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Capitolo 26 - Mancanze

Riley.

La cerimonia per il funerale di Christine è stata breve, eppure a me è sembrato non terminasse più.

In piedi accanto a Jordan, nel mio abito scuro e con gli occhi rossi e gonfi celati da un paio di vecchi occhiali dalle lenti scure, mi sentivo piccola come una formichina, le gambe nude gelate e tremanti.

Mentre il reverendo era intento a ricordare Christine come una ragazza sempre solare e gentile con tutti, ho sollevato soltanto un paio di volte lo sguardo, la prima per osservare i genitori della mia amica, stretti l'uno all'altra per darsi forza a vicenda, la seconda per osservare il fratello, in piedi al mio fianco.

Il sole su di noi splendeva raggiante, sembrava quasi prenderci in giro. Come a dire: "ehi, guardate come brillo io rispetto a voi, così grigi e tristi"

Ho osservato per qualche secondo il volto di Jordan, e non mi sono stupita di trovarlo con le palpebre abbassate e le guance rigate di lacrime.

Era molto legato a Christine, l'ha sempre protetta in ogni circostanza. Quando a scuola era presa di mira per le sue forme, lui c'era. Quando i loro genitori la rimproveravano per aver fatto tardi, lui era sempre pronto a difenderla.

E' sempre stato un ragazzo magnifico, ed è per questo che, alla fine, ho finito con l'innamorarmene.

Sorrido a quei ricordi ormai passati – non mi sono mica dimenticata di essere fidanzata con Shawn, ci mancherebbe – e riabbasso lo sguardo fino a quando non sento il reverendo dire "Amen", segno che la funzione è finita.

-

Ora sono in macchina davanti al cancello di casa. Jordan è accanto me, le mani strette sul volante.

«Grazie per avermi riaccompagnata» dico, le mie parole si perdono tra un singhiozzo e l'altro.

Lui annuisce poi, un po' a fatica, accenna un sorriso.

«Grazie a te Cami, di essere venuta. Non ce l'avrei mai fatta senza il tuo appoggio» mormora il ragazzo, senza riuscire a trattenere i singhiozzi.

Non lo avevo mai visto piangere così e la cosa mi fa tenerezza. D'impulso, quindi, gli afferro la mano destra, quella più vicina a me, e la stringo forte tra le dita.

«Coraggio, sarà dura, mentirei se dicessi il contrario, ma lei rimarrà sempre con te, con voi. Non vi lascerà mai ed è per questo che dovete andare avanti. Dovete farlo per lei»

Il mio monologo vuole essere di incoraggiamento e consolazione ma non penso di essere riuscita nell'intento dato che Jordan continua a versare lacrime copiose.

«Aveva ancora tutta la vita davanti, e per colpa di un... deficiente ubriaco ora lei non c'è più. Ho perso per sempre la mia sorellina. Sai quanto io l'amassi»

Mentre parla, i rivoli d'acqua che gli rigano le guance gli finiscono sulle labbra.

Mi fa male vederlo così vulnerabile, fragile, lui che, quando eravamo più piccole, è sempre stato il nostro eroe.

«L'amavamo tutti» sussurro, per dare poi inizio a lunghi minuti di silenzio.

-

E' ormai ora di pranzo, quando penso che tutto ciò che vorrei ora è buttarmi tra le braccia di Shawn.

Siamo ancora in macchina, nessuno di noi ha detto più nulla. Non ce n'è stato bisogno.

Afferro il cellulare e provo a chiamare il moro per sentire se è in casa o meno.

Il suo cellulare suona e dopo poco risponde.

«Pronto?»

«Shawn, dove sei? Io sono appena tornata» sussurro, la voce rotta dal troppo pianto.

«Sono a casa di mio zio, sto giocando a Monopoly con mia cugina e la sto stracciando» mormora lui all'altro capo del telefono.

Ah, ma bene. Io sono distrutta perché è appena morta una mia amica in un incidente d'auto e lui se la spassa con la cugina.

Perfetto.

«Oh, capisco» risponde, leggermente irritata, per poi aggiungere: «almeno uno dei due si sta divertendo»

Lo sento trattenere il fiato qualche secondo, poi riprende a parlare.

«Mh, torneremo dopo pranzo pen...»

Non riesce a finire la frase perché una voce maschile, ovattata, mi chiama col mio primo nome, Camille.

«Cosa ci fa Jordan a casa tua?» si permette di chiedermi.

«Quello che non stai facendo tu: tenermi compagnia» sbotto io tutto d'un fiato per poi riattaccargli in faccia.

