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Belzebù

"Buon uomo, ti prego. Non richiedere così tanto cibo, ne avanzerà troppo. Oltretutto, finirai le risorse che potrebbero sfamare i poveri." Jin sospirò combattuto. "Non cadere nel peccato di gola, le conseguenze sarebbero disastrose."

La virtù della sobrietà stava aiutando un ricco vassallo, il quale sembrava aver accolto le parole dell'angelo. Tuttavia, Jin era consapevole che c'era sotto lo zampino di qualche demone.

Scrutò per bene attorno a sè, inizialmente senza esito. Poi, lo vide. La sua coda appuntita che sbucava da dietro una tenda della sala.

"Fatti vedere, demone!" Minacciò l'angelo, spada bianca alta davanti al suo viso, pronta per difenderlo. L'essere stranamente obbedì, mostrandosi in tutta la sua bruttezza.

Era piccolo, gobbo, e di carnagione arancione. La sua faccia sfigurata e piena di peli quasi nascondeva le piccole corna che sbucavano dai lati alti della sua fronte.

Jin constatò che sì, era un demone della gola. E , era ripugnante. "Hai fatto già abbastanza danno. Vattene" si avvicinò l'angelo, eliminando la distanza tra la punta della spada e il collo del demone.

La creatura oscura spostò la testa dall'arma il più possibile, avvertendo l'energia bianca emanata da essa. "Presentati alle porte di entrata all'inferno con Luca. O Marianne muore"

Il demone aveva parlato con voce tombale e mostruosa. Il sangue di Jin si gelò, e la sua bocca e occhi si spalancarono in terrore.

Marianne. Arcangelo, oltre che sua cara amica da sempre. Qualsiasi cosa volessero farle, non avrebbe permesso che la ferissero per colpa sua. Doveva sbrigarsi.

°

"Eccoti, finalmente. Stavo per darle un po' di carica" Namjoon sorrise alla virtù, che era appena arrivata seguita da Luca. Sulla faccia dei due angeli c'era un'espressione ansiosa e frustrata.

Jin strinse la mascella, sfoderando la spada e puntandola verso il peccato d'ira, che appariva fin troppo calmo per i suoi gusti.

"Non ti conviene, Samiele. Se non abbassi la spada..." Jimin parlò impassibile, con un sottotono di meschinità nella voce. Nel frattempo il suo braccio si alzò, portando la mano aperta verso il cielo.

Marianne fluttuava, stremata, piegata su stessa, come una bambola di pezza. Le braccia penzolavano prive di forza a pochi centimetri dalle gambe, coperte dal candido vestito indossato dell'arcangelo. Anche il capo rimaneva chino, lunghi capelli biondi che cadevano verso il basso in una spaventosa realizzazione per Jin.

Asmodeo teneva Marianne per le imponenti ali bianche, spiegate e allungate verticalmente. Non si sarebbero staccate così facilmente, ma la forza esercitata dal demone verso l'alto era notevole, e si poteva capire dai gemiti sofferenti dell'arcangelo.

Jin non potè che fare come ordinato, guardando abbattuto la sua amica. Si sentiva impotente, e il pizzicore agli occhi cominciava a farsi sentire.

Luca, al suo fianco, era altrettanto addolorato. Se avesse scagliato un attacco di energia bianca contro Amone o Asmodeo, l'altro avrebbe fatto del male a Marianne. Erano in trappola.

Oltretutto l'arcangelo non capiva cosa avesse da guardare così insistentemente quell'altro demone vicino ad Amone. Prima che potesse studiarlo ulteriormente, il peccato d'ira parlò.

"Samiele, vieni qui. Dobbiamo fare una chiacchierata" Namjoon disse autoritario, per poi rivolgersi al demone vicino a lui: "Oran, non mi interessa cosa gli fai, hai carta bianca. Ma non ucciderlo. Ci serve, sono stato chiaro?" tuonò il demone al sottoposto, che rispose solenne "Sì, signore."

Era tuttavia distratto, la sua attenzione stava su Luca, che cercava di nascondere la paura che gli incuteva Amone. I suoi occhi vagavano repentini senza mai finire sui demoni, ma quando si ritrovò davanti Oran, non potè più evitare il confronto.

