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18. You are my sunshine

Canzone per il capitolo:

You are my sunshine – Johnny Cash

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Rimaniamo su questo divano a bisbigliare per quasi un'ora e, alla fine, tutti i dubbi che avevo tanto cercato di ignorare hanno acquisito una loro forma ben precisa.

« Ma come è possibile che non ce ne siamo mai accorte, perdindirindina? » chiede Timon per l'ennesima volta.

Sempre tenendo d'occhio la porta della camera dietro la quale è sparita Maia, stiamo analizzando con attenzione la grafia del biglietto delle rose e lo scontrino del fioraio: la prova inconfutabile che le rose sono state inviate proprio da lei. Io sono ancora troppo scioccata, non riesco a parlare se non per dire: « Ma magari, è tutto un grosso malinteso... »

« Ma che malinteso vuoi che sia, porco cazzo », bisbiglia Silvia, la più sconvolta tra noi tre. « Arrivano delle rose per una certa Sara, con un biglietto scritto chiaramente da Casper. Nella borsa lei ha lo scontrino che indica che ha comprato proprio lei quelle rose, spendendo pure un sacco di soldi. E sono rose rosse! Mica bianche o altri cazzo di colori dell'amicizia eterna e cazzate varie. Negli ultimi giorni è strana, non potete negarlo, ed è più acida del solito; non sopporta Christian nemmeno a vederlo con il binocolo e, anche se non sarà il ragazzo più simpatico della terra, lei pare essere davvero irritata solo dalla sua esistenza sul suo stesso continente. Direi che non c'è più molto altro da aggiungere.

Mi chiedo come ho fatto a non accorgermene in tutti questi anni », continua a parlottare tra sé, francamente delusa. « La conosco fin da quando siamo piccole. »

« Perché magari non è... » ma non riesco a terminare la frase, così la completa Silvia al mio posto. « Si dice lesbica, Sara. Quando a una donna piace un'altra donna si chiama lesbica. Usa i nomi corretti », si riprende un attimo dallo stato di concentrazione e si illumina tutt'un tratto. « Ecco perché Casper non soccombe al fascino di Scott e continua a trattarlo male! Ma come ho fatto a non accorgermene prima!? »

« Ma magari, a lei prima piacevano i ragazzi », ipotizza Timon, che ha preso lo scontrino e lo rigira più volte tra le dita come fosse una mappa del tesoro perduto. « Magari se n'è accorta soltanto ora. Ha visto Sara e si è... innamorata? Può succedere una cosa del genere secondo voi? »

« Potrebbe anche essere un momento della sua vita, magari si accorgerà che non è vero niente », propongo, completamente a disagio all'idea.

Silvia mi squadra di traverso. « Io non credo proprio. Bisogna guardare la realtà dei fatti e il fatto principale, oltre ai fiori, è che lei dice sempre che esce con delle colleghe o delle amiche, che però nessuno di noi ha mai visto o conosciuto, o sbaglio?» e tutte quante non possiamo che annuire.

« Ma anche quando usciva con me il sabato sera, io non l'ho mai vista stare con qualche ragazzo. Certo, a volte qualcuno ci provava con lei, ma poi spariva e riappariva la mattina dopo e io pensavo che ci avesse passato la notte insieme. Ma, in effetti, io non l'ho mai vista davvero in compagnia di un vero ragazzo, intendo dire tipo fidanzati. Si è sempre vantata di tutte le sue avventure sessuali di una notte, ma alla fine avrebbe potuto passare quelle notti con... con delle ragazze e io non mi sarei mai accorta di nulla. »

Timon è davvero presa dalla conversazione. « Lei dice sempre di odiare gli uomini e, a parte i personaggi delle serie tv o dei libri, non l'ho mai sentita parlare di un ragazzo vero, in carne e ossa. »

« Io pensavo che ce l'avesse così tanto con gli uomini perché, forse, uno dei suoi ex ragazzi al liceo si era comportato male con lei, e lei di conseguenza ha iniziato la sua personale crociata contro il genere maschile... », continua Silvia.

