"Perchè?"
Quarantasettesimo capitolo.
MANUEL.
Giro con uno scatto repentino il capo verso la porta che viene aperta da Ryan e Felipe.
È da mezz'ora che cerchiamo Elena nei paraggi, con la macchina e a piedi, come diavolo ha fatto a sparire così in fretta neanche me lo spiego.
Le ragazze provano a chiamarla di continuo ma risulta irraggiungibile.
Come se non bastasse ho il cuore che va a mille, non riesco a calmarmi.
Perché non posso avere un giorno tranquillo con la mia famiglia? Perché deve sempre succedere qualcosa?
-Allora?- chiede Mia trattenendo il respiro.
-Niente, non l'abbiamo vista- risponde Felipe scuotendo il capo.
Bruno, Rose e Tyler sono ancora in giro e hanno avvisato le autorità. Quest'ultime si sono già messe alla ricerca.
Sono incazzato. Come possono farsi scappare un tipo violento e psicopatico come quello? Come fanno a non trovarlo? Ho troppe domande in testa a cui non so dare risposta.
Mi lascio andare sul divano e metto le mani tra i capelli. Sbuffo frustrato mentre Luca impreca lanciando il telefono per terra.
-Luca...-
-No Ryan, non dirmi di calmarmi!-
Ryan alza le mani in segno di scusa e si siede vicino a me. Luca non è poi tanto preoccupato per Elena, ne sono più che certo. Logora dentro per sapere se la sua ragazza, così piccola e indifesa, stia bene.
Non so se per un attimo abbia dato inconsciamente la colpa ad Elena, ma se così fosse sarebbe veramente un idiota.
Ryan poggia una mano sulla mia coscia delicatamente, fermando il tremolio. Neanche mi ero reso conto del mio movimento.
-Manuel... non è colpa tua, Elena ha scelto di fare di testa sua...-
-Come fa sempre d'altronde- continua Bella interrompendolo.
Scuoto la testa e mi alzo. -Non riesco a capire cosa penso! Ho il cervello fuso! Dove diavolo sono? Come cazzo ha fatto quel bastardo a prendere Jade, scappare dalla polizia e far venire da lui Elena? Come?!- concludo urlando l'ultima parola.
Mi risulta difficile riuscire a comprendere la realtà dei fatti e ciò che ci possa essere sotto.
Perché ha pensato ancora una volta ad un'altra persona e non a lei stessa? Perché deve sempre sentirsi in colpa per il male che causano altri?
Simon è poggiato al muro, ha le braccia incrociate e il ciuffo sugli occhi. Bella si morde di continuo l'interno delle guance e si guarda intorno, forse in cerca di una soluzione. Luca è rimasto seduto a fissare il telefono sperando Jade chiami da un momento all'altro.
Mia e Felipe non sanno che dire o che fare.
Impotenza. Leggo questo sui nostri comportamenti.
Ed io non sento più il pavimento sotto i piedi. Mi sento perso, senza via d'uscita. Ancora una volta non sono stato in grado di proteggere la mia famiglia.
Non ho salvato la prima donna della mia vita, ero troppo piccolo e indifeso per farlo.
Ma ora? Che scusa ho? Perché non sono riuscito a salvare Elena? Non sono né piccolo e né indifeso.
Ho passato dei giorni infernali dietro le sbarre, col pensiero a lei, alla mia famiglia e Cris che poteva arrivare a tutti loro.
Pensavo che con me chiuso lì dentro avrebbe lasciato in pace Elena, per un po'.
Perché prova così tanto odio nei suoi confronti?
Io ho visto come la guarda. Prova un odio viscerale, così tanto profondo da non pensare ad altro che distruggerla.
Non l'ha violentata perché desiderava il suo corpo. Lo ha fatto perché voleva essere la causa del suo ricordo più brutto.
La faceva piangere perché i suoi sorrisi lo disturbavano. Non poteva accettare che lei potesse essere serena...
Elena doveva vivere gli stessi incubi che viveva lui. Perché sono sicuro che la mente di Cris è invasa da demoni che lo mandano fuori di testa.
Ma nonostante tutto, ci è riuscito. È libero ed ha Elena.
Qualcuno che mi possa spiegare come il male trova sempre il modo di scappare? Perché dobbiamo sempre pagare per loro?
