23. Knives on the skin
Ci sono pugnali in certi sorrisi
-William Shakespeare
𝓘𝓻𝓲𝓼🥀
Mi svegliai cautamente, pronta per il nuovo giorno ma sentii una presenza vicino a me e una mano sul mio fianco.
Mi stropicciai gli occhi e sussultai appena capii la situazione e mi ricordai tutto.
La sera precedente non riuscivo a dormire quindi andai in cucina a bere un bicchiere d'acqua ma Jacob era sveglio e mi invitò a sedersi vicino a lui sul divano.
Avevo dormito abbracciata a Jacob.
E adesso lui aveva una sua mano sul mio fianco.
Iniziai a sentire caldo e mi persi a guardarlo, aveva i capelli ribelli che gli ricadevano sulla fronte e un viso angelico che cercava di nascondere in tutti i modi. Guardai il suo naso perfetto e poi mi bloccai sulle labbra leggermente socchiuse. Mi mancavano già.
«Jacob, svegliati» sussurrai toccandolo con la mano sulla spalla
«Mhh» mugolò e si girò bruscamente dall'altro lato rischiando di farmi cadere
«Jacob» alzai leggermente la voce e finalmente aprì gli occhi.
Si stiracchiò mettendo in mostra tutti i suoi muscoli e mi guardò confuso
«Buongiorno.» dissi
«Cazzo!» imprecò con la voce ancora addormentata e altamente sexy alzandosi immediatamente dal divano. Anche io mi alzai pronta per andare a casa a prendermi l'ennesimo cazziatone di mia madre.
«Come ci sei arrivata te qua?» si strofinò gli occhi ancora assonnati mentre io mi ero persa nei suoi capelli tutti arruffati. Le raccontai il motivo e sorrise.
«Ti ho fatto qualcosa?» chiese quasi impaurito e rimasi stupita
«No tranquillo e poi non te lo avrei lasciato fare.» andai verso il bancone della cucina a prendermi una tazza di latte che Jacob stava gentilmente versando e successivamente iniziai a berlo.
«Non ne sarei così sicuro, sirenetta.» disse rubandomi la tazza dalle mani facendo dei piccoli sorsi proprio nel punto di contatto delle mie labbra sul contenitore
«Cosa stai facendo?» mi guardò per tutto il tempo
«Se non posso baciarti, devo trovare un modo per sentire le tue labbra e il tuo sapore.» posò l'oggetto sul bancone mentre io stavo diventando un pomodoro, deglutii e lui ridacchiò
«Non era nel senso volgare, ragazzina.» ci guardammo per un tempo indefinito fino a quando non sentimmo dei passi provenienti dalle scale
«È stata la notte peggiore della mia vita. Come fa Tom a dormire con la sveglia e l'orologio a cucù che ogni secondo scoccano? Neanche da mia nonna ci sono più queste cose.» Grace sbadigliò avvicinandosi a noi
«Lascia perdere, ogni tanto vorrei rompergli quel cucù in testa.» rispose il moro «Ti do una mano se vuoi.» affermò distratta «Uhh il latte, c'è una tazza anche per me vero?» continuò «In teoria no, Tom ha definito una tazza per ognuno e tu ancora non ne hai una.» ribattè Jacob e quando Grace fece per parlare venne interrotta da una voce bassa e assonnata
«Qualcuno mi ha chiamato? Non riuscite a stare un secondo senza di me? Vi voglio bene anche io, amici ma un po' di privacy ci vuole nella vita.» a differenza di Jacob che dormì in maglietta, Tom aveva la camicia aperta mettendo in mostra i suoi addominali
«Un po' meno, fenicottero, comunque posso una tazza?» parlò Grace che stranamente aveva cambiato espressione e fissava Tom negli occhi, mi stupii del modo con cui l'aveva chiamato ma lasciai perdere
«Mhhh, dipende da che tazze sono libere.» disse andando verso lo scaffale con tutte le tazze che mi ero scordata, rappresentavano ognuna un personaggio Disney diverso. Io avevo quella della sirenetta, scelta sotto costrizione di Jacob e Tom, Jacob aveva quella di Eric per l'aspetto e Tom di Flynn.
