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16. Sara

Canzone per il capitolo:

Sara – Ed Sheeran

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...And may I say, you look like an angel today
May I say, take me to the place where your mind lays
If only to make you smile today
'Cause you are great, I thought I'd say that...

La questione si sta dilungando da circa quaranta assurdi minuti. Io, Timon e Silvia abbiamo finito di cenare da un pezzo e siamo ancora sedute al tavolo della cucina a discutere sulla questione dei fiori: per chi sono, chi li ha mandati, come, quando, perché...

Maia, per sua fortuna, è rimasta a cenare fuori con delle colleghe del lavoro e ora è Silvia quella che ci tiene sotto scacco.

« Ricapitoliamo la questione dal principio », inizia a dire con lo sguardo profondamente concentrato al piccolo biglietto con scritto Sara, che è rimasto a fissarci dal centro del tavolo per tutta la durata della cena.

Io sbuffo, Timon pure. « Basta, Rainbow. Abbiamo riassunto la questione dal principio altre venti volte, vagliato tutte le ipotesi, scandagliato ogni dettaglio. Non c'è molto altro da dire e aggiungere. Sono arrivate delle rose e sul biglietto c'è scritto Sara. Peccato che in questo appartamento vivano due Sara: io e Timon, e il mittente del regalo ha avuto la grandiosa idea di non firmarsi. »

« Basterebbe chiedere ai ragazzi di sopra se... »

« No, è fuori questione », sbotto io per l'ennesima volta.

« Ma perché? »

« Perché non ci vado da Christian a chiedergli se mi ha preso dei fiori. Ci farei una figuraccia se non fosse così, e Timon non vuole farlo con Nate per la stessa ragione. Se davvero è stato uno di loro due, allora si farà avanti. Evidentemente, c'è un motivo per cui non si sono firmati, non credi? »

« Quante cazzate... io odio i fiori, mi fanno starnutire e sono da femminucce. Ma, se mai ne ricevessi in regalo, io chiederei a Lucas se fosse stato lui o meno a inviarli. »

« Beh, noi no », conclude Timon incrociando le braccia insieme a me, unite contro la ragazza caparbia dai capelli colorati di fresco in una tonalità blu elettrico.

« E comunque, io continuo a pensare che sia stato Nate. Christian non mi sembra proprio il tipo di ragazzo che bada a queste cose », prendo il biglietto e lo osservo con attenzione.

« Quante scemenze, sono certa che non sia stato Nate. »

« Innanzitutto, si dice cazzate o puttanate, e non scemenze: hai vent'anni, Timon, mica dieci.

E poi... forse... dovremmo analizzare con cura la grafia », mormora Silvia rubandomi il biglietto dalle mani. « Potrebbe darci qualche indizio. »

Io e Timon ci mettiamo alle spalle di Silvia per studiare la scrittura appena inclinata, anche se a me interessa davvero poco, visto che tra pochi minuti dovrei salire da Christian e tutti i miei pensieri sono convogliati solamente su di lui.

Silvia gira e rigira il biglietto tra le dita per osservarlo da tutte le angolazioni possibili. « Mmm... ha una bella grafia il soggetto in questione. Molto arrotondata, quasi da... da femmina... »

Bevo un ultimo sorso di acqua, ma l'ultima frase che dice Timon quasi mi fa strozzare. « Ehi, ma non sembra la scrittura di Casper? »

« Ma ti sei rincretinita del tutto? » esclama Silvia. « E perché mai Maia dovrebbe mandare delle rose a... ehi... però... sai che non hai mica tutti i torti? Maia fa quelle S un po' strambe, e scrive tutto inclinato verso destra come qui. Non trovi anche tu che sia così, Sara? » mi chiede allungando il biglietto sotto al mio naso, tanto che devo allontanarmi un poco per guardarlo con attenzione.

In effetti, a una prima occhiata, quella sembrerebbe molto la scrittura di Maia...

Ci penso su qualche istante; ci sono troppe cose che non mi quadrano nel comportamento della mia amica negli ultimi tempi e quell'evenienza, che da troppi giorni mi frulla nella testa, ancora non la voglio accettare. È troppo assurda. « In effetti, somiglia molto alla scrittura di Casper... ma quelle sono solo quattro lettere. Se ci fosse scritto Ermenegilda, Mariangela o Alessandra, allora potremmo dire qualcosa con più certezza... ma con Sara c'è ben poco da leggere.

