20. You and me. Right or Wrong?
E se ci stessimo aspettando entrambi?
𝓙𝓪𝓬𝓸𝓫🕸
Quella sera stessa rimasi a dormire a casa di Tom perché non potevo presentarmi nel mio stato davanti alla mia famiglia.
Cedetti a quei dannati occhioni verdi, ai quei riccioli rossi e a quella grandissima ingenuità che caratterizzavano la sirenetta e adesso eravamo entrambi seduti sul divano, io con la gamba ferita su un cuscino e lei appoggiata allo schienale del divano mentre aspettiamo il mio migliore amico.
«A che pensi?» le chiesi vedendola persa in un mondo tutto suo «Mh?» si girò verso di me e la voglia di baciare di nuovo quelle labbra mi invase ma placai i miei istinti anche se con la mia giacca addosso non aiutava per niente «È da dieci minuti che guardi il vuoto. A cosa pensi?» Le ripetei «Quell'uomo mi ha detto una cosa ma non so se crederci o no.» rispose «Cosa ti ha detto?» mi incuriosii subito «Mi ha chiesto se sono proprio sicura che la morte di mio padre sia stato un incidente. Io non so cosa pensare Jacob.» due occhi sofferenti mi bastarono per capire quanto stesse soffrendo in questo momento e io mi stavo infuocando piano piano
«Bastardi, non gli bastava rovinare la vita a me.» dissi con le mani che iniziarono a sudare «Ti giuro che scoprirò chi sono questi pazzi.»
«Grazie ma non lo farai da solo, lo sai.» ribattè come sempre quando riprendo questo argomento
«Lo sai che dovremo parlare anche di quello che è successo poco fa vero?» sputai fuori perché mi interessava più di qualsiasi altra cosa la sua risposta e i suoi sentimenti
«Cosa è successo?» sorrise assumendo una faccia da furba
«Adesso che mi ci fai pensare non me lo ricordo neanche io, forse dovremmo rifarlo così rimembro» stetti al suo gioco avvicinandomi a lei per quanto riuscissi e sentii già che il suo corpo mi chiamava, mi reclamava così come il mio.
«Ti odio.» disse provando ad allontanarsi con scarsi risultati perché la bloccai da un braccio
«Anche io, non sai quanto Ariel.» eravamo di nuovo a una distanza pericolosa per due come noi, io ero la Terra e lei la Luna che provoca disastri ogni volta che le si avvicina ma che senza non esisterebbe.
«Stronzo.» la ancora tra le mie braccia e le mie dita le sfiorarono i fianchi
«Impicciona.» con i polpastrelli toccai una piccola parte della sua pelle che era rimasta scoperta dalla maglietta che Tom le aveva prestato per togliersi il vestito ormai distrutto, per la posizione in cui si era messa e potei percepire i suoi battiti aumentare
«Jacob.» dalla sua bocca uscirono solo queste lettere che dette da lei mi portavano lì dove il cervello riposa ma non smisi di accarezzarla in quel punto
«Cosa stai provando in questo momento?» la maglia si alzò ancora ma non a causa mia ma per lei che si stava muovendo contro lo schienale del divano per l'agitazione
«Jacob basta» continuò e a quel punto fermai il movimento delle mani e le misi ferme posizionate sui suoi fianchi
«Non hai risposto alla domanda» insistei ma dalla sua bocca non uscirono suoni per i secondi a venire e mi fissò per qualche minuto per poi fiondarsi su di me.
Si mise a cavalcioni stando attenta alla gamba ferita e mi baciò con una passione che non avrei mai pensato di sentire, io posizionai le mani poco più in alto del suo sedere per non farla sentire a disagio e iniziammo a far danzare le nostre lingue come prima. Iniziai a sentire pulsazioni più forti nella parte bassa del mio corpo e cazzo, non avrei mai pensato che una ragazzina del genere riuscisse a provocarmi così tante emozioni che stavo cercando di nascondere da tempo. Dovette non accorgersi di niente perché continuò, accarezzandomi i capelli ma fummo costretti a staccarci per prendere fiato qualche secondo dopo.
«Questo è quello che provo in questo momento, stronzo.» disse con le labbra gonfie e rosse che la rendevano ancora più attraente «Adesso tocca a te» indietreggiò un po' e non fece altro che peggiorare la situazione lì sotto
«Non penso ci sia molto da dire.» risposi guardando il diretto interessato che in quel momento stava soffrendo. Successivamente alzai gli occhi su di lei e la vidi rossa pomodoro dall'imbarazzo tanto che fece per andarsene dal mio corpo ma non le lo permisi. La volevo con me, vicino a me e sarei riuscito a sopportarlo se questo significava poter toccare quella pelle, quelle labbra e affondare in quei due smeraldi
«Jacob no, io n-» non la feci finire mettendole un dito davanti alla bocca sfiorando le labbra che ormai erano diventate la mia droga.
