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55. Broken

Canzone per il capitolo:

Broken – Seether ft. Amy Lee

...'Cause I'm broken

when I'm lonesome And I don't feel right

when you've gone away ...

**************************

Sara

L'idea di Scott ha dato vita a un turbinio di parole e idee portato avanti soltanto da lui insieme a Nate. Chris ascolta con interesse mentre Lucas, come fa di solito, sembra sempre un po' annoiato. Credo che in parte sia proprio del suo carattere, ma con i giorni mi sto convincendo che i suoi modi non siano più così allegri come un tempo; su questo fattore credo influisca non poco il comportamento di Silvia. Ancora non ha trovato il coraggio di dirgli del bambino che aspetta, e questo inevitabilmente porta a delle notevoli ripercussioni sul loro rapporto: è scostante e spesso rinuncia alle uscite con lui con scuse che non reggono. Tutte noi continuiamo a insistere sul fatto di mettere fine a questa situazione in sospeso, perché del tutto inutile e sta diventando deleteria; ma Silvia ha paura. E come darle torto? Nessuno sa come Lucas potrebbe reagire alla notizia.

« Deciso, dobbiamo provare con voi due insieme adesso. » Scott interrompe il mio flusso di pensieri, riportandomi al nostro piccolo e accogliente garage.

Sposto lo sguardo su Christian per saggiare la sua espressione e ritrovo scritto a lettere cubitali il mio stesso disagio. L'essere messa in coppia in questo modo con lui, anche se solo per una canzone, mi imbarazza e non poco. Stiamo andando avanti nei giorni ignorandoci, tenendoci a distanza, fingendo che non sia successo nulla tra noi, e preferirei stare lontana da lui il più possibile.

« Non abbiamo provato ancora nulla del genere. » Christian non si muove dal divano accanto a me, in compenso tamburella la punta dell'indice e del pollice alternativamente sul ginocchio.

« Appunto, faremo una cosa nuova », continua Scott, ogni secondo sempre più entusiasta. « Dobbiamo solo pensare a una canzone adatta, un duetto in cui possiamo far rientrare tutti gli strumenti. »

« Dici facile... » Nate si fa profondamente pensieroso, così come tutti noi, alla ricerca del pezzo adatto.

« Una canzone ci sarebbe », propongo quando mi viene un'idea. « Non so quanto sia fattibile, però; è una canzone di un po' di anni fa, e magari non la conoscete e... »

« Quale? » Scott mi interrompe per non perdere tempo.

« Broken... era un duetto tra la cantante degli Evanescence, Amy Lee, e i Seether. »

Solo Christian e Scott sembrano ricordare subito la canzone, gli altri invece sono costretti a controllare su Youtube per capire di che cosa si tratti.

« Servono due alla chitarra », spiega Christian mentre tutti guardiamo il video, e io nel frattempo ascolto con cura le parole di lei, realizzando di ricordarle ancora dopo anni senza troppa difficoltà.

Ognuno prova singolarmente alcuni pezzi, l'attacco e il ritornello, mentre io canticchio sottovoce la canzone per prendere familiarità e fissare la tonalità da seguire.

Passano i minuti in questa lieve agitazione controllata che precede ogni pezzo nuovo; elettricità viva, adrenalina che sprizza nell'aria. Infine, tutti in posizione. Christian si occupa della chitarra acustica, Nate di quella elettrica, e con Lucas che torna al basso e Scott alla batteria siamo pronti per iniziare. Ci accorgiamo subito che lo spazio è esiguo per ospitarci entrambi davanti al microfono, contando che Chris porta pure la chitarra, così gli lascio lo spazio per iniziare. « Dovremmo prendere due microfoni, mi sa », scherza in risposta con un sorriso spezzato tra il divertito e l'impacciato.

Attaccano le due chitarre, sento il sangue pompare sempre più forte come ogni volta prima di iniziare a cantare, ma Christian riesce a dire a malapena un paio di parole, che subito Scott lo interrompe. « Non cantare come una femminuccia! Graffia un po' la voce. »

« Ma l'ho fatto! »

« E allora fallo di più, forza! »

« Ancora mi chiedo come possa sopportarlo da anni », Christian borbotta in risposta, ma la sua voce viene raccolta tutta dal microfono.

« Guarda che ti sento, eh! »

Trattengo una risata e Chris si prepara per tornare a cantare, ma prima strizza un occhio nella mia direzione. Provo a non pensare a quanto sia bello in questo momento, accanto a me, con in braccio la sua chitarra che fa da accompagnamento e un mezzo sorriso sulle labbra. È sempre felice quando canta, quando sguazza nella musica che tanto ama, e mi chiedo se anche io possa sembrare così tanto raggiante a occhio esterno. Mi sfiora con il braccio destro per sporgersi verso il microfono, mi resta vicino, collegati.

Questa volta segue alla lettera le indicazioni del suo amico. La sua voce tendenzialmente pulita e limpida ora si graffia, è quasi sporca quando inizia a cantare il testo, dolce e sofferente.

