66. Hero
Canzone per il capitolo:
Hero - Nickelback (Spider Man OST)
...And they say that a hero can save us...
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Christian
« Ciao, mamma. Come stai? »
Tengo il telefono ben premuto contro l'orecchio, visto che appena sceso dall'autobus il chiasso degli altri studenti mi impedisce di sentirla. Odio stare al telefono, quindi ricordarmi di chiamarla è sempre una costrizione alla quale non posso sottrarmi per più di una volta a settimana.
« Sempre presa con il lavoro, lo sai. E tu? Come prosegue lo studio? »
Nonostante il caos la sento battere sui tasti del computer. Credo che anche di notte sogni di scrivere l'ennesimo articolo. « Bene. Tra un paio di settimane tornerò a casa. »
Sospira. Quasi mi illudo che sia davvero felice di rivedermi. « Molto bene, così ti puoi già preparare per l'ammissione al master, visto che immagino che tu in questi mesi non abbia fatto poi molto. Con il tuo amico vicino, per di più... »
« Mamma, non ricominciare », la avverto.
« Lo sai che quel ragazzo ha sempre avuto una cattiva influenza su di te. Lui pensa solo alle feste, alle donne e a tutto il resto, mentre tu dovresti concentrarti solo sullo studio, che è la cosa più importante nella vita. »
« Se fosse per te dovrei rinchiudermi in biblioteca notte e giorno e smettere di vivere. »
« Devi pensare alla tua carriera e al tuo futuro, è il dovere più importante. Sono le uniche cose che contano nella vita, te l'ho sempre detto. Non farti influenzare da lui, o peggio: a correre dietro alle ragazze. Hai capito? »
Prendo un respiro profondo per trattenere il torrente di parole inframmezzato di insulti che vorrei rovesciarle addosso; nel frattempo, Scott al mio fianco continua a camminare con lo zaino su una spalla a mo' di borsa e a imitare la postura di mia madre: schiena dritta, chiappe in fuori e mento in alto. Finge pure di imitare il suo labiale, anche se non può sentire la conversazione. « Sì, mamma, me lo ripeti da quando sono nato. »
« Bene, ed è meglio che tu lo tenga a mente... e scordati di portarmi qualche italiana qui a casa, eh! »
Rallento il passo, sorpreso da quel discorso. « In che senso? »
« Hai capito cosa voglio dire. Non fare l'ingenuo con tua madre. Mi ricordo come erano i ragazzi in università ai miei tempi e lo studio era l'ultimo dei loro pensieri. Quell'idiota di tuo padre non era da meno. »
Fingo di non capire, ma invece ho compreso tutto alla perfezione. « Senti, mamma... dovrei parlarti di una cosa. »
Scott annuisce, tornato improvvisamente serio. Guardandomi con attenzione, aspetta che io inizi il discorso che ho preparato con cura insieme a lui. Ci ho pensato molto in queste ultime settimane e ho deciso di interrompere gli studi dopo la laurea, di sospenderli per almeno un anno. Non mi è mai importato in realtà del master che mia madre insiste tanto che io prenda, lo stesso che le ha permesso di diventare giornalista. Avrei voluto vivere di fotografia e musica, ma è stata lei a convincermi che non ci sarei mai riuscito, che giornalismo era ciò che faceva per me. So che lei mi ha sempre spinto in questa direzione per il mio bene e il mio futuro, ma ormai credo di essere maturo abbastanza da poter decidere da solo della mia vita e capire quale sia la mia strada.
E per farlo ho bisogno di prendermi un anno sabbatico.
Le parole di Nate e degli altri a proposito del nostro futuro non sono rimaste assopite in quel minuscolo garage. Abbiamo deciso di provarci e tutti insieme, una volta tornati nelle rispettive case e dopo la laurea, ci ritroveremo per raggiungere l'Irlanda e provare a fare della nostra passione un lavoro. È assurdo, lo so, ma vogliamo almeno tentare.
Nessuno di noi pretende la fama mondiale, né tantomeno di poter vivere di quei pochi soldi che racimoleremo, ma forse con la fotografia potrei compensare...
