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Sangue

Namjoon aprì gli occhi, lentamente. Subito il dolore alla schiena si fece acuto, ricordandogli dove si trovava.

Si alzò da terra, notando la desolazione intorno a lui. Cupo e spettrale come una volta, non era cambiato proprio niente.

Il caduto conosceva ogni centimetro del posto come il palmo della sua mano, e sapeva esattamente dove andare.

Durante il tragitto in molti lo guardarono storto. Non che non fossero abituati agli angeli caduti, visto che ultimamente tanti erano stati banditi dal paradiso, oltre le tre, ora quattro, virtù.

Lo guardavano storto per la debole energia bianca ancora presente in lui, resistente solo perchè il suo potere da virtù era notevole.

Ai demoni non fregava tanto, non si preoccupavano di capire che tipo di angelo fosse. Non tutti erano in grado di capirlo dall'energia che emanavano, in ogni caso.

Arrivato davanti al castello, le guardie schernirono Namjoon, assottogliando la vista su di lui.

"E tu dove pensi di andare, mh?" Chiese una delle due, puntando una lancia minacciosa sul collo del caduto.

Ciò lo costrinse ad alzare il viso, mostrando i suoi occhi rossi. Le guardie corrucciarono le sopracciglia in confusione, ma Namjoon non diede loro tempo di parlare.

"Dentro, fottuti deficienti. Fatemi entrare" il caduto li fulminò con lo sguardo, e quelli sembravano combattuti sul da farsi. Intanto abbassarono le lance.

"Non possiamo fare entrare chiunque-" uno dei due disse, ora persa qualsiasi traccia di spavalderia nella voce.

"Ma io non sono chiunque" rispose l'ex angelo della mitezza con tono spettrale e cupo, attaccando al muro una delle guardie.

Quelle persistevano "Abbiamo ordini da Lucifero di non fare entrare nessuno a meno che lui non ci avvisi di fare diversamente" parlò la vittima della crescente rabbia di Namjoon, spaventata.

"Me ne sbatto degli ordini di Lucifero. Aprite la cazzo di porta" la pressione della mano ancora insanguinata del caduto aumentò sul petto della guardia.

"N- non possiamo- Lucifero ci uccide-"

Non finì la frase. Namjoon gli staccò la testa in uno scatto violento, sporcandosi di nero di conseguenza.

Si girò poi verso l'altra guardia, che aveva gli occhi sbarrati. "Allora?!" sbottò urlando, e l'altro si sbrigò a tirare fuori le chiavi per aprire.

Con passi veloci camminò per i grandi spazi del palazzo, bui e tetri, freddi. Non troppo tempo dopo, arrivò davanti alle porte della sala del trono.

Questa volta non era in vena di tante storie, così prese la spada di uno dei due e li decapitò entrambi, giusto mentre quelli erano sul punto di parlare contrariati.

Aprì le porte con un presuntuoso ghigno, vedendo gli altri tre peccati sul trono, in lontananza.

"Ne è passato di tempo, fratelli" sorrise storto, occhi rossi che risplendevano nel buio della stanza.

Camminò verso i tre demoni, seduti e soddisfatti. "Avresti dovuto avvisare le guardie del mio arrivo, Lucifero." parlò ancora, arrivando davanti al peccato di superbia.

Taehyung sogghignò quasi impercettibilmente, i suoi occhi viola maligni e felini.

Aveva la gamba destra elegantemente posata sulla sinistra, la schiena dritta sullo schienale mentre la sua mano destra giocherellava con il pugnale, al livello della sua faccia grazie al gomito appoggiato al bracciolo.

"Deve essermi sfuggito, ah, che sbadato. Perchè, qualche problema?" Lucifero parlò con voce premurosa, confortante. In completo contrasto con la luce sinistra nelle sue iridi.

"A te forse non frega perdere tre guardie, ma per quanto mi riguarda, è stato alquanto fastidioso averli in mezzo ai piedi."

"Amone, mi conosci così bene." Ridacchia Taehyung come fosse toccato dalle parole dell'altro, ancora con il pugnale tra le mani.

"Noto con piacere che sei tornato ad essere l'attaccabrighe di una volta, fratello" Jimin si leccò le labbra, guardando divertito il caduto.

"Hai fatto un po' di casino anche lassù, mh?" Si sporse poi espandendo i suoi lineamenti in un'espressione emozionata ed eccitata di sapere.