« I wanted you to know

I love the way you laugh
I want to hold you high

and steal your pain away
I keep your photograph,

and I know it serves me well
I want to hold you high

and steal your pain... »

Siamo così vicini quando attacchiamo insieme, lui mi guarda negli occhi, e io ricambio lo sguardo senza riuscire a concentrarmi su nient'altro che non siano le note che ci uniscono, le nostre voci in sincronia perfetta. «... 'Cause I'm broken when I'm lonesome
And I don't feel right when you've gone away... »

Ci seguiamo a vicenda, in una canzone che sale di intensità lentamente, e più la musica diventa importante, più riempie questo piccolo spazio pieno di tanti sogni e tenacia, e più sento il cuore esplodermi nel petto. Un po' per la musica, un po' per gli occhi dolci di Chris al mio fianco. Le sue mani continuano ad accarezzare la chitarra, come una volta si muovevano sulla mia pelle, le sue labbra così vicine alle mie, quel broken cantato da entrambi in cui così tanto finisco per rivedere me stessa, rotta e solo in parte aggiustata. E riconosco la stessa emozione anche negli occhi degli altri. Di tutti, Christian per primo. Ormai ho imparato a conoscere questi ragazzi nel corso del tempo, e vedo quanto sia diverso il modo che hanno di provare quando la canzone trasmette loro davvero qualcosa.

Alla fine mi ritrovo quasi senza fiato, ma tutti quanti siamo abbastanza soddisfatti, nonostante ognuno di noi continui a sostenere di aver commesso troppi errori e che è necessario riprovare. Con il tempo inizio a riconoscere anche io gli errori, a ritrovarli nel tempo non perfetto di Scott alla batteria, nell'attacco troppo lento di Nate alla chitarra, dell'accordo stonato di Christian o della mia voce, che non sale dove dovrebbe e si lascia sorprendere in ritardo oppure in anticipo sul tempo.

Parliamo fitto fitto, proviamo e proviamo ancora, e nel frattempo io e Christian ci avviciniamo ogni secondo di più. Toccarci, all'improvviso, non sembra più essere un problema. Parliamo sicuri e gioiosi, come se davvero fossimo in procinto di esibirci davanti a un pubblico, come se davvero fossimo un gruppo reale. Viviamo il nostro sogno, sapendo che non diventerà davvero realtà. Un sogno che mai potrà realizzarsi.

Mentre camminiamo per tornare all'appartamento, Christian resta dietro il gruppo con me. Non si allontana mai, come se ancora ci fosse la costrizione del microfono a tenerci uniti. E poi la sento, la sua mano. Prima è un semplice gesto casuale: la fa scivolare lungo il fianco per toccare il dorso della mia, quasi per sbaglio. Poi la ritrae un poco, ma alla fine torna di nuovo da me. Le sue dita sembrano quasi chiamarmi mentre i passi ci avvicinano a casa; mi sfiora con gentilezza le dita, mi sta chiamando, potrei quasi sentire il suo richiamo silenzioso. Giro appena la mano per incontrarlo, ma lui non vuole stringerla. Intrecciare le nostre dita non è il suo obiettivo. Chris vuole soltanto sentirle giocare tra di loro, solleticando i polpastrelli come fossero ancora le corde della chitarra che tanto ama, recuperando la voglia di toccarci che abbiamo tenuto per giorni, per tutto il tempo in cui ci siamo solamente guardati dentro quel garage.

Lungo la strada, mentre i ragazzi davanti pensano alle nuove canzoni che potremmo cantare e suonare insieme, Christian mi fa rallentare per potermi parlare all'orecchio. « Ti fermi alla panchina con me? »

So bene che dovrei mettere un freno al mio cuore martellante, alla voglia che non dovrei ammettere e che mi trascina con forza mai provata verso di lui... dovrei pensare a Leonard ora, e invece non aspetto altro che il momento per poter stare ancora con lui, soli, dopo un tempo che mi è parso senza fine. Così annuisco, in silenzio, perché con il cuore che batte così forte in gola non riesco a dire nulla.

Ci sono solo dieci minuti a piedi a dividere il garage dai nostri appartamenti, ma improvvisamente il tempo sembra allungarsi e arrivare fino a casa è l'attesa più lunga di sempre. Non diciamo nulla, io resto in ascolto attento del pulsare intenso del cuore nel petto.

Lo aspetto ai piedi della scala mentre avvisa gli altri che andrà a dormire più tardi. I ragazzi mi guardano solo di sfuggita e mi salutano. Niente occhiate maliziose, niente sorrisini che, invece, le mie amiche non si sarebbero risparmiate di farmi. Sono tutti molto riservati, eppure vedo la confusione nei loro sguardi, soprattutto in quello di Scott.

Quando i ragazzi spariscono su per le scale, Chris mi arriva accanto, passando una mano tra i capelli con fare casuale. « Hai dietro gli auricolari? »

Gli sorrido. Li portavamo sempre per poter ascoltare la musica insieme, da soli, a volte restando per ore in silenzio. Lo abbiamo fatto per settimane... e io, quegli auricolari, non ho mai avuto il coraggio di toglierli dalla borsa. « Sempre. »

*********************

Spazio Dory:

Punto 1: ma quanto sono dolcini???

Punto 2: chi conosceva questa canzone????

Punto 3: non è meravigliosa????????

Ok, la smetto con i punti. Detto questo, ci ritroviamo al prossimo capitolo (DOVE CI SARà UN MEGA COLPO DI SCENA, così... giusto per avvisarvi eh) e aspetto come sempre i vostri commenti!

A presto!

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