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Spettatore


Quarantaduesimo capitolo.

ELENA

Mi sento confusa. Non sto capendo più nulla. Luca mi ha portata via dall'aula ma non sono riuscita neanche a ringraziarlo. Mi gira la testa e mille pensieri mi riempiono il cervello.

Anche se sento i ragazzi mormorare e parlare di non so che cosa, io non li sto ad ascoltare.

Non pensavo che potessi provare queste cose. Mi manca già da morire e mi sento maledettamente in colpa. È colpa mia se adesso lui si trova dentro quel buco innocentemente.

Dovevo immaginarmelo, d'altronde ho già avuto a che fare con quello stronzo di Cris.

Odio sentirmi così inutile, inerme, spettatore. Come quando guardi un film ed imprechi, ti arrabbi, ti emozioni dietro quelle scene ma non puoi far nulla per cambiarle. Le azioni scorrono senza alcun freno e tu non puoi fare niente per cessare le cose.

Che poi io li ho visti gli occhi di Manuel, prima che me lo portassero via con la forza. Sembravano dire "lo sapevo. In fondo l'ho sempre saputo".

Una fiamma comincia a nascere inconsciamente dentro di me, segno che la rabbia sta prevalendo contro tutte le altre emozioni. Se l'ha sempre saputo perché è venuto? Perché è stato al mio fianco pur sapendo che sarei stata un disastro? Perché?

Mi manca. Mi manca come può mancare a un falco spiccare il volo in cielo. Credo sul serio di non riuscire più a respirare con normale facilità.

Le mie orecchie riescono a captare Bella dire "ecco quella stronza della psicologa" e automaticamente sollevo il capo cercandola per strada. Quando la scorgo avvicinarsi alla sua macchina chiudo le mani in due pugni serrati. Ignoro il liquido e il calore che bagnano i polpastrelli, segno che il sangue è fuoriuscito.

Scatto a grandi falcate puntando la dottoressa. Ignoro Jade che mi richiama e mi chiede dove io stia andando, se aspetta altri secondi vedrà la mia destinazione.

La megera preme un tasto dal telecomando elettronico per aprire la macchina, ma quando sta per aprire la portiera la mia mano la richiude con forza, provocando in lei un sobbalzo dalla sorpresa. Si porta anche una mano sul cuore.

Oh, lì dentro non c'è nulla. C'è solo un groviglio di spine velenose così insediate a fondo da corrodere la sua anima, la sua coscienza e parte della sua sanità mentale.

-Quanto? Quanto è costata la sua dignità, eh? Quanti soldi sono bastati?- sputo con rabbia.

La psicologa strabuzza gli occhi e mette su uno sguardo interrogativo. La finta tonta non ti riesce affatto male.

-Non riesco a capire a cosa ti riferisci...-

Sento arrivare i ragazzi alle mie spalle, stanno guardando la scena con attenzione.

-La smetta! Lei sa la verità, sa che Manuel mi ha fatto solo bene e...-

-Stai mostrando tutti i sintomi della sindrome, non ho...- La interrompo bruscamente.

-E chiuda quella bocca! Io non ho nessuna sindrome e lei lo sa, brutta tro...-

-Elena!-

Mia che mi richiama con tono autoritario mi fa voltare verso di lei. Alzo un sopracciglio incredula.

-Mia no! Lei ha fatto rinchiudere Manuel ingiustamente! Lei...-

-Questo è quello che pensi tu-

Perdo totalmente il controllo dopo aver sentito la frase fuoriuscire da quella fogna che comunemente viene chiamata bocca, ma nel suo caso non è il termine adatto. La spingo dalle spalle facendole sbattere la schiena contro la macchina.

-La smetta. Non menta anche a me... la smetta!-

-Elena-

Ancora Mia. Ma io l'ho visto quel sorriso furbo nascere sul suo viso. Ho visto anche un luccichio particolare atraversarle gli occhi. Perché gli occhi non mentono mai, non ci riescono a farlo al cento per cento. Gli occhi sono i messaggeri dell'anima, che essa sia marcia o Buona.