« Sono di fretta, tesoro. Non puoi parlarmene un altro giorno? » risponde sbrigativa.
Scott è vicino, origlia la risposta e morsica con forza il pugno in bocca per impedirsi di dire qualcosa di troppo. Ormai ho perso il conto delle volte in cui quei due hanno litigato: purtroppo il mio amico non è capace di tenere la bocca chiusa.
« Ok, non fa niente. Ne riparliamo quando torno. »
Chiudo la chiamata senza nemmeno salutarla, e Scott mi porge già la solita sigaretta di consolazione. « Credo che non esista un aggettivo adeguato per rappresentare l'essere che ti ha partorito. »
Camminiamo verso casa e butto giù un blocco di fumo ardente. « Stronza dici che non è sufficiente? La chiami sempre così. »
« No, devo trovare qualcosa di più adeguato. Stronza è troppo comune e volgare. Comunque, che cosa ti ha detto? »
« Il solito; non aveva tempo di stare al telefono. »
« Strano... mi chiedo dove abbia trovato il tempo di partorirti, visto che ha sempre così tante cose da fare. »
« Scott... » lo riprendo. « È pur sempre mia madre. »
« Senti, lei non mi ha mai sopportato e il sentimento è reciproco. Porgi l'altra guancia un cazzo. Ti ha messo sempre dopo il suo fottutissimo lavoro, è affettuosa come un ghiacciolo al limone e acida allo stesso modo. Da piccolo passavi più tempo a casa con i miei genitori che con lei, tanto che ero geloso perché mia madre ti trattava come un figlio adottivo e ti dava sempre la torta al cioccolato più grande. »
« Ok, calmati adesso. »
Prende un respiro profondo e si rilassa. « Quindi, non le hai detto del master e dell'Irlanda. »
« No, a questo punto gliene parlerò quando tornerò a casa. Darà di matto, ma non mi importa. Ormai ho deciso, non può di certo farmi cambiare idea. »
Arriviamo alla porta del palazzo e aspetto che Scott trovi le chiavi nella tasca dei jeans. « Tu pensi che stiamo facendo una cazzata? » chiedo, forse rivolto più a me stesso.
« Parli dell'Irlanda? »
« Sì. »
« Certo che è una cazzata », scoppia a ridere sguaiatamente. « Ma alla fine non perdiamo nulla se non un anno. Almeno facciamo fruttare tutte queste cazzo di prove e, se falliamo, avremmo tutti quanti la certezza di averci provato e di essere delle assolute nullità. »
« Confortante... »
Saliamo insieme le scale in silenzio, mentre io già penso a quali pezzi provare questa sera, quando Sara esce dal suo appartamento come una furia e ci finisce letteralmente addosso. Riesco ad afferrarla appena in tempo prima che inciampi e cada giù dalle scale. « Ehi, attenta! »
Come se nemmeno ci avesse visto, ci ignora e corre via, senza dire una parola. Sembra sconvolta per qualcosa che non so. Silvia arriva alla porta e la guarda scendere giù per le scale. « Che succede? » le chiedo.
« Non lo so, era scesa per prendere la posta, poi è uscita dalla camera come una furia. Tirava calci al letto e... non capisco cosa le sia preso. Sembrava impazzita. »
Se era scesa a prendere la posta, significa che deve aver ricevuto qualche notizia spiacevole. « Posso entrare? » le chiedo.
Ci fa strada fino alla camera, dove trovo il letto sfatto, il materasso quasi del tutto a terra e delle lettere gettate sul pavimento. Ne raccolgo una, quella più stropicciata, ma la ragazza me la toglie subito dalle mani. « Ehi! Non fare l'impiccione. »
« Potrebbero averle comunicato qualcosa di grave, non credi? » rispondo secco.
Porta il foglio sotto agli occhi e si mette a studiarlo con attenzione, poi... « Merda. »
« Che cos'è? » si intromette Scott.
