1: This Lonely Game We Play
NOTE DELL'AUTORE:
L'avevate chiesta, e io l'ho sfornata ahaha.
La mia prima Wriolette.
Che fatica, scrivere Neuvilette! E io che pensavo che Zhongli fosse contorto! Ma per fortuna, alternerò i suoi POV con Wrio ahaha.
Per il resto, che dire? Voleva essere una cosa meme, ma già dal primo capitolo mi sta uscendo fuori l'angst. Ovviamente finirà bene, ma non so promettere che non si soffrirà nel mentre :'D
Per chi non lo sapesse, il tema è: BALLO IN MASCHERA.
Buona lettura e fatemi sapere <3
Kieran
*****
"Un ballo in maschera, dite? Tra tre giorni?"
Neuvilette era alquanto sorpreso da quella richiesta. Navia, Lyney e Lynette lo avevano raggiunto sul porto, quel pomeriggio, in maniera totalmente inaspettata, interrompendo la quiete in cui si era immerso.
"Esatto! Dovremmo organizzare una bella festa." esclamò Navia, con entusiasmo. I suoi occhi chiari erano colmi di aspettative. "Sarà un modo meraviglioso per rialzare il morale della nostra gente, dopo tutto quello che è successo."
"E' un'idea interessante, senz'altro.",concordò Neuvilette, dopo qualche istante di silenzio.
Non aveva mentito a riguardo, anche se non era ancora sicuro di voler prendere parte attivamente a quell'iniziativa.
Navia aveva totalmente ragione: il regno di Fontaine aveva bisogno di una tregua, e di celebrare i risultati raggiunti. Il livello dell'acqua si era finalmente abbassato, da quando gli abitanti erano scampati alla profezia.
Una brezza salmastra accarezzava il volto di Neuvilette mentre, pensieroso, contemplava il mare che ondeggia dolcemente sulle rive del porto di Romarin, ponderando la proposta di Navia.
Quello scenario rassicurante si intrecciò con la complessità dei suoi pensieri. Partecipare a una festa era una buona idea, per uno come lui? Poteva definirsi un giudice impeccabile, un abile conoscitore delle regole e delle norme sociali, ma di certo non un era abituato a celebrare con gli umani. Non sapeva neanche da dove partire, per organizzare un ballo. Per tutti quegli anni, si era astenuto sempre dal prendervi parte, così come era accaduto per tutte le altre attività umane che comprendessero un coinvolgimento emotivo troppo stretto.
Evitava le cene in compagnia, guardava le danze seduto composto, sempre attento a non sbilanciarsi troppo.
Questo era ciò che ci si aspettava dallo Iudex di Fontaine, del tutto imparziale a qualsiasi emozione privata.
Una parte di lui, probabilmente, si sarebbe sempre sentita fuori posto. Non solo ricopriva un incarico di un certo tipo, ma non era neppure umano. Al contrario degli altri abitanti di Fontaine, non aveva una famiglia a cui fare riferimento, né dei ricordi precisi. Era il Drago Hydro, o meglio, la sua reincarnazione, che per tanto tempo aveva provato smarrimento, riguardo al proprio passato e al proprio ruolo.
Adesso, però, le cose erano cambiate. Aveva ottenuto di nuovo la propria connessione con il mare primordiale e con il potere di sovrano dell'acqua, e molto più tempo e occasioni per conoscere sé stesso. Avrebbe dovuto essere felice e rilassato, finalmente, da quando non doveva più presenziare in continuazione ai processi di Furina.
Tuttavia, la sua nuova libertà di essere più imparziale, nella vita di tutti i giorni, lo confondeva. Adesso aveva fin troppe porte aperte di fronte a sé, e non faceva altro che interrogarsi sul futuro che lo aspettava, e su come provare a tessere dei legami che andavano al di là dei confini del dovere.
Primi tra tutti, legami di amicizia, come quelli che stava sperimentando in quel momento.