E poi, chissà quante altre persone al mondo fanno la S in quel modo. »

Silvia sembra d'accordo, ma solo in superficie: il suo cipiglio pensieroso non le lascia stare la fronte. « Sì... beh... non hai tutti i torti... anche perché altrimenti non avrebbe nessun senso. Giusto? »

Annuisco prontamente, Timon con un po' meno sicurezza. Mi sa che stiamo pensando tutte alla stessa cosa, ma nessuna di noi è pronta per parlarne per prima. « Giusto. »

« Ecco... sì... giusto... » il borbottio di Silvia si perde mentre continua a sbirciare il biglietto tra le sue mani.

È il momento giusto per fuggire. « Ok, io... devo andare. »

« E dove? » è il coro che si leva alle mie spalle.

Corro i camera per cambiarmi, ma Silvia mi insegue. « Ferma! Ti ho chiesto dove vai! »

Sbuffo e continuo a non guardarla. Forse mi lascerà perdere se la ignoro abbastanza. « Vado di sopra... »

« Uh, uh... », lo sapevo che non me la sarei cavata con così poco. Silvia si tuffa sul mio letto, le mani sotto al mento sollevato e le gambe che agita dietro di sé. « Vedi il tuo caro Chris dai ricciolini sexy? »

« Sì, continuiamo le lezioni di italiano », borbotto cercando nell'armadio qualcosa da mettere, anche se non ho la più pallida idea di che cosa indossare.

« Sì, sì... le lezioni di lingua... immagino... »

« Guarda che non c'è niente tra me e Christian... »

Scoppia a ridere. « Balle... comunque, mettiti i pantaloni blu aderenti e la maglietta azzurra. Ti risalta gli occhi. »

« Tu dici? »

« Sì... e quei pantaloni ti risaltano il culo. »

Alzo gli occhi al cielo e afferro gli indumenti in questione. Una volta pronta, Silvia si alza in piedi. « Perfetta. »

Fa per tornare in cucina, ma riappare un'ultima volta dalla porta della camera. « E lavati i denti, non si sa mai cosa può succedere con la linguaaaa. »

Scoppio a ridere, visto che per l'imbarazzo non so che altro fare. Una volta pronta, le mie amiche mi lasciano passare dal loro personale detector, così salgo all'appartamento dei ragazzi con le mani che mi tremano un poco. Dopo il quasi bacio di ieri, ora mi sento strana... come se l'aria che divide me e Christian fosse appena cambiata.

Quando busso con fare timido, alla porta appare Nate. « Ehi, Galway Girl! »

« Ciao, Nate. Come stai? »

Ha le guance un po' rosse e sorride. Questo ragazzo sorride sempre. « Bene, bene... entra pure. Vuoi qualcosa da bere? »

« No, grazie. Gli... gli altri dove sono? » domando, visto che non vedo nessuno nel soggiorno.

« Lucas deve essere uscito con dei ragazzi che ha conosciuto in università, Scott ha detto che si vedeva con quella del quarto piano... o forse erano le due gemelle del secondo, non ricordo... e Christian invece è in camera sua. Dice che ti aspetta. »

Mi lascia entrare e io mi dirigo subito alla porta socchiusa della camera di Christian. Sento già gli strimpelli della chitarra prima ancora di vedere Christian seduto sul suo letto. Mi sorride quando mi vede dallo spiraglio e io... io chiedo informazioni ai miei neuroni per assicurarmi di essere ancora vigile e non aver perso la lucidità per mantenermi in posizione eretta. « Ehi, GG... come stai? »

È a petto nudo, indossa i pantaloni della tuta e nient'altro... sento la bocca riarsa e mi ritrovo a balbettare come l'idiota che sono.

« B...bene », entro dentro e mi ritrovo a ondeggiare infantilmente le braccia per l'imbarazzo, allora la smetto e lego le mani dietro la schiena. Ma perché è così bello da togliere il fiato?! « Che... fai? »

"Accorda la chitarra, idiota! Che cosa vuoi che stia facendo?!"

Mi lascia lo spazio accanto a lui e io ne approfitto, anche se mi sento tanto rigida nei movimenti e mi assicuro di sedermi a debita distanza da quel bicipite muscoloso e addobbato di tatuaggi che attira tutta la mia attenzione, e soprattutto quella del plotone dei miei ormoni in astinenza da una vita intera. Ormai siamo quasi arrivati al Rompete le righe e si salvi chi può!

