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9. Past

A volte i ricordi diventano il presente e

il presente svanisce come un ricordo lontano.

-Massimo Valerio Manfredi

𝓘𝓻𝓲𝓼🥀


Ero in cortile a parlare con Sarah di come stavano andando i giorni qui a Glenbrooke, quando un gruppetto di ragazze, si avvicinò a noi. C'erano due ragazze bionde con i capelli lunghi, la faccia piena di trucco che indossavano vestiti molto attillati che rimettevano in risalto le loro forme e una, che sembrava invece essere quella che comandava, con i capelli castani scuri, ondulati e occhi verdi.

«Ma ciao sciacquetta, hai influenzato un'altra vittima?» Parlò una delle due ragazze bionde, con gli occhi marroni

«Evelyn per favore non iniziate a rompere i coglioni» rispose la mia amica mentre io le guardavo con disprezzo

«Oh che linguaggio scurrile stellina» si intromise la ragazza castana

«Iris vieni andiamo, lasciamo stare queste qua» disse Sarah prendendomi per un braccio ma la ragazza continuò a parlare

«No no, voi non andate da nessuna parte, chi è lei?» anche se sapevo che era meglio andarmene, in quel momento volevo proteggere Sarah quindi mi fermai, mi scansai dalla presa della mia amica e inizia a parlare

«Sono Iris Snow, se hai problemi con la mia amica puoi anche andare via insieme alle tue amichette» 

«Ma chi pensi di essere ragazzina? Farai meglio a lasciarci in pace.» disse e se ne andò. In quel momento non avevo intenzione di discutere quindi lasciai perdere. 

«Chi erano quelle?» chiesi subito a Sarah, una volta entrate in classe

«Le bulle della scuola, che vanno dietro a qualsiasi ragazzo che respiri. Si chiamano Evelyn, Sophie e Margareth. Apprezzo molto il tuo aiuto e infatti ti ringrazio molto ma non serve metterti a discutere con loro.» mi rispose Sarah ma io non ascoltai l'ultima parte perché la mia attenzione era stata catturata dal nome Margareth. 

«Non si devono permettere di parlare così. E poi...Margareth chi era delle tre? Perché mi sembra di averlo già sentito questo nome» le chiesi, essendo molto vaga

«È quella con i capelli castani e ondulati, è la comandante del gruppetto nonché la sorella di Brian quindi sono anche costretta a non cedere all'istinto di picchiarla» rimasi un attimo ferma. Era quella la famosa Margareth? Quella con cui io dovevo fare amicizia? No, non ci pensavo proprio. Avrei detto a Jacob e Tom che non avrei fatto amicizia con una come lei.

«Ehy Iris, ci sei?» Le mie domande vennero interrotte da Sarah che probabilmente aveva continuato a dire qualcosa che io non avevo sentito

«Si si scusa, stavo un attimo pensando» le risposi e lei, anche se incuriosita, lasciò perdere e si mise seduta nel suo banco.


***


All'uscita di scuola, vidi Jacob quindi decisi di parlargli di Margareth 

«Emh, ciao. Posso parlarti un attimo?» Gli chiesi mentre lui mi iniziò a fissare come se fossi un alieno. Stranamente era da solo quindi avevo più sicurezza.

«Mi devo preoccupare sirenetta?» finalmente rispose, avvicinandosi, forse anche troppo, costringendomi ad indietreggiare 

«No però se magari andiamo da un'altra parte, più isolata è meglio. Riguarda il piano» dissi e subito si diresse vicino ad un albero, lontano da tutti e mi guardò serio

«Cosa c'è?» 

«Ho incontrato Margareth e non posso provare a fare amicizia con lei.» 

«mhh e perché?»

«Perché ha insultato la mia amica e non ho intenzione di avere rapporti con persone così» 

«Immaginavo. Però sai che facendo così rovini tutto vero? Lo sapevo che eri inutile» disse diventando nervoso.