Eppure mi ricordo come mi ha accolta quel giorno nel suo studio. Quando mi ha offerto un bicchiere d'acqua dopo avendomi vista agitata sulla poltrona. I suoi occhi lucidi quando le ho raccontato della perdita di mio padre, dell'inizio delle molestie di Cris, della mia fuga da casa e di quando ho cominciato a vivere per strada.

E poi ho visto anche il suo sorriso nascere quando ho cominciato a parlare di Manuel, della sua bontà, della sua perseveranza nel volermi salvare da me stessa. Perché ora mi fa questo? Perché adesso punisce me e Manuel in questo modo?

Mentre io mi ritrovo ad indietreggiare e a vedere sul serio la scena come uno spettatore, Felipe e Mia si avvicinano alla dottoressa, e i ragazzi allineati guardano come me.

-Lei sa che un bravo ragazzo è stato accusato ingiustamente, vero?- chiede retoricamente Felipe con calma e allo stesso tempo con fermezza. Penso siano le sue doti da avvocato che gli permettono di essere entrambe le cose con la stessa intensità.

-Per quanto ne so molti serial killer sembrano essere delle brave persone- ribatte.

-Non il mio Manuel! Non tutti sono vuoti come lei e sono disposti a vendere la propria onorabilità per pochi spiccioli, stronza!- dice Mia.

Ho sempre paragonato le anime a dei semi che semina Dio nel terreno. Alcuni fiori crescono e grazie alla loro posizione diventano bellissimi, altri invece non riescono a vivere tanto e appassiscono in fretta.

Ma non è colpa di quel Dio che li ha piantati, neanche degli altri fiori. Semplicemente è la natura che fa il proprio corso, il clima e il terreno più o meno fertile.

Bisogna capire che quando ci si abitua alle circostanze, o natura che sia, solo allora si può migliorare e quel fiore può diventare anche il più bello di tutti.

Ma se si sta sempre fermi nella propria condizione, rinnegandola, disprezzando le altre non potrà mai trovare la serenità. Ed ecco che appassisce prima del tempo, diventa arido, privo di bellezza naturale.

Ho sempre pensato che la bellezza interiore riesca a far diventare l'aspetto esteriore migliore. Perché quando cominci a conoscere la vera bellezza la riconosci attraverso i sorrisi sinceri, la cordialità dei gesti, gli occhi limpidi e trasparenti.

Manuel... lui è bellissimo.

-Mia, ora basta!-

Comincio a vedere tutto appannato e confuso. La testa gira vertiginosamente, così strizzo gli occhi e scuoto il capo. Quando riapro gli occhi noto la megera entrare in macchina alla velocità della luce per poi sgommare, mentre Felipe tiene Mia da un braccio.

Ed ecco che ritorna la vista annebbiata. Sento anche un fischio lontano così chiudo con forza gli occhi.

-El, tutto... oh cavolo!-

E le prime due parole di Simon sono l'ultima cosa che riesco a sentire prima che il buio mi avvolga.








Ancora con gli occhi chiusi sento che sono sdraiata su qualcosa di morbido, un divano o un letto, non riesco a capire bene la differenza. Quando muovo impercettibilmente il braccio tocco lo schienale altrettanto morbido, così collego che si tratta di un divano.

-Meno male che mi trovavo accanto a lei sennò sarebbe caduta per terra- La voce di Luca arriva leggermente ovattata alle mie orecchie. Muovo le pupille sotto le palpebre e schiudo leggermente le labbra.

-Mia...- avvisa Bella.

Dopo qualche secondo sento un peso all'altezza del mio fianco, segno che Mia si sarà seduta. Apro lentamente gli occhi sentendoli stranamente pesanti e riesco a focalizzare Mia con addosso il solito sguardo dolce ma anche preoccupato.