"Non parli? Vogliamo sapere che ne hai fatto di Sam" Hoseok sorrise lievemente, storto, occhi dorati che fissavano Namjoon curiosi.

"Sapete benissimo cosa ne ho fatto di lui" quest'ultimo scrutò gli altri peccati, parlando con voce profonda. Prese poi la sua spada dal fodero bianco, imbrattato di sangue. L'arma era in contrasto, scura e minacciosa in confronto agli abiti lunghi e ricamati con cura.

Non che di puro avessero ancora molto, pieni di schizzi di sangue qua e là.

"Dritta dritta nel suo petto" sussurrò con calma, vedendo le espressioni deluse degli altri. "Solo? Da te mi aspettavo di più" lo squadrò Asmodeo con un sopracciglio alzato.

Amone lo fulminò con lo sguardo. "Dopo avergli distrutto le membra." pronunciò lentamente, minaccioso, come se volesse assicurarsi che le sue parole venissero ben recepite.

"Molto più da te" ghignò poi il peccato di lussuria, "Bentornato." Disse poi.

Namjoon quasi gli ringhiò contro. "Brutto bastardo. Ti farei a pezzettini in questo momento. Non credere che mi sia dimenticato che cazzo hai fatto prima che ci resettassero il cervello" il caduto puntò pericolosamente la spada verso Jimin, che in risposta ridacchiò sensuale.

"Puoi farmi tutto quello che vuoi. Grr" la sua voce era altrettanto sensuale, e in più si era pure abbassata di tono.

Namjoon gli si fiondò addosso con la lama a pochi millimetri dal collo. "Ti distruggo!"

Jimin lo guardò intensamente, stuzzicandolo con gli occhi. "Te la prendi per così poco, Amone."

"Poco?" Gli occhi del caduto si spalancarono quasi come un avvertimento "Hai mandato un centinaio di angeli da me quando ero già debole. Mi hai servito su un fottuto piatto d'argento e gli hai praticamente detto hey! Ecco Amone, se volete cominciare a fargli il lavaggio del cervello fate pure!"

"Avevo Luca alle calcagna e dovevo nascondere il pugnale da qualche parte, potevo proprio occuparmi di quegli angeli" Asmodeo controbattè serio con sarcasmo.

"Amone, vedo che ti ricordi di tutto. Mammone, Asmodeo, avevo ragione. Se già feriti dal pugnale, ci si può ricordare della vera identità col tocco di qualcosa di familiare" sogghignò soddisfatto Lucifero.

Namjoon ancora guardava storto Jimin, e fu sorpreso quando si sentì separare da lui con forza. Guardò in direzione del peccato di lussuria furioso.

"Come hai-"

Asmodeo assotigliò lo sguardo "Oh andiamo, sei pesante. E in più, tu e la tua lama puzzate di sangue marcio."

Namjoon ringhiò, pronto ad attaccare, ma una voce alquanto seccata e potente lo fermò.

"Finitela immediatamente!" aveva urlato Hoseok, sguardo dorato che era puntato mortale sui due.

"Sono molto contento che le cose siano tornate come erano una volta ma adesso mi avete rotto il cazzo. Asmodeo, chiudi quella fottuta bocca e Amone, datti una porca troia di calmata. Stiamo perdendo tempo prezioso per pensare al piano. E magari ridarti i tuoi poteri" disse, riferendosi al caduto con l'ultima frase.

Namjoom si morse la lingua per non controbattere, e piuttosto direzionò la sua rabbia verso l'invito che fece a Lucifero.

"Dammi il pugnale. Diamo fine a questa cazzata di Azriele"

Amone prese al volo l'arma tirata in sua direzione dall'altro, procedendo a spingerla senza ritegno nel suo addome. Gemette a causa del mix sublime creato dall'atroce dolore e dal piacere.

Un piacere dovuto all'oscurità che si faceva strada nelle sue vene come un tempo, che lo stava rendendo più potente, e finalmente, finalmente dopo secoli, si sentiva di nuovo sè stesso.

I suoi capelli si tinsero di argento, mentre i suoi occhi rossi presero vigore e brillantezza, splendendo di un profondo rosso cremisi. Mentre crescevano artigli neri, la pelle delle sue mani fino agli avambracci si riempì come di lividi.

Da verdi, cominciarono a scurirsi sempre di più, mentre allo stesso tempo si espandevano. In pochi istanti, il suo tessuto epiteliale dal gomito in giù era diventato nero pece.

