12. Wildest Dreams
Canzone per il capitolo:
Wildest Dreams – Taylor Swift
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...Say you'll see me again
Even if it's just in your
Wildest dreams...
« Non è così, Chris. Devi metterci un po' più di impegno. Tieni la lingua appoggiata al palato e ci soffi attraverso », gli spiego per la centesima volta. « Devi farla vibrare sulla punta. Sono quattro giorni che te lo ripeto. »
E lui prova a impegnarsi, ma puntualmente le sue guance si gonfiano e scoppia irrimediabilmente a ridere, finendo per pronunciare la r nel solito modo all'inglese senza nemmeno sforzarsi. E dopo un po', inizio a credere che mi stia prendendo soltanto in giro. « Ok, lasciamo perdere.
Vediamo se hai imparato a memoria le frasi che ti ho dato da studiare ieri », propongo per cambiare discorso ed evitare di bacchettargli la punta delle dita con la matita.
L'appartamento è vuoto, Maia dovrebbe tornare tra poco dal lavoro, Timon è rimasta in università per studiare nella biblioteca e Silvia ha gli allenamenti fino all'ora di cena. Sono quasi le sei di pomeriggio e, così come è avvenuto negli ultimi quattro giorni, io e Christian abbiamo quasi concluso le quotidiane due ore di lezione di italiano che gli avevo promesso di impartirgli. A onor del vero, io dovrei usare queste ore pomeridiane per studiare, ma... ma la tentazione di stare del tempo con lui, di guardarlo mentre si passa le mani tra i capelli, mentre li lega in una crocchia disordinata sulla testa, mentre guardo le sue lunghe dita impegnate a scrivere e a prendere appunti... non me la perderei per niente al mondo.
Mentre prendo il foglio con l'elenco delle frasi utili per la vita quotidiana che gli avevo dato da studiare a memoria, noto che lui giocherella con il telefono, guardando messaggi e sbirciando di tanto in tanto Instagram; mi sembra di essermi improvvisamente trasformata in una professoressa severa, tanto che sono costretta continuamente a dirgli di mettere via quell'aggeggio per concentrarsi sullo studio. A volte, credo che mi ascolti a malapena e che, probabilmente, stia contando i secondi che mancano per andarsene da qui. Mi chiedo allora perché mi abbia chiesto di dargli una mano, se poi lui non si concentra affatto.
« Ok, Chris. Ora siamo in un bar e mi devi chiedere un bicchiere d'acqua. »
Strizza appena gli occhi per concentrarsi e guarda l'angolo del soffitto, alla ricerca mentale di quelle quattro frasi che gli ho insegnato e che spero gli siano rimaste almeno impresse vagamente nella memoria. Mi fa sorridere il suo viso quando perde quell'irritante ghigno malizioso: è puro e semplice, limpido... genuino. I suoi lineamenti sono delicati e gli occhi verdi ne accentuano la finezza... così contrastante con i numerosi tatuaggi che noto sulle sue braccia e che spuntano dalla maglietta bianca che indossa oggi. « Dunque... vorei del acqua » dice con sforzo.
Muovo la testa in assenso. « Pronuncia a dir poco oscena, ma almeno si capisce di cosa hai bisogno e non puoi morire di sete; continua. Chiedi dove si trova il bagno. »
« Mmm... io bagno. »
Scoppio a ridere per la frase e per l'esagerato impegno messo nel pronunciare la difficoltosa gn, ma trattengo la risata dietro la mano. « Così sembra che tu sia un bagno, Chris, non che lo stai cercando. Dov'è il bagno? è meglio, altrimenti parli come Tarzan.
Vai avanti... »
« Vengo da Inghiltera. »
« Sorvolo sulla completa assenza di doppie, ma è normale... e l'ultima? Dai, è la più importante di tutte e la più facile. »
Ci pensa su parecchio, la fronte si corruga nello sforzo, e poi si arrende. « Non lo so, non me lo ricordo proprio... mi arrendo. »
Alzo gli occhi al cielo. « Christian, è come ti chiami?
