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27.1 • Erdelia: essere una

"I will not say: do not weep;
for not all tears are an evil."

Song: Silver spoon - Erin Lecount

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Erdelia lo sapeva e, per quanto dovette riconoscere ad Ariadne di essere un'exousies potente, non l'avrebbe mai battuta. Era troppo giovane, troppo incosciente, troppo spaventata da quello che era e del mondo che la circondava.

Ancora legata agli Idro, a quello che era stata, talmente tanto da non riuscire nemmeno a leggere dentro sé stessa, e ciò era segno di poca maturità, per quanto la riguardava. Mentire agli altri è una cosa, ma a sé stessi...

Era consapevole che non fosse del tutto colpa della ragazza, a quelli come loro ormai era impedito anche solo provare ad imparare le meccaniche dei due elementi.

Eppure trattenne un moto di disprezzo quando la vide in divisa dietro a Vivienne, insieme a quella Silente e altre persone di cui ben poco le importava. La donna era più bella di quello che ricordava, anche se non poteva più evocare a pieno controllo l'Elettro - altra punizione delle Madri a una loro figlia - aveva mantenuto la sua giovinezza e le rughe non avevano ancora preso piede sul suo viso.

I capelli bruciavano come cioppi ardenti, quasi a prendere anche la vita che sua sorella aveva perduto anni prima. Abile Elettro pure lei; quasi sentì una lacrima spingere per uscire.

Ariadne la seguiva con tale ammirazione che le fece venire un moto di nausea e dovette distogliere le sue energie magnetiche per evitare di vederla; le ricordava troppo Alba Laras.

Quella donna che tanto le portava alla memoria la guerra e la distruzione, che tramutava in morte tutto ciò che sfiorava all'infuori di sé stessa. Perché ad Alba era concesso di plasmare il velo e agli altri no? Lei non aveva semplicemente provato a fare lo stesso con Gael? Con Atlas?

Tutto era morte, tutto era guerra.La vecchia Erdelia avrebbe accolto la giovane sotto la sua ala nella speranza di non lasciarla divorare da quel mondo; le avrebbe insegnato come si guariscono i piccoli malanni e le ferite di cadute nel prato, l'avrebbe introdotta alla vita che conduceva con la sua famiglia...

Ma loro non c'erano più, quindi nemmeno la vecchia Erdelia era più presente.

Non si chiese fra quanto avrebbero raggiunto Nathan, Nora e Quinlan, ricoperti di polvere e ormai in surriscaldamento senza avere una batteria efficace. La ragazza con i capelli viola ci provava, era talentuosa, ma sostenere le cariche positive di due uomini era tanto anche per un Exousies esperto, soprattutto se uno dei due era così egocentrico durante i combattimenti da richiederle tutte le energie. Non vi era bilancio alcuno in quel trio.Tirò su col naso; quello che aveva fatto poco prima l'aveva messa a dura prova, era stanca e non vedeva l'ora di tornare a casa a dormire un po', gettare le membra fra le lenzuola di lana di pecora. Vivere nei sogni degli altri la privava del dolce riposo, ma alla fine avrebbe sacrificato intere notti se questo avesse significato distruggere le Dee; non dormiva bene da tanto tempo, senza Atlas, quindi non avvertiva più grande differenza.

Ormai era a un passo dalla vittoria, avrebbe fatto sì che si divorassero dall'interno: un virus che mangia gli organi uno ad uno, scoperto quando è talmente tardi da poter solamente guardare il tuo corpo avvizzire. Poi avrebbe preso quel che ne restava, si sarebbe accertata di lasciare il minimo essenziale per ricostruire qualcosa.

Camminando a vuoto fra i corridoi umidi e intasati di fumo, Erdelia si era stancata di aspettare: gli anni l'avevano resa impaziente e sapeva benissimo fosse un difetto, ma se non li avesse aiutati, almeno un minimo, sarebbero tutti morti e questo non poteva permetterlo.

Si staccò dal muro umido quando vennero attaccati alle spalle, più tardi di quanto si aspettasse, da tre uomini grandi quanto montagne; a uno mancava un braccio e al suo posto si infilava poco elegantemente un arto metallico su cui avvertiva il rilievo di un ago. Gli altri due erano sovraccaricati di Energia e traballavano come pirati ubriachi e, forse, questo li rendeva più pericolosi.

Sorrise rumorosamente.

Quando Ariadne lanciò un fulmine per far cadere dei pezzi di pietra dal soffitto – nonostante fosse quasi orgogliosa di lei – Erdelia, senza farsi scoprire, fece precipitare a terra con loro anche i due lampadari di cristallo. Fu soddisfatta quando nessuno se ne accorse; entrambi i maestri credettero fosse stata la loro allieva a bloccare il passaggio a quegli individui che giocavano a fare gli exousies.

Ariadne ci sarebbe riuscita da sola, prima o poi, ma per ora sarebbe stata il suo tuono fatuo, per così dire.

Non avevano più da temere che gli uomini si riprendessero, li avevano distaccati e ora l'avvicinamento fra la Tessitrice e Nathan era quasi concluso. Gli altri lo sentirono con lei, fin troppa Energia in un solo ambiente per rimanerne ignari e osservare solo la propria. Trasudava da ogni parete di pietra calcarea e faceva venire il mal di testa; tutto era raddoppiato, come appena destati da un sogno.

Quanto i due ragazzi si abbracciarono, avvertì il caldo diramarsi fra i loro corpi, lo spazio quasi acquisire luce violacea e turchese.

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Diciamo che questo capitolo è parecchio importante per un po' di rivelazioni. Chissà se qualcuno l'avete intuita...
A Mercoledì prossimo, spero che il capitolo vi sia piaciuto! 🤍

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