Namjoon guardò soddisfatto le sue mani, vedendo piccole scosse elettriche venire emesse da esse.

Un ringhio arrivò da lì vicino, e l'animale che si avvicinò al peccato d'ira era un grande e possente lupo dal pelo nero e gli occhi rossi.

"Fenrir" chiamò Amone, accarezzando la testa dell'animale. Il nome viene dalla mitologia norrena, e in essa il lupo era creduto estremamente pericoloso e sanguinoso, motivo per cui era spesso rappresentato incatenato.

Sogghignò, guardando i fratelli.

"Non vedo l'ora di essere finalmente al completo. Voglio vendetta. Non gliela lascerò passare liscia per quello che ci hanno fatto."

°

Ti stavi abituando alla vita del convento. Ogni giorno sveglia alle sette, preghiera, colazione. E poi lezione di teologia, pranzo, e ancora preghiera.

Un po' di tempo libero, messa, cena, preghiera. In ripetizione.

Le sorelle più grandi erano gentili con te, e stavi cominciando a stringere amicizia con qualcuna.

Per esempio Charlotte. Lei era una dolce ragazza di campagna, un po' come te. A differenza tua, lei sembrava contenta e riconoscente di trovarsi lì.

La sua famiglia era povera, e mentre alcune sue sorelle faticavano a sopravvivere anche se sposate ㅡ pur sempre a contadini ㅡ lei aveva un letto comodo, da mangiare e tutti i benesseri che poteva desiderare.

Si sentiva in colpa per aver avuto questo privilegio, e ripeteva di essere riconoscente a Dio per questa benedizione che le aveva dato.

Non eri sicura di poter dire lo stesso. Una cosa era certa. Ti sentivi in colpa anche tu. Ma non per i suoi stessi motivi, no. Ti sentivi in colpa perchè forse avresti anche tu dovuto provare le sue stesse emozioni.

Forse anche tu avresti dovuto essere riconoscente. E invece eri triste e amareggiata perchè la tua vita non sarebbe andata come avevi sempre immaginato.

Magari il destino aveva in mente altri piani per te. Forse era segnato che tu dovessi stare in quel posto. Magari sposarti con il conte ti avrebbe portato a qualche avvenimento spiacevole.

Chissà, forse ti avrebbe fatto del male, o non ti avrebbe amata davvero. Magari era meglio che tu fossi al convento.

Salutasti con un sorriso sincero Charlotte, prima di andare nella tua stanza. Ti sedesti sul letto, guardando fuori dalla finestra. Tirava un leggero vento che muoveva le fronde degli alberi, e l'atmosfera era quasi magica.

Improvvisamente, vedesti una grande luce davanti a te, accecante. Era notte, e quindi non capivi da dove potesse venire. Istintivamente mettesti un braccio davanti agli occhi, per coprirti dal forte bianco.

"Non temere, T/n. Non voglio farti del male" una voce dolce disse cauta. Levasti il braccio per vedere un radioso ragazzo, vestito di bianco con un amichevole sorriso.

Il suo corpo era luminoso, e la sua presenza infondeva tranquillità e sicurezza, pace.

Strabuzzasti gli occhi quando ti rendesti conto che aveva detto il tuo nome. "Come... come fai a sapere il mio nome? Chi-  chi sei?" Chiedesti insicura.

"Sono il tuo angelo custode. Mi chiamo Luca."

°

"È tutta colpa di quegli esseri spregevoli! Loro gli hanno fatto qualcosa! Se non fosse stato per loro- Azriele-"

"Ehi, shhh, Jin. Calmati. Non possiamo farci nulla, purtroppo. Sai come funziona. Una volta che il peccato entra dentro qualcuno, non c'è modo di liberarsene" sospirò Yoongi, appoggiando dolcemente una mano sulla spalla dell'altro.

"Yoongi, dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo lasciarlo marcire laggiù. Hai visto quanto gli ci è voluto prima di-  mettere fine alla vita di Sam-  forse non è tutto perso. Se gli arcangeli vedessero che è-"

Jungkook guardava preoccupato l'altro angelo. "Jin. Quello che stai dicendo non è fattibile. È... mi dispiace, ma non credo che-"

"Devo fare qualcosa. Devo aiutarlo."