Cercò di concentrarsi sulle parole di Lyney, che intervenne a sua volta.
"Abbiamo pensato di fare il ballo all'opera Epiclese. C'è molto spazio, e conosciamo già bene il palco per fare i nostri spettacoli di magia! Potremmo dare una mano.",si propose il ragazzo, con fare affabile. La sua espressione era decisa, mentre si aggiustava il cilindro scuro sul capo, attento che il vento non lo portasse via.
"Sì.",concordò Lynette, sua sorella, con aria seria. Per l'occasione, visto il tempo più nuvoloso, si era messa un cappotto scuro, proteggendosi dal freddo. "Inoltre, abbiamo pensato di chiedere l'appoggio di Mademoiselle Furina. Abbiamo appurato le sue capacità di attrice e cantante, e pensiamo che possa fare un ottimo lavoro."
"Certamente, Mademoiselle Furina sarebbe lieta di aiutarvi. Ma per quanto riguarda me..in che modo posso esservi utile?" chiese Neuvilette, cortesemente. "Sarei lieto di aiutarvi, ma non mi sono mai occupato direttamente degli eventi mondani."
Navia sorrise, intravedendo un barlume di interesse nell'espressione di Neuvilette, facendolo lievemente sorridere a propria volta.
Apprezzava molto la compagnia della giovane donna, con cui aveva iniziato a fare amicizia. Navia era brava a spronare le persone a iniziare nuove attività, con il suo entusiasmo e il suo supporto.
"Beh, potresti, innanzi tutto, proporre tutto a Furina, dato che la conosci meglio di tutti noi. E poi, potresti aiutarci a coordinare gli spazi, e magari ad assistere nell'allestimento delle sale. La tua conoscenza e la tua precisione sarebbero preziose per rendere l'evento impeccabile," suggerì Navia, con tono speranzoso, prima di scambiarsi un'occhiata d'intesa con i due gemelli.
Lyney sogghignò appena, mentre Lynette gli diede una leggera gomitata sul fianco, come a metterlo in guardia.
Perplesso, Neuvilette li scrutò, aggrottando la fronte.
"C'è qualcos'altro di cui non sono al corrente?",domandò, cautamente.
"Beh...abbiamo anche pensato di invitarti perché divertirti un po' ti farebbe bene!",ammise Lyney, con un sorriso. "Abbiamo notato quanto sei corrucciato, ultimamente."
"Non solo ultimamente.",mormorò Lynette, la più schietta di tutti loro. "In generale, sembri un po' giù. Una festa non ti farebbe male."
Il suggerimento di Lyney e Lynette colse Neuvilette di sorpresa. Si sentì momentaneamente disarmato, anche se sapeva che i suoi amici stavano solo cercando di aiutarlo.
"Volete coinvolgermi perché ritenete che divertirmi mi farebbe bene?" ripeté Neuvilette, un po' confuso ma anche leggermente divertito dalla diretta sincerità dei suoi amici.
Navia annuì vivacemente, comprensiva del turbamento del giudice. "Sì, esatto. Hai lavorato duramente! Ora è il momento di concederti una pausa, non credi?"
Il cuore di Neuvilette si strinse lievemente. Non poteva negare che sarebbe stato piacevole vedere il mondo da un'altra prospettiva, anche se le circostanze lo avevano sempre trattenuto dal lasciarsi andare completamente.
"Oltretutto, c'è una persona che vorrebbe darti una mano! Forse, con lui l'organizzazione sarà molto più semplice.",aggiunse Lyney, girandosi poi a guardare un punto opposto del porto.
"Di chi si tratta?",domandò Neuvilette. Stavano forse parlando dei dipendenti che lavoravano con lui a Palais Mermonia?
Lyney non fece neanche in tempo a rispondergli. Sollevò una mano con un gesto di saluto , non appena riconobbe una figura pronta a raggiungerli.