« Accordavo la chitarra... Come stai? »

Lo guardo per qualche istante, socchiudo gli occhi per concentrarmi e leggergli in viso se per caso è stato lui a inviare i fiori. « Bene... Senti, Chris... ma... oggi che cosa hai fatto? »

Lo vedo deglutire e riporta prontamente lo sguardo alla chitarra. « Niente di che... Perché? »

Sembra a disagio. « No, è che avevi detto che non potevi venire alla lezione e mi chiedevo... non so, se fossi andato da qualche parte. Intendo dire... qualche posto interessante, ecco... »

Mi sto incasinando da sola e sembra che io lo stia spiando a proposito di quello che fa nel tempo libero... ma sono troppo curiosa. Voglio capire di chi sono quelle rose. « Ho... ho visto dei ragazzi che ho conosciuto in facoltà. Ecco, sono andato a studiare con loro », dice con il sorriso sornione. « Incominciamo? Sei pronta? »

Non riesco a decifrare la sua espressione, poi cerco di raccogliere le poche facoltà mentali rimaste mentre fisso quel bicipite appoggiato alla chitarra e guardo in faccia la realtà. Oggi pomeriggio è tornato a casa poco prima che le rose venissero consegnate, e poi è uscito di nuovo. Perché mai non me le ha portate lui stesso? Per di più, che senso avrebbe, per un ragazzo che ha detto chiaramente di non volere storie serie e di non cercare ragazze fisse, inviarmi delle rose?

E cosa più importante di tutte: quando uno come lui può avere tutte le ragazze che vuole, perché inviare delle rose proprio a me?

La conclusione è soltanto una: quelle rose non sono di Christian e non sono di certo per me.

Mi porge la chitarra e mi mostra come impugnarla. Mi sento scomodissima con quest'affare in braccio. Con calma e pazienza, mi spiega come appoggiarla sulla coscia, mi mostra le corde, le note alle quali corrispondono, i tasti, il plettro. Mi fa impugnare il triangolino in plastica rigida nel modo corretto e mi incita a toccare ogni singola corda, prima dall'alto verso il basso e poi dal basso verso l'alto. Mi sento impacciata: a vent'anni, imparare nozioni che andrebbero bene per un bambino di sette.

« Stai andando bene », commenta dopo un po'.

« Ma dai, mi sento una bambina stupida. »

Sogghigna soddisfatto. « Oh, bene... allora sai cosa si prova a dover colorare una fotocopia con degli stupidi animaletti disegnati sopra. »

Scoppio a ridere a abbasso lo sguardo. « Ok, ho capito. Hai ragione. »

« Ora provo a farti vedere un accordo. Possiamo iniziare con il Mi minore che è uno dei più facili. »

Mi mostra dove posizionare le dita e quali sono le corde che devo suonare con il plettro. Il mio primo accordo: ha un suono bellissimo la chitarra. « Perché ridi? »

Scrollo la testa senza riuscire a togliere la curva dalle mie labbra. « Scusa... è che ha un bel suono e, forse ti sembrerò stupida, ma aver suonato per la prima volta un accordo mi... non so, credo di essermi emozionata. È bellissimo, Christian. »

La sua mano arriva a spostarmi un ciuffo di capelli dalla fronte. Mi sta sorridendo e non so nemmeno perché. « Non sembri stupida, significa che ami la musica. È una cosa molto bella, Sara. »

Abbasso lo sguardo dal suo perché non riesco a sostenerlo troppo a lungo. Lui è troppo bello, troppo perfetto, i suoi occhi sono troppo verdi e intensi... e il mio cuore batte troppo forte, sembra non poter reggere.

Riprovo l'accordo diverse volte e Christian mi spiega alcuni esercizi da fare per allenare le dita della mano sinistra e renderle più elastiche nel movimento.

« Dovresti comprare una chitarra, sai? Così ti alleneresti anche a casa. Per migliorarti, dovresti esercitarti tutti i giorni.

Ora, magari, è meglio se riprendiamo a studiare un po' l'italiano, che ne dici? »

Prende la chitarra e sta per metterla via, ma la mia mano improvvisamente sulla sua non sorprende soltanto lui. « No. »

Sembra confuso. « No, cosa? Non vuoi più darmi lezioni? »

« Non metterla via... », arrossisco, ma non riesco a fare a meno di chiederglielo. « Ti andrebbe di suonare di nuovo qualcosa? »

Mi sorride e poi si fa pensieroso. « Poi, però, saresti di nuovo in debito con me. »

« Vorrà dire che la prossima volta canterò qualcosa io per te. »

« Ok », accetta subito, e poi continua, « ma a una condizione. »