È la domanda più importante, altrimenti come fai a conoscere le persone?! »
Le sue guance si alzano, a mostrare le solite diaboliche fossette che mi piacciono da morire. « Alle ragazze io non ho bisogno di chiedere il nome », commenta esibendo un occhiolino eloquente.
Alzo gli occhi al cielo e controllo l'ora. « Ok, per oggi abbiamo finito. Ho trovato questa scheda dove devi leggere la parola in italiano e collegarla con il disegno giusto e... »
Mi strappa il foglio dalle mani per guardare i disegni con più attenzione. « Ma ci sono dei porcellini e delle galline da colorare! » esclama con orrore. « Questo è un esercizio per bambini dell'asilo! »
Sorrido, soddisfatta della sua espressione sdegnata. « Delle elementari, per la precisione. È una scheda che mi ha dato Maia; l'ha trovata in internet in uno di quei siti di scuola su cui viaggia sempre lei. Credo che tu possa completarla tutta... se ti impegni. Dovrai farla per la prossima volta. »
« Quindi, per domani », si alza in piedi con fare sconsolato.
« Domani? »
« Sì, avevamo detto tutti i pomeriggi. »
« Non avevamo detto nulla del genere e io ti ho aiutato già per quasi tutta la settimana. Dovrei anche studiare il pomeriggio e domani per di più è sabato e io lavoro tutto il giorno », ribatto anche se, devo ammetterlo, l'idea di passare tutti i pomeriggi con lui non mi dispiace per niente.
« Lo so, ma gli esami sono a giugno e io devo arrivare preparato; lo dici tu stessa che l'italiano non è una lingua facile. Ho bisogno di molta pratica con la lingua », commenta avvicinandosi e dandomi una leggera spallata. E io non riesco a cogliere il doppio senso se non quando lo vedo trattenersi dallo scoppiare a ridermi in faccia.
« Sei un idiota e », dico scrollando la testa, ma la porta che si spalanca all'improvviso mi interrompe, lasciandomi con la conclusione dell'insulto a metà.
Maia entra in casa ridendo sguaiatamente... ma se fosse solo per questo, nessuno di noi ne sarebbe sorpreso in questo momento, e io e Christian non la staremmo guardando con gli occhi sgranati. La parte più bizzarra di tutta questa situazione è che Casper non è entrata in casa con i suoi piedi, ma è presa su una spalla da Scott... e non riesco assolutamente a capirne il motivo.
« Mettimi giù! » strilla lei, agitando i piedi in aria ma continuando a ridere.
Scott sembra parecchio serio e determinato, continua a trattenere l'anguilla che si ritrova sulle spalle mentre cerca di fargli il solletico in vita. « Scusate, ho del lavoro urgente da sbrigare. »
« Sara, ti prego, aiutami! »
« Che sta succedendo? » chiede Christian confuso.
« Scott mi ha rapita e vuole farmi il solletico nei piedi! »
Non posso impedirmi di scoppiare a ridere. « Ma perché? »
« Perché ci siamo incontrati sulle scale », si mette a spiegare Scott in tutta tranquillità, fermandosi un momento per parlare con noi; non sembra minimamente intaccato dai violenti movimenti della mia amica che, di delicato, ha sempre avuto ben poco. « E lei mi ha detto che la cosa che non sopporta di più al mondo, oltre al qui presente e vostro affezionatissimo », spiega indicandosi con l'indice, « è il solletico. E così, visto che mi continua a ripetere che sono un maschilista insopportabile e che non uscirebbe con me nemmeno se io fossi l'ultimo uomo sulla faccia della Terra, allora avrà la punizione che merita. »
« Mettimi subito giù », ordina lei schiaffeggiandogli il sedere che si ritrova ad altezza sguardo.