«Tranquilla, non lo farei mai senza il tuo consenso.» le accarezzai la guancia e vidi tutta la sua tensione accumulata prima svanire con un mio semplice tocco. Era questo quello che le provocavo? Un posto sicuro? Ma io non ero affatto così, sono sempre stato un errore e non sarei mai stato la vita di qualcun'altro.
«Posso?» mi chiese indicando il mio petto che non aveva mai battuto così forte. Annuii e si mise con la testa appoggiata.
«Sicuro di non voler andare in ospedale?» iniziai ad accarezzarle quei fantastici capelli rosso fuoco e cominciai a capire perché piacessero così tanto anche a suo padre
«Non ne ho idea. È ovvio che sarebbe meglio ma mi farebbero troppe domande.»
«Inventati qualcosa, non devi dire per forza che è stato un colpo di pistola, tanto il proiettile non c'è più.» alzò la testa per guardarmi
«E cosa dovrei dire? È abbastanza evidente che non sono caduto»
«Non lo so» iniziò a pensare togliendo una gamba da sopra di me per comodità ma rannicchiandosi al mio fianco
«Sei tu la regina delle bugie» la presi in giro e mi fulminò seduta stante
«Lo sai che non potrai nasconderti qua per mesi vero?» mi redarguì
«Beh, però non è niente male. Non avrei una vicina scassacoglioni e potrei dormire tutto il giorno» feci un sorrisetto beffardo
«Ah io sarei la vicina scassacoglioni?! Non tu che ti metti a suonare con la moto alle 7 di mattina apposta sotto casa mia?» si era alzata in ginocchio sul divano eliminando il contatto tra di noi e non potei fare altro che ridere, ridere come non facevo più da tempo «E non ridere» mi diede un pugnetto alla spalla che non mi scalfì di un millimetro «Grazie della carezza» prenderla in giro era diventato il mio hobby preferito perché adoravo le facce che faceva quando era arrabbiata «Vuoi che te la faccio anche alla gamba la "carezza"?» fece le virgolette con le mani
«No, voglio che mi baci.» non mi resi neanche conto della cazzata che avevo appena detto
«Te lo scordi. Non lo meriti» incrociò le braccia al petto mettendo in risalto ancora di più il suo seno «Allora te ti scordi di venire con me in ospedale.» la sua fu un'espressione di sorpresa
«Quindi ci vai?»
«Si. Ci sarà da mettere dei punti e così non posso andare avanti. Mi inventerò qualcosa.» risposi pensieroso
«Aspettiamo Tom?» fece finta di non aver sentito la frase di prima
«Io aspetto Tom.» ribadii
«Vaffanculo»
«Anche a te» risposi a tono
«Lo faccio solo per l'ospedale» mi diede un bacio veloce e casto ma che mi incasinò tutto lo stomaco.
𝓘𝓻𝓲𝓼🥀
L'effetto che mi riusciva a provocare Jacob era unico. Non avevo mai provato un attrazione così forte ma ho ancora troppa paura di sporgermi oltre per paura che potesse ripetersi l'episodio che stava cercando di eliminare dalla mia testa.
«Uff, stavo giusto per schiantarmi contro un albero» dalla porta udimmo la voce del castano farsi sempre più vicina e aumentammo la distanza tra di noi
«Peccato che tu non l'abbia fatto. Fermando prima la moto però» fu Jacob a rispondergli mentre si toglieva il cappotto
«Che cattivo che sei. Il mio cuoricino è fragile» risi per la scemenza del nostro amico e pensai a come ero stata fortunata a trovarli
«Che coglione che sei invece tu.» Tom si sedette tra me e Jacob con qualche titubanza
«Iris hai caldo? Ti vedo più rossa del solito, apparte i capelli» mi chiese e giurai di aver sentito lo stronzo ridacchiare mentre il mio imbarazzo saliva ancora di più
«Emh un po' ma tranquillo, passerà.» in quel momento l'unica opzione che presi in considerazione era quella di mettermi sotto il tavolo per sempre «Okaaay» disse non molto convinto
«Comunque, stavo pensando di andare in ospedale.» intervenne Jacob, non capii se per proteggermi o per la sua mania di protagonismo «Oh va bene. Anche io te lo volevo proporre perché mi sa che la ferita è più grave di quello che pensiamo.»