«Non sono brava a fingere di essere gentile con qualcuno. Forse te sì ma io no e quindi non posso. Se posso fare qualcos'altro, sempre nei limiti della legge, vi aiuto sennò me ne vado» alzai il tono della voce ma subito dopo me ne pentii

«Ok allora vattene ragazzina del cazzo. Io non ti ho mai voluto in tutto questo, è Tom a volerti.» 

«Va bene, spero che riuscirai a trovare quello che cerchi» gli risposi e me ne andai. 

Era veramente un idiota.


«Ehy ciao Iris» Sentii una voce venire verso di me mentre stavo per entrare in casa così mi girai e vidi la signora Lola che stava strappando le erbacce dal giardino.

«Salve signora Lola, come va?» Provai a sembrare serena anche se ero arrabbiata con suo figlio.

«Bene bene te? Da come sei arrivata a casa sembri arrabbiata, tutto ok?» come aveva fatto a capirlo? 

«No nulla nulla, i soliti ragazzi idioti a scuola» risposi in modo molto vago, sperando che non capisse che si trattava di suo figlio.

«Oh mi ricordo bene quei tempi. Ogni giorno dovevo litigare con qualcuno e tornavo a casa sempre arrabbiata o nervosa» mi rispose

«già» abbassai lo sguardo

«Ma da quello che capisco, questo ragazzo idiota è qualcuno a cui tieni, vero?» ma cosa stava dicendo? Io non tenevo a Jacob, lo vedevo solo come un ragazzo con mille problemi che avrei voluto aiutare però.

«Emh no? Perché questa domanda?»

«Sembri pentita. Da giovane ho fatto un corso di linguaggio del corpo per capire come si sentissero effettivamente le persone e con Jacob mi ha aiutato molto» 

«Oh sembra interessante, ma perché con Jacob l'ha aiutata molto?» Provai a deviare il discorso da me a Jacob perché non volevo ammettere che, si, ero pentita perché così non avrei potuto scoprire niente.

«Beh...Jacob è stato sempre un bambino e ragazzo molto silenzioso, che preferisce sfogarsi da solo e ogni tanto esagera. Quindi avevo bisogno in qualche modo di capirlo quando è arrivato» disse ma si mise la mano davanti alla bocca sull'ultima frase.

«Arrivato?» chiesi subito

«Si...però non spetta a me dirti queste cose. Lo farà Jacob quando si sentirà pronto.» Sembrava molto triste e ferita

«Il problema è che Jacob non parla con me.» 

«Lo so, ma fidati che prima o poi lo farà. Te sei speciale ragazza.» speciale. Come mi chiamava papà.

«La ringrazio signora» la abbracciai ed entrai in casa.

«Mamma sono arrivata» dissi appena entrata in casa perché sapevo che quel giorno, avrebbe lavorato solo la mattina

«Oh ciao tesoro, hai un ospite che vuole parlare con te. Io vi preparo un thè caldo» mi rispose mentre io ero molto confusa. Mi tolsi il giubbotto e andai verso il salotto dove era seduto...Tom?! Cosa ci faceva lì?

«Emh ciao?» iniziai io sedendomi di fronte a lui

«Ciao Iris, non sono uno stalker, te lo assicuro. Volevo solo parlarti del piano quindi se non ti dispiace, possiamo uscire fuori?» mi disse Tom tutto d'un fiato assicurandosi che mia mamma fosse abbastanza lontano da non sentirci 

«Va bene ma aspettiamo prima che mia mamma faccia i thè e poi andiamo. Ma una domanda, come hai fatto a sapere dove abito?» gli chiesi e lui si mise a ridacchiare 

«Beh, so che sei la vicina di Jacob e sapendo dove abita Jacob ho fatto 2+2 ed eccomi qua»

«Astuto» gli risposi in modo ironico 


«Ecco qua i due thè, ragazzi, io sono al piano di sopra per lavare i vestiti» disse mia mamma appoggiando le due tazze sul tavolino davanti a noi.

«La ringrazio molto signora» Tom la ringraziò e mia mamma gli rivolse un sorriso e subito dopo guardò me come per dirmi "dopo devi raccontarmi tutto signorina" ma io la lasciai perdere e tornai con lo sguardo sul ragazzo castano che aveva già finito il thè.