«Che ne dici del gobbo di Notre Dame?» chiese
«No no, quella tienila in caso la tua si rompesse. Ti assomiglia molto.» ribattè la castana mentre io e Jacob finivamo di fare colazione
«Vabbè, scegline una basta che mi lasci fare colazione.» disse sedendosi vicino a Jacob.
Passammo alcuni minuti a chiacchierare e finire il primo pasto della giornata prima di iniziare la giornata
Alla fine Grace aveva scelto la tazza di bambi e rimasi confusa riguardo lo sguardo che aveva avuto con Tom.
«Allora ci vediamo dopo?» chiese quest'ultimo già in piedi davanti alla porta «Si ma tutti a casa di Iris.» l'affermazione di Jacob mi spiazzò «Devi cercare di far uscire tua madre, dobbiamo cercare quella foto.» nessuno di noi parlò ma le nostre espressioni valevano più di qualunque altra parola
«Un compito facile direi.» affermai ironica
«Ti avrà chiamato in tutte queste ore no?» mi domandò e presi il telefono per controllare.
«Allora?» stavolta ad essere curiosa fu Grace
«Mi ha lasciato solo un messaggio stranamente.» rimasi con il telefono in mano incredula e aprii la notifica
«Ciao tesoro, ho visto che dormivi quindi non ti ho voluto svegliare. Io devo uscire per un problema di lavoro, quando riesci scrivimi ok? Dovrei tornare domani sera, dormo da una mia collega. Non fare danni e non metterti nei casini.» lessi ad alta voce il messaggio e ne rimasi abbastanza confusa
«In che senso dormivi? Non eri appena scappata dalla finestra?» intervenne Tom che sembrava quello più confuso di tutti
«Emh...potrebbe essere merito mio.» Grace fece un passo avanti e la fissai in attesa che continuasse «Prima di uscire, ho messo dei vestiti sotto il piumone per far finta che stavi dormendo.» alla sua affermazioni rimasi senza parole
«Certo che te devi avere qualche problema veramente eh» disse Jacob mentre io ero indecisa se strozzarla adesso o dopo
«Però guardiamo il lato positivo, la casa è vuota e abbiamo tutto un pomeriggio per frugare!» affermò felice la mia migliore amica
«Ha ragione, è a nostro vantaggio questa cosa. Adesso andiamo a scuola e dopo a casa di Iris.» fu l'ultima frase della nostra conversazione perché tutti annuirono e piano piano uscirono dalla casa per andare verso la scuola, stranamente anche Jacob che aveva deciso di provare a non essere rimandato o, nel peggiore dei modi, bocciato.
Ovviamente scrissi a mia madre per dirle che era tutto ok e di non preoccuparsi anche se mi sembrava strano che lei stesse fuori per così tanto tempo per lavoro.
🪽
«Non possiamo Margareth! Lo capisci o no? Sarebbe troppo pericoloso, solo nostro padre può.» io e Jacob salutammo Grace e venimmo distratti dai fratelli Perry discutere dietro un muretto.
«Non fiatare.» mi ordinò il moro una volta messi in una posizione sicura per ascoltare la conversazione fino al suono della campanella.
«Perché no? Papà rischia troppo e poi gli Hide hanno rovinato la vita anche a noi o te lo sei dimenticato?» deglutii e guardai Jacob che era concentrato fin troppo
«Avevamo già un compito e l'abbiamo portato a termine, adesso sono svantaggiati e va bene così.» rispose il fratello
«Non è vero. Lo sai che Jacob oserebbe fino all'ultimo per sapere la verità e non va bene per niente che ci sia anche quella ragazzina del cazzo, lei non era prevista, suo padre sap...» fummo interrotti dalla campanella e anche loro decisero di entrare quindi dopo esserci scambiati uno sguardo d'intesa ci fermammo davanti agli armadietti del piano terra.