E Scott, in tutto questo, ancora non ha capito che sta viaggiando sul filo del rasoio... ma la situazione è troppo divertente e decido di godermela senza avvertirlo del pericolo che sta per affrontare. Con un cenno della mano prosegue oltre e si chiude in camera con la mia furente amica.
Poi, però, ci ripenso. In fondo Scott sembra un bravo ragazzo. « Dovremmo intervenire, secondo te? » domando a Christian, entrambi che fissiamo la porta con fare confuso.
« No, Scott sta solo scherzando », mi assicura ritornando a raccogliere i fogli sul tavolo della cucina.
« No, era per proteggere lui che lo dicevo. »
Christian si mette a ridere ma, una volta che sentiamo la potente imprecazione di Scott, ci blocchiamo nuovamente e torniamo a fissare la porta della camera che si apre di colpo.
« Oh mio Dio, scusa, Scott! Non volevo farti male! » si affretta a dire Maia alle spalle del moro, che esce dalla stanza con una mano premuta con forza sull'occhio.
Scott si volta di scatto e le parla a un paio di centimetri dalla faccia. « Mi hai tirato un pugno e non volevi?! » sbotta alzando la voce.
« No, è che... te l'ho detto che non lo sopporto; se qualcuno mi fa il solletico ai piedi, io divento manesca e rispondo con pugni e calci... è un... è un riflesso... merda, Sara, come si dice in inglese? »
« Riflesso incondizionato? » le suggerisco.
E Scott riprende le mie parole di getto. « Riflesso incondizionato un corno; ora si gonfierà, porca puttana! Ancora poco e mi spaccavi il sopracciglio! »
Sta già per uscire dall'appartamento con rapidità, ma Maia lo trattiene per il polso e punta i talloni a terra per bloccare la sua fuga. « Aspetta, ti metto del ghiaccio, così non si gonfierà. »
Scott sospira rumorosamente che quasi sembra ruggire e, alla fine, decide di sedersi al tavolo.
« Certo che siete manesche voi italiane », osserva Christian. « Prima Silvia con Lucas, poi questo », si volta a guardarmi con un sopracciglio alzato. « Devo aspettarmi qualche schiaffo improvviso anche da te? »
« No, io sono pacifica », lo rassicuro.
« Non l'ho fatto apposta, Scott; ti avevo avvertito che non sopporto il solletico », prova ancora a scusarsi Maia estraendo una busta di minestrone surgelato dal freezer. « Ecco, mettila sull'occhio chiuso. Tienilo per almeno dieci minuti. »
Scott ha il mento in fuori e sembra ancora parecchio arrabbiato, così Maia gli si siede accanto e lo fissa con aria dispiaciuta. « Scusa... »
Scott, offeso, tiene lo sguardo puntato lontano da lei. « Che stavate facendo voi due? »
« Galway girl mi insegna l'italiano », spiega Christian.
Mi sembra di vedere uno strano cipiglio sul volto di Scott, ma non riesco a decifrarlo; immagino sia soltanto arrabbiato con la mia amica. « Ah... capito. »
« Ehi, se ti serve una mano per lo studio », prova a dire Maia, l'espressione ancora dispiaciuta che sta cercando di salvare la situazione, « potrei darti una mano anche io con l'italiano! »
Scott sembra pensarci parecchio su. Guarda prima Christian, poi pensa, guarda la mia amica, pensa ancora, riguarda Christian per l'ennesima volta, e infine si volta a fissarla. « Tutti i giorni, alle cinque, fino a che non ripartiamo per l'Inghilterra. E mi fai pure lo sconto per il pugno. »
Maia riflette con attenzione. « Il pomeriggio non posso, l'orario a lavoro mi cambia tutte le settimane e se qualche mamma tarda per venire a prendere il figlio all'asilo, devo aspettare oltre l'orario. Facciamo tutte le sere dopo cena, di sopra da voi, ma il pagamento è intero: su quello non transigo. E, se vuoi, ti do una mano pure con i messaggi delle ragazze. »
L'unico sopracciglio visibile di Scott si alza all'improvviso. « Addirittura? »
Maia annuisce in tutta tranquillità, come se il fatto di aiutarlo a rimorchiare nuove ragazze non la toccasse minimamente. « In questi giorni mi sembra di aver capito che hai aumentato a dismisura i numeri di telefono che collezioni in giro. »
« E tu come fai a saperlo? »
Maia si finge pensierosa. « Perché credo che tu e il tuo amico qui presente ci abbiate provato con all'incirca i tre quarti delle donne di questi appartamenti e le donne, come ben sapete, parlano sempre: dalle finestre, sui pianerottoli... per di più, i muri divisori tra gli appartamenti sembrano fatti di carta... »
Resto delusa da quelle parole e, un poco, anche ferita. Christian si è dato così tanto da fare con le altre... in pratica, con tutte quelle che non sono io; so bene che non uscirei mai con lui come vorrebbe, ma di certo la dimostrazione di un minimo interesse nei miei confronti non mi avrebbe fatto dispiacere.
