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~Capitolo 15~

Connor...

Quel nome la fece tremare, mille ricordi orribili le tornarono alla mentre e tutti avevano come protagonista lui. Connor.

Si ricordò delle prese in giro nei corridoi, delle umiliazioni subite in mensa e gli insetti morti che lui le infilava nell'armadietto o nell'accappatoio durante le ore di educazione fisica. Il suo era stato un inferno in terra, il fallimento che l'aveva riportata a casa dritta con la coda fra le gambe e tutto a causa di quell'uomo, lo stesso che le stava dinanzi eppure talmente diverso.

Si liberò con forza dalla sua presa e gli voltò le spalle per allontanarsi il più possibile, ma l'uomo la trattenne per un polso.

«Aspetta, Sophie!» gridò con un'esigenza quasi disperata, voltandola verso di lui. Lo guardò negli occhi e li trovò pieni di rimpianto e dolore, cosa che la scosse molto. Il suo sguardo sembrava quello di un uomo distrutto dai proprio demoni, dalle proprie scelte sbagliate.

«Cosa vuoi?» trovò il coraggio di chiedergli, anche se la mente le gridava di andarsene e lasciarlo lì.

Però era davvero comico che lui l'avesse subito riconosciuta e Kevin no. Sì, assolutamente comico.

«Io...» iniziò lui, portandosi una mano tra i capelli, scompigliandoli e rovinando così la sua pettinatura. «Possiamo sederci, per favore?» le chiese supplicante puntando un tavolo accanto a loro.

Sophie sapeva bene che avrebbe dovuto dirgli di no e tornare da Jane, ma il suo corpo agì prima di ogni sua decisione e si ritrovò ad annuire. Si accomodarono al tavolo e restarono in silenzio per un po', lei a torturarsi l'unghia del pollice e lui a fissarla come se vedesse un fantasma.

«Non posso credere che tu sia davvero qui» disse, sorridendole sinceramente.

In otto mesi di scuola non lo aveva mai visto sorridere così, ricordava bene il suo ghigno divertito ogni volta che riusciva ad umiliarla o farla piangere. E poteva ancora sentire la sua risata crudele e divertita, ma mai lo aveva visto sorridere veramente con un'espressione tanto calma e sincera.

«Anch'io non posso credere di averti rivisto» rispose alzando il capo, lei non era più la Sophie indifesa; ora era una donna. «In qualche modo, speravo di non rivederti mai più» sibilò.

Il sorriso di Connor si trasformò in una smorfia amara. «Lo so, so che non ho il diritto di essere seduto con te, ma io... io ti ho pensato molto spesso in questi ultimi anni, Sophie» le confessò, sorprendendola.

Lui? Pensarla? Perché mai?

«Pensarmi?» chiese, dando voce ad uno dei suoi pensieri.

Lo vide annuire e sospirare. «Sì, ho pensato molto a come farmi perdonare per tutto ciò che ti avevo fatto. Tu sei stata quella che ho ferito di più e non c'è stato giorno in questi quattro anni in cui abbia smesso di pensarti o di cercarti per chiederti perdono, ma non ti ho più trovata.» La sua voce... la sua voce era talmente carica di tristezza che, per qualche strana ragione, le si spezzò il cuore. «Ed ora sei qui, davanti a me, e non mi sembra vero.» Sorrise di nuovo, un sorriso così sollevato e grato che si sentì a disagio. Quello non era affatto il Connor dei suoi incubi, no.

«Perché mi hai cercato?» chiese, non sapendo cosa dire o cosa pensare, era tutto così surreale.

«Per chiederti scusa, come ti ho detto. Dopo la fine del liceo sono cambiate molte cose. Sono cambiato io e tutte le azioni che aveva compiuto il vecchio Connor stavano distruggendo quello di adesso» le raccontò con un sorriso amaro e gli occhi accesi dalla vergogna. «Ho cercato di rimediare a tutto ciò che avevo fatto, di chiedere scusa a tutti quelli a cui avevo rovinato la vita, ma tu sei l'unica che non ho più trovato e a cui non sono riuscito a chiedere scusa. Tu e be', Kevin...» sussurrò, ridendo senza divertimento.

Kevin? Cosa c'entrava lui, perché doveva chiedergli scusa?

Connor si allentò il nodo della cravatta e notò che stava iniziando a sudare, sembrava stesse per sentirsi male.

«St... stai bene?» si ritrovò a chiedergli, senza nemmeno sapere il perché.

Lui annuì, ma Sophie lo vide diventare sempre più bianco ad ogni secondo che passava.

Si alzò dalla sedia e gli si avvicinò, avvolgendogli una mano intorno allo sterno. «Su alzati, ti accompagno fuori.»