«Lo vedi che dovevo ucciderlo quando ne ho avuto l'occasione? Se non fosse stato per Sarah, l'avrei distrutto.» disse
«In che rapporti sei con Sarah?» iniziai ad agitarmi perché avevo paura della risposta
«Gelosa, Snow?» mi sorrise, da quando mi chiamava per cognome?
«Rispondi che sennò arrivo in ritardo.» incrociai le braccia al petto
«Siamo solo amici, mi ha aiutato molto in un periodo difficile e ci conosciamo da quando lei aveva quattro anni e io cinque.» sembrò spontaneo e sincero e mi chiesi il motivo della descrizione che mi aveva fatto Sarah i primi giorni dal mio arrivo, aveva descritto Jacob come un mostro quasi.
«Secondo te di cosa parlavano? Qual è il compito che hanno portato a termine?»
«Non ne sono convinto ma penso intendano l'episodio del rapimento.» affermò
«Ma oddio! Ragazzi di 18 anni che rapiscono persone?!» alzai la voce
«Non immagini quanto sia crudele il mondo, sirenetta.» mi portò una mano sulla guancia e mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio «Continuiamo a parlare dopo, adesso vai, non vorrai mica arrivare in ritardo.» ci stavano guardando tutti ma li ignorai e stessa cosa fece Jacob perché mi accarezzò nuovamente la guancia e mi salutò. Nel corridoio iniziarono a sentirsi dei sussurri delle ragazze che si erano fatte tutta la scuola ma continuai a camminare decisa verso la mia classe.
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«Sei solo una puttana. Jacob non ti vuole veramente, ti sta solo usando ma tu sei troppo una bambina per capirlo.» una ragazza mora mi aveva circondato con le sue amichette nel corridoio durante l'intervallo e cercai di andarmene senza dire nulla ma quest'ultima mi spinse facendomi sbattere contro l'armadietto
«Ma come ti permetti! È la mia vita e decido io cosa fare e adesso lasciami andare.» gli animi si stavano scaldando e la nostra discussione stava diventando uno spettacolo perché in pochi minuti si era creata la calca di studenti impiccioni
«Tu non vai da nessuna parte, ti osservo dal primo giorno che hai messo piede in questa scuola e hai ammaliato tutti i ragazzi solo per il tuo culo che sembra una frittella.» avanzò lentamente verso di me e cercavo di trattenere le lacrime per non farmi vedere debole
«Non è colpa mia se al primo cambio, ti lasciano indietro.» risposi senza balbettare
«Ma chi cazzo ti credi di essere?! Sei solo culo e tette per i ragazzi, non sanno neanche come ti chiami e Jacob fa parte della stessa categoria quindi ti conviene lasciar perdere» mi spinse di nuovo e dovetti deglutire e incassare come ero abituata a fare da sempre
«Non parli? Cos'è successo? Stai per piangere?» mi urlò a un passo dalla faccia e stavo per cedere e sfogarmi davanti a tutti
«Hai finito? Posso andare?» ribattei
«Sei solo una puttana» senza che me ne accorgessi mi tirò uno schiaffo e tra le risate intravidi Margareth che annuiva alla ragazza che mi aveva appena picchiato. Bastarda.
Solo dopo arrivò la bidella a porre fine a quel casino mentre io avevo gli occhi lucidi.
«Signorina, è sua quella collana?» la signora mi indicò un punto ai miei piedi e appena individuai l'oggetto il mondo mi crollò addosso.
La collana di papà si era rotta.
La presi in mano e scoppiai a piangere in ginocchio in mezzo al corridoio, non mi importava quello che pensava la gente, non mi importava se pensavano che ero ancora una bambina, in quel momento mi importava che l'unica cosa che mi teneva in contatto con la persona più importante della mia vita era andata in frantumi.
