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16. A special book

Se tu ami un fiore che si trova su una stella, è dolce, la notte, guardare il cielo. Tutte le stelle sono fiorite.

-Antoine de Saint-Exupéry

𝓘𝓻𝓲𝓼🥀



Ero sdraiata sul letto con la lettera nelle mani, più volte la leggevo più pensavo al fatto che tutte quelle parole nero su bianco le abbia scritte papà, l'uomo che mi ha lasciato troppo presto. Prima di lasciarmi, mi ripeteva sempre "il mio fiore speciale non può farlo appassire nessuno" e che sarebbe andato tutto bene perché ero forte ma con il passare dei mesi ho capito che si sbagliava perché mi mancava l'unica figura, insieme a mia mamma, che mi aveva sempre dato coraggio e forza. Quindi come potevo essere forte se mi era stata portata via la mia fonte di felicità? 

Mi asciugai le lacrime che iniziarono a rigarmi le guance e mi concentrai sul contenuto della lettera pensando a quello che avrebbe fatto mio padre se ne avesse avuto la possibilità. Conoscendolo avrebbe contattato qualche suo amico hacker per trovare a chi appartenesse quell'acronimo ma purtroppo io non disponevo di questo amico quindi provai a pensare a una soluzione alternativa. 

La prima che mi venne in mente fu quella di cercare su internet il nome del padre di Jacob e vedere se c'era qualche riferimento a quello che stavamo cercando quindi presi il mio portatile e digitai Michael Hide, New York, sperando di non ottenere duecento profili con lo stesso nome. Fortunatamente, però, il web era pieno di articoli di giornale riguardanti lo scandalo da lui commesso. 

Passai più di due ore con gli occhi attaccati a quelle dannate scritte che scorrevano dall'alto verso il basso e quando ormai stavo per lasciare perdere, un'immagine catturò la mia attenzione. Era diversa dalle altre, questa non aveva foto di Michael o di migliaia di intervistatori ammucchiati. Su di essa c'era delle lettere a comporre una frase ma non riuscii a decifrarle perché non erano in inglese.


ᛟᛒᛃᛖᚲᛏᛁᚢᛖ . ᛖᚱᚱᛟᚱᛊ . ᛟᚠᚠᛊᛈᚱᛁᛜ


Capii che probabilmente si trattava di un alfabeto runico, visto la mia passione per le lingue antiche, e non fece altro che aumentare ancora di più la mia curiosità. Era l'unica immagine senza nessun commento, reazione o tag, cosa che fece alzare ancora di più l'asticella del mistero che ormai ci stava divorando. Feci una foto con il telefono e chiusi il portatile perché qualunque cosa significasse meritava di essere decifrata con Jacob.


***


Avevo passato quasi tutto il pomeriggio che mi rimaneva a parlare con la mia migliore amica ma venni interrotta da mia mamma che rincasò alla buon'ora. «Tesoro, sono a casa!» urlò per farsi sentire mentre sistemava la spesa appena fatta e io le risposi con un classico «Ok mamma» ma subito dopo me la ritrovai in camera mia. «Allora? Avete trovato qualcosa?» si sedette su un lato del letto, sul quale ero sdraiata da ormai troppo tempo. Ci misi un po' a rispondere perché non volevo dire l'ennesima bugia a mia mamma ma se papà non gliel'aveva detto ci sarà stato un motivo ben preciso. «Nulla» la guardai negli occhi e provai un senso di sporco, stavo mentendo, di nuovo, alla persona a cui volevo più bene al mondo insieme a Grace. «Mi dispiace tesoro» mi posò la mano sulla spalla mentre mi sedevo di fianco a lei «Anche a me però non ho intenzione di abbandonare Jacob» su questo non mentii 

«Stai facendo la cosa giusta. Il destino vi ha riuniti ed è giusto che vi aiutate a vicenda. Però, mi raccomando, se c'è qualcosa tra di voi me lo devi di-» la fermai prima che potesse finire la frase «Tranquilla mamma» provai a porre fine a quel discorso che stava andando in una strada sbagliata. «Eh va bene» ci rinunciò ma continuò a parlare «fra poco è Natale eh, ho sentito che la sera tra il 16 e il 17 accendono l'albero in piazza» Ero talmente presa da tutto quello che stava succedendo che mi stavo dimenticando della festività più magica dell'anno. 

Ormai era il 12 dicembre e tra neanche due settimane tutte le famiglie si sarebbero riunite per il cenone con i bambini che non riusciranno a dormire perché curiosi di vedere il famoso vecchio con la barba bianca lasciandogli il solito latte con dei biscotti e delle carote per le sue fidate renne. Nelle strade si sarebbero uditi i miliardi di auguri che ognuno si sarebbe scambiato mentre correva per acquistare gli ultimi regali o per non arrivare in ritardo a qualche rimpatriata di vecchi amici o familiari.

