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69. Alla fiera dell'Est

Canzone per il capitolo:

Alla fiera dell'Est – Angelo Branduardi

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Sara

Tornare a casa dalle mie amiche non è semplice. Mentire nemmeno lo è. Così decido di non farlo e di fidarmi ciecamente di loro. Ci sediamo tutte sul divano, così come d'abitudine in ogni riunione d'appartamento. Quando si aspettano le risposte al solito terzo grado al quale ci costringiamo a vicenda, io cerco di essere il più sincera possibile. Ascoltano il racconto del mio sbaglio, del mio momento più nero, annuiscono e a volte scrollano il capo, ma trattengono ogni più duro commento. So che Maia e Silvia vorrebbero sgridarmi, che gli occhi di Timon stanno per uscire dalle orbite per lo sconvolgimento a causa delle mie azioni sconsiderate, ma concludono tutte solo con l'abbracciarmi. Mi fanno piangere e poi mi consolano, ricordandomi che loro ci saranno sempre per me e che, anche se forse non capiscono ogni mia motivazione, non mi giudicheranno mai.

Dal mio ritorno alla realtà il tempo va avanti inesorabile; i giorni volano e la sua partenza si avvicina sempre di più. Chris mi parla con serenità durante le prove, si assicura sempre del mio stato di salute ed emotivo nei messaggi che oramai mi invia quasi tutte le mattine. Gli assicuro di non aver toccato nemmeno un goccio di alcol e che ho ridotto al minimo le sigarette. Qualcosa è cambiato in lui, riesco a vederlo e riconoscerlo, ma non so fino a che punto.

Così aspetto, nella mia tiepida e patetica vita. Aspetto con timore che arrivi giugno a portarmi via Lenny e Chris, le due persone a cui ormai tengo di più al mondo. Aspetto che la mia vita cambi ancora una volta...

Una sera di tarda primavera, copia di tante altre. Dopo aver terminato il turno di lavoro al negozio e aver appena dato riposo alle mie gambe stanche sul divano, Timon rincasa più in ritardo del solito.

« Ciao... Ci sei solo tu? » bisbiglia guardandosi intorno.

« Sì. Casper è uscita con Scott, mentre Rainbow ha detto che si vedeva con Lucas... sembra che ci siano delle novità. »

« Davvero? » Mi raggiunge sul divano con aria particolarmente interessata. « Che tipo di novità? »

« Non lo so, quando sono tornata a casa lei era già uscita. Ho ricevuto un suo messaggio in cui mi spiegava che Lucas le ha chiesto di vedersi stasera per discutere del bambino. »

Lei sospira sonoramente. « Speriamo si sia preso il suo tempo per riflettere e abbia capito cosa voglia davvero fare. Io sono convinta che alla fine deciderà di restare qui con Silvia. »

« Non saprei », sospiro, ben poco speranzosa. « Lo spero tanto per lei. In questi giorni sembra distrutta. »

« Lo so, me ne sono accorta anche io, solo che non so come fare per consolarla. Cerco sempre di farle mangiare tanto cioccolato, ma non sembra aiutarla un granché. »

« Non la faremo stare meglio rimpinzandola di cacao fino a scoppiare », la avverto.

« Beh, non possiamo fare molto altro. Comunque, ho delle succose novità proprio a proposito di Lucas! »

Abbraccio le ginocchia stringendole al petto e resto in ascolto attento.

« Ti ricordi quando avevo iniziato la mia missione segreta da investigatore? »

Cerco di fare mente locale, ma nulla mi torna alla memoria, così muovo la testa in segno negativo.

« Sai quando mi avevi raccontato di aver sentito delle ragazze parlare di Lucas? Sull'autobus? Proprio quando le cose con Silvia sembravano essersi fatte più serie, spuntavano queste due dal nulla, come se Lucas ci provasse a destra e a manca con tutte quelle del suo corso. Aveva dato loro il numero quando si era vantato con Rainbow di non averlo fatto. »

« Ok, ora ricordo », rispondo, ritrovando i dati in memoria.

« Ti avevo detto che avrei indagato a fondo sulla questione, giusto? » I suoi occhi verdi si spalancano, formando due voragini sul visino a forma di goccia d'acqua.

