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Capitolo 5: Il medaglione

SALAZAR

La notte copriva le nuvole candide, pesante, trascinava il suo velo su tutto il mondo magico. Mentre il tempo scandiva il battito del suo cuore, Salazar, scrutava ciò che lo circondava. La foresta proibita era buia, colma di pericoli e bestie. Anche il silenzio aveva un rumore lì. Strinse la bacchetta saldamente, quando la sentì scivolare via a causa della mano sudata. Ad ogni passo si sentiva sprofondare, come se un macigno invisibile tentasse di schiacciarlo. Qualcosa lo stava chiamando, un qualcosa che non conosceva ma che desiderava scoprire, lo desiderava con ogni fibra del suo corpo.

"Vieni da me" 

Le stesse parole continuavano a balenare nella mente dello stregone. La voce di quella creatura minacciava di farlo impazzire. Si costrinse ad andare avanti nonostante le gambe iniziassero a tremare. Più volte provò a tornare indietro, spinto dal rimorso per Tosca. Cosa avrebbe pensato di lui la giovane strega? Perchè nonostante lo odiasse, teneva alla ragazza più di quanto volesse ammattere.

Quel sibilo continuò a tenerlo prigioniero sotto il chiarore della luna. La vegetazione si face più fitta nei meandri della foresta. Guidato solo da quella voce, continuò a camminare. Alcuni rami graffiarono il suo viso scarno e scavato.  Sentì il sangue colare lungo lo zigomo destro, caldo e denso scivolò fino all'angolo delle labbra. Assaporò la sua stessa essenza.

Tutto intorno a lui restava in silenzio, forse la foresta si era fermata ad ascoltarlo, forse nessuno era uscito quella notte perchè il grande Salazar era lì. Non sapeva il motivo, ma tutti lo temevano. Al giovane mago poco importava della gente, ma a volte le persone lo  irritavano talmente tanto che doveva allontanarsi per non schiantarle a qualche muro. L'unica che continuava a vedere la parte buona di lui era Tosca. A volte avrebbe voluto che le ragazza la smettesse e che aprisse gli occhi, lui non era come loro.

Le tempie pulsavano. Sentì la gola secca ed ebbe l'impressione di soffocare, ma quando si accorse di essere ancora in piedi, continuò per la sua meta sconosciuta.

Il rumore dei passi rimbombava lungo tutto lo spazio sconfinato.

"Vieni da me"

"Sei vicino"

"Vieni"

"Salazar"

La voce si fece sempre più vicina, fino a quando non si ritrovò davanti ad un muro di pietra. La roccia era chiara quasi come le stelle che riempivano il cielo quella notte, crepe smorzavano l'armonia di quell'imponente parete rocciosa. Salazar fece scorrere le dita nodose lungo la vegetazione che avvolgeva il suo obbiettivo. La voce proveniva da lì.

"Vieni Salazar

Strappo alcune foglie e le getto sull'umido terriccio, impugnò la bacchetta e tutto d'un fiato disse:-Bombarda Maxima- La pietra si disintegrò davanti ai suoi occhi, la luce scaturita brillò attraverso le sue iridi scure. Il frastuono riempì il silenzio.

Quando ogni frammento ebbe toccato il suolo, Salazar si avvicinò a ciò che ormai restava della struttura. Il muro era crollato, lasciando alcuni pilastri in piedi. Un varco si era aperto, ancora più buio della notte e più silenzioso della morte, lo chiamava. Dalla sua bocca un sospiro si levò in cielo e deciso, si incammino verso quel luogo.

L'odore pungente pizzicò le narici del giovane. Alcune ragnatele pendevano dagli angoli del corridoio. Ad ogni passo, nella sua mente, nasceva l'ipotesi che quel posto fosse infinito  e, forse, una fine non l'aveva. I sassolini scivolavano sotto le suole dei suoi stivali. Il metallo della cintura sbatteva contro la pesante casacca verde smeraldo, le diverse cinghie brillavano alla luce emanata dalla bacchetta.

Con la fronte imperlata di sudore, l'odore acre della polvere lo fece indietreggiare. Più avanzava verso l'ignoto più le mura lo stringevano a tal punto che, presto, si ritrovò accartocciato su se stesso. I polmoni gli bruciavano e sentiva le orecchie fischiare. Avrebbe voluto urlare, ma l'eco che ne sarebbe fuoriuscito non avrebbe raggiunto nessun orecchio.

L'aria diventò pesante, afosa, quasi irrespirabile, come se veleno invisibile si annidasse dietro di lui. Sbottonò il primo bottone della casacca e quando sentì una leggera brezza baciargli la pelle, si costrinse a caminare. I capelli corvini danzavano con quell'aria così rinfrescante. Sapeva di essere vicino, lo sentiva dentro, come se appartenesse a quel luogo.