«Che cazzo è successo?!» sentii la voce di Jacob ansimante correre verso di me e buttare a terra le stampelle ma non ebbi la forza di alzare la testa per guardarlo, avevo la vista sfuocata
«Lendy cosa è successo?» si avvicinò a me e si rivolse alla bidella che era mortificata
«Jessy, lei le ha dato uno schiaffo ma non ho capito perchè. Tesoro, se posso fare qualcosa per te, dimmi pure.» non risposi ma sentii il profumo di Jacob farsi più vicino segno che si era accovacciato
«Cazzo la ammazzo, giuro che non arriva viva a stasera.» sbraitò appena vide l'oggetto che tenevo nelle mani
«No...» riuscii a dire con la voce tremolante
«Si Iris, si cazzo. È solo una puttana di prima categoria e non aveva nessun diritto di farti questo.» si passò una mano sulla faccia
«È stata Margareth a dirle di farlo.» dissi alzando lo sguardo su di lui che mi guardava dolorante per la gamba che non era posizionata nei migliori dei modi
«Ancora peggio, doppio omicidio.» si sedette e prese la collana tra le mani
«In qualche modo la riavrai come prima, te lo prometto Iris, fosse l'ultima cosa che faccio nella mia miserabile vita.» mi guardò e io guardai lui, le lacrime cessarono di uscire e mi sentii protetta, per la prima volta ero veramente sollevata. Gli sorrisi leggermente e gli pronunciai un debole «Grazie».
Jacob si alzò per prima, rimase in piedi con l'aiuto delle stampelle e mi porse la mano.
«Grazie Lendy.» disse Jacob alla signora che ci guardava con occhi sognanti «Di nulla Jacob, sono sempre qui.» sorrise e si mise una mano sul cuore. Da quel po' che sapevo, lei era la bidella più gentile della scuola e l'unica che amasse veramente il suo lavoro insieme ai ragazzi.
«Vuoi andare a casa?» mi domandò il moro di fianco a me mentre stavamo andando verso il cortile principale
«No grazie, altre due ore posso sopportarle.» non era la verità ma non potevo farlo preoccupare e abbassai la testa verso il pavimento
«Ehy, la riavrai nelle tue mani. Non prometto mai nulla perché sono un coglione ma questa volta ci proverò con tutto me stesso. È colpa mia tutto questo e risolverò io tutto.» mi alzò il mento delicatamente con l'indice e mi guardò sinceramente, come se fosse bloccato.
«Ah e non piangere che ti si rovina questa bella faccia da impicciona.» risi e gli feci il dito medio perché noi eravamo quello. Eravamo odio nascosto da un sentimento molto più profondo, Eravamo il Sole e la Luna che non si avvicinano mai ma quando lo fanno vengono ammirati da tutti, eravamo due galassie in collisione che non smettono di brillare.
«Iris! Finalmente! Ti ho cercata per tutta la scuola e non rispondevi al telefono, che è successo?!» la mia migliore amica corse verso di me e mi prese il viso tra le sue docili mani ma non riuscii a guardarla negli occhi e dirle tutto così mi allontanai. Confusa iniziò a fissare Jacob che iniziò a parlare raccontando il tutto.
«Oh Iris, vieni qua.» allargò le braccia distrutta dalla notizia e mi ci fiondai subito
«La puoi portare a casa?» chiese Jacob a Grace
«No, ho detto che rimango.» ribattei
«Non ci riusciresti, ci penso io. Vai a casa per favore, dirò ai professori che ti sei sentita male.» mi supplicò quasi
«Se io vado a casa poi mi arriverebbe la chiamata dicendomi che sei in carcere per omicidio.»
«Nah, cosa te lo fa pensare?» sorrise
«Io rimango qua.» dissi convinta
«Sei proprio testarda.»
«Le lo dico sempre ma non mi crede.» si intromise la castana di fianco a me
«Vai a lezione e fai finta di niente. All'uscita ci incontriamo qui.» mi ordinò e annuii
𝓙𝓪𝓬𝓸𝓫🕸
Le avrei uccise con le mie stesse mani. Vedere le lacrime sul suo viso angelico mi aveva distrutto qualcosa dentro. Lei non meritava questo, lei non meritava di conoscermi e non meritava di far parte di tutto questo casino.