Lo fisso in tralice, sulla difensiva. « Quale? Niente balletti strani eh... »

Si mette seduto con la schiena appoggiata alla parete e allarga le gambe per farmi spazio. « Tu stai seduta qui davanti a me, ok? »

Annuisco e mi avvicino cauta a lui, posizionandomi tra le sue gambe e lasciando aderire la schiena al suo petto. Prende la chitarra e la appoggia sulle mie gambe. « Riesci a suonare anche così? »

Si fa ancora più vicino fino a che le sue labbra sono accanto al mio orecchio, facendomi rabbrividire. « Certo; basta che stai qui vicina a me e non ti muovi. »

"E chi si vuole muovere? Mi inchiodo qui davanti a te!"

Lo sento stringermi con le gambe, con le braccia, il suo respiro mi accarezza la guancia e il mio cuore sta battendo con così tanta potenza da impedirmi di respirare.

« Cosa... cosa canti? »

« Mi hai detto che ti piace Ed Sheeran, vero? »

« Sì, molto. »

Sorride, come fosse soddisfatto della sua idea. « Bene, ho la canzone perfetta per te... » e così dicendo posiziona le mani sulla chitarra e inizia a suonare solo qualche istante dopo, senza indugi, come se conoscesse le note e gli accordi e sapesse riprodurli senza alcuno sforzo di memoria.

E questa canzone, io la riconoscerei tra mille.

« Sara,

what you do to me is enlighten my mind
Oh wow, I said
Sara, what you do to me is make my soul unwind...
»

Le sue mani si muovono rapide e fluide negli accordi e nell'arpeggio che esegue senza sbagliare nulla, senza fermarsi mai. Tante volte ho ascoltato quella canzone, sognando e immaginando che qualcuno me la dedicasse, che un'anima affine capisse ciò che la musica conta per me... e la voce di Christian ora è meravigliosa. La tiene leggera in un sussurro continuo, di tanto in tanto lo sento graffiare volontariamente e socchiude gli occhi per rendere quel graffio più sentito ed emozionante.

Se dovessi morire in questo istante, pregherei soltanto che il mio angelo potesse cantarmi questa canzone con la sua stessa voce in eterno. Allora, sarei nel mio piccolo paradiso personale.

« ...And may I say, you look like an angel today
May I say, take me to the place where your mind lays
If only to make you smile today
'Cause you are great, I thought I'd say that...
»

Sono completamente rapita dalla dolcezza della sua voce e dalla sua musica, del modo in cui sussurra al mio orecchio il mio nome, come la sua voce rallenta mentre si avvicina a me, come sorride e ricerca il mio sguardo quando mormora you look like an angel today...ma è verso la fine della canzone che Christian rallenta ancora, come a richiamarmi, nell'attesa che io mi volti verso di lui; lo faccio senza nemmeno rendermene conto ed è quando i nostri sguardi si incrociano che lui canta per l'ultima volta quelle parole: « ...'Cause you are great, I thought I'd say that... »

Non riuscirei a dire chi ha fatto il primo passo, perché ora che le sue labbra sfiorano delicatamente le mie non ha più alcuna importanza, perché forse quel primo passo lo abbiamo fatto in due senza rendercene conto. La mano che prima arpeggiava sulle corde ora mi accarezza il viso, mi tiene con ferma gentilezza sulla guancia mentre la sua bocca si muove insieme alla mia, mentre la sua lingua arriva ad accarezzarmi quasi in un timido sussurro, quasi sottovoce.

Non riesco a credere che stia succedendo davvero; che Christian, tra tutte le ragazze che avrebbe potuto scegliere, ora sia proprio qui con me.

La sua mano è grande sul mio viso, le sue labbra sono carnose e morbide contro le mie, e la sua presa diventa più intensa quando abbandona la chitarra sul materasso e, dopo diversi minuti in cui mi tiene stretta nel suo abbraccio, mi fa voltare verso di lui.

Mi porta a cavalcioni sulle sue gambe prima di stringermi a sé, prima di farmi sentire le sue mani sulla mia schiena che vagano e vagano per accarezzarmi. Mi ritrovo a esigere sempre di più da quel bacio nato dalla dolcezza, con il mio cuore che arriva a tamburellare fino ai polpastrelli, impedendomi di frenare il tremore che ha preso possesso della punta delle dita. Gli prendo allora il viso tra le mani per non mostrargli la mia agitazione e cerco di concentrarmi sulle sue mani, che mi stringono in vita e scendono ad accarezzarmi i fianchi per tenermi contro di lui.