-Ehi... come stai?-

-Allora, vi lascio qui il flacone e la prescrizione. Se dovesse avere un attacco d'ansia o di panico, può prenderne una. Non più di una pillola ogni sette ore-

Una voce maschile, rauca, leggermente spigolosa e del tutto nuova arriva alle mie orecchie. Non mi volto neanche a vedere a chi appartiene.

Non voglio voltarmi, so che finirei per cercare i suoi occhi, le sue mani, il suo viso. E notando che non c'è sprofonderei ancora di più nello sconforto.

Lacrime nuove si accumulano nei miei occhi appannando la vista, così porto una mano sugli occhi e risucchio le labbra.

-Grazie mille dottor Duncan-

-È il mio lavoro, signora. Lo faccio con piacere. Adesso io andrei-

-Mi segua- dice Felipe.

C'è anche lui. Io sono qui e Manuel no. Manuel che ha già perso una volta la propria famiglia, ricavandone solo cose positive. Io sto qui nella sua casa, con la sua famiglia mentre lui è dentro quel buco.

-El, ti va di alzarti?- chiede con dolcezza Mia.

Annuisco leggermente e mi faccio prendere una mano. Mi metto a sedere e mi guardo un po' attorno. Ryan è contro il muro con le braccia incrociate, Bella e Jade sono in piedi dietro il tavolino, Felipe ha appena raggiunto Mia seduta sul divano accanto a me, e Luca e Simon sono seduti ai confini della stanza nella medesima posizione di sempre.

-Come stai?- chiede Jade.

- Non sono io quella chiusa in un buco ingiustamente- rispondo secca.

Ed ecco che cala ancora il silenzio. Porto le mani alle orecchie infastidita. Non so che mi sta prendendo ma odio con tutta me stessa il silenzio, è più rumoroso di qualsiasi altro suono. Mia poggia una mano sulla mia coscia ma io la scanso automaticamente.

Lo ha sempre fatto Manuel, per farmi sentire la sua presenza, per farmi sapere che c'era lui accanto a me. Adesso mi sembra una presa in giro fammi toccare da lei. Non ha senso, lo so. Ma non voglio essere toccata. E non voglio neanche dirglielo a parole, non posso.

Oramai non riesco a capire la linea sottile che divide ciò che voglio da ciò che posso.

-Dobbiamo fare qualcosa per tirare fuori Manuel- dice Luca con sicurezza.

Riesce a catturare la mia attenzione così alzo il capo e lo guardo. Nel frattempo Felipe chiede a Mia di accompagnarlo in ufficio così quest'ultima mi dice che per qualunque cosa basta che la chiami e lei verrà.

-Felipe farà tutto il...-

Ryan interrompe Jade. -È stato incastrato, non hai capito? Dobbiamo fare qualcosa noi-

-E cosa potremmo fare?- chiede Bella.

-Qualcosa. Io non me ne sto con le mani in mano mentre quel bastardo festeggia una vittoria prematura- risponde Luca alzandosi. Viene seguito da Simon.

-Sì ma cosa?-

Simon viene interrotto dal suono del campanello. Ed ecco ancora il silenzio assordante. Chiudo gli occhi e comincio a guardarmi le mani con fare distratto.

-Vado io- continua.

Immagino la sua mano sulla mia, con il tatuaggio in bella mostra a dimostrare quanta arte sia nella sua essenza. Sento tremare un po' le mani.

Ho paura. Paura di non sentire più il calore del suo corpo contro il mio, di non poter più sentire il suo fiato sollecitarmi il collo o le gote, di non sentire più il suo profumo. Manuel è parte di me ormai. Senza di lui mi sento svuotata e dimezzata.

E la cosa paradossale è che voglio questo dolore, lo desidero con tutta me stessa perché me lo merito. È il minimo che io possa sopportare. E se per lasciare Manuel in libertà dovessi tornare con quel bastardo, lo farei. Senza pensarci due volte.