°

"Giovanni! Mi sembri piuttosto... secco, oserei dire" Taehyung sghignazzò mentre l'arcangelo cominciava a vedere la sua figura avvicinarsi, uscendo dalle tenebre.

Un'altra ombra gli stava dietro "Ancora speranzoso?" chiese la voce con tono di sfida, fredda.

Mammone.

Giovanni si rifiutò di rispondere.
Era vero, si stava indebolendo ogni giorno di più. L'oscurità lo stava letteralmente prosciugando; era debole, si sentiva soffocare.

Lucifero entrò nella cella, seguito dall'altro demone. Si abbassò al livello dell'arcangelo, accasciato a terra, e con movimento veloce di mano lo ribaltò, portandolo da un posizione fetale ad una a pancia in su.

Quello gemette in preda al dolore, la violenza usata per muoverlo troppa da sopportare per il suo organismo. "Io-  non importa quanto l'scurità mi stia facendo del male. Non-  non perderò mai la speranza."

Hoseok lo guardò impassibile dall'alto, e Giovanni non poteva che pensare che fosse davvero intimidatorio.

"Oh, e così pensi ancora che verranno a salvarti" disse, ghignando alla fine. "Luca non vuole. Non gli interessi, povero illuso. Sai quali sono state le sue parole?" andò avanti il demone dell'avarizia.

"Non è vero. Voi mentite, e io non vi crederò mai" parlo flebile, con le lacrime agli occhi. L'ultima cosa che avrebbe fatto era fidarsi dei demoni. Era sicuro che Luca ci stesse impiegando tanto semplicemente per pensare a un giusto piano. Aveva fede.

Non l'avrebbero lasciato lì, lo sapeva.

"Ha detto che hai un cuore nobile, quindi capirai la sua decisione di non venirti a salvare. Qualche cazzata riguardo al pericolo di questo posto." Hoseok parlò ancora.

"Ma se vi ha fatto andare con lui per provare a sconfiggerci, perché non rifarlo? Se non per il fatto che non conti più per lui." Taehyung gli sussurrò meschino all'orecchio.

"Mentite! Da dove avreste sentito queste parole? Volete ingannarmi!"

"Namjoon." Rispose poi Mammone con tono beffardo.

Giovanni rimase scioccato. "Azriele? È qui? Dove l'avete rinchiuso? Non fategli del male"

Lucifero rise sinistro. "Non hai idea, Giovanni. Non hai idea" lo guardò con occhi divertiti.

"Fatemelo vedere, vi prego" l'arcangelo supplicò.

Due guardie lo presero con poca delicatezza al cenno di Taehyung, che lasciò andare i tre davanti avvicinandosi ad Hoseok.

"Fratello, questo si prospetta divertente." Gli disse, ricevendo in risposta un sorrisetto storto da parte dell'altro.

Arrivati nella sala in cui avrebbe dovuto esserci Namjoon, Giovanni rabbrividì. Il posto era buio, e puzzava di sangue.

"Cosa gli avete fatto? Non ditemi che l'avete torturato-" abbassò la testa in sconforto e tristezza, ma fu subito costretto ad alzarla.

"Per quale motivo vengo disturbato?" Una voce tombale rimbombò, profonda e autoritaria. Metteva paura.

Una figura si avvicinò a loro, e l'arcangelo stentava a credere che potesse essere davvero lui.

"A- azriele?" chiese, guardandolo terrorizzato. Il demone dell'ira lo guardò senza emozione, ignorandolo.

"Chi cazzo è sto scheletro? E perché me l'avete portato qui?? Non ho tempo da perdere" tirò un'occhiataccia agli altri due peccati.

"Voleva vederti, fratello. Credeva che ti avessimo rinchiuso" Lucifero sogghignò poi alla vista della faccia disinteressata di Namjoon.

"N- no... cosa-  cosa- anche tu-"

"Ci conosciamo?" Chiese Namjoon, fregandosene conpletamente dello sguardo addolorato dell'angelo.

"Namjoon, sono- sono Giovanni" disse con le lacrime agli occhi. Il demone non mutò la sua espressione.

"Ah. Portatelo via prima che lo aggiunga alla mia collezione" parlò insensibile prima di allontanarsi, "Aspetta!" lo fermò l'arcangelo.

"Cosa vuoi!?" Alzò la voce, roca e spazientita mentre si girò verso l'altro. Dal poco che si poteva vedere, appariva ferale.