Il demone era di alta statura, con il petto coperto solo da fibbie in pelle accinghiate attorno. Gli coprivano anche le braccia, e le mani erano nere, quasi come coperte da pece.

La creatura aveva i capelli rosso fuoco, come i suoi occhi, che fissavano Luca con odio e furia omicida. Teneva in mano una specie di frusta, che, per tutta la sua lunghezza, era composta da ossa. Più precisamente, la colonna vertebrale di un mostro infernale ucciso dal proprietario dell'arma per farla.

Ovviamente essa era incantata, o meglio maledetta, con energia oscura, motivo per cui completamente nera.

Oran non parlò, non ce n'era bisogno. Luca fece in tempo a schivare il primo colpo sferrato in sua direzione, e contrattaccò con una sfera di energia bianca.

Il demone cadde a terra, ma da lì la frustata che tirò all'arcangelo arrivò attorno al suo collo, stringendolo con forza bruta. Le ossa sporgenti laceravano gradualmente la carne di Luca senza andare troppo in profondità, ma pur sempre causandogli dolore per via dell'energia oscura.

Indebolito, l'arcangelo provò a staccarsi quella tortura dal collo, ma invano.

"Abbiamo solo iniziato, Luca, non avere fretta" parlò, voce roca ma inconfondibile alle orecchie dell'altro.

Oran scaraventò l'angelo metri e metri più avanti, mentre quello aveva gli occhi sbarrati dall'amara scoperta.

"Giovanni?" Luca quasi sussurrò, sperando che l'altro gli ridesse in faccia, dicendogli che non conosceva nessun Giovanni.

Il demone diede un altro colpo di frusta, squarciando la veste dell'arcangelo all'altezza del ventre, lasciando un taglio pure sulla pelle.

Luca urlò dal dolore, per poi ritrovarsi Oran in piedi a pochi millimetri dalla sua faccia. Quegli occhi rossi sembravano volerlo uccidere, e per una volta l'angelo si sentiva riconoscente nei confronti di Amone.

"L'illustre arcangelo Luca si ricorda di me, dovrei sentirmi speciale" il demone parlò velenoso, confermando l'intuizione dell'altro.

"Perchè sei così? Cosa- cosa hai fatto?"

"Forse dovresti chiederti cosa non hai fatto tu" la voce profonda e rancorosa rivibrava nelle orecchie dell'angelo, facendolo agitare.

"Non-  non capisco-"

"Sei stupido o sei solo codardo?" Chiese Oran, prima che Luca provasse a lanciarlo altrove con un calcio. Il demone ringhiò non appena sbattè contro una grossa roccia, e l'altro gli lanciò un attacco di energia bianca, mettendolo momentaneamente fuori gioco.

"Non posso credere che tu sia così egoista, Giovanni. Dopo tutto quello che ho fatto per te. Mi insulti quando non sai niente. E sei stato talmente impaziente e senza fede che ti sei fatto degradare così da quei deplorevoli mostri. Hai perso tutto, la tua famiglia, la tua posizione di prestigio. Me. Eravamo fratelli, e tu... tu non ti sei fidato di me!" Disse Luca, pronunciando parole vuote, irritanti.

Il demone si alzò, e l'arcangelo fu subito in grado di percepire l'energia oscura aumentare. La frusta si conficcò nel ventre dell'angelo, uscendo velocemente per attorcigliarsi attorno alla caviglia di questo.

Tirando, Luca venne trascinato con violenza fino ad arrivare davanti a Oran. "Perchè mi parli con superiorità, bastardo?! Non sei nessuno per me." Il demone sibilò a denti stretti, stringendo la presa alla caviglia dell'altro fino a staccarla.

Un urlo straziante. "Sei proprio un ipocrita, Luca. Non hai mai fatto niente per me. Non siamo mai stati fratelli. Hai sempre deciso tu e io ti ho sempre dato retta."

Il demone prese l'arcangelo per la veste e lo alzò per portarlo a poca distanza dalla sua faccia. "Non è vero-"

"Stai zitto" disse irritato Oran, lasciandolo cadere a terra. La sua frusta, terminante con una acuminata punta, si conficcò sicura nell'ala destra di Luca, che si sgolò per dare voce alla sua sofferenza.

