~Capitolo 20~
Nel capitolo precedente...
Sophie e Kevin vengono invitati a casa della sorella di lui, qui la giovane principessa può conoscere un altro aspetto della sua vita, quello di fratello e zio. Nonostante la piacevole conoscenza di Sonia, la sorella di lui, Sophie capisce che lui potrebbe effettivamente ricordarsi di lei e si infervora al pensiero di avergli confidato di essere innamorata di lui al liceo e di ciò che le aveva fatto senza che l'uomo mostrasse il minimo segno di pentimento o di vergogna. Quindi, approfittando del numero di Connor inviatole da Jane, chiama il ragazzo per poter "riprendere" il discorso lasciato in sospeso la sera prima.
* * *
Quando Sophie si fu chiusa la porta alle spalle, sua sorella lo tirò senza grazia per la manica della maglia che indossava e gli sibilò nell'orecchio «Voglio delle spiegazioni. Subito.»
Kevin si voltò, facendo finta di niente. «Spiegarti cosa? Non posso nemmeno frequentare una donna?»
Sonia rise, una risata rabbiosa e cinica più che divertita.
«Ma per favore! Gli esseri umani normali hanno una relazione, non tu. E poi, sembrate più un cane col padrone che una coppia di novelli piccioncini.»
«Non tutti sono smielati come te e tuo marito» le sussurrò ormai irritato.
«Non bisogna essere smielati per sembrare una coppia. E voi due non lo siete!»
«Ora basta, sei paranoica.» Fece per allontanarsi da lei, ma sua sorella poteva essere molto più testarda di lui quando voleva. Ed era quello il caso.
«Non così velocemente, imbecille. Dimmi la verità, quel lavoro che avevi in Europa... è lei, vero? È lei il tuo lavoro.»
Kevin non rispose, sapeva che negare non avrebbe fatto altro se non confermare i suoi sospetti. Restò qualche secondo in silenzio, anche suo cognato sembrava incuriosito dalla situazione e fissava i due con trepidante attesa.
«Sì» ammise infine tra i denti. «È lei il mio "lavoro"» virgolettò con le dite. «Ma non è la tragedia che stai già immaginando, lei voleva fare una breve vacanza nel luogo della sua adolescenza e io devo fare in modo che non accadi nulla di... Spiacevole.»
«Spiacevole? Cosa potrebbe mai accadere di "spiacevole"» gli chiese stizzita facendogli il verso.
«Basta, Sonia. Non sono cose che ti riguardano!»
La donna non gradì affatto il tono con cui le aveva gridato addosso e assunse la stessa espressione che aveva la loro madre quando li rincorreva col battipanni e capì che la sua sfuriata era appena iniziata.
«Kevin... Io sono buona e ti ho sempre permesso di avere la tua solitudine e per tutto questo tempo non mi sono mai impicciata della tua vita, soprattutto dopo quello che ti è successo, ma c'è un limite a tutto e lo stai per superare!»
Lo sapeva benissimo, sapeva quanto le era costato non stargli vicino dopo che Connor gli aveva spezzato il sogno di un futuro nella carriera sportiva. E poi, quando era entrato in marina e si era rotto di nuovo quella stessa gamba, lei aveva tentato di opporre più resistenza e di stargli accanto ma dopo un po' lui non ce l'aveva fatta a sopportare il suo sguardo triste e sofferente. Amava sua sorella, più di oltra persona al mondo, si erano sempre difesi da soli dalla violenza del padre e dall'incapacità della loro madre. E sapeva quanto Sonia si preoccupasse di ogni aspetto della sua vita, ormai lo vedeva come un cucciolo da controllare e proteggere e questo lui non poteva sopportarlo, per il suo orgoglio di uomo e di fratello era inaccettabile. Lei aveva una famiglia e doveva pensare a quella prima che a lui, grande e vaccinato. Per fortuna, Sophie scelse proprio quel momento per uscire dal bagno e tutti si allontanarono in fretta dalla porta, facendo finta di conversare con disinvoltura. La ragazza corrugò la fronte, evidentemente quella scena non le sembrava poi così spontanea, forse era colpa dello sguardo cupo di Kevin o di quello risentito di Sonia.
«Ehm... Va tutto bene?»
«Certo, stavamo discutendo su quale gusto di gelato servire per dessert» le rispose Sonia. Nonostante il sorrisino tirato sul viso di sua sorella, Sophie sembrò accettare quella spiegazione.
«Fragola! Io voglio il gelato alla fragola.» Melanie tirò i pantaloni di sua madre per attirarne l'attenzione e la donna la prese in braccio pizzicandole il nasino.
«Ho capito, amore. A te darò il gelato alle fragole, va bene?» E si diresse con la piccola in cucina.
«Tu come lo preferiresti, Sophie?» le chiese il marito della donna.
«Oh, non vi preoccupate, non c'è bisogno che vi disturbiate per me. Tra qualche secondo dovrebbero passare a prendermi quindi...»
«Cosa?» tuonò Kevin. «Chi, esattamente, dovrebbe venirti a prendere? Jane?»
«Non sono affari tuoi, non ti devo rendere conto di niente!»
«Oh, io non ne sarei così sicuro, principessa!» Le si avvicinò con aria pericolosa e Sophie si rifugiò in salotto, dietro il sofà, proprio accanto alla porta.