A quella vista, Neuvilette sospirò di sollievo, riconoscendo l'uomo che si stava avvicinando.
I suoi capelli scuri, tagliati corti e adornati da qualche ciocca bianca, erano inconfondibili, così come il suo passo sicuro. I suoi abiti neri erano una macchia contrastante contro l'azzurro del mare, e il suo nome solitamente portava una grande soggezione. Eppure, Neuvilette provava sempre una rara calma, quando passavano del tempo insieme.
Colui che stava arrivando non era una persona qualsiasi, bensì Wriothesley.
Proprio la persona con cui, probabilmente, non era mai stato bravo a essere imparziale.
****
"Monsieur Neuvilette. Mademoiselle Navia. Ragazzi. Buongiorno."
Il saluto di Wriothesley risuonò cordiale, quando li raggiunse.
Neuvilette incrociò il suo sguardo per un breve istante, mentre si soffermava ad osservarlo.
Wriothesley aveva l'aria stanca, più del solito. Un particolare del genere sarebbe probabilmente sfuggito a degli occhi meno esperti, ma lui, che lo incontrava come minimo due volte a settimana, era diventato ormai bravo a scorgere certi dettagli.
I suoi occhi erano appena segnati da cerchi scuri, indice del fatto che non avesse dormito abbastanza. Un accenno di barba gli segnava il mento, come se fosse uscito di corsa, senza trovare il tempo di passarvi il rasoio. Forse era stata una settimana particolarmente impegnativa, a forte Meropide, la prigione dove abitava.
O forse, altre questioni turbavano il suo cuore.
A quel pensiero, Neuvilette provò una fitta di preoccupazione, realizzando improvvisamente che giorno fosse.
Era l'anniversario esatto di quando Wriothesley era stato processato, tanti anni prima. Forse, come tutti gli anni precedenti, diventava più pensieroso, all'avvicinarsi di quella data.
Era una vera fortuna, pensò Neuvilette, che avesse già comprato un nuovo thé da regalargli. Poteva proporgli di berne una tazza insieme, prima di incontrare Furina.
Neuvilette non voleva avere la presunzione di migliorare il suo umore, ma non poteva negare che Wriothesley riusciva a rilassarsi, a casa sua. Era in quei momenti che si apriva sempre a dialoghi più complessi in propria compagnia, o che si rilassava.
"Ben arrivato.",rispose Neuvilette, gentilmente. "Mi è stato comunicato che intendi accompagnarmi da Furina."
"Esatto. Ho un giorno libero, oggi. Ho pensato che tornare un po' in superficie poteva farmi bene.",disse l'uomo, con un sorriso affabile, dando un cenno del capo nella propria direzione. "Inoltre, ho sentito che qualcuno aveva bisogno di un consiglio."
"Certamente. I tuoi suggerimenti sono sempre molto preziosi, per me.",concordò Neuvilette, in totale sincerità.
Avere un punto di vista differente era sempre importante. Wriothesley era una delle persone con cui era più in confidenza, e lo stava aiutando a comprendere meglio il proprio ruolo da tanto tempo.
"Un giorno libero per il Duca? Incredibile! Ti conviene approfittarne e fare un bel giro, allora!",esclamò Lyney.
Wriothesley sorrise di fronte alla vivacità del ragazzo. "Non è così frequente, ma quando capita, cerco di sfruttarlo al meglio. E che modo migliore di trascorrerlo in buona compagnia e aiutare a organizzare un evento così speciale?"
"Mi sembra giusto. Allora divertiti, e facci sapere se hai bisogno di qualcosa," disse Navia, con un sorriso.
"Lo farò, grazie. A presto!" rispose Wriothesley con un cenno del capo, prima di rivolgere il suo sguardo nuovamente a Neuvilette.
Navia, Lyney e Lynette ricambiarono i saluti e si allontanarono, lasciando Neuvilette e Wriothesley da soli, pronti a condividere il resto della giornata e le responsabilità dell'organizzazione del ballo in maschera.