La testa mi gira, immagini orribili si presentano confuse e nitide dopo qualche secondo. Il cuore non segue un ritmo regolare, la rabbia pulsa nelle vene e il respiro si fa sempre più pesante.
E se lui dovesse farle del male? Se avesse già fatto del male a Jade?
Il silenzio viene interrotto dalla porta che si apre.
-Giuro che io lo faccio licenziare! Idiota incompetente!-
Jade chiude con forza la porta e si blocca quando vede tutti noi guardarla come se fosse un fantasma.
-Ti ha lasciato andare?- sussurra quasi Luca per poi precipitarsi da lei e stringerla forte.
-Elena è con lui adesso?- chiede Mia. Io non riesco a proferire parola, sono a corto di saliva.
Jade continua ad avere uno sguardo stranito, sembra quasi stralunata mentre si stacca da Luca e lascia il sacchetto sul pavimento.
-Non ti ha fatto nulla?- chiede ancora Luca.
-Ricordi la via dov'eri?- aggiunge Ryan mentre io mi avvicino.
Adesso Elena è con lui. Lei è salva ma adesso come faccio a salvare Elena? Non riesco ad essere sollevato nel vedere Jade a casa, sembra cattivo o meschino pensarlo, ma la sua presenza qui conferma Elena in trappola.
-La via? Ma di che parlate?!- Aggrotta la fronte e storce le labbra. -Avete già iniziato, vero? Mi dispiace! Se quello stupido della sicurezza non mi avesse trattenuta sarei stata puntuale!-
Tutti noi non capiamo bene le sue parole. Sicurezza? Trattenuta?
-Sicurezza?- chiedo.
-Sì-
-Jade perché non rispondevi al telefono?- chiede Simon.
Jade ispira profondamente portando l'indice e il pollice all'attaccatura del naso.
-Ero al supermercato, quando l'uomo della sicurezza si è avvicinato e mi ha accusato di aver rubato delle creme dallo scaffale. Non avete idea! Mi ha sequestrato il telefono e mi ha portata in una stanza. Mi ha tenuta lì un'ora per poi lasciarmi andare. Dal nulla, capito?-
Il gelo più totale. Il tempo sembra fermarsi tutto d'un tratto.
È come se riuscissi a vedere tutti i nostri corpi raggelare. Tutti rimaniamo pietrificati. Lui non aveva Jade, sapeva in qualche modo che quest'ultima non sarebbe tornata a casa in tempo. Ha fatto in modo che Elena, tenendo spropositatamente alla ragazza e sentendosi in colpa, si consegnasse.
Ha vinto di nuovo. Me l'ha portata via con l'inganno. Stringo i pugni con forza.
-Mi spiegate che succede?- chiede Jade perplessa dalle nostre reazioni. Si guarda un po' in giro ed inclina il capo verso destra.
-Dov'è Elena?-
ELENA.
Come mi aveva indicato Cris, cerco sul muro di una piccola villetta disagiata, la scala antincendio ma non la trovo. Non è che ho sbagliato il posto?
Arriccio il naso e mi guardo intorno.
Non sapevo esistessero questi piccoli boschetti a Londra, sopratutto non sapevo fossero così tanto vuoti.
Nessuna auto prende da queste parti per raggiungere mete prestabilite. Sono qui da dieci minuti ma non trovo la scala.
Sbuffo frustrata e sposto i capelli verso destra. Porto le mani sui fianchi e continuo a guardarmi intorno.
Spero con tutto il cuore che non abbia fatto del male a Jade tanto per occupare il tempo. Ho già sofferto io per le sue idee sadiche, non deve subirle qualcun altro.
Proprio quando ho perso le speranze, noto un piccolo sentiero oltre un cespuglio di media ampiezza.
Oggi il tempo è grigio come sempre.
Non so se è la strada giusta ma in fondo noto delle case, probabilmente abbandonate.
Opto di percorrerlo con cautela. D'altronde se già la stradina principale non mi ha portata da nessuna parte, sicuramente sarà ancora più nascosto questo garage. Sennò non l'avrebbe scelto.
Dopo qualche metro noto che nessuna delle case, o ciò che ne rimane, ha una scala antincendio che porta giù.
Prendo il telefono da dietro la tasca sinistra dei jeans. È spento come mi aveva ordinato.
Poggio il pollice sul tasto laterale dopo aver emesso un sospiro tremante. Sento i battiti pulsare nelle vene, se chiamo la polizia verrò scoperta e farà del male a Jade. Ma se faccio come dice non potranno mai trovarmi, questo posto è più dimenticato di qualsiasi cosa.