«L'hai già finito?» gli chiesi incredula 

«Si, era buonissimo ma ti ricordo che noi dobbiamo parlare fuori quindi sbrigati»

«Alla faccia dello sbrigarsi, ti sei bevuto una tazza di thè a 50 °C circa in 5 secondi» lo presi in giro mentre lui mi squadrò 

«Sei simpatica ragazza. Capisco perché piaci a Jacob» per poco non sputavo il thè addosso a Tom

«Cosa?» Gli domandai mentre iniziò di nuovo a ridere

«Non in quel senso, almeno per adesso. Dico solo che con te si comporta in modo diverso da come fa con tutti» 

«E come si comporta con me? No perché io vedo solo uno stronzo quando parla con me»

«È il suo modo di parlare. È cresciuto sentendo e vedendo cose che un bambino non dovrebbe mai sentire o vedere e questo ha cambiato il suo modo di essere ma ti assicuro che con te sembra che sia indeciso sul da farsi. L'altro giorno ha cercato di non farti vedere da me per cercare di proteggerti, ti permette di stargli vicino ogni tanto e questi comportamenti non li ha con tutti» disse Tom mentre nel mio stomaco si svegliò qualcosa.

«Tom, oggi parlate tutti di cose orribili che riguardano il passato di Jacob ma nessuno mi dice quali sono nello specifico. Perché?» iniziai a diventare nervosa.

«Perché spetta a Jacob dirti le cose. Ci tiene molto a non rivelare il suo passato agli altri se prima non si fida» Tom diventò all'improvviso serio così io smisi di parlare finendo il mio thè

«Adesso andiamo fuori, dai» riprese a parlare alzandosi dalla poltrona dove era stato fino ad adesso e io lo seguii fuori dopo aver preso i giubbotti.


«Senti Tom...io ho detto a Jacob che non posso portare avanti il pian-» iniziai a parlare ma Tom mi interruppe subito

«So già tutto ed è per questo che sono qui. Immaginavo che con Margareth non saresti andata d'accordo ma volevo comunque tentare e ci ho pensato molto arrivando alla conclusione che forse è meglio ascoltare Jacob. Tu vuoi sapere troppo e subito mentre noi abbiamo i nostri tempi» disse mentre da dietro lo stava raggiungendo Jacob con un cipiglio curioso

«Va bene, forse vedete me come la ragazzina che vive una vita perfetta, che ogni giorno sorride e scherza con tutti ma la mia vita non è nulla di tutto questo e so cosa significa soffrire quindi vorrei solo evitare che gli altri lo facciano. So che posso sembrare impicciona ma il mio scopo è aiutare.» dissi mentre Tom e Jacob mi guardavano seri senza dire nulla 

«Non so cosa tu abbia passato, Jacob, o tu, Tom, ma qualunque cosa sia io non sono la persona che vi giudicherà perché so perfettamente che il passato determina come una persona diventa» continuai 

«Che ne dici di aiutarci a prendere i documenti? E si, dovrai fare qualcosa di leggermente illegale» Tom parlò per primo mentre Jacob si limitò a guardare. Non sapevo cosa gli avesse fatto cambiare idea ma fui molto contenta di avere un'altra possibilità.

«Intendi che dobbiamo entrare in una casa di nascosto?» 

«No, abbiamo scoperto che esiste un secondo ufficio molto nascosto e quasi abbandonato in cui non ci va mai quindi potrebbero essere lì» rispose Tom

«Va bene, quando?» dissi con una sicurezza che non mi aspettavo 

«Stasera, alle 21» solo adesso si intromise Jacob e la sua voce baritonale mi fece rabbrividire.

«Ok, ma ci incontriamo qui?» chiesi mentre tutta la mia sicurezza di prima sparì.

«Si, andiamo con la mia macchina» rispose Jacob e io sorrisi completamente a caso.

Non avevo commentato su quello che avevo detto riguardo al mio passato ma speravo che avessero capito che di me potevano fidarsi.