Avevo già baciato un ragazzo in passato, ma mai avevo provato così tante emozioni e, soprattutto, tanta eccitazione tutta insieme e nello stesso momento; e, come se Christian riuscisse a leggermi dentro e sapere ciò che mi trattiene, non passano molti minuti che sento le sue mani incitare i movimenti dei miei fianchi, che mi fanno strusciare contro di lui senza che io riesca a controllarli. In parte me ne vergogno, non so nemmeno io cosa sto facendo e ho paura di fare brutte figure con la mia inesperienza; ma quando mi rendo conto, dalla stoffa dei pantaloni della tuta che indossa, che Christian non è affatto indifferente ai miei movimenti, allora tutti i miei timori svaniscono.

Lascio passare ancora qualche istante, nelle orecchie ancora la canzone che risuona con la voce di Christian, e mi scosto appena da lui per guardarlo in viso, gli occhi che sembra aprire soltanto ora dopo lunghi minuti passati con me, lontani, da qualche altra parte in questo stesso mondo. Insieme.

Gli sorrido quando ritrovo quel verde meraviglioso, e lui fa altrettanto. « Grazie, Chris... la canzone è stata bellissima. »

Ma ora che i suoi occhi sono aperti, ora che mi sta guardando in viso, ora che scorrono alcuni secondi nello spazio che ci divide, in quelle due iridi del color della giada mi sembra di trovare qualcosa: una nota stonata, un accordo discordante. Abbassa appena lo sguardo alle sue mani che sono ancora appoggiate sui fianchi. « Sono... contento che ti sia piaciuta. »

Mi avvicino un poco per baciarlo ancora, ma lui si schiarisce la voce e si fa delicatamente più indietro, lasciandomi sorpresa. È solo un movimento accennato, ma quel rifiuto implicito mi fa male come se lo avesse urlato a squarciagola.

« Forse è meglio andare a dormire, che ne dici? Scott tornerà a momenti e di sicuro entrerà in camera con i suoi soliti modi... » sembra a disagio e io non capisco perché.

Annuisco soltanto, il cuore improvvisamente spento dopo l'agitazione di prima, con solo la delusione ad abitarlo. Mi sposto da lui lentamente e mi alzo in piedi, e non posso fare a meno di osservare la sua espressione improvvisamente distante: non fredda e altezzosa, solo lontana, come se avesse all'improvviso spento qualcosa dentro di lui. Non riesco a capire che cosa gli stia succedendo. Prima, in quel bacio, era sembrato metter tutto se stesso così come ho fatto io.

O forse, voglio solamente sperarlo.

Lo osservo mentre mette via la chitarra e si passa ripetutamente la mano tra i capelli. E io, ancora, non riesco a capire che cosa sia appena successo.

Si schiarisce la voce mentre si avvicina alla porta per aprirla e resta sulla soglia, senza mostrare l'intenzione di accompagnarmi fino al portone principale. « Buonanotte, GG. »

Mi sta palesemente mandando via e io vorrei solamente sprofondare in un pozzo di imbarazzo. Che cosa è successo al ragazzo gentile e premuroso al quale mi stavo abituando negli ultimi giorni? Perché ora mi sta cacciando?

Ma non posso chiederglielo, non ci riesco, la mia bocca non riesce a emanare un suono; l'unica cosa alla quale riesco a pensare è soltanto una: a Christian non è piaciuto il bacio.

L'ho deluso, è palese; forse è stato per la mia inesperienza, o forse per qualcos'altro, ma appena ha avuto l'occasione, mi ha allontanata. Credevo che fosse insieme a me in quei momenti, ma evidentemente devo ricredermi: ero sola, insieme a tutte le mie stupide e ingenue illusioni.

Forse dovrei parlargli per chiarire, ma il pianto che nascondo con tutte le mie forze si è bloccato in gola, facendomi bruciare il petto e gli occhi, così abbasso lo sguardo e l'unica cosa che riesco a dire prima di scappare via è: « Buonanotte, Christian. »

********************

Spazio Dory:

TADAAAAAN 

Povera GG, delusione più totale. Io personalmente sarei sprofondata ma, orgogliosa come sono, Christian non mi avrebbe più vista nemmeno con il telescopio, manco il binocolo.

Cosa farà GG? E perché lui si è comportato così?

E sulla questione rose? Qualcuno pensa ancora che sia stato Christian?

A presto e non dimenticate la stellina! ;-)

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