, di quando si saprà il sesso del bambino, il tutto mentre Silvia consola una Maia disperata di commozione e io fisso terrorizzata quella pallina di ombre che, più che un fagiolo, a me ricorda solo una polpettina.

« Perché hai quella faccia? » domanda Scott a Maia una volta fuori dallo studio.

« Niente, mi è entrata della polvere nell'occhio », risponde in tono vago.

Con un braccio sulle sue spalle, Scott riceve il resoconto richiesto della visita, tanto che insiste per vedere la stampa dell'ecografia. Riesce subito a capire il verso dell'immagine e i dati contenuti nel referto.

« Sei l'unico uomo al mondo che sa decifrare quelle immagini », dice Maia.

« Non ci vuole poi molto. Qui sotto c'è pure l'indicazione della grandezza del bambino... e poi, mentre vi aspettavo, ho letto circa i tre quarti dei giornali per mamme lasciati sulle sedie. Ormai sono un esperto di parto in acqua e malattie della prima infanzia. »

« Io opterei per il giallo o l'arancione. »

L'intromissione di Timon ci lascia tutti perplessi.

« Di cosa stai parlando? » domanda Silvia.

« Dei colori per i vestiti del bambino. Ancora non sappiamo il sesso, ma dobbiamo iniziare a comprare le tutine e conviene puntare su colori neutri. E poi ci saranno i bavaglini, il passeggino, la culla, il vasino... »

« E i libri per la scuola superiore », la prendo in giro.

« Che ansia, Timon », esala Silvia. « È troppo presto... innanzitutto, devo ancora dirlo ai miei genitori e voglio proprio vedere quanti soldi saranno disposti a darmi come aiuto. Credo che la cifra si avvicini paurosamente intorno allo zero. E poi, hai idea di quanto costi un passeggino? »

« Che cretina che sei, ci siamo noi ad aiutarti. Altrimenti, a cosa servono le amiche? » sbotta Maia, quasi irritata.

« La tua delicatezza mi commuove, come sempre. » Silvia abbassa gli occhi. Non lo dà a vedere, ma è commossa davvero.

« Hai pensato a un possibile nome? » chiede Scott.

« A dire il vero no. Prima voglio aspettare di conoscere il sesso. »

« Sei matta?! » strilla Timon mentre abbandoniamo la sala d'aspetto. « Devi avere delle opzioni già in anticipo! Dunque, se è un maschio, io opterei per Matteo; oppure Marco o Luca, o ancora Giovanni... Poi ci sono Pietro, Simone... »

Silvia smette di ascoltare l'elenco di nomi degli apostoli con una scrollata del capo. Sorridendole, mi avvicino e le prendo la mano. « Per qualsiasi cosa, lo sai che puoi fare affidamento anche su di me? »

Il mio sorriso viene ricambiato. « Lo so, grazie. »

****************

Spazio Dory:

questo capitolo è tenerissimo, tra fagioli, polpettine, Scott morbosamente interessato al parto e Casper con predisposizione da ginecologa.

Spero sia piaciuto anche a voi e che abbia saputo strapparvi una risata o due. (La scena di Arancia Meccanica è questa ahahahah)

Nel frattempo, ringrazio quella santa della vera Roberta (Eleda2610), che è davvero alta, davvero bionda e davvero molto molto dolce (ma non ginecologa), che sopporta tutte le mie domande a proposito di gravidanze e non! Un abbraccione!

INSTAGRAM: maiaiam88


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