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53 - Cicatrici e Brividi

Draco sospirò pesantemente mentre circondava la Corvonero dai capelli scuri nelle sue braccia.

Desiderava poter stare così per sempre, senza dover mai affrontare ciò che giace fuori da quella stanza.

"Dovremmo vestirci," mormorò Aurora nel suo collo, la sensazione delle sue labbra contro la sua pelle nuda lo faceva rabbrividire beatamente.

Strinse la sua presa intorno a lei, chiudendo gli occhi contro la marea di emozioni che lo colpivano.

"Aurora, mi dispiace." E rimase inorridito nel sentire un forte singhiozzo scappare dalle sue labbra.

Odiava suo padre. Odiava sé stesso.

Odiava tutto il tempo che aveva perso con la ragazza che amava.

Lei alzò la testa, i suoi capelli ricadevano intorno al suo bellissimo viso mentre lo guarda profondamente negli occhi.

"Ti amo, Draco. Ti amo con tutta me stessa. Non biasimo te per ciò che ha fatto tuo padre."

Lui alzò la mano, portandole teneramente dietro l'orecchio così che così che potesse vedere chiaramente il suo viso.

"Ti amo anche io," sussurrò, "Aurora, non ho mai smesso. Mi mancavi ogni giorno. Mi sei mancata tanto."

Una sola lacrime cadde dal suo occhio, scorrendo a lato del suo naso e sguazzando nella sua guancia.

Lei mise una delicata mano sul suo viso, pulendo via l'umidità con la soffice base del suo pollice.

"Draco, pensi che ci troveremo mai un modo per stare insieme?"

Il suo cuore si appesantì di tristezza mentre la guardava.

"Non lo so, Aurora. Non lo so davvero. Non capisco nemmeno come fai a guardarmi dopo quello che ti ha fatto mio padre."

Lui sospirò pesantemente, avvolgendo strettamente le dita intorno al polso del suo braccio sinistro e tirandola verso di lui. Premette le labbra sulla grande e arrabbiata cicatrice, tracciando luce, soffici baci lungo la sua lunghezza, come se potesse annullare il dolore e il danno che le aveva causato suo padre.

Sentiva i suoi brividi sotto di lui e la tenne più stretta a lui, non volendo mai lasciarla andare.

I rumori che provenivano dalla sala comune li fece ripartire.

"Stanno tornando. Dobbiamo vestirci." disse Aurora, alzandosi per mettersi velocemente una maglia dalla testa.

A malincuore, Draco si infilò i boxer e si rimise la maglietta.

"Lascia che stia con te," mormorò, guardandola supplicante. "Mi sei mancata così tanto, Aurora. Voglio solo averti tra le mie braccia."

Lei lo guardò, mordendosi il labbro. I suoi occhi si spostarono sulla porta come se stesse cercando di valutare le opzioni.

"Sei preoccupata per quello che penseranno quando ti vedranno con me." capì Draco. Era diverso ora, non come prima.

Erano nemici in lati opposti della guerra.

Il panico le attraversò gli occhi, e Draco si sentì male per averlo proposto. Si alzò per mettersi i pantaloni. 

"Aspetta - rimani." disse lei, posando una mano sul suo braccio. "Ho bisogno di te Draco. Ti voglio con me stanotte."

"Sei sicura?" chiese deglutendo.

Lei annuì e, lasciando cadere i suoi pantaloni, si arrampicò di nuovo sul letto con lei, chiudendo le tende intorno a loro per non farsi vedere.

Lui la stringeva forte tra le braccia mentre sentivano il suono della porta che si sbloccava e le vivaci chiacchierate delle compagne di stanza di Aurora.

"Guarda, è tornata."

"No - lasciala stare. Sarà esausta."

"Credi che sia vero? Del padre di Malfoy?"

"Dicono che l'ha torturata. L'avrebbe uccisa se Harry non avesse salvato la situazione."

"Poverina. E pensare che amava suo figlio."

"Lo ama ancora. L'ho sentita piangere l'altro giorno su quella pietra di luna che si porta sempre dietro."

"Sì, beh era il suo compleanno, no? La poverina non ha molto da festeggiare avendo perso suo fratello e il suo ragazzo nello stesso anno. E tecnicamente anche suo padre."

"Shhh, potrebbe sentirti."

"Sì, beh una cosa è sicura - sta meglio senza Malfoy. La sua famiglia non le porterebbe altro che miseria e dolore."

"Sono d'accordo con te lì. Se sa cosa è bene per lei la lascerebbe stare."

Gli occhi di Draco incontrarono quelli di Aurora e un triste silenzio cadde tra di loro.

*****

Sobbalzai svegliandomi nel bel mezzo della notte. Il panico mi avvolgeva. Non riuscivo a respirare. Mi dimenavo disperatamente per cercare di far funzionare i miei polmoni ma sembrava che avessero dimenticato come farlo.