Oran si lasciò scappare un ghigno soddisfatto: finalmente stava ottenendo ciò che desiderava, fare del male a Luca.

"Mi hai abbandonato all'inferno, decidendo per tutti di non salvarmi. Mi hai tradito mentre io credevo in te, ti difendevo dalle accuse dei peccati. E tu cosa fai, Luca, mh? Inventi cazzate per pararti il culo. Sei incredibile" ridacchiò amaramente il demone.

Avvolse la frusta attorno all'ala ferita dell'angelo, stringendo attorno. E ancora quello urlò.

"Cosa-  vuoi fare- non ti porterà a niente stare con loro" Luca sussurrò tra i respiri affannati, terrorizzato e esausto.

"Non mi porterà a niente? Tz, questo lo dici tu." Sempre con la frusta, Luca venne sbattuto contro il terreno, e Oran si scaraventò pericolosamente su di lui. Una mano, la sinistra, teneva l'arcangelo a terra, e l'altra stringeva tra le dita piume e piume, staccandole insieme a pezzi di carne per via degli artigli.

Luca cominciò a piangere, strillando con tutte le sue forze e supplicando all'altro di smettere.

"Perchè dovrei, Luca? Sto avendo ciò che voglio-  amo le tue urla disperate" gli occhi rossi, colmi di eccitazione perversa di Oran fecero rabbrividire Luca, che ce li aveva quasi attaccati ai propri.

"Giovanni..." la voce spezzata dell'altro era quasi rassegnata.

"Basta con quel nome" il demone conficcò arrabbiato la mano destra nella ferita al ventre fatta in precedenza. Le corde vocali dell'arcangelo vibrarono producendo un suono graffiato e rumoroso, distorto in intensità diversa a seconda dei movimenti delle dita di Oran all'interno del corpo di Luca.

"Tu hai fatto questo, Luca. Tu mi hai fatto questo. Non pensavo di essere così, non credevo di essere iracondo. Ma ogni volta che penso a te voglio solo ucciderti e credimi, ritieniti fortunato che Amone ha altri piani per te, o avrei già le tue ali e la tua testa appesi."

"L'oscurità sarà la tua rovina" disse privo di forse Luca, e Oran gli mise le mani al collo, premendo.

"No, stupido. Sarà la tua" disse meschino, sorridendo sghembo mentre continuava a schiacciare sul collo dell'altro. Quando vide che Luca provava ad urlare ma dalla sua bocca non usciva niente, mollò la presa.

"Come puoi-  come puoi-" respirava affannosamente "Come puoi essere d'accordo con l'essere loro-  schiavo-"

"Ero già schiavo quando mi comandavi tu, ma sai qual è la differenza? Io offro loro qualcosa e loro offrono qualcosa a me. Non mi interessa stare al comando come te, Luca. Sei tu il viscido egocentrico qui, e farò in modo che tutti se ne rendano conto. Ti rovinerò, ti distruggerò-  voglio vederti sconfitto."

"E adesso continuiamo, mh?" Ghignò Oran prima di conficcare la frusta nell'altra ala.

°

Nel frattempo, Jin si era avvicinato con titubanza a Namjoon.

"Cosa vuoi da me?" Chiese sulla difensiva la virtù, facendo ghignare il peccato d'ira. "Voglio la tua attenzione, caro Samiele. Mi sembra giusto che tu sappia la verità."

L'angelo corrucciò le sopracciglia, confuso. "Verità? Di cosa stai parlando?"

"Scommetto che vuoi sapere perchè gli arcangeli non hanno mai considerato di darci una seconda possibilità." Amone disse, presuntuoso, vedendo l'espressione di Jin accendersi, nonostante stesse cercando di nasconderlo.

"Io ho la risposta che cerchi. Ma prima di averla, voglio qualcosa in cambio." parlò tranquillamente il demone, mostrando il pugnale alla virtù.

"Il prezzo da pagare per la risposta ha a che fare con questo. Te lo ricordi, vero?"

"Perchè dovrei fidarmi? Chissà cosa può farmi quel coltello-"

"Ti darà più poteri, Samiele." Rispose Amone, e Jin indietreggiò.