Pur vivendo per anni per strada non sapevo dell'esistenza, né tantomeno di queste case abbandonate.
Avrei preferito dormire sotto un tetto invece che sotto un ponte.
"Accendi il telefono, prova a chiamare la polizia o uno di quei ragazzi che puzzano ancora di latte, e Jade vivrà uno dei suoi incubi peggiori, intesi?"
La sua voce oltre il telefono è proprio come quando mi ordinava di stare chiusa nello sgabuzzino senza uscire. Potevo uscire una volta al giorno solo per andare in bagno e non mi dava neanche dell'acqua. Perché?
Perché avevo dato da mangiare alla madre o semplicemente perché quando si sbronzava e si addormentava sul divano, io lo coprivo con una copertina.
Pensavo che, magari, potesse calmarsi e vedendomi non più come una minaccia avrebbe smesso.
Invece no. L'indomani era più inferocito che mai.
Scendo dalla metropolitana con le mani sudate, il petto che si abbassa e si alza in maniera abbastanza evidente e la mente piena di pensieri sconnessi.
Mi dispiace non aver ascoltato Mia o Manuel.
Manuel... chissà come starà adesso. Spero solo non si senta in colpa anche per questo.
"Ho detto: intesi?!" Urla. La sua voce è come un tuono durante un temporale.
"Sì, ho capito"
"Perfetto, ora ti mando un messaggio con le coordinate, memorizzale e spegni il cellulare. Hai sempre avuto una buona memoria, quindi non dovresti avere problemi. Tutto chiaro?"
Perché ogni appellativo o commento nei miei confronti, usciti dalla sua bocca suonano come bestemmie?!
"Cristo! Odio quando non rispondi! Tutto chiaro?"
Serro la mascella e stringo il telefono. "Sì, brutto bastardo manipolatore del ca..."
"Oh, risparmiamo i convenevoli a più tardi. Ci sentiamo"
Mi blocco in mezzo alla strada e mi affretto a parlare prima che possa interrompere la chiamata.
"Aspetta!"
"Si?"
"Jade. Fanmi parlare con lei, la voglio sentire"
Sento una risata divertita, qualche secondo di silenzio e proprio quando pensavo potessi ascoltare la voce della moretta...
"Sono io a dettare le regole qui splendore. Spegni quel fottuto telefono"
Lascio il tasto e ripongo il telefono in tasca, come se mi fossi scottata. Chiudo gli occhi ed ispiro profondamente.
Non posso rischiare.
Noto una casa più vecchia e distrutta delle altre ma è l'unica con queste fottute scale antincendio.
Ispiro profondamente gonfiando il petto. Oltrepasso il muretto e faccio un salto. Superata, quella che una volta doveva essere, la porta d'ingresso arrivo davanti la scala.
Comincio a scendere qualche scalino e mi ritrovo un grande garage con il cancello pieno di ruggine.
Sollevo il capo e noto che parte di esso è saltato.
Doveva essere stato di colore rosso una volta.
Entro con cautela e noto una lampadina appesa ad un filo sul tetto. Emana una luce soffusa ma sufficiente ad illuminare il posto.
-Jade- dico titubante.
Mi guardo in giro ma non c'è anima viva. Ho sbagliato il posto.
Dentro il garage c'è qualche oggetto ammuffito e pieno di ruggine ma nessuna traccia di Jade o Cris.
Eppure la luce è accesa, per quale motivo dovrebbe esserlo se non ci vive nessuno?
Proprio quando sto per prendere il telefono per chiamare qualcuno, la porta del garage si spalanca facendo entrare molta più luce.
Mi volto immediatamente e noto Cris sulla soglia. Ha indosso un t-shirt nera con sopra una felpa grigia scuro munita di capello, il quale è alzato e copre la nuca. Sotto ha una semplice tuta abbinata alla felpa.
-Splendore alla buon ora! Pensavo non arrivassi più!- enuncia per dopo mettere su il solito ghigno che lo contraddistingue.
Aggrotto le sopracciglia. -Dov'è Jade?-
Cris chiude la porta e si avvicina a me. Automaticamente faccio tre passi indietro.