E quest'anno, per me ci sarebbe stata una novità cioè quella di mandare un bacio alla stella più luminosa che quella stessa notte mi avrebbe guardato da lassù e provare a fargli capire quanto fosse spento quel piccolo cuore che fino a un anno fa brillava più dell'albero di New York, a causa della sua assenza. 

«Iris ci sei?» avevo lasciato completamente la realtà «Si scusa, sarebbe bello vederlo come facevamo ogni anno a New York» risposi e nel suo viso potei notare della malinconia «Certo, sicuramente ci andremo» mi regalò un piccolo sorriso che mascherava tutto il resto e mi lasciò da sola.

Visto che non avevo sonno mi misi a finire di leggere un libro riguardante l'universo e la sua formazione ma dopo neanche dieci minuti il mio telefono si illuminò, indicando l'arrivo di una notifica. Lo presi in mano e vidi che il destinatario del messaggio era Sarah che mi chiedeva se andava tutto bene visto la mia assenza. Nonostante ci conoscessimo da poco sembrava una ragazza molto gentile e simpatica infatti quando mi capitava di avere cinque minuti liberi non mi dispiaceva scriverle. Avevo notato, però, che tendeva a stare quasi sempre da sola o con il suo fidanzato Brian.

Passai un'altra oretta tra libri e telefono e visto che ancora il sonno non ne voleva sapere di arrivare a prendermi, decisi di andare alla finestra a guardare il cielo stellato. Appena i miei occhi si posarono sulla stella più luminosa di quella notte, un ricordo incancellabile mi venne alla mente.


«Papà ma perché le stelle sono così lontane?» siamo sdraiati sul prato del nostro giardino dopo una giornata faticosa. Siamo circondati da quei piccoli puntini luminosi che illuminano New York e il clima è dalla nostra parte perché non fa né troppo freddo né troppo caldo. «Perché così possono farsi vedere da tutti. In questo momento, dall'altra parte del mondo ci sarà un bambino o una bambina come te che starà guardando le stesse stelle che vedi te» continuo a fissare il cielo ragionando su quello che aveva appena detto papà ma mi viene un dubbio

«Ma non hanno paura di farsi vedere da tutti?» gli chiedo spostando i miei occhi sulla sua faccia contornata da quella barba che ad ogni abbraccio mi pizzicava la faccia  «Oh no, semplicemente perché solo poche persone riescono a vederle per quello che sono realmente. Tu cosa vedi?» mi chiede con il solito sorriso che mi scalda il cuore «Io vedo...dei piccoli puntini molto belli che illuminano il mondo» rispondo titubante «Esatto, vedi la loro bellezza perché è quello che sono realmente. Le stelle sono il centro dell'universo, piccola mia, e brillano di un'energia propria perché nessuno potrà mai portargliela via nonostante tutte le cose che gli verranno dette. Lo sai che i vecchi marinai seguivano le stelle per trovare la via di casa?» rimango incantata ad ascoltare le bellissime parole che escono dalla bocca di quell'uomo incredibile che potevo vantarmi di chiamare papà 

«Che bello! Allora decidiamo una stella per ognuno di noi e quando non saremo insieme la useremo per trovarci, ok?» quasi urlo e mio padre mi guarda e mi sorride "Va bene così quando tu diventerai una donna bella e forte io potrò guardare la tua stella ovunque mi trovi, mio piccolo fiore speciale" lo abbraccio e torniamo a guardare in alto 

«Guarda papi! Quella brilla più delle altre, dovresti essere te!» indico una piccolissima stella isolata dalle altre 

«Io invece penso che ti si addice di più a te» 

«Mhh...va bene, allora dobbiamo trovarne un'altra per te ma sempre luminosa!» 

«Quella potrebbe andare?» dice mio padre mentre indica un'altra stella non molto lontana dalla mia, molto luminosa «Si, è perfetta!» urlo 

«Allora da ora in avanti, quella sarà la mia stella preferita» dice papà indicando la mia e alzandosi dal prato «E quella la mia!» faccio la sua stessa cosa e dopo un'ultima occhiata a quella meraviglia che ci copre, entriamo in casa.


Sorrisi mentre i miei occhi erano bagnati di lacrime e pensai a quanto sia stata idiota a proporre questa cosa pensando che le stelle sarebbero rimaste quelle per sempre e, adesso, ogni volta che guardavo il cielo, associavo a lui la stella più luminosa tra tutte. 

Avremmo dovuto trovarci ogni volta che non eravamo insieme ma...dove sei papà? Perché quel dannato giorno hai deciso di uscire al posto di rimanere a casa con me come ti avevo implorato? 