Non appena restarono l'uno di fronte all'altro, per un istante, entrambi esitarono, forse interrogandosi sui passi successivi da compiere.
Fu Wriothesley ad avvicinarsi per primo verso Neuvilette, offrendogli un leggero sorriso, porgendogli il braccio. "Andiamo subito a casa di Furina?"
Quel gesto, così spontaneo e familiare, era un qualcosa che Neuvilette apprezzava enormemente. Non era la prima volta che Wriothesley lo prendeva sottobraccio, e ogni volta che Neuvilette lo assecondava, si sentiva pervadere da una sensazione di sicurezza.
Neuvilette, in realtà, non aveva alcun bisogno di essere accompagnato: conosceva perfettamente le strade di Fontaine, ed era abituato alla solitudine. Ma il fatto che Wriothesley si permettesse di andare oltre alla propria formalità, e alla propria figura a quel modo, lo rendeva felice in un modo che non riusciva ancora a spiegarsi.
"Furina è impegnata con la compagnia di teatro fino alle quattro e mezza. Ho pensato che potremmo prima passeggiare un po', e poi passare da me a prendere un thé caldo.",propose Neuvilette, allacciando il braccio al suo.
A quella proposta, il volto stanco dell'altro sembrò illuminarsi.
Neuvilette perse più secondi del necessario a guardare i suoi occhi grigi velarsi di una nota allegra, mentre si crogiolava nella sua presa così salda, iniziando a camminare.
"Non dico mai di no a una bella tazza di thé.",concordò Wriothesley, seguendo i suoi passi.
Il cielo dietro Neuvilette, fino a quel momento nuvoloso, iniziò a rischiararsi, mentre si incamminavano verso la propria casa. Il malumore e la confusione di quella mattina, sembrarono dissiparsi lentamente, mentre iniziò a parlare con l'amico, diretto verso la propria casa.
****
Neuvilette condusse Wriothesley lungo il porto, seguendo il suo passo tranquillo. Nonostante la presenza di tanti altri passanti, il mondo sembrava rallentare intorno a loro.
Il sole del pomeriggio filtrava attraverso le nuvole sempre più sottili, illuminando l'acqua del mare con un bagliore dorato. Neuvilette si guardò intorno, mentre la brezza marina gli scompigliava i lunghi capelli bianchi e azzurri. Si scostò una ciocca dal volto con una mano libera, prima di tornare a rivolgersi all'altro, mentre il suono distante delle onde contribuiva a creare un'atmosfera rilassante.
"Allora, come vanno le cose, a forte Meropide?", chiese Neuvilette, rompendo il breve silenzio che si era creato tra di loro. Era da quando si era sciolta la profezia che non scendeva nelle prigioni di Fontaine. Ultimamente, lui e l'altro uomo si erano sempre incontrati in superficie.
Wriothesley lo guardò con uno sguardo un po' pensieroso, riflettendo sulla domanda. "Non male, grazie. A parte un paio di soggetti ribelli che ho dovuto mettere in guardia, potrei dire che le cose stanno migliorando là."
"Spero niente di grave.",rispose Neuvilette, con genuina preoccupazione. Forte Meropide era un luogo che raccoglieva la maggior parte dei criminali di Teyvat. Anche se Wriothesley sapeva occuparsene perfettamente, era pur sempre esposto a un rischio costante.
"Niente che non ci si aspetti in un carcere. Forse iniziavo quasi a dimenticarmelo, dato che la maggior parte degli utenti fa un ottimo percorso di riabilitazione.",commentò Wriothesley, tradendo un sorriso soddisfatto. "Mi sono abituato troppo bene."
"E' merito tuo, se succede questo.",commentò Neuvilette, gentilmente.