Guarda l'orologio al polso e fa una smorfia con le labbra. Alza una spalla ed inclina il capo. -Probabilmente sarà a casa adesso-
Non capisco. Quindi l'ha lasciata andare prima che io arrivassi? Perché? Era sicuro che sarei venuta? E poi io non l'ho vista neanche per sbaglio. Per tornare in città c'è solo una strada.
-Quando l'hai lasciata andare?- chiedo mesta e confusa.
Cris si avvicina ancora un po', prende una sedia, la quale viene notata dalla sottoscritta solamente adesso, e si siede comodamente. Abbassa il cappuccio.
-Non è mai stata qui, Elena-
-Cosa? Come... tu mi hai detto che...-
Alza gli occhi al cielo prima di prendere parola ed interrompermi. -Avevo bisogno che tu uscissi da quella casa di tua spontanea volontà. Ho pagato un agente e l'ha trattenuta per un po'. Ti ho fatto credere che fosse qui con me e tu ci sei cascata- spiega con estrema tranquillità.
Inclino il capo con la mente ancora più confusa. Jade non è mai stata con lui? Lei sta bene? Istintivamente mi sento parecchio sollevata di tutto questo ma dall'altra parte...
-Mi hai ingannata- dico tra me e me, ma Cris mi sente bene.
Sento il pavimento mancare sotto i piedi, sono in trappola e ci sono venuta di mia spontanea volontà. Quanto sono stupida!
-Beh non direi proprio così... cioè, in realtà...- Ridacchia beffardo guardando il soffitto per poi inchiodarmi al pavimento con i suoi occhi glaciali.
-Sì, l'ho fatto-
Adesso mi guarda in cagnesco. Sento i battiti accelerare e le mani sudare. Conoscono bene quello sguardo, conosco tutto alla perfezione. Purtroppo nulla mi è nuovo.
E quando le persone hanno paura dell'ignoto non hanno la minima idea di che cosa si prova a sapere ciò che sta per accadere. Sapere cosa stai per vivere poiché ti è già successa e al tempo stesso non puoi comunque far nulla. Sei in balia degli eventi.
Alle volte la conoscenza è anche più infima dell'ignoto.
-Perché?- chiedo con lentezza.
-Perché cosa?-
-Perché mi odi così tanto? Che ti ho fatto, eh? Cosa?-
L'ultima parola esce fuori con tono più alto. Ho bisogno di capire. Voglio sapere perché odia così tanto la mia persona.
Io non ho mai fatto nulla che potesse farlo arrabbiare o potesse ferirlo.
Diamine avevo anche una cotta per lui!
Distoglie lo sguardo dopo dei secondi infiniti. Proprio quando penso che una risposta non arriverà mai, prende parola.
-Tu avevi una cotta per me- dice con disgusto. Ed io continuo a non capire. E quindi? Che c'entra?
Alzo un sopracciglio. -E allora? Eri un bel ragazzo ed eri buono con me sempre, anche quando...-
Mi blocco all'istante quando Cris si alza dalla sedia e la scaraventa per terra.
-Stai zitta!- mi intima indicandomi con aria minacciosa.
Perché è così strano? Adesso cosa diavolo ho detto di sbagliato? Ho troppe domande a cui non so dare risposta ma adesso è diverso. È come se le pretendessi queste risposte.
-No! Non sto zitta cazzo!- dico con autorità. Sono stanca di subire e basta. Lui sembra sorprendersi.
-Vuoi che ti faccia male?-
-Fai pure! Tanto non riuscirai mai a far scomparire la merda che hai dentro-
Faccio un passo verso di lui. Non so come mai io lo stia sfidando così ma ho già capito cosa vuole fare. Vuole portarmi via da qui cosicché possa sfogare tutti i suoi drammi su di me, ma questo non avverrà.
Noto la mascella serrarsi e con essa anche i pugni. Dopo aver visto la sua reazione mi mordo la lingua. Mi pento per un attimo ma poi ritrovo dentro di me la forza di parlare.
-Perché vuoi farmi così tanto male? Dimmelo una volta per tutte!-
-Devi solo stare zitta o ti faccio stare zitta io. A modo mio, splendore-
-E non chiamarmi neanche così! Non lo pensi davvero quindi perché dirlo? Ti conviene farmi stare zitta a modo tuo perché io non smetterò di parlare. Non stavolta! Fin quando non mi dirai cosa diavolo ti ho fatto!-
Dico tutto d'un fiato. Forse per paura che il coraggio scompaia come orme sulla spiaggia bagnata.