Connor si alzò tremante e si fece aiutare senza protestare, una volta fuori dal locale lo sentì inspirare furiosamente e tossire.

«Sicuro di star bene?» chiese nuovamente, più preoccupata di prima. Non voleva vederlo svenire davanti ai suoi occhi o peggio!

«Sì, ora sto meglio. Grazie.» Sentì il respiro dell'uomo regolarizzarsi mentre il viso riprendeva lentamente colore.

«Scu... scusa» sussurrò ancora scosso, sedendosi su una delle sedie disposte fuori dal locale. «È da un po' che non mi succedeva.»

Gli si avvicinò e portò una sedia accanto a lui per potersi sedere vicino. Non aveva più nulla dell'uomo composto e ordinato di prima, aveva metà camicia che fuorisciva dai pantaloni, la cravatta quasi completamente allentata e i capelli in disordine; se Jane lo avesse visto ora avrebbe dovuto rimangiarsi tutto quello che aveva detto prima.

Sophie non voleva mostrarsi insensibile, ma l'unica cosa che voleva in quel momento era chiedergli di Kevin, del perché dovesse chiedergli scusa. Come le aveva detto prima, molte cose erano cambiate dopo il liceo e lei non era stata lì per vederle cambiare.

«Ah, allora sei qui tu! Proprio non la vuoi smettere di sparire quando usciamo insieme!» La voce acuta e piena di rimprovero di Jane spezzò il silenzio che era sceso tra lei e Connor, Sophie la vide avanzare verso di loro con lo sguardo misto tra l'offeso ed il curioso.

«Scusami, Jane, mi sono trattenuta un po' di più perché ho incontrato...»

«Connor...» la interruppe l'altra, fissando incredula ed emozionata l'uomo che le sedeva accanto. Gli occhi dell'amica si velarono di lacrime, ma in un secondo queste sparirono e lei credette di aver immaginato tutto.

All'improvviso, l'aria intorno a loro si riempì di imbarazzo e parole non dette. Sophie spostò lo sguardo verso Connor e lo trovò a fissare Jane con lo stesso sguardo incredulo, come se si trovasse dinanzi alla più grande meraviglia del mondo. Si poteva percepire chiaramente un desiderio taciuto in entrambi, un segreto che tenevano per loro ma tentava di sfuggire attraverso i loro occhi, attenti e desiderosi di ciò che stavano guardando.

Ebbe l'impressione di essere di troppo e sarebbe stato meglio andarsene, e l'avrebbe pure fatto se una voce profonda e collerica non avesse spezzato l'atmosfera.

«Cosa diavolo ci fai qua?» chiese gelido Kevin alle sue spalle, facendola trasalire. Si voltò verso di lui e vide che non stava fissando lei bensì Connor e l'odio che lesse nel suo sguardo non prometteva nulla di buono.

Ma cosa diavolo è successo mentre ero via?!

* * *

Era in ritardo, dannazione!

Kevin fissò per l'ennesima volta l'ora sul suo orologio da polso e Imprecò coloratamente. Mentre si trovava da Sonia, erano rincasati suo marito e Melanie, la sua adorata nipotina. Appena la bambina lo aveva visto, i suoi occhi si erano illuminati di gioia e gli era corsa in braccio. Lui l'aveva stretta a sé, rendendosi conto solo in quel momento quanto gli fosse mancata, e quando lei lo aveva invitato a restare per giocare con lei non aveva di certo potuto dire di no.

Alla fine, però, gli occhi da cerbiatto di sua nipote lo avevano convinto a restare a cena ed anche a raccontarle la favola della buona notte. Riusciva a manovrarlo come un burattino quando gli mostrava il suo broncio triste, triste e manipolatore esattamente come sua madre!

Aveva perso la cognizione del tempo e non si era reso conto del ritardo fino a quando la bambina non si era finalmente addormentata, era scattato subito giù dalle scale, aveva afferrato il suo cappotto ed uscito senza nemmeno salutare sua sorella e il cognato.
Sophie sarebbe stata arrabbiata con lui oppure felice di non averlo avuto intorno tutto il giorno? Aveva quasi paura di scoprirlo, tuttavia se fosse stata arrabbiata avrebbe significato che non le dispiaceva stare con lui, no?

Lo sperava...

* * *

– ANGOLINO DI EVELYN –

Salve!

Scusate per l'ora, ma domani non ci sarò per tutto il giorno e non avrò la connessione, perciò ho convenuto che fosse meglio pubblicare ora per non tardare.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusatemi se non mi dilungo molto ma sto crollando e domani ho la sveglia alle 5.

Alla prossima,

Lyn!

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