Il prof di diritto stava spiegando qualcosa ma io ero fin troppo sovrappensiero per capire anche solo una parola. Era l'ultima ora della giornata quindi dopo finalmente avrei potuto scappare da queste quattro mura e mettere in chiaro la situazione e quello che era successo oggi, l'unico problema era quella gamba che anche se stava guarendo mi impediva di camminare correttamente e correre.
Mi tastai la tasca e presi la sua collana, la sua ancora al padre che per un periodo era stato anche il mio e mi iniziai a domandare di quanto potesse essere forte il legame che li teneva uniti, un legame che io non avrei mai potuto avere.
Non avevo mai fatto una promessa a nessuno perché le consideravo un mattone che ti teneva bloccato i piedi ma con lei mi era venuto spontaneo, quando la vidi inginocchiata per terra tra le lacrime, il mio cuore perse un battito e mi resi conto di quanto, quella ragazzina, fosse diversa dalle altre.
Non so se fosse per il legame che ci univa fin da piccoli o altro ma so che forse, io un futuro con lei lo vedevo.
La campanella suonò e corsi spedito verso il cortile e lei era già là che fissava l'uscita.
«Hai fatto danni?» mi chiese appena fui a un passo da lei
«No, te piuttosto?»
«Tutto bene però adesso andiamo a casa.» girò la testa dall'altra parte e capii che si trattava di una bugia.
«Miss psicopatica dov'è?»
«Ci sta aspettando a casa visto che ha solo fatto un tour per la scuola.» annuii e iniziammo a camminare verso casa con il vento tra i capelli e la neve sotto i piedi.
«Ti ricordi che giorno è domani?» le domandai mentre spostava qualche ciuffo di capelli che le era scappato dal suo controllo
«Mhh...no?» trattenne il sorriso quindi capii che mi stava solo sfidando
«Mi stupisce il fatto che ancora tu non abbia capito che non ti conviene sfidarmi.» la colpii nel fianco con due dita
«Ahia! Stronzo.» urlò allontanandosi da me con il broncio
«Allora?» me la avvicinai di nuovo a me
«Ci vado con Grace all'accensione dell'albero, ho cambiato idea.» affermò seria con le braccia incrociate
«Ne sei proprio sicura?»
«Si, tanto a te non piace neanche il Natale»
«Ma mi piace guardare i tuoi occhi illuminarsi con l'albero.»
non mi pentii di quello che era uscito dalla mia bocca, la guardai e potei giurare che dentro di sé si stava per sciogliere
«Vedi che sei proprio uno stronzo?» mi tirò un pugnetto inutile sulla spalla e per poco non si faceva male lei, sorrisi.
«Sempre saputo.» non ci accorgemmo neanche che eravamo davanti casa se non fosse stato per Grace che urlò «Piccioncini, capisco che siete persi l'uno dell'altra ma almeno evitate di arrivare in Giappone!»
🫧
𝓘𝓻𝓲𝓼🥀
Appena arrivai a casa ed essermi assicurata che mia madre fosse ancora fuori, andai verso il bagno per lavarmi la faccia e riflettere.
In quel momento nello specchio vidi solo una ragazza persa e impaurita, notai un graffio che probabilmente era dovuto allo schiaffo di poche ore prima o la collana ma non feci nulla per curarlo. In quel momento volevo solo isolarmi da tutto e parlare con papà come facevo da piccola, io seduta sul water chiuso e lui che mi ascoltava mentre si lavava i denti o si sistemava i capelli.
All'improvviso sentii la maniglia della porta abbassarsi e mi asciugai quelle poche lacrime che erano sfuggite.