Le pareti ormai si stringevano attorno al suo corpo, si trascinava facendo leva sul muro che si poneva a pochi centimetri dal viso. Il suo stesso respiro gli rimbalzava addosso, togliendo ogni briciolo di determinazione che era rimasta. Rimase incastrato ad un ramo che sbucava da una delle tante crepe, la manica della maglia in cotone non dava segno d'arresa, perciò con colpo secco strappò quasi metà dell'indumento.

I brandelli di stoffa rimasti ricadevano lungo la cintura in cuoio, lasciando metà del corpo scoperto. La forza applicata poco prima lo fece cadere in avanti, L'impatto con il suolo gli fece perdere la vista per pochi secondi. Il dolore si propagò lungo tutta la spina dorsale attraversandogli le ossa.
Si rimise subito in piedi scrollandosi di dosso il terriccio.

A pochi passi dal grande stregone, delle scale giacevano nell'oscurità. Portavano verso il buio di quel luogo, ma sapeva che era lì che doveva andare.

"Salazar"
"Salazar"
"Salazar"

Scese le scale lentamente e, passo dopo passo, si ritrovò in fondo. Una maestosa porta in pietra fronteggiava lo stregone che si lasciò contemplare da quella bellezza. Le decorazioni coprivano il nero opaco che la rivestiva, i battiporta possedevano una testa di serpente con fauci spalancate. Al posto degli occhi vi erano dei rubini e le zanne bianche spiccavano nell'oscurità. Lasciò scivolare i polpastrelli lungo la superficie liscia di quelle sculture, gelide provocavano brividi lungo tutto il corpo. La porta era talmente alta che non si riusciva a scorgere la fine.
"Sei degno?" Chiese quella voce.
-Sono degno-
Le parole riecheggiarono tra le sue corde vocali, ma quando lasciarono le sue labbra si sentirono suoni confusi, un misto di sibili incomprensibili a chiunque non fosse rettilofono.

All'udir di quelle parole, la porta si spalancò ed una folata di vento lo colpì in pieno viso. Il sibilo della creatura aumentò e dovette portare le mani alle orecchie per provare a non sentire più niente.

Ma era tutto dentro la sua testa.

Entrò nella stanza e le torce attaccate alle pareti si accesero. Le fiamme si levarono in alto, verso la luna e parvero danzare insieme a quella oscurità che non provocava più paura. Le sfumature rossastre riempirono metà della stanza, mentre lo spazio che rimaneva restava avvolto nelle tenebre.
-Nox- sussurrò Salazar.
"Salazar"
"Salazar"
"Salazar"
"Salazar"
Al centro della stanza vi era un altare in pietra dove vi era posato un piccolo oggetto che non riusciva a scorgere bene.
"Salazar"
"Salazar"
"Salazar"
"Salazar"
Si avvicinò e lo vide.
La voce si acquietò e il silenzio tornò a regnare nella mente del mago.
Un medaglione in oro massiccio con una S serpentina tempestata di rubini sul davanti, catturò il suo sguardo. Sentì una strana sensazione montargli in petto, il cuore batteva talmente veloce che pensò stesse per uscirgli dal petto. Quando allungò la mano, spinto da desiderio di sfiorare l'oggetto, sentì un sibilo vicino all'orecchio e, come per istinto, chiuse velocemente gli occhi. Sentì un dolore lancinante perforargli la spalla, la testa parve spaccarsi a metà . Sentì due zanne perforargli la carne. Il suono della pelle che veniva lacerata lo fece sprofondare in un oblio senza ritorno. Cadde a terra accompagnato da un tonfo sordo.
Il bruciore era talmente forte che la pelle sembrava sciogliersi sotto tutto quel finto calore. Percepì quella creatura, sentì il basilisco strisciare a pochi metri da lui.
Nella sua mente balenò l'idea che fosse morto, ma quando si accorse di stare ancora respirando si lasciò cullare dal dolore e cadde in un sonno profondo.


SPAZIO AUTRICE

Eccomi risorta dalla ceneri! Vi ho fatto aspettare fin troppo per questo capitolo, quindi spero vi piaccia. Come sempre lasciate tanti commenti e stellinate il capitolo U.U
Comunque se avete voglia d'esser buoni e caritatevoli oggi, passate a leggere le mie altre storie. (Le scrivo qui sotto) Mi farebbe piacere! Detto questo, ci si vede al prossimo capitolo.

-Infected: Contamination
-The Fallen Angel

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