"Shhhh, va tutto bene, Aurora, respira. Respira con me, starai bene."

Delle braccia mi circondarono mentre Draco mi tirava vicino a lui. La confortante sensazione del suo petto alzarsi e abbassarsi contro il mio mi calmava.

Era buio e silenzioso intorno a noi. Non avevo idea di che ora fosse. Mi chiedevo se avessi avuto un incubo, ma non mi ricordavo.

Dopo un po', il respiro si calmò. Strinsi Draco stretto a me sentendomi così grata che lui fosse lì.

"Dovrò sgattaiolare via,"  sussurrò con aria di scuse nel mio orecchio. "Non credo che le tue compagne di stanza apprezzeranno la mia presenza quando si alzeranno."

Per quanto non volessi che se ne andasse, aveva ragione. Non avrei potuto affrontare il casino che sarebbe successo, e soprattutto, non era giusto nei loro confronti.

Draco si vestì silenziosamente e si piegò sul letto per darmi il bacio della buonanotte.

"Ti amo, Aurora." sussurrò sincero nel mio orecchio, provocandomi dei brividi sulla pelle.

"Anche io, Draco." risposi, premendo fermamente le labbra sulle sue.

Mi riaddormentai dopo che lo sentii uscire. Le immagini delle ultime ventiquattrore mi lampeggiavano nella mente.

Mi alzai la mattina dopo con una brutta sensazione allo stomaco.

Realizzai che non avevo mangiato nulla da ieri a pranzo ed ero affamata. Ma non sapevo se avrei potuto affrontare l'arrivo in Sala Grande.

Delle braccia volarono intorno a me mentre scendevo timidamente dal letto dopo aver aperto le tende.

"Oh Aurora, stai bene?" chiese Cho in lacrime, abbracciandomi. "Ho saputo cosa è successo. Tutti lo sanno."

"Sto bene." sussurrai, anche se in realtà non pensavo di esserlo. Non avevo solo energia per parlare.

Guardò con pena in basso il mio braccio sinistro, e lo ritrassi subito dietro. Fui grata quando lei non disse niente a riguardo. L'idea di parlare con qualcuno che non fosse Draco mi esauriva al momento.

Dopo che feci la doccia e mi vestì, misi la mano sulla porta del dormitorio, cercandomi di prepararmi psicologicamente per affrontare tutti.

Sentivo occhi su di me mentre camminavo nella sala comune. Mi concentrai alla porta e non mi fermai finché non la raggiunsi.

La stessa cosa successe in Sala Grande. Stavo per affrontarlo finché non misi piede nella sala e improvvisamente sentii centinaia di occhi su di me. Captai frammenti di parole sussurrate appena cominciarono i mormorii intorno a me.

...Il padre di Draco...

...torturata....

Cercai di concentrarmi sul tavolo dei Corvonero ma sembrava troppo lontano e potevo sentire il mio cuore andare troppo veloce e la mia gola iniziò a chiudersi.

Non potevo farlo. Girandomi sul posto, stavo per volare indietro per uscire da lì, ma invece mi ritrovai a camminare contro un fermo e duro petto familiare.

"Draco!" sussultai mentre le sue braccia mi circondavano all'istante. Mi sentii ridicolosamente grata che fosse lì. 

"Che succede?" chiese, i suoi occhi pieni di preoccupazione mentre cercava il mio viso. "Dove vai?"

"Non posso farlo Draco, mi fissano tutti."

"Ignorali. Devi mangiare. Forza." ordinò, prendendomi bruscamente la mano e facendomi sedere al tavolo più vicino.

Guardai nervosamente il tavolo per vedere un sacco di Tassorosso sconcertati guardarci.

"Draco, non credo dovremmo sederci qui. Stiamo facendo colazione."

"Macché." disse, ora imburrando una fetta di toast che poi lanciò nel mio piatto. "Il cibo viene dallo stesso posto. Che importa dove mangi?"

Mi versò del succo di zucca, apparentemente impassibile al silenzio intorno a noi mentre tutti fissavano interdetti Draco Malfoy essere gentile con la ragazza torturata dal padre per cui era ad Azkaban.

"Lasciali guardare," scrollò le spalle, vedendomi guardare il mare di facce apprensive. "Ti amo, e da ora starò qui a prendermi cura di te. Ho sentito cosa hanno detto la scorsa notte - hai perso molto per colpa della mia famiglia, ma non hai perso me." si fermò, guardando implorante i miei occhi. "Se ancora mi vuoi, vero?"

"Certo che ti voglio." dissi alla fine, un caloroso sorriso crebbe sulle mie labbra. "Non ho mai smesso di volerti."

"Bene. Ora mangia."

Mi tirò vicino a lui, premendo le labbra sulla mia fronte prima di guardare gli occupanti del tavolo e dare loro una occhiataccia da vaffanculo.

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