"Ti aspetti davvero che ti creda? Vuoi uccidermi, non è così?" La virtù della sobrietà puntò gli occhi dubbiosi su Namjoon, che aveva già perso la calma.

Le mani nere del demone si avvolsero di elettricità, mentre il suo sguardo furibondo era coronato da scatti spasmodici del naso e della bocca, causati dall'esponenziale rabbia.

"Asmodeo" sussurrò con voce roca Amone, e il peccato di lussuria tirò ancora di più verso l'alto le ali di Marianne, ora priva di sensi. Mancava poco perchè cominciassero a staccarsi lentamente.

"No! No! Va bene- va bene!! Cosa vuoi che faccia?" Il panico mischiato alla disperazione si fece strada nei lineamenti di Jin, ora completamente agitato.

Ma non aveva scelta, o questo o Marianne avrebbe perso tutto quello che aveva. Non poteva essere così egoista.

"Usa il pugnale su di te" Jimin disse, abbassando di poco l'arcangelo sotto il suo controllo. "Nello stomaco."

Namjoon porse il pugnale a Jin, scrutando attentamente la virtù. "Qualsiasi cosa abbiate intenzione di farmi, non mi arrenderò tanto facilmente." Disse l'angelo, prendendo l'arma.

"Staremo a vedere" il peccato d'ira si limitò a rispondere. Vide l'insicurezza di Jin con in mano il pugnale. Lo guardava, studiava, sperando che in qualche modo gli sarebbe arrivata la minima idea su cosa gli avrebbe fatto.

Ma ovviamente, niente. Con esitazione, Jin avvicinò il pugnale all'altezza dello stomaco. Chiuse gli occhi, deglutendo. Anche senza vedere sentiva l'impazienza dei due peccati, specialmente di Amone.

E così, strozzando un gemito in gola, si infilò il pugnale secondo quanto detto da Asmodeo.

Cominciò a respirare con affanno, preoccupato. Un dolore lancinante allo stomaco lo stava tormentando, e si sbrigò a togliere il pugnale. Dopo qualche secondo, il dolore passò.

"Qual è la verità che dovevate rivelarmi?" Jin chiese, sempre sospettoso.

"Un patto è pur sempre un patto. Quanto credi nell'operato degli arcangeli, Samiele?"

"Ci credo e basta" rispose subito, e Jimin sbuffò presuntuoso. "Non puoi mentire a un bugiardo del mio calibro, Seokjin. Che ne dici di esporci la tua sincera opinione?" Il demone disse, finendo la frase con pacatezza.

"Non ho motivo per non avere fiducia in loro, e soprattutto non ho motivo di dubitare di loro."

Jimin rise, e Namjoon parlò "Vuoi sapere perchè i tuoi fidati arcangeli ti hanno zittito, quando hai cercato di difendermi a corte?"

La virtù non fu in grado di rispondere, sentendo di non voler sapere la risposta. Sospettava che potesse essere più vera di quanto volesse credere.

"Perchè volevano buttarmi fuori dal paradiso. E lo stesso vale per tutte le virtù. Loro conoscono il nostro piano, ma non fanno niente per fermarci. Voi virtù siete solo un fastidio per loro."

"Non è vero. Deve esserci una spiegazione per ciò che hanno fatto." Jin era agitato. La spiegazione di Namjoon aveva senso, eccome.

Ma non voleva dare ragione ai demoni. Non voleva dare loro la soddisfazione di sapere di averlo reso dubbioso.

"Se non mi credi, perchè non provi a chiederle se è vero o no? Quando si sveglia ovviamente" Amone ghignò all'ultima frase, puntando lo sguardo verso Marianne, stesa a terra priva di sensi.

"Mentite. Siete dei demoni. È quello che siete bravi a fare. Ho promesso agli altri di non lasciarli soli. E manterrò la mia promessa." Jin parlò con convinzione, e gli occhi lucidi.

"Certo." Asmodeo fece un sorrisetto "Stai attento, Samiele. Al primo passo falso sarai attaccato. Poi non dirmi che non ti avevo avvisato"

"Andiamo, Amone"

°

Era notte fonda quando ti trovasti Luca a terra, vicino al tuo letto. Per poco non ti era venuto un attacco di cuore. Non avevi mai visto l'angelo ridotto così male. Era straziante.