Se lui è felice, lo sono anche io. Se lui è libero lo sono anche io chiusa in uno stanzino al buio. In fondo penso di essere stata creata per questo.

Sono uno di quei fiori che è destinato ad appassire in fretta per via delle circostanze. Io accetterò il tutto con pazienza, per preservare la mia anima e non farla marcire. Accetterò tutto.

-Che diavolo ci fai tu qui?-

Bruno si fa spazio ed entra con l'espressione più umile e mesta che gli abbia mai visto addosso. Gli sguardi delle ragazze saettano su Ryan, il quale ha lasciato la sua postazione, con i pugni chiusi e la mascella serrata, si dirige verso Bruno pronto ad inveirgli contro.

Ma la sua avanzata viene fermata dal fatto che Luca sferra un pugno contro il naso di Bruno facendolo cadere per terra. Vorrebbe continuare ma Simon lo afferra dalle spalle e lo spinge indietro. Luca continua ad abbassare e alzare freneticamente il busto e ormai le nocche delle mani sono diventate bianche per il sangue che non riesce a circolare bene.
Solo quando Jade arriva in soccorso e gli afferra il viso con le sue mani minute, gli sussurra qualcosa, riesco a vedere Luca calmarsi.

Bruno si alza dopo qualche secondo dal pavimento e controlla se esce del sangue dal naso. Gli farà un male cane vista la sua espressione.

-Ti spaccherei la faccia!- sibila Luca.
Bruno mette le mani in aria in segno di resa.

-Mi fa male ancora la mandibola dopo il pugno di Manuel, Tyler mi ha già spinto contro il muro e ora il naso. Non credi sia abbastanza?-

-No- risponde Ryan a denti stretti mentre cerca di avanzare verso Bruno. Però Bella glielo impedisce e gli dà un pugno sul petto. Gesto che non lo scalfisce minimamente.

-Sì- ribatte.

-È colpa sua se Manuel è chiuso lì dentro- continua Ryan indicandolo col palmo della mano.

-Mi dispiace un sacco, credetemi... io non volevo che...non pensavo che lui le avesse fatto del male- Mi guarda aggrottando le sopracciglia.

-Secondo te perché è scappata allora?- chiede Luca.

Spettatore. Sono uno spettatore.

-Non ne avevo idea davvero! Se l'avessi saputo non avrei...-

-Ricattato Elena per portartela a letto? Non avresti avvisato Cris? Cosa non avresti fatto?- chiede Ryan spazientito.

-Sono stato un bastardo. Lo riconosco e non lo nego. Andiamo! Che cosa guadagnerei nel stare qui a fare la figura dell'imbecille se non fossi davvero pentito?-

-Lo sei già- dice Ryan. Bruno lo guarda interrogativo. -Imbecille dico-

Bruno si fa scivolare addosso la sua offesa non sentendosi ferito. Anzi sembra che abbia sentito una notizia già saputa.

-El...- Fa un passo ma Bella si para davanti e lo interrompe.

-Elena. Si chiama El per gli amici-

-Sul serio?- chiede retorico alzando un sopracciglio.

-Ringrazia che ho fermato Ryan, posso pur sempre rimediare- Bruno alza le mani ancora una volta e solleva le sopracciglia.

-Ok, per favore però... voglio parlare con Elena-

Bella sembra pensarci un po', guarda i ragazzi e dopo lo lascia passare. Bruno si avvicina a me e si piega sulle ginocchia per potermi guardare dritta negli occhi.

-Dio... I tuoi occhi sono così spenti e...-

-Devi sponsorizzare una ditta di cosmetici?- chiede Bella. Bruno la guarda, scuote il capo e sbuffa esausto.

Sapessi quanto sono stanca io.