***


Erano quasi le 21, quindi mi misi il giubbotto e uscii salutando mia mamma. Le avevo detto che sarei andata a casa di Sarah ma ovviamente era una bugia.

Appena misi piede nel cortile vidi Jacob che teneva in mano una sigaretta, appoggiato a una Maserati nera. 

Aveva i capelli tutti scompigliati e alcuni ciuffi gli cadevano sulla fronte mentre il suo corpo era fasciato da un giubbotto nero, con delle strisce bianche ai lati delle maniche e dei pantaloni grigi scuri. I miei occhi però si fermarono per qualche istante sulla mano che reggeva la sigaretta. Era piena di vene e nell'indice portava un anello di metallo nero.

«Hai finito di farmi la radiografia?» mi portò di nuovo sulla terra ferma con la sua solita sfacciataggine

«Stavo solo guardando la macchina» mentii spudoratamente e nel viso di Jacob apparse un sorrisetto

«si certo come no, non avrai neanche notato che ha delle sfumature rosse» disse e subito guardai la macchina per vedere se era vero. E si aveva delle sfumature rosse sul retro

«Che ragazzina» continuò a dire dopo aver finito la sigaretta

«Mettiti in macchina se non vuoi congelare" mi ordinò indicando il sedile posteriore e subito entrai perché, effettivamente era molto freddo. 

«Tom?» Dissi appena entrata in macchina ed essermi assicurata che eravamo solo noi due.

«Adesso lo andiamo a prendere. Sai, secondo alcuni calcoli, essendo la mia vicina, dovrei prendere prima te» rispose e io rimasi zitta ad osservare il suo profilo perfetto.

Dopo aver preso Tom, ci dirigemmo verso il famoso ufficio e dopo tre quarti d'ora di macchina finalmente arrivammo. Era molto piccolo e sperduto in mezzo ad alcuni alberi spogli, in lontananza si vedevano le luci accese di alcune case e un chiosco.

«È questo.» disse Tom appena scesi dalla macchina.

«Hai guardato se ci sono telecamere?» Gli chiese Jacob mentre si strofinava le mani sulle gambe probabilmente per il freddo.

«si e in teoria ce n'è una ma non funzionante da qualche mese. Per essere sicuri però ci conviene entrare da dietro.» 

«ok, io entro e voi due rimanete fuori a fare da guardia, se vedete qualcuno fate rumore» disse Jacob 

«Jacob, non sarebbe meglio che entrasse anche lei? Due sono meglio di uno e ci potreste mettere di meno. Io resterò qui a controllare» si intromise Tom alternando lo sguardo tra me e quello del suo amico che invece stava fissando solo me

«Va bene, vieni e segui me» dopo alcuni secondi, Jacob rispose ed entrammo. 

Appena varcammo la porta sul retro un odore disgustoso ci accolse. Sembrava un odore di umidità ma Jacob omise questo dettaglio e continuò ad avanzare  cauto verso un mobile con tre cassetti. Il pavimento era pieno di fogli sparsi così  prima di fare qualche movimento si guardò in giro per guardare se effettivamente c'era la telecamera e se fosse attiva ma da come continuò ad aprire i cassetti, intuii che fosse spenta.

«Come dovrebbero essere questi documenti?» gli chiesi a bassa voce 

«Non ti importa, appena vedi dei fogli portali a me. Intanto guarda in quei due cassetti in basso» mi rispose indicando altri due cassetti sotto la scrivania dietro di noi.

Guardai con attenzione tutto e nel fondo del secondo cassetto vidi una cartella gialla con dei fogli all'interno quindi decisi di prenderla, richiedendo il cassetto pieno di spillatrici, timbri e penne.

«Ho trovato questa» dissi ponendo la cartella a Jacob che la afferrò subito osservando con cautela e attenzione.