La sua veste bianca era squarciata in più punti, lasciando in vista diverse ferite, alcune più piccole e altre più profonde e grandi.

Le ali, erano quasi a chiazze. Alcuni punti erano senza piume, altri erano impregnati di sangue.

"Cosa-  cosa è successo-" urlasti sottovoce, del tutto agitata e spaventata. Perchè era venuto da te, cosa potevi fare tu per aiutarlo?

"I d- demoni" sussurrò con voce rotta, distrutto.

"Perchè sei qua? Io- non so cosa fare..." ti guardavi in torno freneticamente, come se da qualche parte sarebbe arrivata la soluzione.

"I tuoi poteri-  tu puoi- guarirmi" tra un gemito strozzato e l'altro, riuscì a dirti.

"Co- cosa? Come? Cioè- come faccio??"

"Sei una creatura di luce, T/n. A- ah-" strizzò le palpebre, probabilmente avvertendo una fitta di dolore. "Se lo vuoi- tutto ciò che tocchi- prende vita"

"Che cosa?? Io- io non ci riesco-"

"Concentra i tuoi pensieri su- sull'obiettivo. Pensa a dei momenti felici- usa quell'energia positiva concentrandola sulle tue- a-ah- mani"

"Luca!! Aspetta, Luca!!" Urlasti alla vista dell'angelo che perdeva i sensi. "Non- oddio-"

"Okay. Okay." Provasti a respirare profondamente, ancora terrorizzata.

Chiudesti gli occhi, pensando a un bel ricordo. La gioia provata al momento della proposta di matrimonio del conte Owens ti fece spuntare un lieve sorriso sulle labbra. Concentrandoti su quell'emozione, e pensando di spostarla sulle mani, spalancasti gli occhi quando sentisti un pizzicore.

Le tue mani emanavano energia bianca. Mezza spaventata, ti sbrigasti a posarle sull'ala destra di Luca, sorprendendoti nel vedere le ferite che stavano davvero sanando.

Continuasti così fino a quando non furono tutte guarite, e ti sentisti soddisfatta e fiera di te stessa. L'avevi salvato. Mentre Luca ancora stava sul tuo letto, privo di sensi, sentisti la tua testa girare, e un forte senso di nausea salirti su per lo stomaco.

E poi il buio.

°

Jin era agitato. Marianne era salva, ma non sapeva cosa quel pugnale aveva fatto. Al momento non sentiva nulla di strano, nè segni di imminente morte, nè altro.

L'unica sua teoria era che volessero ucciderlo. Ma allo stesso tempo, perché costringerlo a ferirsi? Che fosse solo per i loro perversi desideri? La virtù della sobrietà non capiva.

Per non fare preoccupare Marianne e gli altri, preferì non dire nulla della ferita. Magari quel pugnale non faceva niente, magari dava davvero poteri. Dubitava fosse vero, ma non voleva allarmare gli altri per niente.

Anche mentre era in missione sulla Terra, Samiele aveva la testa per aria. Stava controllando che tutto fosse in ordine in un monastero, nel quale servivano pasti ai poveri per cena.

Fortunatamente non ci fu nessun problema: nessuna traccia di energia oscura, nessuna visita indesiderata da parte di demonacci o i peccati, nulla. Tutto a posto. Eppure la virtù non riusciva a scrollarsi una brutta sensazione di dosso.

Quando tutti se ne andarono, e rimasero solo i monaci a ripulire e sistemare, Jin supervisionò che nessuno fosse tentato a fare qualche passo falso.

Si sentì sollevato quando anche gli uomini del clero andarono a dormire senza commettere peccato, ed era pronto ad andarsene.

Ma proprio allora, una fitta pungente allo stomaco lo bloccò. Jin strozzò un gemito sofferente, portandosi istintivamente le mani all'altezza dello stomaco. Il dolore era simile a quello provato quando si era pugnalato, solo che ora era mille volte peggio.

L'angelo si accasciò cacciando un urlo, mentre sentiva lacrime calde corrergli giù dalle guance. Provò poi ad alzarsi, e così facendo, vide il cibo avanzato dalla cena.