«Se devi piangere in bagno, fallo con me, non da sola.» Jacob con una foto in mano entrò nella mia stessa stanza
«Non stavo piangendo e poi come ti permetti ad entrare senza bussare?! E se fossi stata nuda?» sbraitai in un turbine di emozioni
«Non mettermi in testa immagini erotiche ragazzina.» si avvicinò a me e mi prese la faccia tra le sue mani appoggiando la foto sul mobile di fianco al lavandino
«Dove hai il disinfettante?» mi chiese passando delicatamente il suo indice sul graffio facendomi irrigidire
«Non serve.» indietreggiai ma Jacob iniziò a frugare in tutti i cassetti fino a quando tirò fuori da uno di essi un kit d'emergenza.
«Jacob veramente non serve, fra qualche giorno passa.» provai a farlo rinunciare ma aveva già in mano un pezzo di carta con del disinfettante
«Non è vero, zitta e fatti medicare.» improvvisamente sentii le sue mani sulle mie cosce e mi ritrovai seduta sul mobile del lavandino
«Shhh» mi mise un dito davanti alla bocca, si posizionò tra le mie gambe a penzoloni e iniziò a medicare la ferita mentre io arrossivo come un pomodoro.
Nessuno dei due fiatò e il mio corpo si riempì di brividi proprio dove la mia pelle entrava in contatto con le sue dita delicate, aveva il ciuffo scompigliato e la lingua leggermente fuori per rimanere concentrato. Era bellissimo e per qualche secondo mi chiesi se stavo sognando.
«Finito.» disse fiero di sé dopo qualche minuto «Grazie ma non c'era bisogno» ribattei per l'ennesima volta e scesi dal lavandino «Quando vuoi» si inchinò e rise ironicamente mentre la mia attenzione veniva catturata dalla foto abbandonata sul mobile
«Ah ah! Non si sbircia» Jacob la prese immediatamente in mano impedendomi di decifrare di cosa si trattasse
«Cos'è?» domandai
«Voglio qualcosa in cambio.» si posizionò davanti a me con le braccia incrociate e appoggiato al muro per sostenersi
«Ok, vieni qua che ti dò uno schiaffo.» mi avvicinai ma mi bloccò
«Qualcosa di più dolce.»
«Mh...un pugno?» volevo sentirglielo dire
«Un bacio.» affermò quasi in imbarazzo. Senza farmelo ripetere due volte mi avvicinai a lui, mi misi in punta di piedi e le nostre labbra si incontrarono come se fosse la prima volta, le lingue iniziarono a cercarsi continuamente e il desiderio di rimanere così per sempre aumentava.
Lui sapeva di tabacco e menta e iniziò a diventare il mio sapore preferito: dolce, sensuale ma pericoloso.
Stranamente si staccò lui facendomi indietreggiare e dallo specchio potei notare la mia figura con le labbra gonfie e arrossate, i capelli leggermente scompigliati e le guance rosse pomodoro
«Cazzo.» Jacob invece aveva le labbra gonfie e i capelli in faccia che spostò con una mano
«Allora? La foto?» domandai ingenuamente
«La foto è l'ultimo dei miei problemi adesso Iris però tieni.» me la porse mentre arrossivo ancora di più.
Solo in un secondo momento guardai attentamente la foto e vidi che ritraeva me e Jacob da bambini mentre mi pettinava i capelli con un sorriso a 32 denti
Guardai il ragazzo vicino a me che era particolarmente agitato «Volevo chiederti di poter ricreare quella scena ma adesso non mi sembra il caso.» disse
«Facciamolo, adesso.» affermai convinta
«Cosa?» capii a cosa aveva pensato e per poco non gli tiravo uno schiaffo
«Ricreiamo quella foto idiota.»
«Mi potresti dare solo un minuto da solo?» chiese riferendosi al problema che stava avendo lì sotto
«No, per le cose belle bisogna soffrire.» risi
«Stronza.»
Mi sedetti per terra come nella foto e misi i capelli indietro, Jacob fece la stessa cosa e si sedette cautamente dietro di me dopo aver posizionato il telefono in un luogo adatto per scattare la foto.
«Devi fare piano con questa, sono ondulati e potrebbe esserci qualche nodo, se mi fai male ti taglio le mani.» gli porsi una spazzola rosa e nera e pregai che facesse bene.