"Io-  ti prego- non-" farneticò Giovanni, fallendo a riordinare i suoi pensieri. Amone gli diede uno spintone, facendolo cadere a terra.

"Fuori di qui!!" Urlò, e le guardie procedettero ad eseguire gli ordini.

"Valeva anche per voi due, subdoli bastardi" disse ai due peccati, che risero in risposta, uscendo anch'essi dalla stanza.

°

"Seokjin! Quale sorpresa!" Jimin disse, vedendo l'angelo entrare nella sala del trono.

Jin si bloccò subito, vedendo due incubus avere un rapporto sessuale proprio davanti al peccato di lussuria. Quello era mezzo nudo, come al solito. Camicia sbottonata tanto quanto i pantaloni e una mano dentro di essi, senza pudore.

"Vorrai scusare questa accoglienza un po' informale, spero." Ridacchiò Jimin, tirando fuori la mano dalla sua precedente postazione, per poi fare cenno ai due demoni di fermarsi e spostarsi dal centro.

"Sei diventato disgustoso, Jimin." Jin disse, coerente con le sue parole, disgustato.

"Se fossi in te starei molto attento a quello che dici. Sai, sono molto simpatico e tutto quello che vuoi" cominciò Asmodeo, avvicinandosi all'angelo con un dolce sorriso.

Quello rabbrividì al ricordo di Uriele, e provò ad indietreggiare. "Ma so essere anche molto, molto cattivo se voglio" il demone improvvisamente parlò con voce bassa e minacciosa, sguardo serio.

L'angelo si sentì sollevare, una forte pressione sul collo che era tale da fargli male. Da terra, Jimin lo teneva in aria con la mano destra, flessa in modo da tenere la stretta forte sul collo della virtù.

Seokjin provò invano a portarsi le mani, nel panico, al collo, passandole sopra di esso come a voler togliere qualsiasi cosa Asmodeo gli avesse messo.

"Cosa ci fai qui" chiese il demone, fulminandolo con lo sguardo da terra. L'altro rispose, con voce strozzata "Nam- namjoon. Dev- devo parlarci."

Jimin non fece in tempo a rispondere, perché le porte si aprirono, mostrando il peccato di superbia e di avarizia.

"Oh, fidati. Non lo vuoi incontrare davvero" Taehyung disse, abbassando leggermente la testa mantenendo lo sguardo sull'angelo, minaccioso e meschino.

Jimin lasciò cadere Jin senza troppa cura, e l'angelo aveva ora il fiatone, massaggiandosi il collo.

"Si, invece." la virtù rispose a Lucifero, che dall'alto, con superiorità aveva un ghigno stampato sulle labbra.

"Portatelo da Amone" ordinò sempre lo stesso, e due guardie lo spinsero fuori dalla stanza, scortandolo.

Era nervoso, sperava davvero di poter fare qualcosa. Se Namjoon aveva esitato ad agire secondo il suo peccato, poteva ancora salvarsi, vero?

Non doveva perdere fede, poteva salvarlo.

Per i corridoi, vide una faccia familiare. "Giovanni!!" Chiamò preoccupato, verso il debole arcangelo tenuto da altri due demoni per le braccia, a malo modo.

"Fermo, angelo" avvertirono le guardie che puntarono le loro spade verso Jin. "Una domanda, Jin. È vero che- che Luca non ha voluto- voglio dire-  venire a salvarmi..." l'arcangelo chiese nervoso, non avendo il coraggio di guardare l'altro.

La paura per la risposta si concretizzò quando essa non arrivò. Giovanni alzò la testa con gli occhi lucidi, vedendo l'espressione spiacente e combattuta di Seokjin.

"Noi virtù volevamo venire, davvero. Ti prego di perdonarci..."

L'arcangelo sentì il mondo cadergli addosso. Era tutto vero, non poteva crederci. Lacrime cominciarono a cadergli dagli occhi, mentre un "Abbastanza" uscì dalla bocca di una delle guardie, che lo strattonò. "È ora di tornare in cella"

Jin poteva solo guardare mortificato la scena, una leggera amarezza alla vista di tanta disperazione negli occhi di Giovanni.

Finalmente arrivò davanti alla porta. In realtà era più un portone, ornato di intarsi e diverse decorazioni. Quando le guardie lo fecero entrare senza nemmeno bussare, l'angelo si fece due domande.

"Namjoon?" Chiamò Jin, sentendo la sua voce rimbombare nel buio pesto. Un urlo in lontananza ruppe il silenzio, e la virtù balzò sul posto, rabbrividendo.