"Faccio soltanto ciò che ritengo giusto, per restituire uno scopo a quelle persone.", disse Wriothesley, senza falsa modestia. "Niente di così sorprendente."
Neuvilette accennò un sorriso, di rimando.
Era da quando Wriothesley aveva preso il titolo di Duca, e l'incarico di gestire la fortezza, che non amava particolarmente i riflettori. Non era un tipo timido, ma era certamente molto umile, e con dei solidi principi legati alla giustizia. Neanche dopo tutti quegli anni e la grande quantità di ammiratori che lo circondava, Wriothesley era riuscito a diventare più presuntuoso, quando si trattava dei meriti del suo ruolo.
Molte persone, al posto di Neuvilette, non si sarebbero sentite così a proprio agio, a camminare di fianco al Duca. Intorno al suo nome, aleggiava sempre un aura di rispetto e venerazione, simile talvolta al timore.
Wriothesley era una figura che non passava inosservata, dopotutto, al di là della propria carica pubblica.
Era un uomo alto e affascinante, con un fisico ben allenato. Una cicatrice netta gli segnava la pelle pallida del volto, appena sotto all'occhio, insieme a tante altre sulle dita, e altre sulle spalle ampie, spesso nascoste da cappotti scuri. Il suo viso, incorniciato da ciocche nere come l'inchiostro, era spesso serio, ma non per questo meno bello: aveva due vividi occhi grigi, e dei tratti definiti, affilati come dei coltelli.
Camminava sempre con una certa grazia, ma senza ostentazione, come se fosse abituato a gestire la sua presenza senza sforzo, nonostante l'attenzione che inevitabilmente attirava.
La sua aura, mescolata a un riserbo garbato, era una miscela che catturava l'attenzione. Anche se poteva sembrare distante a chi lo osservava da lontano, chi aveva la fortuna di conoscerlo più da vicino poteva apprezzare la sua umanità e la sua profonda empatia, nonostante la maschera autoritaria che portava.
Neuvilette si considerava tra quei pochi fortunati. In tutti quegli anni, aveva studiato l'altro attentamente, interessato a comprendere il suo essere in ogni sfaccettatura.
"Tu, piuttosto? Come stai? Tutti questi cambiamenti non saranno stati di certo uno scherzo, per te.", gli domandò Wriothesley, interrompendolo per un istante da quell'attenta contemplazione.
Si diressero verso l'ascensore che li avrebbe condotti alla fermata dell'acquabus, e Wriothesley abbandonò per un istante la presa da sé. Neuvilette si prese un attimo per elaborare una risposta sensata, mentre aspettava di entrare in uno spazio più ristretto, insieme all'altro.
Per lui, era sempre difficile dire come stava. I sentimenti erano complessi da riconoscere, quando nessuno ti insegnava a distinguerli, a dargli un nome. Sentiva un senso di sollievo, da quando aveva avuto più informazioni sulla propria identità, ma al tempo stesso, la nuova responsabilità che aveva assunto verso i cittadini di Fontaine lo preoccupava.
Sperava soltanto di essere all'altezza di prendere un ruolo del genere. Ora che Furina non era più un Archon, Neuvilette si sentiva come un faro di speranza per i cittadini, ma quel peso non era da sottovalutare.
"E' strano. Ho dovuto affrontare dei cambiamenti significativi, di recente," ammise Neuvilette, fornendo un raro scorcio della sua vita personale. "Il passaggio da una vita costantemente orientata verso il dovere, verso una maggiore libertà decisionale, è..sorprendente. Devo valutare tante cose nuove."
"Lo immagino. Sono certo, però, che saprai prendere delle buone scelte." Wriothesley guardò Neuvilette con uno sguardo riflessivo, prima di entrare nell'ascensore, e indietreggiare verso la parete per lasciargli spazio. "Neuvilette, a proposito... ti confesserò una cosa."