« Ok, affare fatto », esclama la mia amica, allungando la mano che Scott prende immediatamente.
In silenzio, seguo Christian per accompagnarlo alla porta e, una volta sul pianerottolo, Scott lo supera e ci saluta a malapena prima di sparire su dalle scale; Maia rientra nell'appartamento con un'alzata di spalle e io mi giro da Christian per salutarlo. Quando mi volto, eccolo che mi sventola un biglietto da cento euro sulla punta del naso. Lo afferro e mi assicuro della cifra. « Eravamo rimasti per dieci euro all'ora, Chris. »
« Avevamo pattuito che ti avrei pagato alla fine di ogni settimana. Sono passati quattro giorni, quindi sono quaranta euro. Hai sessanta euro nel portafogli di resto, per caso? » domanda lui scettico.
« Adesso, no », rispondo pensando ai miseri sette euro che devo farmi bastare ancora fino a domani prima di prelevare.
« Ecco, appunto. Tienili come caparra per le prossime sei lezioni. »
Annuisco, in parte felice di sapere di avere altre sei occasioni certe per stare con lui. « Ok... allora, riprendiamo lunedì. »
Sta per andarsene con un cenno del capo, poi si ferma, si passa una mano tra i capelli di nuovo sciolti e si volta a guardare prima nell'appartamento, per capire se Maia è abbastanza distante; alla fine, punta i suoi occhi nei miei. « Stasera... scendi? » mormora a bassa voce.
Cerco di nascondere il sorriso mentre abbasso lo sguardo e porto un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Io e Christian ci siamo incontrati alla solita panchina tutte le sere dopo quella prima volta. « Può... può darsi. »
« Bene, ma stavolta la musica la porto io, ok? »
Un rapido bacio sulla guancia e Christian sparisce su dagli scalini saltandoli a due a due, diretto al suo appartamento. Finalmente, esalerebbe il mio piccolo cuore se potesse parlare, visto che ogni volta in cui sto con lui, pare costretto a lavorare a pieno regime.
Quando chiudo la porta con un sospiro sognante, trovo Maia esattamente dietro, le braccia conserte e il cipiglio sospettoso. « Dov'è che vi vedete voi due di preciso? »
« Stavi origliando, Casper? »
« Certo, te l'ho detto che quel tipo non mi piace e... beh, non mi va che ti ronzi intorno. Ecco tutto », ammette inciampando nelle parole.