«Sophie...» Il tono dell'uomo era basso e freddo, ma i suoi occhi erano accesi d'ira. Era evidente che odiasse non avere il controllo della situazione e purtroppo per lui quel giorno lei non aveva nessuna intenzione di sottostare al suo volere. Non voleva stargli intorno e, semplicemente, avrebbe dovuto accettarlo. Avevano un accordo e non lo avrebbe infranto, purtroppo, tuttavia lui non aveva nessuna intenzione di fidarsi di lei. Non che le importasse molto, in verità.
«Sono stanca del tuo fiato sul collo, Kevin. Tra poco uscirò dalla porta alle mie spalle e starò fuori fino a stasera» gli disse apparentemente calma, solo l'alzarsi e l'abbassarsi furioso del suo petto tradita la sua agitazione.
«Tu non vai assolutamente da nessuna parte, abbiamo un accordo io a te» le ricordò.
«E infatti non ho nessuna intenzione di scappare. Terrò il cellulare acceso in modo che tu possa chiamarmi e controllarmi. Cosa che ti piace molto, a quanto pare...»
Sophie si massaggiò le tempie che ormai le pulsavano dal nervosismo. Era inconcepibile che dovesse fare una scenata come quella per una cosa stupida come l'uscire di casa, nemmeno quando era stata una ragazzina aveva avuto certi problemi!
«Dio santo! Perché devi darmi sempre tutti questi problemi? Smettila di fare la bambina viziata e cerca di ragionare un po'.» Kevin aveva perso l'aria irata per assumerne una da padrone che rimprovera il proprio animaletto domestico.
«Sei tu quello che non sta ragionando, sono maggiorenne e non ho bisogno di certo del tuo permesso per fare quello che voglio.»
«Be', ha ragione...» s'intromise il cognato.
Kevin si voltò verso di lui e gli lanciò uno sguardo penetrante ed eloquente che gli fece alzare le mani in segno di resa.
Il suono di un clacson lo fece raggelare, Sophie aprì la porta e corse fuori di casa come se avesse alle spalle uno sciame di api killer. Lui la seguì con la velocità che gli permetteva la sua gamba malandata, la vide entrare in un'elegante auto grigia e poco prima che questa sfrecciasse via poté vedere chi ne era alla guida e sentì il sangue ribollire come la lava di un vulcano poco prima dell'eruzione.
Connor...
«Io ammazzerò quell'uomo...»
Rientrò in casa e subito chiese al cognato le chiavi della sua auto.
«Non ti daremo un bel niente.» Sonia rientrò in salotto con l'eleganza e l'arroganza di una regina, di certo avrebbe fatto invidia alla madre di Sophie. «Avete fatto così tanto chiasso da spaventare Melanie e sono davvero tentata di non farti più entrare in casa, ma sei mio fratello e ti voglio bene. Tuttavia, non avrai l'auto.»
«Sonia, ti prego, non è il momento per litigare.» Si lasciò cadere sul divano, reggendosi il capo tra le mani.
«Non voglio litigare, Kevin. La ragazza ha ragione, è maggiorenne e non puoi costringerla a fare quello che vuoi.»
«Tu non capisci...» mormorò ormai spossato.
«Allora fammi capire! Io non so il rapporto che c'è tra voi due e in cosa consiste il tuo lavoro, ma trattarla come hai fatto poco prima non è una cosa umanamente accettabile.» Si sedette accanto a lui e gli strinse una mano, accarezzandola piano con il pollice. «Io ti voglio bene, Kevin, e sono felice che tu stia passando del tempo con un altro essere umano, uno che non abbia passato tutto il tempo a dare regole o a seguirle senza opporsi, ma devi anche capire che non puoi comandare gli altri o avere tutto sotto controllo.»
«Me ne rendo conto, però... Non posso lasciarla andare, non con lui!» Kevin si alzò dal divano e iniziò ad andare avanti e indietro per il salotto, facendo innervosire di nuovo sua sorella. Sembrava non riuscisse a trovare pace e Sonia avrebbe tanto voluto conoscere il motivo di tanta afflizione.
L'ex marine prese il cellulare dalla tasca, compose in fretta e furia un numero e si portò l'apparecchio all'orecchio. «Jane! Jane, abbiamo un problema, Sophie se n'è appena andata da qualche parte con Connor.»
Qualsiasi cosa gli stesse dicendo quella Jane non piacque al fratello, che divenne ancora più rosso di prima. «Come sarebbe che non te ne frega nulla?!» tuonò lui. «Sì, lo so che è maggiorenne, ma... Jane? Jane!» L'uomo ripose con rabbia il cellulare in tasca e si voltò nuovamente verso la sorella.
«Ti prego...»
«Chi è lei, Kevin?»
«La donna che amo.»
Come avrete sicuramente intuito, questa è la copertina del sequel di The Ex Nerd Princess! La storia avrà come protagonisti Jane e Connor e possiamo già immaginare la quantità di trash che ci attende...
La storia ormai sta per terminare, finalmente, e ammetto di essere felice di mettere finalmente la parola fine a questa storia per concentrarmi sulle altre e non vedo l'ora di farvi leggere il sequel!
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