Il dolore allo stomaco si fece ancora più insopportabile, e Jin non seppe trattenere il suono disumano che, colmo di disperazione, uscì dalle sue labbra secche. Non aveva mai provato qualcosa di così doloroso.

Nonostante la vista del cibo avesse aumentato il dolore, la virtù della sobrietà sentiva quasi il bisogno di assaggiarlo. Magari gli sarebbe passato il dolore?

Titubante, e sentendosi in colpa, Jin prese in mano un pezzo di pane. Gli tremavano le mani, e il suo stomaco sembrava si stesse contorcendo su sè stesso, lacerandogli la carne. Tuttavia, più guardava quel pezzo di pane, più la sua bocca salivava.

E lo mise in bocca. Era un misero tozzo, semplice impasto di semola lievitato perfettamente e cotto al forno. Jin non aveva mai sentito così tanto piacere e gioia in tutti i suoi lunghi anni di vita.

Il dolore si era fermato. Il pane era buono. Lui si sentiva bene. Erano gli avanzi che probabilmente sarebbero finiti agli animali del monastero l'indomani, anche se li avesse mangiati, non sarebbe stato un problema.

Solo per far passare il dolore. Così l'angelo mangiò il pane, e la pasta, e la carne, e le verdure, e tutto quello che era rimasto su quel tavolo. Era felice. Ora poteva tornare in paradiso.

°

La felicità non durò per molto. Dopo che fu rientrato, i sensi di colpa lo stavano distruggendo. E il dolore era tornato, più forte di prima.

Jin era rannicchiato sul letto a piangere, ormai non sapeva neanche più perchè. Stava morendo, molto probabilmente. Era per quello forse? O per l'orribile sensazione causata dal suo stomaco?

Stava diventando davvero insopportabile, a questo punto avrebbe davvero preferito morire. Voleva farlo passare, ma l'unico modo per farlo era mangiare... e non poteva farlo di nuovo.

Aveva commesso un errore e nessuno doveva saperlo. Come ultima spiaggia, Jin provò a combattere il dolore concentrandosi su altro. Portare a termine qualche missione.

Questa volta si recò a palazzo di qualche nobile. Lo sfarzo era notevole: ricchezze ovunque, dame e cavalieri vestiti in pregiati e preziosi abiti, cibo e liquori di ottima qualità, e sostanze stupefacenti che coronavano il tutto.

Appena arrivato, Jin si sentiva già esausto. Non poteva chiamare altri angeli della sobrietà per aiutarlo, c'era il rischio che vedessero la sua strana condizione.

Quell'atmosfera gli stava annebbiando il cervello, e insieme al dolore allo stomaco, ora intensificato, arrivò anche un forte mal di testa.

Ancora si accasciò a terra, privo di forze, e fortunatamente gli umani non potevano vederlo. Quella sala era stra colma di energia oscura, ma era tutta opera delle peccaminose azioni degli umani.

E forse anche dei demoni. Jin si sentì sollevare e appoggiare al muro, e con il poco di coscenza rimasta, riconobbe Jimin.

"Non dovresti digiunare, non ti fa bene." sussurrò con tono vellutato sulle labbra dell'altro. "Se non soddisfi i tuoi bisogni starai male, Samiele. Perchè non provi la carne arrosto, ho sentito che è deliziosa" come il demone parlò con convinzione, Jin poteva quasi sentire il profumo.

Poteva quasi sentire il sapore, sentiva già il suo stomaco in subbuglio, ma non in senso negativo. Voleva quella carne. Voleva quella car-

"Jimin, possiamo tornare sui divanetti, mh? Mi fanno male le gambe ad aspettarti in piedi dove mi hai detto tu..." una donna sulla cinquantina si lamentò, e Jin fu distratto dal suo flusso di pensiero.

Come prima cosa fu disgustato dalla donna che, per quanto Jimin avesse in realtà migliaia e migliaia di anni, lo credeva almeno trent'anni più giovane di lei.

In secondo luogo, fu disgustato da sè stesso, per il peccato che stava pensando di compiere. Che gli stava succedendo?

