32. Come Together
Canzone per il capitolo:
Come together – The Beatles
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« Ehi, stai fumando? » domando uscendo dal portone basculante del garage lasciato socchiuso per metà.
Christian mi mostra la sigaretta stretta tra indice e medio e mima un semplice cenno della testa. « Come mai non sei rimasta dentro? Fa freddo qui fuori. »
« Mi annoiavo un po'... tutti parlano con qualcuno, mentre Maia continua a suonare la batteria e sta contribuendo egregiamente a farmi venire un gran mal di testa. »
« Capisco. Ne vuoi una? » allunga il braccio per invitarmi a pescare un sigaretta dal suo pacchetto.
Ne approfitto con gesto fluido, senza che nessuno di noi due se ne sorprenda. Chris si fa avanti per darle il via con il suo accendino e poi torna ad appoggiarsi con la schiena e un piede al muro che divide i garage. Non c'è quasi nulla qui fuori, eccetto noi due: solo la luce di una solitaria plafoniera appesa al soffitto e un gran silenzio, interrotto solo dal chiacchiericcio dei ragazzi dentro al garage... e ancora, il fastidioso rumoreggiare aritmico della batteria suonata dalla mia amica.
« Allora, come ti siamo sembrati stasera? »
Finisco con il farlo sorridere quando inizio a tossicchiare senza riuscire a trattenermi nel momento in cui la prima boccata di fumo caldo e denso sorpassa la gola; la seconda volta, però, va decisamente meglio. « Mi avete lasciata senza parole. »
« Non esagerare », mi rimprovera riportando lo sguardo davanti a sé. « Sii sincera. »
« Sono sincera! Davvero, è stato emozionante. Non avevo mai sentito della musica suonata dal vivo prima e... e... » continuo a gesticolare con la sigaretta che perde cenere a ogni movimento. « Non lo so: la chitarra, la batteria, la tastiera, la tua voce... tutto così coordinato... non so come spiegarmi. Mi sono venuti i brividi. Davvero. »
Christian tiene lo sguardo basso, sta osservando l'unico piede che lo tiene ancorato a terra e, nonostante la temperatura ancora proibitiva e lontana dalla primavera, resiste nell'indossare la sua maglietta a manica corta. La stampa dell'album Abbey Road è stinta dal tempo, ma i Beatles sulle strisce pedonali si vedono eccome. È chiaro che quella deve essere una delle sue magliette preferite: nonostante il maglione nuovo che ha comprato oggi al negozio e che ha indossato fino a qualche momento fa, alla fine ha deciso di toglierlo per mostrarla. « Si vede che non hai mai sentito musica dal vivo, allora. »
« Perché dici così? »
Socchiude lievemente le palpebre quando aspira una quantità maggiore di fumo. « Perché Scott per tre volte ha sbagliato il tempo, portando fuoristrada sia me che Lucas. E alla fine, io ho preso male pure un paio di note durante il ritornello. »
« Io non me ne sono accorta. Non siete sembrati così disastrosi come dici tu », lo rincuoro.
Per quel poco che posso dire di conoscerlo, è lampante quanto Christian sia estremamente rigido nel criticare la sua musica e quella degli altri.
Fumiamo insieme in silenzio per qualche minuto, infine lo osservo con la coda dell'occhio aspirare l'ultima boccata dalla sigaretta. Lo fa sempre con più forza, più intensità, come se quell'ultimo residuo di tabacco non dovesse sfuggirgli per nessuna ragione al mondo. Stringe così tanto il filtro tra pollice e indice che, quando infine lo getta a terra, ha perso la sua forma cilindrica prima ancora di lasciare le sue dita. Sta per dire qualcosa quando la serranda metallica del garage si apre del tutto con un intenso cigolio e ne escono tutti i nostri rispettivi amici, in fila e già coperti da giacche e cappotti.
« Dove cazzo state andando? » domanda Christian nel vederli uscire insieme.
« Andiamo a bere qualcosa da Toller's. Venite con noi? » spiega Scott a denti stretti, troppo concentrato ad aggiustare il cappuccio della sua felpa sulla giacca di pelle che indossa.
Christian lancia una breve occhiata al garage, lasciato completamente in disordine: gli strumenti ancora pronti per essere suonati e i cartoni della pizza sparsi tra il divano e il tavolino. « Immagino che non vi siate presi la briga di mettere a posto un cazzo. »
« Mettiamo in ordine domani. Venite o no? » borbotta Lucas tenendo un braccio sulle spalle minute di Silvia.
« Voi andate... io vi raggiungo più tardi », sembra parecchio innervosito quando rientra dentro.