L'ascensore era completamente chiuso, e mentre saliva verso l'alto, chiudendosi le porte alle spalle, il silenzio calò per qualche istante dentro l'abitacolo. Neuvilette scrutò l'altro con interesse, incuriosito dalla sua affermazione. Osservato dai suoi occhi grigi, sentì quasi di non poter scappare, finché era lì dentro. Quella consapevolezza, tuttavia, non lo spaventò.
Wriothesley sapeva essere schietto, quando voleva. Non sembrava, tuttavia, avere niente di negativo da dire. Le sue labbra, al contrario, si piegarono in un sorriso divertito, prima che si avvicinasse leggermente a sé, tanto che Neuvilette si trattenne a stento dal sussultare.
Lo aveva tenuto sottobraccio fino a poco prima, ma in quel contesto, dove la luce era soffusa e lo spazio sempre meno, la loro nuova mancanza di distanza lo distrasse per un istante.
"Di cosa si tratta?",domandò, senza abbassare lo sguardo, almeno fino a quando le dita di Wriothesley si abbassarono sulla propria spalla, sfiorando una ciocca dei propri capelli.
"Sospettavo da tempo la tua vera natura di drago hydro," ammise, mentre con delicatezza passò le dita tra le ciocche bianco perla di Neuvilette, osservandole con cura. Mentre compiva quel gesto, piccole strisce luminose, azzurro chiaro, si fecero più lucenti, seguendo il suo tocco delicato, come una sorta di conferma delle sue parole. "Queste ciocche azzurre, le corna dietro, e anche queste."
Quando le sue dita gli sfiorarono, con la stessa delicatezza, le orecchie appuntite, Neuvilette trattenne appena il respiro, colto da una leggera e piacevole agitazione. Fortunatamente, la porta dell'ascensore si aprì giusto in tempo per invaderli di nuovo con la luce del giorno, riscuotendolo.
Prima ancora che potesse chiedersi perché avesse reagito quel modo, si concentrò sul sorriso beffardo di Wriothesley, che lo scrutava divertito.
"Diciamo che potevo anche arrivarci prima.",ammise l'uomo, scrollando le spalle, prima di dirigersi alla fermata dell'acquabus.
La città di Fontaine, ammirata da quell'altezza, era a dir poco splendida, con la sua eleganza intramontabile.
Fontaine non era solo un magnifico esempio di arte architettonica; era anche un'oasi di verde e natura. Alberi maestosi si stagliavano orgogliosi lungo le strade, offrendo riparo e frescura ai cittadini. Grandi parchi e giardini ben curati, con aiuole fiorite e sentieri lastricati, offrivano spazi aperti dove la natura si intrecciava con l'eleganza urbana.
Ma ciò che davvero distingueva Fontaine erano le sue fontane, da cui prendeva nome. Grandi e piccole, decorate con sculture e giochi d'acqua armoniosi, le fontane punteggiavano la città come gioielli preziosi. L'acqua danzava in un'armonia fluida, creando un'atmosfera rilassante e invitante.
Neuvilette, dopo tanti anni, aveva finalmente iniziato ad affezionarsi a quella città, con le sue strade piene di vita e la sua bellezza senza tempo. Il suo obiettivo, il suo sogno, era quello di sentirla finalmente come la sua casa, un giorno. Sarebbe mai riuscito a sentirsi davvero connesso con la sua splendida, vivace energia, anche se la sua vera natura proveniva dal fondo del mare?
Riallacciandosi a quei pensieri, si rivolse a Wriothesley, ricambiando il suo sorriso. Neuvilette era sempre stato cauto nel rivelare la sua vera identità, specialmente a coloro che gli stavano più vicini.
Meno conosceva della propria natura, meno sapeva quanto potesse essere pericolosa. Per troppo tempo, si era trattenuto fino allo stremo, preoccupato che potesse nuocere a qualcuno.
"Mi scuso se ho tenuto questo segreto," disse Neuvilette, la sua voce leggermente incerta dalla sorpresa. "Non volevo creare distanza tra di noi, ma era... difficile da condividere."