-Mi dispiace così tanto El.... Elena. Sono stato un idiota, lo so. Tu e Manuel non meritate tutto questo. Ti chiedo davvero scusa...- Sospira. -Spero solo che un giorno tu possa perdonarmi. Sappi che d'ora in poi ho intenzione di cambiare, mi sento una merda e me lo merito... solo... potrai mai considerare un giorno di... perdonarmi?-

Vorrei rispondergli. Vorrei dirgli che credo alle sue parole perché leggo attraverso i suoi occhi puro dispiacere e sincerità. Ma non ho la forza di parlare. O forse non voglio, non lo so.

Lo perdonerò, forse non adesso ma lo farò. In fondo c'entra poco in questa storia. Cris avrebbe comunque aperto un'attività qui, avrei potuto incontrarlo per strada quando meno me lo sarei aspettata. Bruno ha solo accelerato il tutto.

Si alza e guarda i ragazzi. -Perché non parla?-

-Preferisce dirti con gli occhi ciò che crede futile a parole- risponde Jade con dolcezza. Una lacrima solca il mio viso e la lascio cadere. Le lascio fare il suo corso naturale senza fare nulla.

-Come ha fatto Cris a ribaltare la situazione?- chiede Bruno.

-Ha corrotto la psicologa. Gli unici che possono dimostrare qualcosa sono Elena, Manuel e Cris. Solo che Elena è considerata un testimone non attendibile per via di questa sindrome inesistente, Manuel è dietro le sbarre e Cris... beh...- dice Bella.

-Potremmo dimostrare che la psicologa è facilmente corruttibile con una mazzetta-

I ragazzi si guardano a vicenda capendo qualcosa attraverso l'espressione furba di Bruno. Ha un mezzo sorriso saccente, le sopracciglia leggermente incurvate e le mani ai fianchi.

-Vuoi dire che dovremmo pagare per farle dire la verità?- chiede Luca.

-No. Ha già dato la sua parola, rimangiarsela significherebbe ammettere di essere stata corrotta precedentemente. Quindi potrebbe accusarvi di corruzione aggiungendo qualcun altro dietro le sbarre-

-E come facciamo allora?- chiede Jade.

-Basterebbe dimostrare che la psicologa è stata corrotta in altre cause, separate da questa qui. Magari una causa ricorrente... magari anche inventata...-

Un attimo di silenzio e i ragazzi, chi prima chi dopo, riescono a capire il discorso di Bruno. Ha ragione.

-Poi ci servirebbe un testimone attendibile, imparziale, e bisognerebbe incastrare Cris- continua Bruno.

Ancora assenza di parole e rumore. Perché devono smettere di parlare? Giro il capo e noto il flacone arancione lasciato dal medico per me. Quando mi sento così devo prenderle? Oppure in casi estremi?

-Jason- Il nome del mio amico esce come un sussurro dalla bocca di Jade. Mi volto e la guardo. -Jason è il ragazzo che l'ha aiuta a scappare. È un testimone-

-Hai ragione- dice Luca.

-Perfetto. Allora ci sentiamo per metterci d'accordo. A Cris ci penso io- Si volta verso di me, si avvicina e si piega sulle ginocchia. -Ti porterò Manuel indietro. Fosse l'ultima cosa che faccio per ottenere il tuo perdono-

-Ok-

Quando vedo un sorriso a trentadue denti illuminargli il viso mi rendo conto che sono riuscita a pronunciare quelle due misere lettere. Adesso Bruno sembra un ragazzo umile e responsabile, sembra abbia lasciato il ragazzo viziato alle spalle.

Saluta tutti e va via. I ragazzi cominciano a chiacchierare su cose alle quali rimango estraniata. Prendo il flacone tra le mani e mi alzo dirigendomi verso le scale.

-El dove vai?- chiede Luca. Mi volto e lo guardo. Cerco di accennare un sorriso ma non so se ne è uscita fuori una smorfia scomposta e senza senso.

-In camera, sono stanca-

-Sei stata svenuta per quasi venti minuti come puoi essere stanca?- chiede Simon. Subito dopo riceve due schiaffi alle costole. Uno da parte di Ryan e l'altro da parte di Luca. -Ahia!-

-Adesso io e Jade veniamo a farti compagnia, va bene?- dice Bella con premura. I suoi occhi verdi così calorosi.