Sospiro. « Non capisco però perché proprio io... con tutte le ragazze che ci sono. Rainbow, tu sei la sua migliore amica da più tempo, non avresti dovuto avere un qualche tipo di... non so: precedenza? »

Lo sguardo di sufficienza di Silvia è tutto un programma. « E perché non tu, scusa? La smetti di pensare di essere sempre più brutta di quello che sei? Pensa che la nostra comune amica, che non ha mai creduto nell'Amore, adesso ti sta facendo la corte e, se ti invia delle rose a casa come una sorpresa, se dici che ti accarezza sempre, ti bacia la mattina per salutarti, quando dormite insieme ti abbraccia, ti dice che hai degli occhi bellissimi e quando parli di Christian chiaramente ne soffre... beh, direi che lei è cotta a puntino. Questo significa che, a dispetto di quello che credi, tu sei un gran bel bocconcino che attira sia maschi che femmine. Perché puoi dirmi quello che vuoi, ma se quel bel ragazzo alto dagli occhi verdi ti sta attaccato alle chiappe, nonostante quello che è successo stasera e che potrebbe avere mille motivazioni, direi proprio che è interessato a te e che tu non sei affatto da buttare via. »

Scrollo la testa, sballottata da tutta questa situazione. « Non lo so, sono ancora confusa... meglio andare a dormire e magari ne riparliamo domani con più lucidità. Che ne dite? »

« Voi dite che dovremmo affrontare la questione? » chiede Timon quando ci alziamo dal divano per riassettare i cuscini. « Intendo dire, con Casper. Forse avrebbe bisogno di una parola amica e di conforto... non deve essere una bella situazione per lei. »

Silvia scrolla la testa con decisione. « Meglio di no... la metteremmo a disagio e negherebbe l'evidenza fino alla morte. Dovrà essere lei a dircelo quando si sentirà pronta. E nel frattempo, magari... evitiamo di parlare troppo di Christian in sua presenza, ok? »

Annuisco. « Ok... buonanotte. »

Ci salutiamo sull'uscio delle camere e andiamo a dormire, mentre nella testa continuano a frullare mille pensieri e, soprattutto, preoccupazioni per domani, per quando dovrò rivedere Maia e Christian.

*************

La mattina seguente trovo la prima delle mie preoccupazioni in cucina, già sveglia prima di tutti gli altri come suo solito; è vestita con un paio di jeans e una calda felpa grigia con la scritta Johnny Cash stampata sopra e resta china sul tavolo della cucina con una fetta di pane e Nutella in una mano e il telefono nell'altra; la musica nel cellulare, in tema con la sua felpa, risuona piano per tutto il freddo ambiente ancora addormentato.

« The other night dear, as I lay sleeping
I dreamed I held you in my arms.
But when I awoke, dear, I was mistaken
So I hung my head and I cried...
»

Canticchia mentre scorre le notifiche sul cellulare, i gomiti sul tavolo ma il sedere lontano dalla sedia, poi si illumina in un sorriso quando mi vede entrare in cucina. « Buongiorno! »

Devo cercare di non pensare alle discussioni di ieri sera, altrimenti l'imbarazzo non mi permetterà di parlare ancora con una delle mie migliori amiche. Devo costringermi a fare finta di nulla e ignorare la questione, comportarmi come ho sempre fatto. « Ciao... »

Si raddrizza con la schiena per dedicarmi maggiore attenzione, ma forse era meglio se mi ignorava per il cellulare, visto che sento l'imbarazzo aumentare vertiginosamente.

« Come stai? Ieri sera mi sembravi parecchio giù. »

« Va meglio, grazie », fingo mentre mi aggiro per la cucina preparando la colazione; devo evitare di guardarla negli occhi, altrimenti mi stanerà peggio di un predatore con la sua preda.

Solo qualche momento più tardi mi accorgo della sua vicinanza. « Sei una gran bugiarda, sai? »

Mi schiarisco rumorosamente la voce arrochita dal sonno. « No, davvero. Sono solo ancora un po' addormentata; lo sai che appena sveglia e prima del caffè non connetto. »

Mi posa una mano sulla spalla e io mi irrigidisco. « Me lo fai un sorriso? »

Provo a mimarne uno, ma è rigido e incredibilmente scomodo e lei non sembra esserne soddisfatta. Così, riprende a canticchiare la canzone che continua a scorrere in sottofondo.

« You are my sunshine, my only sunshine
You make me happy when skies are gray.
You'll never know dear, how much I love you
Please don't take my sunshine away...
» canticchia sicura nel suo essere stonata come una campana, così come si definisce sempre lei, ma lo fa per farmi sorridere. In parte gliene sono grata, in un'altra situazione mi avrebbe davvero tirato su perché è davvero ridicola, ma le parole della canzone non mi aiutano di certo a togliermi dall'imbarazzo. Questa volta, per fortuna, il mio sorriso tirato evidentemente la soddisfa.