"Cosa ci fai tu qui?" Chiese calmo l'altro, e anche se Jin non lo poteva vedere per via dell'oscurità si tranquillizzò al sentire il suo tono di voce.

Non sembrava cambiato. C'era speranza.

"Io volevo parlarti..." disse Jin, e Namjoon ridacchiò. "Hai provato a difendermi in tribunale, quindi ti lascerò qualche minuto."

"Ecco... Namjoon, ho notato che a parte la tua reazione nei confronti di Sam che, fino a un certo punto posso capire... sei rimasto calmo durante il processo e... anche adesso sei normale"

L'angelo sentì i passi dell'altro farsi più vicini, senza che però potesse ancora vederlo.

"Io sono-  penso che sia possibile salvarti."

"Sei così ingenuo, Jin" esordì il peccato d'ira, "Non si torna indietro una volta corrotti. Lo sai." parlò ancora tranquillo.

"Vedi? Non stai agendo secondo il peccato d'ira. Sei- sei ancora Azriele! Ti perdoniamo, sappiamo che è colpa di quelle bestie-"

"Ti sbagli, angelo. Non ho bisogno del vostro perdono, perché se c'è qualcosa di cui mi pento, è solo di non aver squartato quello stronzetto fin dall'inizio."

Jin indietreggiò adesso, spaventato dal tono di voce così sicuro e fermo, glaciale. Sembrava calmo, ma l'angelo si stava rendendo conto che forse aveva sbagliato a interpretare le azioni del demone.

Forse la sua tranquillità era solo un malsano presagio della bomba che stava ler esplodere. Forse si era cacciato in una situazione troppo pericolosa.

"Hai sbagliato a venire qui." Namjoon parlò, finalmente illuminato dal poco di luce rossa che filtrava nella stanza. Jin fu colpito da una miriade di emozioni, tutte simili al terrore e allo sgomento.

Ora poteva vederlo. Vedeva il sangue sulla sua faccia, sulle sue mani, dello stesso colore dei suoi occhi. I suoi ora capelli scuri che invece di essere dolcemente adagiati sulla sua fronte erano tirati ai lati in sinuose onde, dando tutta un'altra impressione del suo volto.

Le mani erano nere come il completo con cui il demone era vestito, ma Jin sapeva benissimo che anche quelli erano zuppi del sangue di chissà chi.

"Il nome è Amone" ringhiò, "E odio perdere tempo per cose futili come il tuo discorsetto" disse a denti stretti, e con un colpo di mano Jin fu scaraventato verso la porta con dei fulmini.

Urlò, poi cercando di alzarsi da terra. "Cosa... cosa ci fai in questa stanza- A- amone?" Chiese con voce rotta l'angelo.

"Parli fottutamente troppo, Jin. Ti giuro che non lo vuoi sapere!" Disse avvicinandosi, chinandosi al suo livello.

"Dimmelo, ti prego"

"Sala giochi. O sala torture. Adesso fuori di qui" lo prese per la veste bianca, imbrattandola del rosso delle sue mani.

"Io-"

"FUORI!" l'urlo, profondo e forte, rimbombò nella sala e risuonò nelle orecchie di Jin, convincendolo che la fuga a quel punto era la scelta migliore.

°

"Il mio... angelo custode?" corrucciasti le sopracciglia all'angelo davanti ai tuoi occhi.

"Tu hai fede, T/n. So che puoi credermi. Volevo dirti che sono molto contento di incontrarti, finalmente" sorrise dolcemente, sedendosi sul tuo letto.

Con la mano ti invitò a sedersi di fianco a lui, e riluttante lo facesti. Dopo qualche secondo, annuisti con un piccolo sorriso.

Certo, era surreale, ma tua madre ti aveva sempre invitata a pregare il tuo angelo custode perchè ti proteggesse. Ma ora, vederlo davanti a te, era tutta un'altra storia.

Ti sentivi sollevata di avere la certezza concreta che quello in cui avevi sempre creduto era a tutti gli effetti, la realtà.

"Come mai ti sei fatto vedere solo ora?" Chiedesti curiosa, e lui mantenne quella sua aura raggiante.

"Perchè sei molto più di quello che tu pensi, T/n. Sei destinata a fare grandi cose." Disse posandoti una mano sulla spalla.