-Non c'è bisogno. Davvero, voglio solo dormire-

-Ti chiamiamo appena è pronto-

Annuisco impercettibilmente e comincio a salire le scale. Non ho voglia di dire che tanto non mangerei, che non ho fame, che non mi sembra neanche giusto mangiare a tavola con loro senza Manuel.

Arrivata nella mia camera chiudo la porta e poggio la schiena e la testa su essa. Chiudo gli occhi e una lacrima solca la mia gota, stavolta la fermo.

Prendo il peluche di stitch dall'armadio e lo odoro profondamente. È ancora impregnato del suo profumo.

Mi metto a letto e mi chiudo in me stessa abbracciando stitch con forza. Sento tremare le mani, le gambe pesanti e il respiro si fa sempre più irregolare.
Mi alzo e mi metto a sedere portando la mano al petto. Ispiro profondamente ed espiro. Niente. Il petto è sudato.

"Ti porterò via anche da tua sorella"

-Sta' zitto- sibilo. Il petto continua ad alzarsi e abbassarsi irregolarmente.

"Credi davvero di riuscire a scappare da me?"

Porto le ginocchia al petto e comincio a dondolare cercando di far smettere la sua voce nella mia testa.

"Mi fai venire una gran voglia di farti piangere"

Sento le guance bagnate, le asciugo con impeto e continuo a dondolarmi. -Sta' zitto! Zitto-

Porto le mani alle orecchie per cercare di attutire le voci nella mia testa. Ma non funziona. Lo sento ancora. Sta ridendo di me. Mi viene in mente un'idea. Guardo la scrivania e vedo il flacone arancione su di essa.

Mi alzo, strizzo gli occhi e porto le mani alla tempia.

"Sei così ripugnante"

"Dove l'ha avuto il coraggio di toccarti?"

"Credi di meritare una vita migliore? Davvero? Questo è il meglio che ti possa capitare"

Schiaffo.

Apro il flacone e ne prendo una. La ingoio senza bere acqua, infatti faccio leggermente fatica. Decido di prenderne un'altra per essere sicura che le voci possano cessare e lasciarmi libera. Poso le mani sulla scrivania e piego la schiena. Sospiro dopo qualche secondo le voci sembrano allontanarsi e il respiro sembra regolarizzarsi.

Prendo il peluche, me lo stringo forte al petto e odorando il suo profumo mi addormento.

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SPAZIO AUTRICE

Allora, so che mi odierete ma ho avuto vari imprevisti tra cui il computer che non mi si accende più magicamente.

Per la prima volta ho dovuto scrivere il capitolo dal telefono quindi se trovate qualche errore fatemelo notare pure. Anzi vi ringrazio.

GRAZIE PER LE 40K LETTURE! GRAZIE GRAZIE!

Volevo darvi un avviso: se vedete che non aggiorno da tanto controllate la mia bacheca, magari ho un messaggio per voi. ❤

Allora, ecco qui il capitolo molto intenso direi, no? Come vi sembra?

Elena non la prende affatto bene, ma d'altronde l'avevamo immaginato tutti.

Bruno? Credete a lui? Lui è un personaggio che subisce un cambiamento epocale. Sta a dimostrare che le persone riescono a cambiare e a redimersi se solo lo vogliono con sincerità. E Bruno sembra sincero, no?

Cosa credete abbiano in mente i ragazzi? Ci riusciranno?

FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE TRAMITE DEI COMMENTI E DEI VOTI. SONO MOLTO IMPORTANTI PER ME.

PS: Non so se si è capito ma Manuel ed Elena si sono già detti "TI AMO" a modo loro. Si dicono "Rimango". Non so mi sembrava una cosa originale. Ognuno ha il proprio modo di dirselo proprio come la pensa Dreamester 😍

Grazie ancora,
Baci, -N :)

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