« Senti, scusa se ieri ho reagito così », prende a dire facendo scendere la mano sul mio braccio in una carezza energica. « Il fatto è che... » sembra non trovare le parole, « è solo che queste cose mi fanno imbestialire. Non mi piace vederti triste, poi lo divento anche io: odio vedere le mie amiche soffrire, soprattutto se a causa di un ragazzo. Se vuoi, quando torno dal lavoro oggi pomeriggio, possiamo parlarne un po'... soltanto io e te. Che ne dici? »

Si tira in un sorriso, è palese che parlare di Christian è l'ultima cosa che avrebbe voglia di fare, però annuisco. « Ok... grazie. »

Il suo sorriso si allarga. « Visto che sei più bella quando sorridi? » si avvicina e mi lascia un bacio veloce sulla guancia. « Io scappo che sono in ritardo... ci vediamo oggi! »

E così dicendo, infila giacca e borsa a tracolla e sparisce dall'appartamento con ancora il cellulare e la sua musica in mano. Lei è l'unica delle mie amiche che mi ha sempre baciato tutte le mattine, ogni singola volta senza mai dimenticarsene, ma fino ad oggi non avevo mai dato importanza al suo modo affettuoso di comportarsi solo con me. Mi sento davvero in colpa a non ricambiare i suoi sentimenti ma... cosa ci posso fare?

Penso a troppe cose e sapere di dover andare a lezione mi dà la nausea... ma nulla a confronto dell'idea di dover vedere Christian questa mattina. Non so proprio immaginare come si comporterà, e soprattutto di come reagirò io di conseguenza.

Dopo aver svegliato Timon ed essermi preparata, io e lei usciamo e ci fermiamo appena fuori dal portone del nostro piccolo condominio, così come facciamo quasi tutte le mattine in attesa di Christian e Scott. Anche se non frequentiamo tutti i giorni le stesse lezioni, abbiamo preso l'abitudine di aspettarci a vicenda prima di dirigerci verso la fermata dell'autobus.

Passano all'incirca quindici minuti mentre conto mentalmente tutti gli autobus che stiamo perdendo, ma dei due ragazzi non c'è traccia.

« Forse, oggi non vengono », ipotizza Timon.

Annuisco, stanca di aspettarli. « Può darsi, ma di solito avvisano con un messaggio... Ok, meglio andare o perderemo l'ennesimo... », ma non riesco a terminare la frase che Christian esce fuori dal portone.

E c'è Rebecca accanto a lui.

« Ciao ragazze », cinguetta lei tutta allegra. « Che ci fate qui? »

Lo sguardo di Christian è impassibile, freddo e indifferente mentre lo tiene puntato lontano da me. « Vi... vi stavamo aspettando per prendere l'autobus », risponde Timon, visto che io non riesco a emettere fiato.

Rebecca aggrotta le sopracciglia scure, così diverse dalla tinta dei suoi capelli, e fissa contrariata Christian. « Ma Christian, ieri pomeriggio eravamo rimasti che ti avrei accompagnato io in macchina in facoltà. »

Ieri pomeriggio... ecco perché Christian non era potuto venire a lezione di italiano... prima di sorprendermi a rendermi ridicola mentre ballavo Beyoncé, lui era insieme a lei.

In questo momento ho un'unica certezza: vorrei sparire nell'universo.

« Certo, Becky... e direi anche di muoverci perché siamo parecchio in ritardo », è la risposta che dà alla ragazza che, evidentemente per lui, merita la decenza di essere guardata almeno negli occhi.

« Scott, vuoi un passaggio? » chiede lei all'ultima figura che esce dal portone.

Il ragazzo dai capelli scuri annuisce mentre si accende una sigaretta, con difficoltà a causa del vento che tira nella strada, del cellulare in una mano e dello zaino sulla spalla che scivola giù con uno scatto. « Sicuro, arrivo subito. »

E così dicendo, si dirigono tutti verso la BMW di Rebecca parcheggiata non troppo lontano. Resto raggelata a guardarli fino a che l'auto parte e svanisce, svoltando nella strada a sinistra.

Dopo aver atteso tutti quei minuti, dopo aver passato la notte a pensare al motivo per cui Christian mi avesse allontanato, provando a illudermi con mille diverse motivazioni che non implicassero me in prima battuta, ora lo trovo con lei. Ieri pomeriggio hanno passato del tempo insieme e ieri sera, probabilmente, dopo che è stato con me, è andato da lei per passare la notte a casa sua.

Mi sento uno schifo completo e la ragazza al mio fianco, dopo i primi secondi di shock che ci accomunano, lascia perdere tutte le parvenze da dolce cartone animato e se ne esce con un potente e sonoro: « Quel brutto figlio di puttana! » 

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Spazio Dory:

questa storia ammetto che è particolare... inizia in commedia spensierata ma si sviluppa in tragedia... e questo è solo l'inizio...

**risata malefica+Scott che fuma a caxxo che fa sempre bene**

Vedremo dove andremo a finire! ;-)

A presto e uccidetemi di voti e commenti! Un bacio!

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