« Una lettera della banca. Non capisco molto, ma credo che lei debba saldare un prestito fatto dal padre. »
Scrollo la testa: le mancava soltanto questa oltre a tutti gli altri problemi. « Ed è tanto alto? »
« Abbastanza... però sono cose di Sara », borbotta togliendo di mezzo la lettera e gettandola sul letto. « Non mi sembra giusto che voi vi intromettiate. »
Ci fa uscire dalla camera spingendoci via. « Chiamala », le dico una volta sul pianerottolo, « mi sembrava un po' sconvolta. »
« Me ne sono accorta, genio », sbuffa irritata. « Andrei anche a vedere in negozio, ma oggi non posso uscire. Dopo pranzo ho gli allenamenti. »
« Farò io un salto a controllare, non c'è problema », la rassicuro.
Silvia mi guarda per un lungo istante, come se stesse cercando di capire qualche cosa, poi annuisce. « Ok, ma tienimi aggiornata. »
Resto in silenzio fino ad arrivare alla mia camera, perso tra i miei pensieri mentre svuoto lo zaino dei libri. Rifletto sul fatto che starò qui ancora due settimane, che vorrei aiutare Sara, ma non so davvero come fare in così poco tempo.
« Starà bene. »
La voce di Scott mi segue. Si infila in camera e chiude la porta dopo aver costretto Lucas ad apparecchiare la tavola per il pranzo. « Avrà avuto una giornata no. Quella ragazza si è sempre chiusa troppo in sé stessa, prima o poi sarebbe dovuta scoppiare, in un modo o nell'altro. Come anche qualcun altro... »
« Ti stai per caso riferendo a me? »
« No, mi riferisco al cretino soggiogato da una madre frigorifero che continua a pensare alla ragazza del piano di sotto, che tra poco non rivedrà mai più, e che sta perdendo la sua unica possibilità di sciogliere il suo piccolo e triste cuore di ghiaccio per una volta nella vita. »
« E che cosa dovrei fare? » sbotto infine, stanco delle sue continue ramanzine. « Lei vuole stare con quell'idiota, non ho molta altra scelta. »
« Cosa dovresti fare? Lo sai bene cosa dovresti fare. Te l'ho già detto, amico: quando partiremo, questi giorni che hai perso non te li ridarà indietro nessuno. E te ne pentirai. »
« E tu e la frigida del piano di sotto? Voi due cosa farete? »
Scoppia a ridere mentre saltella su una gamba sola per togliersi i jeans e cambiarsi con i pantaloni della tuta. All'improvviso, ritrovo dove diamine avevo messo i miei boxer di Spider Man: me li aveva rubati lui. « Quella è tutto fuorché frigida, fidati di me. In ogni caso, io e lei passiamo il tempo assieme e ci divertiamo, l'amore non c'entra un cazzo. Lo sappiamo che poi tutto finirà, ma almeno ci godiamo il momento. Siamo adulti e responsabili e sappiamo prendere le decisioni più giuste per noi. Ma con te la situazione è ben diversa. »
« Lei ha detto di starle lontano, che la confondo. Non posso provarci. E poi, me lo hai detto anche tu di lasciarla stare! Che fai, ora che mancano due settimane hai cambiato idea? »
Mi copro immediatamente la nuca quando sento lo schiaffo atterrarci sopra. « Ma ti sei bevuto il cervello?! Mi hai fatto male! »
« Tu sei un coglione. Le stavi addosso, non la lasciavi pensare. Tu lavoravi sul corpo, ma si deve lavorare con il cuore su queste cose. Con una ragazza innamorata non puoi fare altro. »
« Innamorata? Ma che cazzate spari? »
Alza gli occhi al cielo, come al solito mettendosi su di uno scalino morale superiore al mio. « Solo tu non te ne accorgi, persino quell'idiota seduto sul divano di là se n'è accorto. E anche se continui a ripeterlo, non ci crede nessuno che non provi niente per lei. Lo vedo e ti conosco da quando eri alto come un nano da giardino. Non ti ho mai visto comportarti così con nessuna, tantomeno se consideri che ci hai scopato una sola notte. »
« Non una sola », lo correggo.