"Non capisco. Diventerò madre superiore? O magari entrerò in contatto col papa?" Chiedesti perplessa, spostando leggermente la testa al lato.

Luca rise divertito. "No, no. Nulla di quel genere. Vedi, anche se hai vissuto sempre qui, sulla Terra, sei un essere di luce. Hai dei grandi poteri, e capacità che sono fondamentali per la salvezza dell'umanità e del paradiso."

"C'è qualche problema?" Chiedesti ora preoccupata, il tuo cuore al galoppo nel tuo petto. Un po' era dovuto alla questione poteri, ma sopratutto il tuo ruolo di salvatrice. L'altro po' invece era dovuto alla situazione nei cieli.

Il paradiso, posto pacifico e sicuro, era in pericolo? Era spaventoso da pensare. Ma allo stesso tempo, non sapevi se avevi la forza necessaria per salvare tutti, in te.

"Purtroppo c'è una grossa minaccia, che sta già rovinando gli uomini. Questa però rischia di intaccare anche il paradiso. Sto parlando di alcuni demoni molto forti, T/n.

Abbiamo combattuto a lungo per provare a sconfiggerli, ma è stato inutile. Sei la nostra unica speranza, solo tu puoi fare qualcosa." Parlò adesso con un che di malinconico nella voce, una nota amara e triste.

Tu inarcasti le sopracciglia, sorpresa dalla gravità della questione. Faticavi a credere una cosa simile, ma un angelo non ti avrebbe mentito su queste cose.

"Io... vorrei davvero fare qualcosa ma... non credo di essere in grado, Luca. Io... sono solo una ragazza di montagna. Ho perso tutto, i miei genitori, il mio futuro marito, i miei sogni e le mie speranze. Tutti credono io sia lussuriosa, che abbia tradito quello che doveva essere il mio sposo. Non ho la luce che serve per compiere tali gesta di cui tu mi parli. Mi dispiace."

Luca sorrise "È proprio qui che sta la tua luce, T/n. Riconosci le tue debolezze, e sei umile da non ritenerti idonea. Ma puoi davvero farcela. Io ti aiuterò nel tuo percorso di apprendimento, non devi aver paura."

"Io non so... se dovessi... fallire?"

"Non succederà, ne sono sicuro. Tu sei molto più forte del male che ci minaccia. Te lo posso garantire." Ti tranquillizzò, ora passando la mano rassicurante su e giù la tua schiena.

"Spero con tutto il mio cuore che tu... abbia ragione, Luca. Davvero-"

"T/n, potresti pregare a voce più bassa, per favore? Faccio fatica ad addormentarmi..." una voce da fuori disse.

"Certo! Scusami. Buonanotte..." dicesti, e guardasti imbarazzata il tuo angelo custode.

"Ora tolgo il disturbo. Tornerò presto, non temere. Rimani al sicuro." Luca disse gentile, accarezzando la tua testa.

Poi sparì, lasciandoti sola nella notte.

°

"Beh, non sarai esageratamente generoso, re? Regalando un feudo qui, l'altro di là. Finirai per rimanere povero, e tutti le altre nazioni ti schiacceranno.

Ti faranno prigioniero e saccheggeranno le tue città, una per una, fino ad arrivare al tuo castello, dove si prenderanno i tuoi gioielli, la tua famiglia, i tuoi soldi. È questo quello che vuoi?"

"N- no! Ma chi-  chi sei tu?" chiese l'uomo spaventato.

"Un demone" rispose quello, poi riavvicinandosi al re. "Dovresti riprenderti quelle terre. Prendi quelle e anche di più, conquista i loro territori. Non vuoi più potere? Più sudditi? Più soldi?" il demone soffiò nell'orecchio, parlando meschino.

Lo stava tentando, lo stava istigando a peccare. E ci stava riuscendo, sapeva che avrebbe ceduto.

"Si, si. Si, li voglio. Voglio un'armata più potente, più soldati. Voglio stipulare un contratto con te, demone." il re disse ora, assetato di ricchezze.

La creatura non poteva che ghignare soddisfatta del suo operato, mentre guardava l'umano con i suoi occhi dorati.

"Mi piace come ragioni, re. Posso darti più soldati ed una forte armata. Ad un prezzo." Hoseok mantenne il suo sorriso storto puntato sull'altro.

"Voglio mille monete d'oro"

Il re rimase sconvolto per la prima frazione di secondo, perchè mille monete d'oro erano tante. Erano una fortuna, ma non poteva lamentarsi di non averle.