Okay, lo ammetto, sono stata troppo dura, ma cavolo mi aspettavo, una volta tornata, di trovarlo a casa, così avremmo potuto stare insieme.

Insomma, è normale che io, in questa situazione, voglia il suo appoggio e il suo affetto no?

E sì, sapere che invece sta giocando con la cugina e che quindi si sta divertendo, mi ha dato fastidio.

Muovo velocemente le dita sull'appoggia braccia della portiera della macchina di Jordan, e involontariamente mi mordo l'interno guancia.

Mi sento presa in giro.

Sbuffo, e questa mia reazione deve aver svegliato il biondo al mio fianco che si era appisolato con la testa contro il finestrino.

«Che ore sono?» mi domanda, lo sguardo perso nell'abitacolo.

«La mezza» rispondo nervosa, ma poi, per rimediare alla mia risposta secca e poco gentile aggiungo: «hai un aspetto orribile, perché non ti fermi a mangiare qualcosa da me? Tornerai a casa appena ti sentirai un po' meglio»

Subito rifiuta, ma poi, consapevole di essere troppo stanco per guidare fino all'altro capo della città accetta.

-

Passiamo il pomeriggio a parlare del più e del meno, ma soprattutto dei bei tempi quando tutti e tre, io, lui e sua sorella, eravamo piccoli marmocchi che si divertivano un mondo a combinare pasticci.

«Ti ricordi quella volta quando tu non volevi uscire di casa perché ti era venuto un brufolo enorme sulla fronte? E io e Christine eravamo corsi a casa e con un pennarello rosso ci eravamo disegnati un finto brufolo anche noi per farti compagnia?» domanda a un certo punto, ridendo.

Rido anche io perché mi ricordo benissimo quel giorno, e sono contenta che, rispetto a quella mattina, stia riuscendo a ritornare piano piano ad essere quel ragazzo sorridente che è sempre stato.

«Siete sempre stati i miei migliori amici anche per questo» mormoro, «non mi avete mai fatto sentire come la ragazzina goffa e imbranata che ero. E che sono»

Sorridiamo entrambi, poi lui dà un'occhiata all'orologio appeso al muro del mio salotto.

«Caspita, è tardi. E' meglio che io torni a casa, i miei genitori avranno bisogno di me»

E detto ciò si alza, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni lucidi ed eleganti.

Lo accompagno al cancello e, una volta fuori, si volta un'ultima volta verso di me.

«Mi dispiace per non essermi fatto più sentire dopo che...» si blocca di colpo e, dopo essersi grattato la nuca, continua.

«Sai, quel giorno, quando ti ho presentato la mia ragazza, ora ex, ho capito che per te non ero mai stato solo un amico. La tua reazione... si capiva che eri fintamente felice per me. Me ne sono accorto solo in quel momento e solo adesso mi rendo conto di quanto io sia stato cieco» confessa e a me si forma un nodo in gola.

Ho la sensazione di dover vomitare, mi gira la testa, mi appoggio al legno della staccionata e deglutisco il nulla, dato che non ho più saliva.

«Non ti ho più cercata perché credevo che il nostro rapporto si sarebbe rovinato. Avrei forse dovuto chiederti il perché della tua strana reazione e tu mi avresti detto che era tutto okay, mentendo a me e a te stessa. Perdonami Cami, se ho preferito lasciarti perdere. Non avrei mai voluto, né dovuto»

Mentre pronuncia queste parole si avvicina a me senza che io nemmeno me ne renda conto.

I nostri visi sono vicini, poi la sua mano si posa come pioggia leggere sulla mia guancia.

Sto ancora cercando di assimilare ciò che mi ha detto quando i suoi occhi sono completamente dentro ai miei e la sua bocca è sulla mia.

Un flash della conversazione che ho avuto poco prima con Shawn mi risveglia e mi riporta con i piedi per terra.

«Fermo Jordan!» esclamo subito dopo aver posato entrambe le mani sul suo petto e averlo spinto via un po' troppo bruscamente.

Ho il respiro mozzato, ma non per il bacio, più per la sorpresa. Non me lo aspettavo affatto.

«Io... io non posso. S-sono fidanzata» balbetto scuotendo ripetutamente la testa, frastornata e confusa.

Lo lascio lì, imbambolato, diretta, più decisa che mai, a casa di Shawn, il ragazzo che amo e con il quale mi devo assolutamente scusare. 

Fighter Space:
Sono tornata super veloce con un nuovo capitolo.
Scusate eventuali errori.
Questa parte è dal punto di vista di Riley, e sarà così anche il prossimo ❤️
Baci 😘

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