Non mi sono mai rivolta così a lui. Ho sempre avuto il timore che mi potesse picchiare o altro.
Ha fatto passare le pene dell'inferno a Manuel, mi ha tenuto nascosta la verità su mia sorella e mi ha rubato tutta la serenità che avevo di diritto.
Cris si avvicina a me facendomi sobbalzare. La sua altezza a farmi ombra e gli occhi socchiusi per potermi studiare meglio.
-Stai già tremando- dice vittorioso. Fa nascere un sorriso laterale. Non mi ero resa conto di tremare. -Credi di essere più forte di me? Davvero?-
Sospiro profondamente e cerco di reggere lo sguardo con grande fatica.
Non cedere adesso, mi intimo mentalmente.
-E tu credi davvero di potermi portare via da qui senza che la polizia non ti arresti?- Inclino il capo. Aspetto qualche secondo e finalmente noto il suo sguardo cedere e perdere un po' di sicurezza.
Colpito.
-Ho una sorella, una famiglia... non sono più sola. Mi cercheranno ovunque e mi troveranno. Non potrai fare nulla, a parte costituirti-
Ridacchia divertito e si allontana. Comincia a passeggiare dentro il garage ed io lascio andare un respiro tremante.
Avevo trattenuto a stento l'aria, teso tutti i nervi e le mie ghiandole salivari avevano smesso di fare il proprio lavoro.
La sua vicinanza mi incute ancora tanta paura. Non è cambiato affatto il suo effetto su di me.
-Perché mi disprezzi così tanto?-
-Lo vuoi sapere davvero?- sbotta guardandomi e fermando i suoi movimenti. Annuisco con decisione.
-Mio padre mi ha sempre detto che facevo schifo. Non ero degno di essere suo figlio solo perché mi piaceva leggere e non giocare a calcio. Ha lasciato me e mia mamma da un giorno all'altro e non ha mai chiesto di me-
Guarda un punto impreciso sul pavimento e porta le mani ai fianchi. È la prima volta che sento questa storia. Ma non capisco che diamine c'entri io se suo padre è stato menefreghista con lui e sua madre.
-Poi arrivi tu: piccola, sorridente, bella e dolce- Fa una smorfia di disgusto.
-E ti prendi una cotta per me!-
Alzo le sopracciglia incredula. -Scusami, la mia colpa è aver avuto una cotta per te?-
-No! Tu pensavi che io fossi buono, dannazione! Ma nella mia testa avevo mio padre che diceva quelle cose. Tu ti sei presa gioco di me!-
Che?! Gioco di lui? Ma sta scherzando? Non si è mai reso conto di avere un problema psicologico abbastanza grave? È tutto così insensato e folle.
Ero una ragazzina e mi sono presa una cotta, questo non vuol dire che io debba patire le pene dell'inferno perché lui la vede una cosa inconcepibile!
Mi sento completamente pazza! Ma la pazza non sono io qui...
-C'è sempre stata dentro di me la voglia di fare del male a qualcuno... un po' come sport personale. E forse mio padre se n'era già accorto...-
-Fammi capire, tu mi odi perché mi piacevi?-
-Sei così pura da far schifo, lo sai?- chiede retoricamente. -Nonostante io ti abbia violentata, picchiata è fatta soffrire tu mi coprivi mentre dormivo! Ma ti sembra normale?!-
Schiudo le labbra incredula. Sarà capitato un paio di volte, forse perché credevo che potesse addolcirsi leggermente con quei gesti.
-Sei tu qui lo psicopatico che fa del male per divertimento. Questo ti sembra normale?!-
-E poi quella luce che avevi negli occhi... cazzo! Non l'ho mai sopportata! Non c'era più l'ultima settimana che stavi ancora a casa...-
Mi guarda e si avvicina. Automaticamente indietreggio. Mi prende dal polso facendomi mancare il respiro e mi avvicina a lui con uno strattone. Stringe il polso facendomi male, così strizzo gli occhi.
-Apri gli occhi!- ordina.
Faccio come mi dice, sperando che allenti la presa. Sta facendo davvero male. Non ricordavo quanto fosse terrificante essere toccata con tanta violenza.
Mi sono abituata alla dolcezza dei gesti delicati di Manuel, al suo respiro dolce sul collo, alle carezze sui fianchi per donarmi serenità e ai suoi occhi pieni d'amore.