«Tu puoi venire? O tua mamma ti ammazza prima?» si rivolse a me come se nulla fosse successo «Si vengo. Con mia mamma ci parlerò dopo, sempre se rimango viva...» risposi
«Ottimo allora! Iris ti dispiace aiutare questo sacco di patate a venire in macchina? Io intanto la accendo» disse Tom indicando l'amico che gli rispose con un dito medio.
Annuii e mi alzai per andare verso di lui mentre il castano usciva nuovamente dall'abitazione. «Sei sicura?» mi chiese mentre gli porgevo la mano per aiutarsi ad alzarsi
«Si. Mia mamma capirà»
«Cosa hai intenzione di dirle?» mise un braccio intorno al mio collo per sostenersi
«Tutto Jacob. Ha il diritto di sapere.»
«Anche di me e te?» iniziò ad accarezzarmi la parte bassa del collo facendomi quasi cadere «Non lo so...» cercai di togliergli la mano ma nulla da fare, continuò stavolta più lentamente provocandomi una nuvola di brividi «Smettila» lo rimproverai
«Non sto facendo nulla.» mentì facendo spuntare nel suo viso la fossetta adorabile
«Guarda che ti lascio cadere eh»
«Preferisci così, sirenetta?» spostò la mano sul mio fianco sinistro
«Non ti facevo così pervertito sai?» lasciai la sua mano in quella posizione e continuammo ad avanzare vero la porta per evitare che Tom ci desse per dispersi nella sua stessa casa.
«Ci sono molte cose di me che ancora non sai, Ariel» mi sussurrò all'orecchio e lo fulminai subito.
Finalmente arrivammo davanti alla macchina e partimmo per l'unico ospedale in quella cittadina.
Mentre le strade innevate passavano una dietro l'altra ripensavo a quello che era successo pochi minuti fa. Jacob si era preso una pallottola per me mentre io avevo ancora paura di far uscire i miei sentimenti. Che codarda.
Passai il resto del viaggio a pensare e pensare fino a quando davanti a noi apparve l'ospedale. Tom fu il primo a scendere e ad aiutare il suo migliore amico mentre io rimasi ferma a fissare l'edificio. Non entravo in un ospedale da quella volta e ripercorrere quei corridoi bianchi latte pieni di infermieri che corrono da una parte all'altra e sentire gli urli disperati dei pazienti mi portava in un periodo che avrei preferito nascondere nel buio del cervello ma che invece era sempre pronto a distruggermi appena smettevo di distrarmi.
Entrammo all'interno e Tom andò a cercare un'infermiera libera lasciando me e Jacob in una piccola stanza d'attesa con delle poltrone.
«Tutto ok?» mi chiese mentre sentivo che mi mancava l'aria, annuii semplicemente ma neanche un bambino ci sarebbe cascato
«Ti porto fuori se vuoi.» si mise nella poltrona di fianco alla mia facendo attenzione alla gamba
«No, va tutto bene» fui costretta a togliermi il cappotto rimanendo solo con la maglia di cotone e i pantaloni
«Non va un cazzo bene, stai diventando pallida. Segui me» non avrei mai pensato che l'entrare in ospedale mi provocasse queste cose. Aveva ragione lui, mi iniziò a girare la testa ma non potevo lasciarlo da solo.
«No...Ce la faccio, non posso lasciarti da solo» la vista iniziò ad essere offuscata segno che stavo avendo un giramento di testa e mi appoggiai allo schienale con la testa
«Merda Iris, dammi questa maledetta mano.» lui era in piedi con solo un piede appoggiato e aveva intenzione di portarmi fuori in queste condizioni?
«Ho detto che ce la faccio.» quando mi impuntavo su una cosa non c'era nulla da fare per farmi cambiare idea ma a un certo punto con non so quale legge della fisica mi ritrovai tra le braccia di Jacob che si aiutava a camminare con una stampella trovata lì per caso mentre con una mano teneva me. Come faceva a tenermi con una sola mano? Non ero troppo pesante?
«Cosa stai facendo?!» urlai trovandomi all'esterno dell'edificio in pochi istanti «Avviso Tom che siamo qui fuori» disse estraendo il telefono dalla tasca
«Tu sei pazzo. Ti sarai rotto una spalla» mi rimisi il cappotto e mi avvicinai a lui per paura di essere di nuovo rapita da qualche psicopatico dei B.R.
«Non ti ho neanche sentita a dire il vero.» riposizionò il telefono in tasca e iniziò a guardarmi
«Come stai?» mi domandò «Meglio, grazie» abbassai la testa per vergogna
«Dopo rimane Tom con te qui. Vedete di non fare danni»
«No, adesso rientro. Non posso lasciarti da solo» insistei mentre dentro il mio corpo c'era in atto una guerra tra cuore e cervello
«Si che puoi, non ci vorrà tanto.»