"Si, arrivo, cara." Asmodeo sorrise dolcemente, ma la virtù di sobrietà aveva ben visto il ghigno sulle labbra carnose del peccato, insieme all'ombra malvagia nei suoi occhi glaciali.

"Assaggia la carne, mh? È buono anche il vino... se te la senti" Jimin concluse prima di dirigersi verso la donna, maschera innocente sul viso.
Se non fosse che Jin stava male, avrebbe fermato il peccato da ciò che quella dama avrebbe passato.

L'angelo alzò lo sguardo, notando, in disparte, Taehyung, vicino a una tenda con un bicchiere di vino in mano. Il suo battito accelerò. Se anche lui era lì, voleva dire che anche Namjoon e Hoseok erano presenti.

E non poteva essere una coincidenza, Jin lo sapeva. Erano venuti per lui, ma cosa avevano intenzione di fare? Jimin gli aveva parlato di cibo e-  oh no.

Come aveva fatto ad essere così stupido? Era ovvio, era così ovvio! Non volevano ucciderlo, volevano farlo peccare. E i suoi dolori allo stomaco, placabili solo dal cibo, erano cominciati da quando aveva usato il pugnale. Era stato quel pugnale, a renderlo così.

Il piano dei demoni era riunire tutti i sette peccati capitali per... non lo sapeva, ma non poteva essere nulla di buono. Non poteva cedere all'oscurità, non l'avrebbe fatto.

Vide poi Hoseok che rubava da chiunque gli capitasse vicino, mantenendo un raggiante sorriso sulle labbra, come per ingannarli che fosse tutto okay.

Doveva andarsene.

Mentre Jin provava ad alzarsi e poi a scappare di lì, fu invece Namjoon a fermarlo. "Non ti reggi in piedi, Samiele. Dove credi di andare? Mangia qualcosa" parlò, falsamente premuroso.

"E cadere ancora di più nel peccato? No, no! Lasciami stare!"

"E così ci sei arrivato, ah, sei uno intelligente quando non sei pazzo..."
Amone ghignò divertito, e Jin potè solo corrucciare le sopracciglia in confusione.

"Dai, Belzebù, abbiamo tutte le tue pietanze preferite oggi." Il demone proseguì con tono supplicante.

Jin si immobilizzò all'udire quel nome. Era familiare, ma non ricordava dove lo aveva sentito.

Il dolore allo stomaco era tornato, più forte che mai. Anche quello alla testa non scherzava, e Jin si ritrovò a sbarellare, per poi cadere su la parte finale del banchetto. Ormai era già da quando gli erano tornati i crampi che non aveva più energia per nascondersi all'occhio umano. Quindi il tutto fu ben visibile.

Non che fosse una novità, infatti tutti lo presero per un ubriaco e lo ignorarono. Jin si sentiva morire, non ce la faceva più. Cacciò un urlo rotto, piangendo disperatamente mentre aveva il cibo a millimetri di distanza e poteva praticamente già assaporarlo.

Stava sbavando involontariamente e dopo poco, dovette per forza mangiare almeno un pezzo di carne. Nel momento in cui esso gli entrò in bocca, finalmente poteva di nuovo respirare, ogni dolore completamente svanito.

Svanito insieme a Marianne, che preoccupata dopo aver visto il suo stato l'aveva seguito per dargli una mano, e aveva visto tutto.


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Angolo autrice
Se non odiavate Luca prima, lo fate di sicuro ora uwu.
CIAO TESORIII COME STATE? MI SIETE MANCATE :((
Avevo detto che avrei aggiornato più slesso visto che ero in vacanza, ma sono pessima sjkwsnwj
Tra poca ispirazione, momentacci e stanchezza, siamo arrivati a oggi. Scusate :(
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la storia vi stia piacendo :))
Volevo ringraziarvi per le letture e tutti i messaggini carini che mi scrivete dicendo che amate la storia e che volete che aggiorni. Grazie davvero.
Amo questa storia e sono al settimo cielo quando leggo i vostri commenti e massaggi 💜
Sono contenta di come sto creando il personaggio di Jin, temerario ma non invincibile... voi che ne pensate? Non vedo l'ora di mostrarvi la sua versione cattiva ehehhe, preparatevi ;)
Detto questo vi amo, bacettini

I 💜 u

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