A queste domande non avrei mai ricevuto risposta quindi salutai con un cenno della mano mio papà e andai a letto tenendo stretta tra le mani la sua collana. 

Sempre insieme. Ovunque. Questa era la nostra frase che mi impegnavo a credere nonostante lui non ci fosse fisicamente. 


***


«Dormigliona sveglia!» Sentii la voce di mia mamma che mi chiamava «Non hai sentito di nuovo la sveglia?» Continuò a rivolgermi la parola ma alla sei di mattina non connettevo ancora i neuroni quindi tutto quello che mi limitai a fare fu prendere il cuscino e metterlo sopra la faccia «Sei sempre la solita» mi tolse il cuscino e dopo alcuni minuti mi alzai dal letto per andare in bagno e prepararmi per il ritorno a scuola. Feci colazione molto velocemente perché ero quasi in ritardo e dopo aver salutato mia mamma uscii. Fuori c'era un freddo polare tanto che sentii subito i brividi ma non potei fare nulla se non affondare nel mio cappotto mentre camminavo verso scuola. 

Riuscii ad arrivare in tempo per l'inizio della prima ora e mi sedetti di fianco a Sarah «Che fine hai fatto?» mi chiese a bassa voce mentre la prof di geografia stava parlando di qualcosa sulla cartina geografica «Te l'ho detto, sono andata a trovare la mia migliore amica» risposi «Mhh ok, stranamente mancava anche Jacob però» mi guardò con un sorriso furbetto e per poco non scoppiava a ridere davanti a quella povera donna che non stava ascoltando nessuno «Ma smettila» le tirai un piccolo pugnetto sul braccio «Ti ricordo che all'inizio hai mostrato un certo interesse per lui» continuò incurante delle mie occhiate 

«Solo perché dovevo capire con che tipo di vicino avevo a che fare. Adesso basta e segui la lezione» per poco non risi anche io della mia stessa affermazione perché non ci fu mai una volta che prestammo attenzione a quella materia. «E da quando sei diventata così interessata all'Asia?» Stranamente lei sapeva di cosa stava parlando «Da adesso» risposi voltando la testa dall'altra parte.

La lezione passò più lenta di una lumaca ma finalmente uscii in cortile per prendere un po' di aria nonostante i 2°C che c'erano.

«E per fortuna che non c'è nulla tra di voi eh, ti sta guardando da dieci minuti» mi spaventai per Sarah che arrivò alle mie spalle mentre ero concentrata a mangiare il mio panino 

«Eh?» Non feci neanche in tempo a capire per lo spavento 

«Girati scema» feci come mi disse e i miei occhi andarono da soli su una figura in particolare che spostò lo sguardo appena posai il mio su di lui. Solo dopo capii quello che cosa aveva detto la ragazza bionda che sgranocchiava delle patatine, al mio fianco «Quindi? Una spiegazione?» Continuò «Che spiegazione dovrei darti? Di sicuro stava guardando un'altra persona» mi difesi io ma sapevo anche io che non era così 

«Si certo. Ci siamo solo te ed io in questa direzione da guardare e non penso che il suo sguardo era indirizzato verso di me visto che sono arrivata dopo» era sveglia e mi sembrò di vedere una versione 2.0 di Grace 

«Senti, non so perché mi stesse guardando allora. Tra noi non c'è assolutamente nulla» ribadii 

«Convinta tu»

«Convintissima. A proposito, con Brian come va?» Le chiesi deviando il discorso «Come deve andare? Bene dai» non mi sembrò convinta perché notai che fece un sorriso palesemente forzato 

«Beh bene, mi farebbe piacere conoscerlo, non ho avuto ancora modo di incontrarlo se non durante la rissa iniziale» dissi ma la vidi in difficoltà «Si sarebbe bella ma ultimamente è molto occupato con gli allenamenti di basket» rispose agguantando l'ultima patatina rimasta nel pacchetto

«Ma vabbè dai, io adesso devo scappare a prendere i posti in laboratorio. Ci vediamo ok?» Fece un tentativo disperato per scappare da quella conversazione quindi la salutai e feci per tornare dentro ma mi bloccò l'arrivo di una notifica. Era da parte di Jacob 

«Oggi alle 15 fatti trovare nel parco dietro la scuola» 

Diceva solo questo, provai a cercarlo con lo sguardo nella direzione dove era poco fa ma non vidi nessuno quindi mi limitai a rispondere con un «ok» ed entrai in classe.


Finalmente suonò la campanella che segnava la fine di quella giornata scolastica quindi senza neanche passare da casa mi diressi direttamente verso la destinazione fissata da Jacob e arrivai anche dieci minuti prima quindi mi sedetti su una panchina ad aspettare. 