«Allora non voglio, non voglio che tu pensi che sono uguale agli altri che ti hanno abbandonato e non voglio farti soffrire. Voglio semplicemente rimanere al tuo fianco.» provai a fargli capire un po' di quello che provavo, lui mi sorrise e in quel sorriso ci vidi il mondo
«Tu mi farai impazzire sirenetta.» mi accarezzò una guancia ma ritirò subito la mano quando vide arrivare Tom seguito da un'infermiera mora verso di noi
«Signor Fireson?» chiese e il diretto interessato annuì
«Si sieda pure qua.» indicò la sedia a rotelle al suo fianco e dopo qualche raccomandazione se ne andarono lasciandomi lì fuori nonostante il mio cuore volesse seguirlo.
«Dobbiamo entrare.» mi riferii verso Tom
«Jacob mi ha appena detto che stavi per svenire e tu vuoi entrare?»
«Ma sarà stato solo un attimo» provai a mentire ma non cambiò opinione
«No, lo aspetteremo qui tanto hanno detto che non ci metteranno tanto» disse «Vieni, sediamoci qui così non ci pensi tanto» mi indicò una panchina vicino una piccola fontana che decorava l'entrata dell'ospedale. Cedetti e mi sedetti di fianco al castano
«Se hai freddo ti posso prestare la giacca» propose
«No grazie» mi appoggiai allo schienale della panchina e alzai la testa al cielo chiudendo gli occhi
«Siete proprio uguali sai?» mi girai verso di lui con una faccia confusa
«Tu e Jacob. Affrontate i problemi nascondendovi e lasciando la realtà per andare in un mondo tutto vostro. Lui con la box o la moto e tu con le stelle.»
«Non so se sia da considerarsi buona o no questa cosa» risposi pensierosa
«È buona perché due menti silenziose non immagini quante pazzie possono fare insieme» le parole di Tom mi fecero riflettere molto e per un attimo mi immaginai mio padre davanti a me.
𝓣𝓸𝓶🧩
Erano passati dieci minuti da quando Jacob era entrato per farsi medicare ed erano dieci minuti che nessuno, tra me e Iris, parlava.
Mentre tornavo da loro, prima, ho visto chiaramente la mano del mio migliore amico sulla sua guancia ma non pensai che quello fosse il momento giusto per parlarne. Ero felice che finalmente Jacob avesse trovato qualcuno di speciale ma ero ancora troppo preoccupato per quello che ci sarebbe aspettato andando avanti in quella faccenda.
All'improvviso sentii vibrare il mio telefono all'interno della tasca così lo presi e vidi che c'era un nuovo messaggio.
Mi stupii di leggere il destinatario
Grace
Come avevo il suo numero? Beh potrei averle rubato il telefono e memorizzato sul mio.
Non ci eravamo mai scritti quindi per qualche secondo iniziai a preoccuparmi. Aprii il messaggio e lo lessi tra me e me
«Ciao Tom, scusa se disturbo ma sono preoccupata per Iris. Non mi risponde da due giorni, sta bene? Avrei chiesto a Jacob ma non ho il numero.»
Ottimo, ero stato appena messo in mezzo in uno dei famosi drammi femminili. Non le risposi ma le lo lessi a Iris.
«Oddio! Tra quello che è successo ieri e stanotte non ho avuto tempo di risponderle e per di più il mio cellulare è scarico. Merda!» imprecò rubandomi il telefono dalle mani e chiamando immediatamente il contatto.
Mi lasciò solo nella panchina mentre lei si faceva il giro di tutto il cortile davanti l'ospedale.
Iniziai a fare la cosa che odiavo di più. Pensare.
Nel profondo capivo perfettamente Iris e il suo senso di vuoto ad entrare in quel posto ma ho sempre provato a farmi un muro intorno per non crollare in nessuna situazione. Per tutti sono il ragazzo "scemo" a cui piace scherzare ma non è sempre così, spesso il sorriso è la mia arma preferita per difendermi dalla merda che è la vita.
«Tom, non c'è più niente da fare. Mi dispiace»
Questa fu la frase che iniziò a rimbombare nella testa e che mi costrinse ad alzarmi da quella panchina che stava diventando troppo scomoda e camminare, camminare per cercare di scacciare via quel mostro che mi stava divorando dall'interno da troppo tempo ormai.