« Sì, Sherlock, ho capito, ma ora vai al punto. Cos'hai scoperto? »

« Ti ricordi di Cinzia? »

« Mmm... No. »

« E di Giulia? »

« Nemmeno... »

Timon alza gli occhi al cielo. « Dai, le cugine di Sonia! »

« Non ricordo nemmeno di conoscere un solo essere umano con quel nome », ammetto.

« Oh, ma dai! La ragazza che lavora nella biblioteca della facoltà. L'amica di Viviana, quella bionda del secondo anno che ha la sorella che frequenta il corso di... »

« Puoi arrivare al punto senza spiegare a chi hai chiesto che cosa? » ribatto nervosa. Alla fine di una lunga giornata di lavoro, non ho intenzione di sentire il reportage gossip di Timon, con tanto di bibliografia e riferimenti finali in appendice.

« Mamma mia, come stai diventando acida », si lamenta, squadrandomi con una rapida occhiata. « Comunque, ho scoperto che Lucas non è mai uscito con quelle due ragazze. Nel senso, uscito uscito, non so se capisci cosa voglio dire. »

« Lo capisco... e allora perché si erano scambiati i numeri? »

« Tutto molto più semplice di quello che sospettavamo. Lucas e le due ragazze che hai visto sull'autobus sono nello stesso gruppo di studio. Dato che Lucas è un gran lavativo e non va mai in università, aveva semplicemente chiesto a queste ragazze di passargli i libri e gli appunti in vista dell'esame. Forse gli ha fatto credere qualcosa di più solo per convincerle, ma nulla di più. »

Aggrotto la fronte nell'aspettare il continuo del discorso, che però non arriva. « Tutto qui? »

« Tutto qui », mi fa eco. « Mistero risolto. »

« E sono fonti sicure? Perché se davvero Lucas ha avuto altre ragazze oltre a Rainbow, quando in realtà le giurava che non era così, è la volta buona che se lo mangia a colazione. »

Timon parte a parlare a raffica. « Ne sono certa. La sorella di Viviana si chiama Federica e io la conosco, è la migliore amica delle ragazze che hai visto sull'autobus ed è la più pettegola che io abbia mai incontrato. »

« Hai dimenticato te stessa », le faccio notare.

« Quanto sei simpatica... Comunque, è anche lei nello stesso gruppo di studio, visto che frequentano il medesimo corso. Così Federica lo ha detto a Viviana, Viviana a Sonia, Sonia a Cinzia e Giulia e... »

« Che al mercato mio padre comprò », la prendo infine in giro.

« Lasciami finire! Insomma, Lucas ha sempre detto a tutti di essere fidanzato e nessuno lo ha mai visto in compagnia di altre ragazze. Se una di loro avesse fatto qualcosa con lui, di certo lo avrebbe spiattellato al mondo intero. »

« Credi che dovremmo dirlo a Silvia? » domando in conclusione.

« Tu cosa ne dici? Forse la aiuterebbe a tirarsi su, sapendo che Lucas non è così vile come lei pensa. Io credo sia solo una bravo ragazzo molto spaventato... »

Scrollo la testa. « Io invece penso sia meglio non dire nulla. Alla fine, per lei le cose non cambierebbero comunque. Se avessimo scoperto altro, tradimenti o cose simili, allora sarebbe stato diverso, ma... » Sono costretta a interrompermi quando il soggetto della nostra conversazione, in lacrime, entra in casa sbattendo con violenza la porta.

« Cos'è successo? Perché sei già di ritorno? » le chiedo allarmata.

« Secondo te perché?! » sbotta indicandosi la faccia con la mano. « Quello stronzo. Pezzo di idiota. Imbecille. Deficiente... »

Dopo aver superato il divano, si fionda in camera da letto in tutta fretta. Ovviamente, noi la seguiamo a ruota, ascoltandola snocciolare un insulto per ogni lettera dell'alfabeto italiano.

« Avevo capito che dovevate andare a cena insieme per parlare », provo a dire tenendo una certa distanza, visto che continua a lanciare cuscini, maglie e quant'altro in giro per la camera e non vorrei che prendesse a lanciare pure me. « Non sono nemmeno le otto. »

« Infatti, l'intento iniziale era quello. Peccato che già all'antipasto quel coglione mi aveva detto tutto quello che doveva dirmi. »

« Cioè? » domanda Timon ingenuamente.