«Ti facevo più una tipa ritardataria sai?» la voce di Tom mi fece girare, notando la sua figura alta e snella venire verso di me

«Ma infatti lo sono ma oggi è un'eccezione» risposi alzandomi dalla panchina scomoda e ghiacciata 

«Chissà come mai» disse a voce più bassa ma per sua sfortuna lo sentii lo stesso e lo fulminai

«Il coglione dovrebbe arrivare, mi ha detto che passava da casa prima» mi avvisò e io feci un cenno positivo 

«Sono curioso di sapere cosa avete combinato ieri»

«Conta che ho passato quasi tutta la notte a pensare a quella cosa» lo feci incuriosire molto ma venimmo interrotti dal suo migliore amico che arrivò dalla mia spalle e sfiorandomi la schiena facendo partire una scia di brividi che mi invase tutto il corpo 

«Scusate il ritardo» disse. Era vestito con una tuta grigia e un giubbotto di pelle per non ibernarsi 

«Ormai ti conosciamo bene. Allora? Mi dite cos'è successo?» insistè il castano impaziente e Jacob spostò i suoi occhi azzurri su di me dicendo «fagliela vedere» capii che si riferiva alla lettera che avevo portato nello zaino così lo aprii e gliela porsi senza dire nulla. La sua faccia parlò da sola appena finì di leggere 

«Dobbiamo capire cosa significa quell'acronimo» disse Jacob all'amico ancora leggermente scioccato «Io in verità ho trovato qualcosa che potrebbe aiutarci a capire di più, ieri» mi intromisi e feci spostare tutte e due gli sguardi su di me invitandomi a parlare. Presi il mio telefono e gli feci vedere la foto 

«Ho trovato questa foto in mezzo a tutti gli articoli di giornale riguardanti quel giorno e questa era l'unica senza nessun commento o reazione quindi ho pensato che potrebbe essere d'aiuto» spiegai mentre i due ragazzi fissavano la foto 

«Brava, queste sono delle rune, nella biblioteca della scuola ci dovrebbero essere dei libri di vecchia data con l'alfabeto runico» rispose Jacob ridandomi il telefono  «Quindi è la nostra meta no?» chiese Tom che da quando aveva letto la lettera, era rimasto zitto «Si, andiamoci subito prima che chiuda» rispose Jacob, non sapevo molto sulla biblioteca della scuola perché non c'ero mai andata ma da quel poco che mi ricordavo dai primi avvertimenti, ero abbastanza sicura che chiudesse alle 17.

Ci incamminammo insieme e in pochi minuti eravamo davanti all'entrata. Era enorme e piena di scaffali pieni zeppi di libri di qualsiasi genere, in mezzo alla sala c'erano dei tavoli per poter studiare o leggere  e sopra c'era un altro piano circolare da cui si arrivava con delle scale a chiocciola. Posizionammo le nostre cose nell'unico tavolo vuoto alla fine della sala e andammo alla ricerca di qualche libro che avesse l'alfabeto runico.

Girai tra diversi scaffali senza successo e quando arrivai nell'ennesimo corridoio pieno di libri notai che quelli ad un'altezza più elevata probabilmente erano quelli che cercavamo ma purtroppo non arrivavo così in alto. Mi misi in punta di piedi e mi allungai il più possibile ma tutto quello che riuscii a fare fu quello di far cadere circa cinque libri da circa 300 pagine ciascuno, provai ad indietreggiare ma andai a sbattere contro un petto caldo e muscoloso che profumava di menta e tabacco, capii subito chi fosse e mi girai immediatamente. Aveva in mano i libri che avevo fatto cadere dallo scaffale che non mi resi neanche conto che potevamo arrivarmi in testa 

«Ci sarebbe da prendere quel libro» non vidi che un libro però era caduto effettivamente a terra quindi lo raccolsi e lessi il titolo per sbaglio, cosa che fece anche Jacob

"A butterfly with its special flower"  

Aveva la copertina usurata nel tempo ma si poteva intravedere una farfalla sopra un fiore, non sapevo di cosa parlasse quel libro ma mi chiesi se era un messaggio del destino. Jacob mi guardò per un attimo e tornò a sfogliare i blocchi che aveva in mano mentre mettevo a posto quel libro. 

«È questo» disse all'improvviso Jacob sfogliandone uno con la copertina bordeaux e quasi staccata 


🦋🌹

Angolo autrice:

E siamo arrivati anche alla fine di questo capitolo dove le indagini continuano e Iris scopre anche una cosa particolarmente interessante! 

Ci tengo a precisare che non sono sicura che la scrittura runica sia effettivamente giusta in quanto non conosco questa lingua ma l'ho voluta inserire perché mi ha sempre affascinato. 

Vi stanno incuriosendo queste indagini? 

Avete qualche idea su come si svilupperà la storia? 

Sentitevi liberi di esprimere le vostre idee

Byeee🌹🦋🖤



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