Iniziai a camminare senza guardare dove andavo, come se il mio cervello si fosse scollegato dal mondo. A fermarmi fu Iris che apparve davanti ai miei occhi una volta che ritornai con la testa. «Tom! Tutto ok?!» probabilmente non fu la prima volta che mi faceva questa domanda perché dovette spingermi per farmi reagire.
«Si.» mi passai una mano sulla fronte e andai di nuovo verso la panchina sedendomi con la testa sulle mani «Sembravi non essere qui» disse la rossa
«Tranquilla. Sto bene, pensiamo a Jacob adesso.» provai a deviare il discorso anche perché erano passati già troppi minuti
«Va bene ma sappi che non ti lascerò in pace tanto facilmente» mi guardò e sorrise
«Si si va bene ciliegia» le affibiai quel soprannome idiota e mi guardò malissimo
«Devo ancora capire perché avete questa brutta abitudine di dare dei soprannomi orrendi.» disse
«Beh, sirenetta penso non lo consideri così orrendo.» mi fulminò seduta stante
«Andiamo coglione.» si diresse verso l'ospedale
«We we, aspetta. 1. Ridammi il telefono e 2. No. Sei stata male ricordi?» la fermai
«Oh sì giusto, tieni -mi porse il telefono- e per quanto riguarda l'ospedale, ce la farò. Se non riesco usciamo di nuovo ma fammi fare un ultimo tentativo»
«Va bene.»
𝓙𝓪𝓬𝓸𝓫🕸
Mi avevano appena messo due punti per chiudere la ferita e mi avevano raccomandato di fare pochissimi movimenti per almeno un mese, che ovviamente non avrei fatto. Per fortuna riuscii a inventarmi qualcosa di abbastanza credibile alla domanda "cosa è successo?" e non continuare a mò di interrogatorio. Inutile dire che la gamba era fasciata e dovevo usare le stampelle per muovermi.
«La prossima volta stia più attento» si raccomandò l'infermiera bionda che mi aveva assistito fino a quel momento. A differenza delle sue college era molto più giovane. Avrà avuto una ventina di anni e capitò qualche volta che mi facesse delle battute a doppio senso che colsi ma ignorai.
«Si si. Adesso posso uscire?» chiesi «Si, deve tornare nella data scritta sul foglio per un controllo ed, eventualmente, per togliere i punti» Salutai tutti e uscii il più in fretta possibile perché nonostante non mi provocasse nessun ricordo negativo, stare per più di dieci minuti lì dentro ti soffocava.
In lontananza intravidi Tom e Iris intenti a parlare con un dottore e mi stupii del fatto che la sirenetta fosse riuscita ad entrare di nuovo ma ne fui anche contento.
Dopo aver girato la testa, mi videro e vennero correndo verso di me
«Allora?» mi chiese Tom
«Devo fare lo stoccafisso per un mese.» risposi ironico e la ragazzina fece una smorfia
«Ti hanno messo dei punti?» mi chiese proprio lei
«Si, due che dovrei togliere tra un mese se tutto va bene»
«Va bene, adesso l'importante è uscire da qui e tornare a casa» disse Tom dirigendosi verso l'uscita seguito da noi due.
***
Arrivammo a casa e Iris si degnò di andare a casa da sua madre quindi Tom sgranocchiò qualcosa prima di portarla perché sennò avrebbe rischiato di svenire dalla fame.
«Avvisami quando arrivi» le dissi cogliendola di sorpresa
«E se non lo facessi?»
«Mi costringeresti a venire a piedi sotto casa tua.» ma ad interrompere tutto ci pensò il mio migliore amico. Come sempre.
Dopo una decina di minuti partirono lasciandomi da solo a pensare.
Era giusto quello che era successo tra di noi? Ma soprattutto era giusto immaginare l'esistenza di un noi?
🦋🌹
Angolo autrice
Ueee buongiorno o buonasera!
In questo capitolo c'è una novità, si è aggiunto il pov del nostro Tom scoprendo alcune sfaccettature interessanti sul suo carattere. Cosa ne pensate? (Apparte che: che figo è?👀)
Invece per quanto riguarda i miei bimbi ci sono state scene un po' piccanti e altre troppo romantiche che mi stavo per scogliere anche io🫠
Nel prossimo capitolo ci sarà finalmente il dialogo mamma-figlia e vedremo cosa succederà🫣secondo voi avremo l'onore di continuare a conoscere Iris o la mamma la uccide nel sonno?
Vi avverto che andando avanti con la storia aggiungerò anche i pov di altri personaggi che non siano Jacob e Iris per farvi affezionare anche a loro e non solo ai nostri due testoni.🫶
Adesso vi saluto visto che mi sono già dilungata troppo.
I love you, Sara❤️🩹
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