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Alice

- Mara mara maratonda. - Cantava la bambina mentre, con un grande sorriso sul volto e una scopa tra le mani, spazzava in giro.

- Maratonda? - Ribatté il Dodo aggrottando il capo.

- Maratonda. - Ripeté Alice prima di scoppiare a ridere. - Perché il circo è a forma di cerchio, no? E noi stiamo correndo in tondo per pulire. -

Il bambino rise a sua volta all'udire quella spiegazione e, canticchiando anche lui quel motivetto, riprese con le pulizie.

- Testa in basso, gambe in su. Non c'è stato inizio e non ci fermeremo più. - Continuò la bionda. - Di correr. Di saltar calciar. Di qua e di là. Comincia domani. L'altro ieri finirà. Gira gira intorno. -

- Questa canzone non ha senso. - Disse il Dodo prima di chinarsi per pulire con lo straccio una macchia di sugo finita lì per terra durante uno degli ultimi spettacoli.

- Non deve averlo. - Ribatté la bionda. - O non sarebbe più divertente, no? -

- Cos'è divertente per te? - Chiese allora il bambino volgendo lo sguardo verso di lei.

- Tutto. - Rispose lei senza pensarci due volte. - Alla fine dipende solo da te, no? -

- Da me? -

- Già. Dipende tutto da qui. - Rispose picchiettandosi con l'indice sulla tempia. - Se vuoi essere felice lo sei. Se vuoi essere triste lo sei. Dipende tutto da te. -

- Quindi Megumi, tu sei felice perché lo sei davvero o perché è solo quello che vuoi? -

- E chi lo sa? - Ribatté lei prima di scoppiare a ridere. - Una volta che si è diventati matti non fa più tanta differenza, sai? -

- Allora posso impazzire anche io? -

- Ma tu lo sei già. - Ribatté Alice semplicemente.

- Come fai a dirlo? -

- Bè, perché altrimenti non saresti stato capace di parlare con me. - Spiegò ridendo nuovamente. - Papà lo dice sempre: solo un matto può capire un altro matto. -

- Lui non è davvero tuo padre. - Osservò il Dodo.

- E chi lo sa? - Ribatté lei alzando le spalle. - Alla fine l'unica cosa impossibile è l'impossibilità stessa, no? -

E mentre il bambino si prendeva un attimo per riflettere su quelle parole, Megumi riprese a pulire, cantando quella canzone in tono cadenzato, come una litania.

Ancora e ancora.

Finché non si stampò a fuoco nella mente del Dodo.

-

- Vuoi provare? - Chiese la bambina porgendo all'altro una freccetta.

- Cos'è? - Domandò lui rigirandosi lo strano oggetto tra le mani.

- Una freccetta. -

- E a che serve? -

- Per quello. - Rispose lei indicando un bersaglio dai colori sgargianti che era stato appeso sulla parete dall'altra parte della stanza. - Devi prendere la mira, tirare e sperare che faccia centro. -

- E perché? -

- Perché è divertente, no? - Rispose lei prima di mettersi alle spalle del Dodo e tirargli su la mano, guidandola nei movimenti per fargli capire come fare.

- Non mi sembra così divertente. - Ribatté lui.

- Oh, sì che lo è. - Mormorò lei, gli occhi fissi sul bersaglio.

Il Dodo quasi si ritrovò a tremare alla vista di quello sguardo così concentrato, quasi da predatore.
Così diverso dallo sguardo dolce e allegro che aveva di solito.

- Ti assicuro che non c'é soddisfazione maggiore... di quella che provi quando centri il bersaglio... -

E per un attimo il bambino ebbe quasi l'impressione che Alice, dicendo quelle parole, non stesse più parlando solo di quel bersaglio di cartone.

-

- Perché il direttore vi fa fare queste cose? - Chiese un giorno il Dodo mentre l'altra si allenava alla sbarra.

- È un allenamento. - Rispose lei mentre, facendo molta attenzione, camminava su quella trave sospesa a tre metri da terra.

- Ma non fai queste cose agli spettacoli. - Ribatté lui osservandola dal basso.

- Oh giusto, tu non sai che il vero spettacolo inizia dopo, vero? - Disse allora lei osservandolo con la coda dell'occhio.

- Dopo? - Ripeté lui confuso.

- Quando tutti se ne vanno. Le luci si spengono. Papà ci dà i nostri attrezzi e noi eseguiamo lo spettacolo. Il vero spettacolo. - Spiegò poi lei quasi in un sussurro.

- Di che si tratta? -

A quel punto un angolo della bocca di Megumi si alzò in un mezzo sorriso e la bambina balzò giù dalla trave con un balzo, finendo a terra con un atterraggio perfetto.

- Ehi... - Disse mentre voltava lentamente il capo verso il Dodo, ancora quello strano sorriso sul volto. - Ti va di venire a vederlo questa sera? -

Un brivido percorse lentamente la spina dorsale del bambino, ma nonostante ciò lui non esitò un solo istante nel rispondere.

- Certo. Giá non vedo l'ora. -

-

- Perché lui è qui? - Chiese Keichi dando una rapida occhiata al bambino.

- Oggi ci accompagna. - Rispose Alice.

- L'ha deciso papà? - Aggiunse Souchi.

- L'ho deciso io. - Ribatté la bambina prima di portare un indice davanti al viso con un risolino. - Non dite nulla a papà, ok? -

I quattro annuirono simultaneamente con il capo e il Dodo li osservò sorpreso: davano quasi l'impressione di essere tutti e cinque fratelli da quanto erano in sintonia.

Non poté fare a meno di chiedersi se un giorno anche lui sarebbe riuscito a far parte del gruppo.

- Ehi, ma dov'è che fate lo spettacolo? - Chiese il Dodo mentre si stava incamminando con gli altri lungo una piccola stradina di periferia.

- Tu non sai proprio nulla, vero? - Ribatté il Mad Hatter.

Il bambino quasi sussultò nel notare l'espressione che avevano assunto i suoi occhi color cremisi, solitamente così allegri e pieni di vita, mentre in quel momento quasi vuoti, spenti...

- Cosa devo sapere? - Chiese il Dodo deglutendo.

- Vedi, lo spetta... -

- Silenzio. - Lo ammonì a quel punto il Cheshire Cat alzando una mano, per poi inclinare leggermente il capo, come in ascolto. - È qui. -

E il suo sorriso, prima lieve e solo leggermente divertito, assunse in quel momento un'aspetto a dir poco folle, con gli angoli della bocca che, da quanto erano tirati verso l'alto, parevano quasi voler raggiungere le orecchie.

Il Dodo ancora stava cercando di capire cosa stesse accadendo esattamente, quando i cinque si mossero simultaneamente, correndo incontro a chiunque fosse la persona appena arrivata.

"Ma che fanno?" Pensò iniziando a correre a sua volta per raggiungerli.

Non appena ebbe svoltato l'angolo, però, si rese conto per sua sfortuna (o fortuna?) che lo spettacolo era già finito.

- Sarà per la prossima volta. - Sorrise Alice prima di lanciargli un oggetto al volo.

Il Dodo, preso alla sprovvista, sgranò gli occhi e alzò le mani per afferrarlo.

Era una freccetta.
Una freccetta con la punta insanguinata.

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