La delicatezza con la quale spazzolò la prima ciocca mi stupì notevolmente e guardai l'obiettivo pronto a scattare la foto ricordo.
Presi il telefono e mi bloccai a guardare la foto appena scattata. Era uguale a tanti anni fa e per la prima volta vidi Jacob sorridere veramente.
«Dove hai imparato a pettinare così bene? Quante ragazze hanno avuto questa possibilità?» chiesi cambiando umore in due secondi
«Solo un'altra oltre te.» rispose ma continuò «un po' più piccola, molto impicciona come te, pestifera e con dei capelli lunghissimi castani.» capii che stesse parlando di Hallie e mi sentii stupida ad aver dubitato di lui.
Tutto quello che faceva vedere agli altri era falso ma perché si impegnava a nascondere il suo lato buono?
«Oii, siete morti lì dentro?? Potete uscire che forse ho capito una cosa sul caso e Tom ha una notizia alquanto brutta?» Grace iniziò a bussare violentemente e uscimmo subito.
«Cos'è successo?» chiese Jacob immediatamente «Venite di là.» disse scoraggiata
«Finalmente eh!» disse Tom appena ci vide «Cos'è successo?» ripeté il moro
«Vi ricordate il conto alla rovescia di ieri? Forse ho capito che cosa significa.» affermò Grace e Jacob la invitò a continuare «259.200 secondi equivalgono a tre giorni e visto che abbiamo ipotizzato che si trattasse di un conto alla rovescia penso che ci abbiano dato solo tre giorni per recuperare quello che vogliono.» raccontò e rimasi ferma a pensare
«E appena sono arrivato a casa ho visto questo.» aggiunse Tom tenendo in mano un coltello molto piccolo, quasi invisibile e un biglietto che recitava
"Quest'arma potrebbe essere già stata usata per ferire qualcuno a cui tenete o forse...proprio uno di voi. Il tempo passa."
rimasi imbambolata e iniziai ad avere i brividi, Jacob mi guardò perché probabilmente stavamo pensando la stessa cosa.
«Merda. Merda. Merda!» sbraitò
«Cos'hai capito?» gli domandò Tom mentre io non riuscivo a esternare una sola emozione, ero terrorizzata
«Ma oddio! Non dirmi che...» si intromise Grace che guardò prima me e poi Jacob ed ebbe la conferma del suo pensiero
«Cosa? Perché sono l'unico a non sapere nulla?» ribatté Tom cercando di essere calcolato
«Stamattina Iris è stata aggredita da un'amica di Margareth che le ha dato uno schiaffo lasciandole un graffio sulla guancia. Quel graffio è stato fatto da quel coltello. Mi chiedevo come fosse stato possibile creare un taglio così con solo uno schiaffo e adesso ne ho la risposta. Questo vuol dire che ci seguono e sanno cosa facciamo in qualunque momento della giornata, nessuno è al sicuro soprattutto te, Iris.» Jacob rispose e mise in chiaro la situazione passandosi una mano nei capelli per calmarsi
«Ma che cazzo? Ma quindi Margareth lavora con loro?» chiese Tom nervoso «Evidentemente si.»
«Cosa facciamo?» domandò Grace
«Giocheremo al loro stesso gioco, stando attenti alle nostre mosse.»
🌹🦋
Angolo Autrice:
Ma salve! Come state?
Un po' di suspense ci vuole ogni tanto no? La situazione si sta scaldando e si entra nel vivo della storia 🔪🩸✨️
Cosa succederà nel prossimo capitolo secondo voi?👀🧍♀️
Non so voi, ma io a scrivere di Jacob e Iris da piccoli mi sciolgo sempre, i miei bimbi cresciuti🥹🫶🏻 (MA LE FOTO? PIANGO😭🩵)
Il prossimo capitolo sarà molto movimentato quindi tenetevi pronti perché iniziano i giochi💃🍿
Alla prossima amori🌹🦋
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