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16.1 • Repulsione magnetica

"You're so brave and quiet
I forget you're suffering"
E. Hemingway

Song:  wait for it - Hamilton

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L'ironia del dolore è che a volte arriva quando meno te lo aspetti. Se sai che arriverà, fa meno male, per qualche legge crudele che impone che tu non debba essere pronto quando ricevi una pugnalata alle spalle.

Altrimenti non sarebbe definibile tale. Quella notte mi svegliai che la luna era ancora alta nel cielo, come un mezzo sorriso sbilenco, mangiata dal freddo cielo notturno.

Le civette invadevano il silenzio della notte ma, ancora più vicino, sentivo il respiro di Nora e Nathan, lei raggomitolata sul divano e lui sul pavimento, soltanto un cuscino semi-svuotato a rendergli comoda la dormita. Le gambe mi formicolavano per essere rimasta al bordo del divano verde, ma non appena concessi loro di toccare terra, il sangue riprese a scorrere in esse, tingendole di rosa. Le assi di legno erano calde e rassicuranti a contatto con i polpastrelli delle dita dei piedi, raggiunte dal tepore del fuoco.

Mi sgranchii la schiena allungando le braccia verso il soffitto, consapevole che non sarei riuscita a riacquistare il sonno che un altro incubo mi aveva portato via.

Non ero sicura di cosa avessi vissuto durante il sogno, ma sapevo di avere addosso a me il solito odore di pan di zenzero e lamponi, un bizzarro miscuglio di acido e dolce, che mi si impastava nei ricordi come miele sulle mani.

La stanchezza aveva ancora pieno possesso di me, le palpebre lottavano per richiudersi, ma la paura di tornare nel mondo sommerso – come ormai avevo iniziato a chiamarlo – era maggiore del bisogno di far riposare mente e ossa.

Avevo gli occhi gonfi, li sentivo tesi e doloranti sotto l'indice e il medio screpolati.

Mi parve, per un secondo, di inspirare quell'odore anche nella stanza, mentre i rumori della notte non mi permettevano di avere un momento di quiete.

A posteriori, forse avrei dovuto ringraziare.

La settimana successiva trascorse lenta, come il momento in cui attendi che il fulmine tocchi terra dopo aver sentito il tuono, tra allenamenti intensivi con Alastair – per prendere la mano con le armi avevano deciso di dividere le prime settimane per professore – e notti insonne passate a sperare che Elowen tornasse per farmi compagnia.

Purtroppo, pareva che il varjos fosse sparito, forse riposava o forse non aveva energia nemmeno per farmi arrivare le sue vibrazioni magiche.

Sentivo il tuono, ma non vedevo mai il fulmine, nemmeno stando sul bordo dello strapiombo per ampliare il campo visivo.

Con una manciata scarsa di quattro ore di riposo a notte, non mi sorprese l'insulto che mi arrivò da Quinlan mentre aspettavamo Vivienne nell'ala del castello dedicata ai magnetfelt che, per quello che pareva, non abitavano più la sezione.

«Sembra che un cavallo ti abbia tirata sotto.»

Non potevo dargli torto. «Hai ragione, bignè alla crema», risposi imitando Nora ma, per qualche astruso motivo, a me toccò un grugno dopo avergli affibbiato quell'appellativo. I capelli erano legata in una mezza coda più scomposta del solito e, per quanto avesse criticato le mie condizioni, lui non era messo meglio. Sembrava che si fosse sfregato gli occhi con della tintura viola, e il pallore non gli donava affatto, troppo simile ai suoi capelli.

Le scarpe erano sporche di fango, sentivo l'umidità permeare lo spazio fra di noi.

«Buongiorno.»

Vivienne entrò allargando le mani verso l'esterno, piegando il portone al proprio volere: un cucciolo a cui si da un biscotto.

Tutti si misero sull'attenti, unendo i piedi con tonfo in sincrono, e il silenzio si impossessò della camera. Le assi di legno del soffitto erano le uniche a non mantenere la quiete.

«Questa settimana sarete con me. Dubito che molti di voi sappiano usare il magnetismo, l'estensione dell'Elettro.»

Vivienne si spostò al centro della stanza, priva di qualsiasi tipo di arredamento e, soprattutto, scarna di qualsiasi oggetto metallico.

«È una pratica abbandonata da secoli, solo alcuni popoli la considerano ancora alla base della loro cultura, ed è raro la insegnino a chi non nasce con essa nel sangue.»

Vivienne si legò i capelli fuoco in una crocchia sulla testa grazie ad un piccola bacchetta di metallo, all'apparenza molto simile a un pugnale. Tirando una corda all'angolo della stanza, fece scendere dal soffitto una cartina consunta, costellata di segni rossi e buchi vari. Sicuramente un qualche insetto aveva trovato banchetto ed era stato contento della cosa.

«Da qui», spiegò indicando i territori a Ovest, molto più a Nord di Xeka, «si sono spostati nei territori desertici, dove la presenza di metalli nel terreno è nettamente superiore.»

Le sue gambe fremevano, le parole si rincorrevano tra di loro, ammassando le informazioni. Non l'avevo mai vista usare l'Elettro, sempre il magnetismo, non mi stupiva fosse suo il compito di insegnarlo a noi.