« Tu che fai, Galway Girl? » chiede Nate. « Vieni con noi? »
Anche se l'idea di bere qualcosa stasera mi attira più del solito, vista anche la novità del lavoro a tempo pieno, decido di restare per aiutare Christian. « No, sono un po' stanca. Resto a dare una mano a Chris e poi andrò a dormire. »
L'ultima cosa che vedo prima di rientrare nel garage e chiudere il portone basculante sono gli occhi di Timon, accesi di curiosa malizia mentre alza e abbassa le sopracciglia a tempo. Quello sguardo significa se rimanete soli, dopo esigo tutti i dettagli.
Christian usa notevole cura nello staccare i cavi dagli strumenti. « Quindi », inizio a dire mentre raccolgo i cartoni della pizza. « Tu sei un tipo preciso e ordinato? »
« No, per niente. Perché me lo chiedi? »
« Perché non sei voluto andare con gli altri e sei rimasto a riordinare qui. »
« Non puoi lasciare gli strumenti così, attaccati ai cavi e buttati a terra. »
Non perdo l'occasione per osservarlo mentre è impegnato nel lavoro, e nel frattempo tolgo di mezzo anche le lattine vuote di coca cola e birra, riempiendo del tutto il cestino posto nell'angolo. « Insomma, sei ordinato solo nella musica. »
Il suo sguardo si volge rapido verso di me prima di tornare a occuparsi degli strumenti. Ripone le chitarre nelle rispettive custodie, le appoggia alla parete dietro la batteria, poi si occupa di coprire la tastiera con l'apposita copertura. « Sì, credo proprio di sì. La musica per me è sacra. »
Siamo ancora entrambi presi dal mettere in ordine quando lo vedo bloccarsi accanto al microfono. Non mi è difficile individuare il sorriso sornione che gli dipinge il viso di una luce maliziosa. All'inizio, tento di non badarci troppo, continuo a fare la mia parte di lavoro, ma quando ormai anche io ho terminato di ripulire, non posso più ignorarlo. « Che vuoi? »
« Ora tocca a te. »
Mi mostra il microfono con un elegante gesto della mano, nemmeno fosse nel bel mezzo di una televendita e lui fosse il modello in primo piano. « A fare che cosa? »
« A cantare », risponde candidamente. « Io l'ho fatto prima, ora è il tuo turno. »
« Non ci pensare nemmeno », mi affretto a dire.
« Dai, non fare la difficile. Non ho ancora scollegato il microfono. Vorrei sentirti cantare di nuovo. »
« Il fatto che io ti abbia fatto sentire la mia voce una volta non significa che lo farò sempre a comando. Non lo voglio fare, mi vergogno troppo. »
La sua alzata di occhi al cielo mi tranquillizza, soprattutto quando lo vedo abbandonare il tentativo nel momento in cui scollega anche il microfono dall'amplificatore. « Prima o poi ti convincerò », borbotta come tra sé e sé.
« Non ci contare... Senti, ancora mi devi spiegare come è possibile bere a canna questa roba disgustosa, liscia e senza ghiaccio », dico annusando rapidamente la bottiglia di rum che Scott e Lucas hanno continuato a passarsi l'un l'altro per buona parte della serata. Trattengo un conato di vomito nel sentire il forte odore di alcol.
Christian arriva al mio fianco per sbirciarne il contenuto. Sul fondo, è sopravvissuto ancora un quarto di liquido color caramello. « In effetti, il rum così liscio fa decisamente schifo. Ma se vuoi sbronzarti velocemente, non c'è niente di meglio. »
Con un rapido occhiolino mi ruba dalle mani la bottiglia per prenderne un lungo sorso, poi me la porge di nuovo, quasi come un invito a fare altrettanto. E io, pensando di non aver nulla da perdere in una serata del genere e che forse il rischio di passare all'incoscienza non mi è mai sembrato così tanto allettante, accetto il suo invito con un'alzata di spalle. Trangugio un lungo sorso di quella sostanza disgustosa e, nel sentirla bruciare con forza nell'esofago, mi ritrovo a dover trattenere un conato di vomito subito dopo. « Oddio, è terrificante », tossisco a fatica, con gran divertimento del mio compagno di bevute improvvisate.
Nei minuti seguenti, passati seduti a terra a gambe incrociate e a parlare per lo più di musica, io e Christian continuiamo a passarci la bottiglia, fino a completo esaurimento della stessa. In totale, riesco ad arrancare a fatica fino a sei sorsi di rum, che equivalgono a non so dire quanti miseri bicchierini da shots, ma che di sicuro mi permettono di oltrepassare la mia soglia di lucidità: già sento la testa più pesante e leggera allo stesso tempo, come fosse staccata dal corpo e dotata di movimenti propri.