« Non è questo il punto. Ora sta pure con un altro, e comunque ti preoccupi per lei. »
« Le cose non cambiano, è inutile che continui ad asfissiarmi. Lei vive qui, io a Londra e poi inizieremo questo progetto con Nate e... »
« Dille di venire con noi. »
« Non ci verrebbe mai. »
« Perché, no? Provaci... se vuoi perdere l'occasione con lei, fai pure; ma la stai sprecando inutilmente, con l'unica persona che è riuscita a farti sentire qualcosa. » Scott si passa la mano tra i capelli e aspetta una mia risposta con gli occhi neri sgranati.
Fingo ancora di ascoltarlo appena. Mi alzo e cerco di mettere in ordine i quaderni e i libri dell'università sulla scrivania... ma le sue parole fanno centro. Non so dove di preciso, non capisco in quale punto del petto, ma dentro ci arrivano eccome. « E che cosa dovrei fare secondo te? Lei ha scelto lui. »
Mi arriva accanto, balzando a sedersi sulla scrivania e facendo traballare il porta penne sull'orlo. « Lei ha scelto quel senza palle perché lui le ha dato un progetto per il futuro, non le ha detto che vorrebbe scoparsela in ogni posizione possibile per poi dissolversi nell'atmosfera una volta preso l'aereo. Proponile qualcosa di più, qualcosa che non le hai ancora detto prima. Falle capire che tieni a lei davvero, e che non è stata solo una questione di sesso. E poi, la convinci a venire con noi. In quel caso, non sarà una storia a distanza da dodicenni con tante belle letterine. Lei sarà con te. Dillo che l'evenienza ti alletta e non poco. »
Aggrotto le sopracciglia e scrollo la testa. « Perché non hai fatto lo psicologo? »
« Perché mi sarei scopato tutte le pazienti », risponde con un gran sorriso smagliante. « Insomma, come fai a resistere a uno come me? »
« Vedrò che fare...Comunque, qualcosa mi dice che ti interessa un po' troppo che Sara venga con noi. »
« Certo che mi interessa! Te l'ho detto che con tutti e due alla voce abbiamo un quid in più che ci permetterebbe di sfondare. »
« Va beh, ora ho fame. Non ho più voglia di parlare. »
Non aspetto l'arrivo del pomeriggio per passare in negozio da lei per incontrarla, così come spesso facevo. Una volta dentro, mi accorgo subito che lei non c'è; trovo solo la sua responsabile alla cassa insieme a un'altra commessa. Entrambe mi puntano, ma è solo una delle due che arriva da me: quella che ogni volta ci prova spudoratamente.
« Ciao, Chris; sei tornato a trovarci », tentenna nel suo solito inglese stentato. Lei ricorda il mio nome, ma io non il suo. Forse Lavanda, o qualcosa del genere.
« Sì, c'è Sara? »
La sua espressione si appiattisce nel sentire il suo nome, ma finge comunque di sorridermi come a un altro comune cliente. « Certo, è andata in bagno poco fa... anzi, dovrebbe uscire. Vieni, la vado a chiamare. »
Resto accanto alla porticina che dà sul magazzino, in attesa di vederla arrivare e nella speranza di trovarla meglio di come stava qualche ora fa. Aspetto quasi un minuto intero, poi ciò che sento dall'altra parte inizia a non piacermi per niente. La ragazza chiama Sara quattro, cinque e sei volte. La sento colpire la porta del bagno, evidentemente chiusa, con sempre più insistenza.
« Sara è chiusa dentro, e non risponde », corre a dirmi con lo sguardo allarmato.
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Spazio Dory:
ormai mi conoscete, metto il tragico dappertutto se no non sono contenta. Ma che storia sarebbe senza un bel po' di sano mainagioia???
Cosa sarà successo alla nostra GG?
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate! A presto!
INSTAGRAM: maiaiam88
P.S. chi si ricorda di questa canzone?? Io l'adoravo!
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