«Durante questa settimana inizierete ad imparare a estendere il dominio dell'elettricità e le sue forme: forse riuscirete a muovere oggetti, persone e addirittura piegare il campo magnetico a vostro piacimento», dichiarò la donna facendo nuovamente sparire la mappa geografica. «Non è semplice, sarà un percorso lungo, quindi non voglio che vi rammarichiate se non vi viene subito. Questa stanza è priva di metalli per aiutarvi, vi permetterà di fare le cose con maggiore facilità, ma fuori da qui non sarà così semplice.»

La schiena perfettamente dritta permetteva di scorgere i suoi muscoli sotto la canottiera di pelle, che le fasciava il collo con uno stretto strato di tessuto nero. Le poche ferite che aveva riportato durante l'attacco dei sylkukkonen stavano già sbiadendo, diventando parte dello sfondo della pelle e confondendosi con le lentiggini che le adornavano le spalle e i gomiti come una cascata di diamanti.

«Oggi cercherete di alterare il campo magnetico dei vostri avversari – i vostri compagni – per far perdere loro l'equilibrio. Ricordate, nel vostro sangue e nel vostro corpo vi è una certa percentuale di metalli di varia origine», spiegò facendoci segno di allargarci in cerchio.

C'era abbastanza spazio nella stanza per ospitare almeno il triplo di noi con comodità, il suono rimbombava tra le pareti. «Dovete rintracciare quei metalli e muoverli. Per le ragazze sarà più facile manipolare i ragazzi e viceversa.»

Della polvere stava danzando davanti ai miei occhi, creando fiumi di spirali comandate dai miei respiri.

Un ragazzo fece un passo avanti, alzando la mano. La polvere si mosse nella sua direzione, un richiamo.

Vivienne non parve turbata: «Prego».

Il ragazzo mando giù un groppo in gola, prima di parlare.

«Mi chiamo Emma, penso dovrei essere considerato come munito di carica negativa, secondo le regole.»

Era diventato paonazzo in viso, persino la punta delle orecchie era fiammeggiante.

«Non ho nessuna Emma nell'elenco», rispose Vivienne chiudendo gli occhi per rintracciare le informazioni nella sua lista mentale.

Il ragazzo scosse la testa.

«Mi sono fatto identificare con il nome "Thomas", quando avete fatto gli appelli dopo il Rituale.»

Vivienne annuì, alzando le sopracciglia con un rapido movimento.

«La distinzione in cariche positive e negative è più un derivato delle vostre Energie, non tanto delle vostre caratteristiche biologiche. Come ogni cosa naturale, non segue regole fisse o imposizioni umane.»

Il ragazzo sorrise, per poi camminare all'indietro fino a tornare tra due suoi amici, che gli diedero una rumorosa pacca sulle spalle.

«Vi sfiderete due a due. Aprite il cerchio, così potete vedere.»

La stanza era munita di ampie finestre esattamente come quella dedicata alle armi, ma gli stipiti erano in legno scuro, non in ferro battuto, e l'ambiente risultava più caldo e accogliente. A giudicare dai decori in vernice sulle pareti, quella doveva essere stata una camera destinata a balli o feste, o comunque qualche evento mondano.

Mi chiesi se Elowen avesse mai avuto occasione di parteciparvi, prima di morire.

Quasi riuscivo ad immaginare il suo vestito rosa antico fendere i pavimenti, lei che volteggiava con la sua innata grazia, a malapena sfiorando l'aria.

La pavimentazione, anche essa in legno, sembrava avesse imbarcato acqua, ed effettivamente la stanza era parecchio umida. La divisa mi si era appiccicata addosso a creare una seconda pelle.

«Claudia, Ariadne: venite pure al centro.»

Mandai giù un groppo in gola che mi si era formato in preda alla paura, non appena avevo sentito di essere stata chiamata per prima, ma il sorriso di Claudia mi rasserenò.

La ragazza era minuta, ma sapevo che era più abile mi molte persone presenti nella stanza a manipolare l'Elettro; durante la battaglia era stata una dei pochi a combattere al fianco di Nora in prima linea.

Alla tunica, Claudia aveva ricamato delle piccole nuvole argentate che scintillavano a seconda dei suoi movimenti, prevedendone la direzione.

Quando fummo entrambe pronte al centro del cerchio, Vivienne diede il via e la ragazza fece immediatamente scattare le mani verso l'alto, creando delle onde che si irradiarono dal pavimento verso di me.

Riuscii a distinguerne le varie componenti inclinando la testa, ma troppo lentamente per poter anche solo provare ad intercettarle.

Sentii lo stomaco svuotarsi e persi appiglio sul pavimento. Senza che potessi opporre resistenza, stavo fluttuando a mezz'aria, distesa con le gambe e le braccia intrecciate.

Claudia lanciò un urletto di felicità mentre le braccia le si cospargevano di centri concentrici grigi.

«Perfetto Claudia, puoi rimetterla a terra», si complimentò con lei Vivienne mentre la stanza si riempì di battiti di mani.

La ragazza abbassò lentamente le braccia, allargandole verso il suolo. Le sue dita erano ancora premute contro il legno quando avvertii nuovamente la presenza delle assi sotto gli stivali.

«Scusa», disse allungandomi una mano.

«Non preoccuparti, sei stata bravissima», le risposi indietreggiando.

Il sorriso sulle labbra le si affievolì un poco, ma non si spense. Cominciai a camminare all'indietro per rimettermi nel perimetro cerchio, ma Vivienne mi bloccò facendo un cenno con due dita: «Aspetta. Nathan, vai al centro con lei.»

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Ho già pubblicato la seconda parte del capitolo, ho semplicemente scelto di dividerlo per vostra comodità <3

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