« Ora che ho raggiunto il mio scopo », cantilena Christian con il suo solito sorriso smagliante sguainato e gli occhi verdi che mi puntano da vicino, « posso finalmente approfittarmi di te. »
Seduto al mio fianco e puntellandosi solamente con il braccio sinistro, si è pericolosamente spinto verso di me. Il suo viso arriva fino a un paio di miseri centimetri dal mio, le nostre labbra quasi si sfiorano... e se prima l'idea che qualcuno si approfittasse di me mi avrebbe terrorizzata, ora che sento le guance calde di alcol e di limpida eccitazione, ora che lo guardo negli occhi e riesco comunque a immaginare come possa essere poter toccare i muscoli delle sue braccia e del torace tonico.... Beh, quell'idea inizia a tingersi di tutt'altro colore. « Cosa... cosa vuoi dire? »
« Tu a cosa pensi? » sussurra piano.
I suoi occhi sono lucidi, ma non c'è traccia di ebbrezza nella sua voce, o sul suo volto. Io, invece, sento le guance andare a fuoco, e il calore che sfrigola e scoppietta nel petto e nel ventre inizia a non essere più sopportabile. « Non lo so », ammetto senza nemmeno riuscire ad abbassare lo sguardo per l'ovvio imbarazzo. « Credo di avere il cervello momentaneamente in stad-by. »
Ride appena e poi, eccetto che per una carezza rapida sulla guancia, mi lascia lì per alzarsi in piedi. Resto a fissarlo con la bocca socchiusa da ebete quando arriva alla sua chitarra classica per portarla da noi.
« Ho capito », ammetto infine. « Vuoi costringermi a cantare, vero? »
Christian sembra così soddisfatto e felice per la vincita momentanea, che quasi, quasi diverte pure me. « Esattamente. A cosa stavi pensando, scusa? Non mi approfitterei mai di una ragazza ubriaca, per di più vergine. »
« Oh, grazie », mormoro con sarcasmo quando lo guardo sedersi alle mie spalle. Così come è già successo tra di noi, posa la chitarra davanti a me, sulle mie gambe incrociate. « Che stai facendo? »
« Conosci Somethin' Stupid? »
Chris si stringe tanto a me, fino a quando vedo il suo volto affacciarsi oltre la mia spalla; fa aderire completamente il suo torace alla mia schiena per riuscire a imbracciare meglio la chitarra. Lo sta facendo apposta, ormai lo so bene, eppure io puntualmente cado nella sua trappola; e di certo, l'alcol che mi scorre in corpo non aiuta affatto la mia ragione. A Christian piace giocare così, sul filo del confesso e nascondo, tra il rivelarsi e il fingere che non ci sia mai stato nulla tra di noi; e più i giorni passano, e più mi rendo conto che questo gioco mi piace. « Certo che la conosco; e vorresti costringermi a cantarla con te? »
« L'alcol ti rende perspicace. Credevi che mi approfittassi di te in un altro modo? »
« Avrei preferito », la frase è così rapida che a malapena mi accorgo di averla detta.
Quando la consapevolezza arriva, subito mi copro la bocca con entrambe le mani.
« Beh, buono a sapersi. »
« No, no, aspetta... io non volevo dire quello, cioè... »
« Ah, no? » è confuso.
« No, io... nel senso che, pur di non cantare, farei di tutto. »
La sua bocca si posa leggera proprio sul mio orecchio e quando la sua voce esce lenta e roca, quasi mi viene un capogiro. Mi racconto che sono i fumi dell'alcol che ancora galleggiano nella mia testa, ma in fondo so bene che non è così. « Sai che potrei anche offendermi? »
È una scossa profonda e duratura quella che mi percorre quando mi afferra inaspettatamente il lobo tra i denti, ridacchiando mentre lo fa. « Vuoi lasciar perdere la canzone da subito, oppure canti con me... prima? »
Quel prima ben sottolineato dal suo tono e dalla lentezza della sua cadenza mi fa sorridere e allo stesso tempo avvampare; così mi accomodo meglio contro di lui per farmi stringere, per sentire il suo calore contro di me... per tornare a sentire davvero qualcosa. « Ok. Meglio cantare... prima. »
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Spazio Dory:
tornata dai bagordi di Natale e Capodanno, eccomi qui. Auguri di buon anno, piccole GG mie.Non vi posso dire nulla a proposito del prossimo capitolo, tranne che sarà carino, che arriverà presto, e soprattutto che sarà caaaaaarino *.*A presto!
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