Certo, spenderle avrebbe voluto dire perdere soldi, ma ne avrebbe fatti molti di più in futuro, quindi non esitò.

"Sì" rispose con sicurezza, e il ghigno del demone si ingrandì ancora di più, fiero.

Nel frattempo, la moglie di questo re, si trovava in uno dei regni vicini. Era lì per prestare visita dopo che il marito aveva appunto ceduto un feudo.

"Non vedi quanto è bello? È giovane, forte, potente. È appena venticinquenne, non come tuo marito, vecchio e flaccido. Non vuoi scopartelo, mh?" le parole basse di tono, e sensuali, fecero deglutire la regina, spaventata dalla reazione del suo corpo allo sguardo predatore dell'altro re.

"Guarda il suo cazzo. Chiede aiuto, ti vuole. Non avrai mai più un'occasione del genere. Le sue labbra, le sua braccia, le mani venose- so che le vuoi. Vai da lui, dolcezza. Vai a prendertelo." Una risata sinistra e roca le entrò ancora nell'orecchio.

Non vide mai chi era, e Jimin di sicuro se la spassava. Era quasi come, con un paragone contemporaneo, star giocando a un videogioco.

Controllava il rapporto con i suoi comandi, e i suoi avatar seguivano ogni suo ordine, senza ribattere. La cosa eccitante, oltre i loro gemiti, era che il demone sapeva benissimo di stare per scatenare il finimondo.

"Si, si! Forza, distruggila, non deve camminare domani. Falle dei succhiotti dove il marito li possa vedere facilmente."

Quando entrambi arrivarono al limite, Jimin gemette anch'egli, e poi rise sinistro all'idea dell'imminente disastro.

"Oh, aspetta solo che lo venga a sapere tuo marito, puttana" glielo sussurrò all'orecchio, e lei rabbrividì in panico.

E poi lui se ne andò.

°

E così fu. Il re scoprì tutto, e puntuali, pronti all'azione, sia Taehyung che Namjoon gli prestarono visita.

"Non vorrai lasciare la cosa impunita, uh? Guardala, piena di quei luridi segni fatti da un altro uomo. Dovresti ucciderla, chissà quanto sta godendo l'altro re, all'idea di averti fregato la moglie" Namjoon gli girava intorno, parlando con violenza, forte.

"Sto-  sto impazzendo-  io-"

"Quella troia ti ha messo in ridicolo davanti a tutti. Crederanno che sei debole, il re più patetico e debole di tutti, senza terre e senza moglie fedele. Ridicolo." Taehyung disse, fermo davanti a lui, fissandolo intensamente.

Il re sentì il panico scorrergli dentro, all'idea di come tutte le altre nazioni l'avrebbero attaccato se avessero scoperto l'avvenuto.

"Arrabbiati, dannazione!! Quello stronzo ti ha rubato la moglie, ha più terre di te e vorrà umiliarti. Devi uccidere sia lui che quella troia di tua moglie, devi vendicarti, puniscili!!" Namjoon urlò, mettendo la mano sulla schiena dell'uomo e rilasciando una piccola scossa elettrica.

Il re urlò, poi i suoi occhi si accesero di furia. "Come ha osato?? Come ha osato! Infangarmi così!" Disse, e Taehyung si avvicinò "Come ha osato rovinare la tua reputazione, oltraggioso..."

"Voglio essere il migliore di tutti, l'unico re!!" urlò, e il demone di superbia sorrise storto.

"Vendimi la tua anima. La prenderò quando sarai morto. E avrai ciò che desideri"

"Si. Qualsiasi cosa."

"Dichiara guerra." Namjoom disse, e quando l'uomo fece come ordinato, anch'egli sogghignò.

"Cosa meglio di un bel bagno di sangue come piace a me per riprenderci Belzebù"

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Angolo autrice
Uhhhh, ehila? Come state belle donzelle? Spero bene, con questo caldo assicuratevi di idratarvi miraccomando~
Uwu com'è il capitolo :) ?  Spero vi sia piaciuto! Finalmente ci stiamo avvicinando all'incontro tra voi e quei demoni disgraziati...
Ps: The Fall ha adesso 6000 letture. Grazie mille. Grazie davvero per il vostro sostegno a questa storia, e le oscenate che scrivo. Spero che continuerà ad appassionarvi!

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