Wriothesley sorrise lievemente, mostrando una comprensione profonda nel suo sguardo. "Non c'è bisogno di scuse. La tua essenza non influenzerà il modo in cui ti vedo, né il rispetto e l'ammirazione che ho per te."
A quelle parole, Neuvilette reagì con un'espressione grata.
Rimase in silenzio per un istante, lasciando che le parole di Wriothesley si sedimentassero nei suoi pensieri increduli.
Contava davvero così tanto, per lui? A tal punto arrivava la sua stima e il suo affetto, nonostante le bugie che aveva ricevuto?
Gli era così riconoscente, che, finalmente, sentì un bisogno del tutto nuovo: quello di continuare a confidarsi, esponendo nuovamente i propri pensieri. Era il modo migliore che conosceva per ringraziarlo, dopotutto: concedergli finalmente la propria sincerità.
"Sai, il fatto è che difficile, a volte, accettare questa parte di me. Essere il Drago Hydro è un'eredità di una creatura che non conosco davvero. Mi sento come se mancasse un pezzo del mio passato, delle mie radici.", confessò, con un sospiro, mentre attendevano il mezzo di trasporto.
Wriothesley annuì, comprensivo. "Capisco bene quel senso di smarrimento. E' doloroso. Anch'io ho vissuto quel vuoto, quell'assenza di un passato concreto. Sono cresciuto credendo alle menzogne dei miei genitori adottivi. Non ho trovato un appiglio né nelle mie origini che non conosco, né in quella nuova famiglia, che mi ha soltanto.."
Le ultime parole di Wriothesley si persero nel vento, nell'amara consapevolezza che Neuvilette già conosceva.
La famiglia che aveva adottato Wriothesley, un orfano senza nome né passato, altro non era che una coppia di trafficanti di bambini, complice di diversi omicidi. Non gli avevano mai voluto bene. Tutto ciò che volevano fare con lui era venderlo come un oggetto, per i suoi organi o qualche altra utilità, o sbarazzarsene con delle silenziose coltellate, nel caso non ci fossero riusciti.
Neuvilette non era rimasto stupito, anni prima, di apprendere che Wriothesley li aveva uccisi per vendetta, dopo ciò che avevano fatto a lui e i suoi fratelli. Era stata una mossa drastica, e terrificante, ma era tutto ciò che aveva potuto fare per sopravvivere.
Il cuore di Neuvilette si contrasse, mentre ripensava a quegli eventi dolorosi. Aveva conosciuto da tempo la storia di Wriothesley, curandone personalmente il caso, durante i suoi processi. Ma per rispetto nei suoi confronti, non tirava mai fuori quell'argomento con l'altro per primo.
Wriothesley, per chi non lo conosceva, era un uomo dal passato intricato e dai misteri ancora svelati. Per Neuvilette, invece, la questione era molto più complessa.
Quando lo aveva processato anni prima, aveva sentito subito il suo cuore diviso tra la giustizia e la comprensione. Era giusto punire una persona che aveva agito per autodifesa, e per proteggere qualcun altro?
In fondo, Wriothesley era un uomo che aveva agito per cause che, sebbene potessero sembrare malvagie, avevano radici profonde nella sofferenza e nella disperazione.
E anche se non apprezzava nè di essere compatito, nè di essere venerato per l'esemplare cambiamento che aveva assunto, imparando la sua lezione e aiutando i carcerati a redimersi a propria volta, Neuvilette non poteva non tenere conto del suo passato.
Soprattutto quando Wriothesley si confidava, concedendogli una tale fiducia.
In quei momenti, tutto ciò che gli sarebbe venuto istintivo fare sarebbe stato posargli una mano sulla spalla, per confortarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene. Ma era come se una parte di sé, suo malgrado, lo trattenesse da quelle dimostrazioni di empatia così forti.