« Dice che non si sente pronto; che ci ha pensato a fondo durante tutti questi giorni e che a giugno lui deve tornare a casa. Non può restare qui. »

Tira un pugno al suo guanciale, poi un altro e un altro ancora, e alla fine scoppia in lacrime, continuando a imprecare contro l'uomo che, da cinque minuti a questa parte, ha vinto un set completo di ben ventuno insulti diversi. Del tutto impotenti, io e Timon ci sediamo sul letto accanto a lei. Tentiamo di consolarla in tutti i modi, ma non è di certo facile: Silvia ha aspettato tutti questi giorni che lui ci ripensasse, con l'illusione che quel ragazzo avrebbe prima o poi capito quali sono le sue responsabilità...

« Dice che è ancora troppo giovane per fare il padre, che non ne è in grado e che non era questa la vita che si era aspettato. E io? » domanda alzando i suoi grandi occhi castani verso di noi, in cerca di aiuto, in cerca di una risposta. « Non pensa a me? Nemmeno io lo avrei voluto, ma almeno ora ho il coraggio di prendere in mano le mie responsabilità e fare qualcosa decidendo di tenerlo. Lui è un codardo: è capace soltanto di scappare via. »

Timon ci prova ancora: speranzosa e ottimista fino in fondo. « Magari, più avanti, quando si accorgerà che tu e il bambino gli mancherete... » La interrompo pizzicandole il fianco. Le illusioni di consolazione ormai non servono a niente, solo a farla stare peggio. Se questa è stata la decisione finale di Lucas, nessuno può fargliela cambiare.

« Posso prepararti una camomilla? O una fetta di pane con la Nutella? » propone la ragazza dai capelli rossi e lo sguardo particolarmente triste.

« Non voglio mangiare né bere niente », borbotta Silvia mentre strizza il guanciale tra le mani. « Vorrei un uomo con un cervello. Per caso ne tieni uno nascosto nella dispensa accanto alle bustine delle tisane? »

Timon fa cenno di no, poi guarda me, in cerca di aiuto. « Ascolta, mi avevi detto che domani hai la visita dalla ginecologa, vero? »

« Sì e... » Passa una mano sul viso prima di continuare. « E ci sarei voluta andare con lui. »

Trattiene nuove lacrime, così parlo in fretta per distrarla. « Ci veniamo noi due con te e sarà sicuramente meglio », le dico, cercando di caricare il mio discorso di una buona dose di sicurezza.

« Ci verreste davvero? » domanda quasi incredula.

« Certo! » È la nostra risposta in coro.

« Grazie, ragazze... conta molto per... » Silvia lascia le sue parole in sospeso quando uno strillo animale sembra far tremare le sottili pareti dell'appartamento. A giudicare dall'altezza dell'acuto, può essere soltanto Maia.

« Lasciami! Mi fai cadere, stupido! »

Scott spalanca la porta con un calcio meglio di Leonida in 300, ma si blocca nell'avanzata quando trova la camera occupata, con la nostra amica tenuta precariamente sulle braccia. Quando la ragazza ci vede, balza giù e passa lo sguardo su tutte, per poi soffermarsi su Silvia. La sua risata subito si trasforma in una smorfia di preoccupazione.

Scott fa un passo avanti per piazzarle un braccio sulle spalle. « Sentite, ragazze, io e il fantasmino avremmo parecchio da fare qui; potreste lasciarci soli per circa dieci... no, facciamo venti minuti... » Maia piazza una mano sulla bocca del ragazzo.

« Taci, stupido. Non è il momento. »

Ora anche Scott focalizza lo sguardo su Silvia. Morsica il palmo della mano di Maia fino a liberarsi dell'ostruzione. « Che succede? »

« Direi che quel coglione del tuo amico ha dato la risposta sbagliata, sai? » ipotizza Maia.

Scott si fa pensieroso. « Tu dici che lui... » Indica il piano di sopra, poi Silvia. « E quindi lei... » continua mimando un ventre molto prominente, per poi concludere la sua esibizione da mimo ben poco esilarante con la mano in aria, a rappresentare un aereo che vola lontano, con tanto di rumore del decollo.

« Esatto. Quel brutto... » sbotta Maia.

In un attimo, ecco che la nostra amica dalla pelle diafana schizza fuori dalla camera nella quale è appena entrata, sorprendendo tutti quanti. « Che le prende? » domando confusa.

Scott alza gli occhi al cielo prima di fare un passo indietro per raggiungerla. « Credo stia andando da Lucas, e non per parlare soltanto. »

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