«Questo è un archivio. Non c'era più niente lì dentro?» mi chiese

«No, solo penne e timbri»

«Mh ok, continua a cercare.» Disse tornando a rovistare in un cassetto mentre io mi diressi verso una vetrina con dei raccoglitori 

Li controllai tutti senza però trovare niente che ci poteva essere utile, poi però, quando me ne stavo per andare notai che sotto la vetrina c'era un altro raccoglitore più piccolo quindi mi chinai a prenderlo e lo aprii.

C'era una foto di una villa non molto grande e di due persone. Una signora e un signore, probabilmente il marito e sotto di essa i rispettivi nomi.

Michael Hide e Christine Word

Anche se la curiosità mi stava divorando, non sfogliai le pagine ma andai verso Jacob per faglielo vedere.

«Ho trovato questo sotto la vetrina. Sembrava essere caduto e forse ci può essere utile» dissi mentre Jacob rimase immobile come se fosse stato sparato in pieno stomaco con il raccoglitore aperto nella prima pagina.

«Ehy, tutto ok?» provai a cercare di capire cosa fosse successo ma all'improvviso un rumore di catene ci spaventò. Probabilmente era Tom che ci avvisava che era arrivato il momento di uscire quindi ci diressimo subito fuori dalla stessa porta da cui eravamo entrati senza prima assicurarci di aver lasciato tutto com'era prima.


«Oi ragazzi, vi ho chiamato perché ho visto quella macchina in lontananza e mi è sembrata sospetta. Venite che ci nascondiamo qui» disse Tom portandoci dietro una roccia abbastanza grande da coprirci. 

«Jake, tutto ok?» Gli chiese il suo migliore amico vedendolo assente completamente, infatti da quando gli avevo dato quel raccoglitore non aveva più parlato.

Neanche questa volta rispose, continuando a fissare le due foto.

«Li conosci?» Provai a chiedergli io con un tono calmo e rassicurante ma Jacob ormai non era più con noi.

«Nulla, era un falso allarme la macchina, è passata dritta» disse Tom che stava controllando la situazione

«Andiamo» fu l'unica cosa che disse Jacob mentre si dirigeva verso la sua macchina.

Nessuno fiatava in macchina, tanto meno Jacob che stava guidando più veloce del solito.

«Potresti andare più piano?? Che cazzo ti è successo?» disse Tom, spezzando quel silenzio che si era creato ma Jacob non aveva intenzione di ascoltarlo e continuò ad accelerare.

Arrivammo davanti casa di Tom sani e salvi, per fortuna, ma Tom non aveva intenzione di entrare. Voleva capire cosa aveva il suo migliore amico così come lo volevo capire io.

«Allora? Che cosa c'è in questo maledetto raccoglitore?» si mise davanti a Jacob intento a prendergli il raccoglitore dalle mani, che ovviamente non gli permise

«Entra in casa prima che finisca male Tom» rispose Jacob con una voce che mi provocò brividi di paura su tutto il corpo

«Va bene. Io adesso vado via ma domani non mi scappi. E vedi di trattare bene Iris» Finì di dire Tom prima di dirigersi in casa salutandomi. Probabilmente sapeva che in questi casi era meglio lasciare stare Jacob quindi feci così anche io.

A me invece toccava un altro pezzo di strada con quello spericolato quindi, in silenzio, ci rimettemmo in macchina.

«Zitta ed entra in quella cazzo di casa» mi disse Jacob appena scendemmo dalla macchina

«Parla almeno con il tuo migliore amico. So che con me non lo farai mai ma almeno con lui, lo devi fare. Buonanotte Jacob» dissi soltanto questo e mi diressi verso il vialetto che portava a casa mia

«Buonanotte ragazzina» non mi aspettavo una sua risposta infatti sorrisi inconsciamente.


🦋🌹

Angolo autrice

Capitolo 9 pronto per voi!

Le investigazioni stanno andando avanti insieme ai fantastici 3 e piano piano si stanno scoprendo alcuni pezzi :) 

Per chi fosse curioso di sapere come è fatto l'ufficio di cui si parla, c'è la foto all'inizio, fatta da me con AI. 

Ci vediamo al prossimo capitolo, byeeee ❤

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