Sarebbe riuscito a sbloccarsi, finalmente, in quei giorni?
"Per quello che vale.",decise di dirgli, dopo qualche istante, facendolo voltare verso di se, "Credo che tu sia davvero rinato, quel giorno. E' ciò che mi avevi giurato, non è vero? Di cercare le tue radici nel tuo presente. Ecco, a tal proposito..", proseguì, con più decisione, nel vedere lo sguardo dell'altro riscuotersi, velandosi di sorpresa. "La tua forza e il coraggio con cui hai affrontato tutto questo sono ammirabili."
Neuvilette era stato sincero, in quelle parole. Per tanto tempo, aveva guardato al Duca con ammirazione mentre il Duca parlava con passione della sua visione per il futuro di Fontaine e di Forte Meropide. Il modo in cui si esprimeva, con quella combinazione di saggezza e decisione, aveva un effetto incantatore su Neuvilette.
Era più di un semplice apprezzamento per la sua intelligenza, o per il modo in cui Wriothesley si prendeva cura della fortezza di Forte Meropide. C'era qualcosa di più profondo, qualcosa che Neuvilette faticava ancora a comprendere appieno, ma che lo rendeva sempre più coinvolto dalla presenza dell'altro.
Le parole di Neuvilette furono accolte da Wriothesley con un'espressione che lasciò trasparire riconoscenza e una traccia di emozione.
"Ti ringrazio. È confortante sentirlo da te," rispose Wriothesley, lasciando trasparire una sincera gratitudine nel suo tono.
Per un attimo, poco prima di vedere arrivare l'acquabus, Wriothesley gli sorrise di nuovo, e gli fu di nuovo accanto. Quando la sua mano guantata gli sfiorò gentilmente la spalla, Neuvilette lo ascoltò attentamente.
"Per ciò che mi riguarda, siamo tutti frutto delle nostre scelte, delle nostre azioni e dei nostri sforzi nel presente. Nel tuo caso, Neuvilette, anche se adesso senti che ti manca qualcosa..", gli disse, con tono serio. "Anche se il passato può essere oscuro o incerto, tu puoi iniziare da qui, adesso. In questo momento sei una persona straordinaria. Hai liberato una nazione, hai mostrato grande bontà e saggezza nelle tue azioni. Questo, è ciò che sei veramente."
Neuvilette sentì una sensazione nuova sopraffarlo, di fronte a quella rassicurazione, come se l'altro gli avesse appena tolto un pesante fardello dalle spalle. Si sentì incoraggiato da quelle parole di fiducia e affetto sincero. Nonostante il peso delle responsabilità che portava, quel momento gli diede una nuova forza e determinazione.
"Allora, ci mettiamo comodi? Dobbiamo iniziare a pensare a questo ballo in maschera, o continuiamo a filosofeggiare?",lo prese bonariamente in giro Wriothesley, quando l'acquabus raggiunse finalmente l'attracco.
"Certo che no. Non so quasi nulla sui balli in maschera. Mi serve il tuo aiuto.", scherzò a propria volta.
Mentre salì a bordo, Neuvilette si rese conto che forse c'era molto di più dietro al gesto di Wriothesley accompagnarlo fino a Furina. La loro connessione, complicata dalle loro posizioni e dal proprio passato, era intessuta di comprensione, rispetto reciproco e di una connessione più profonda, ma ancora non esplorata
Prima che potesse esprimere altro, prese posto sulla barca, di fianco all'altro uomo.
"Sto venendo a casa tua apposta per quello." disse Wriothesley, con un sorriso affabile, sedendosi comodamente. "Oltre che per il thé, naturalmente."
Mentre l'acquabus scivolava silenziosamente sulle calme acque, Neuvilette provò una calma assoluta, che non sentiva da diverso tempo.
Il cielo, ormai, non aveva neanche più una traccia di nuvole, quel giorno.
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