Alzo gli occhi al cielo e vado a riordinare il tavolo, ma la mia amica mi resta alle calcagna. « Allora? Dove vi dovreste vedere? »
Non capisco il suo comportamento, soprattutto il tono infastidito che usa. « Andiamo soltanto qui fuori in giardino, sulla panchina vicina al ciliegio. Niente di che. »
« E che cosa fate tutto il tempo seduti sulla panchina? Non è che ci prova con te quello, vero? »
Sorrido all'idea. « Magari... ma no, non facciamo niente di che. Ascoltiamo musica e parliamo del più e del meno. »
Il suo sopracciglio destro si innalza per squadrarmi con scetticismo. « E io ci dovrei credere? »
« Certo! Ti sembra che un ragazzo come Christian possa interessarsi a una come me? »
« E perché non dovrebbe? »
Le volto le spalle. « Ma lo hai visto come è bello? Con quei capelli, le spalle larghe, le braccia muscolose con tutti quei tatuaggi... per non parlare degli occhi. Dio mio, è da infarto. Un sogno proibito, selvaggio, un... »
« Sara, secondo me esageri. Lui non è così bello come dici e tu non sei così brutta come ti dipingi sempre. »
« Tu sei mia amica, Casper; non mi diresti mai che sono brutta. »
La sento zampettare fino al tavolo e ci si siede sopra con un balzo per potermi guardare negli occhi; indossa le sue solite scarpe con la bandiera statunitense e una maglietta sporca di qualche sostanza non ben identificata: con tutta probabilità, macchie di tempera colorata di provenienza infantile. « Io sono sempre sincera con te e penso che tu... che tu sia molto bella, Sara. Lo penso davvero. Ok, non sei molto alta, e ok, non hai moltissimo seno e tante curve... però il tuo fisico è slanciato e tonico e pagherei per averlo, senza tutti questi rotolini che io invece non sopporto. I lineamenti del tuo viso sono armoniosi e non sai quanto io invidi la tua bocca carnosa e il colore ambrato della tua pelle; insomma, tu in estate puoi abbronzarti, mentre io resto una mozzarellina incolore anche se sto ore sotto al sole. E poi... il blu dei tuoi occhi è così intenso e penetrante... è rarissimo », dice inclinandosi verso di me e prendendomi il mento tra le dita per osservare i miei occhi con più attenzione, « e quando sei all'aperto, ma con la luce del sole nascosta dalle nuvole, allora sembra quasi che tendano a una sfumatura leggera di grigio e lilla. Sara, tu hai due occhi meravigliosi, davvero. Sei molto bella... »
È così vicina da lasciarmi confusa... Maia è sempre stata una ragazza gentile, soprattutto con me, ma non mi è mai sembrata così dolce e di tante parole smielate come in questo momento. « Ti... ti ringrazio », sono in evidente imbarazzo, così faccio un passo indietro per togliermi dalla sua presa. « Il fatto è che vorrei che anche Christian se ne accorgesse. »
Il suo sguardo si abbassa alle mie parole e annuisce, come se stesse pensando a qualcosa che non vuole condividere con me. « Lo spero per te... ma un giorno si accorgerà della bella persona che sei, ne sono certa. Deve solo imparare a guardare oltre alla punta del suo naso.
Vado un po' in camera, adesso. Sono stanca... »
La guardo con le sopracciglia aggrottate mentre va in camera sua. « Casper? Stai bene? »
Non si volta nemmeno e il suo tono pare sconsolato. « Benissimo... ci vediamo dopo per cena. »
E così dicendo sparisce nella sua stanza, lasciandomi confusa per il suo strano comportamento. Può essere che Christian non le vada così tanto a genio da essere preoccupata per me fino a questo punto?
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Spazio Dory:
e se gli indizi non li cogliete qui, io non so più che fare ahahahahaha e facciamoci due risate e ricordate che io sono felicemente sposata, quindi non provateci con me se no vi do il due di picche.
Non ho molto da dirvi in questo spazio oggi, strano ma vero. Vi ricordo solo due cose che alcuni di voi sapranno già:
- tra qualche giorno ritirerò Harry ti presento Sally per revisionarla, (credo inizio agosto) quindi se la state leggendo, affrettatevi!
- Ho pubblicato una nuova storia d'amore: Secretly. Ci tengo particolarmente perché sarà davvero diversa dalle altre e... beh, passate a leggere la trama e capirete. Potete inserirla in biblioteca e, se vi va, lasciatemi un parere sul prologo: spero possa sorprendervi ;-)
A presto!
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