-Ce l'hai ancora! Quella fottuta luce del cazzo!- sibila con veleno lasciando il polso con altrettanta brutalità.
Cingo il polso destro con la mano e sfrego leggermente. Ci sono già i segni. Ho la pelle troppo delicata.
Comincio a prendere parola mentre accarezzo la parte dolorante.
-Perché ti dà così tanto fastidio?-
Non so neanche perché lo sto chiedendo, si vede lontano un miglio che è instabile mentalmente. Sarà causato dai drammi che ha avuto da piccolo, non so... ma non è normale tutto ciò. Non lo è affatto.
-Non la tollero e basta-sentenzia dandomi le spalle.
Inclino il capo e lo osservo. -Tu mi incolpi perché ho visto del buono in te... ti rendi conto che non è normale?-
Nessuna risposta. Continua a camminare senza guardarmi. Non sto capendo più nulla. Mi odia perché io ho provato ad amarlo.
-Cris...-
-Tu!- sbotta di nuovo guardandomi dritto negli occhi.
Il mio cuore manca un battito quando vedo quegli occhi verdi luccicare. Sono lacrime quelle?
-Tu, con quella luce negli occhi non potevi trovare del bene in me! Perché non c'è Elena, non c'è mai stato!-
Si avvicina di nuovo di qualche passo e preme un indice nella tempia.
-Perché qui dentro c'è una voce che continua a ripetere di farti del male. Fare del male a te, a mia mamma, a mio padre... e sì, l'ho rivisto e ho cercato di uccidere la sua compagna-
Mi si ferma il respiro nel sentire quelle parole. Perché l'aria diventa pesante da un momento all'altro? Lascia andare l'indice dalla tempia e mi regala un sorriso senza emozione.
-Non l'ho uccisa. L'ho solo fatto spaventare... così tanto da provocargli quasi un infarto- conclude con tranquillità.
-Tu non c'eri e mi annoiavo- Si giustifica alzando le spalle con noncuranza.
Scuoto leggermente la testa incredula più che mai. -Cris... tu non stai bene, davvero. Lascia che ti aiuti...-
Si scaraventa addosso a me e mi sbatte al muro mettendomi una mano al collo. La botta mi fa chiudere gli occhi con forza. Ho sbattuto la testa e la schiena.
È successo tutto troppo in fretta per poter realizzare. Non ero assolutamente preparata a questa sua reazione.
-Vaffanculo- digrigna tra i denti.
Porto le mani sulla sua cercando di alleviare la presa. Non riesco a respirare, lui continua a guardarmi con quegli occhi gelidi e pungenti. Sono così cattivi.
-N-non... respiro... t-ti prego...-mormoro a fatica.
Inclina il capo e sorride in maniera sadica. Dopo qualche secondo mi lascia andare. Così mi piego sulle ginocchia e inizio a tossire cercando più aria possibile. Porto le mani al collo e deglutisco.
-Non voglio il tuo aiuto! Non voglio l'aiuto di quel bastardo che dice di essere mio padre, non voglio l'aiuto di nessuno. Perché non ne ho bisogno-
Cerco di raccogliere quel poco coraggio che mi è rimasto e mi sollevo con estrema lentezza. Deglutisco un'altra volta sentendo la gola bruciare.
-Non ti manca tua mamma?- chiedo mesta. Lui mi guarda alzando un sopracciglio e poi passa la lingua sulle labbra.
Rimane in silenzio così continuo. -Scommetto di sì. Perché sai che lei sa. Sa cosa ti disturba tanto. L'odio nei miei confronti, contro tuo padre sono solo delle scuse. Vuoi far smettere quella voce che hai dentro la tua testa. Quella vocina in grado di manovrare le tue azioni-
Mi fermo per scrutare la sua reazione e con grande stupore, che non lascio vedere, noto le sue labbra tremare appena e i suoi occhi rilassarsi leggermente.
-Non smetterà mai di manovrarti Cris. Neanche se io tornassi con te e potessi sfogare quanto volessi. Resterà sempre lì. Si farà viva quando meno te lo aspetti...-
-Ho una gran voglia di farti piangere- dice a denti stretti. Deglutisco e ispiro profondamente.
-Mi odi perché io ho visto il Cris senza la vocina. Mi odi perché non mi puoi controllare come non puoi controllare il mostro dentro la tua testa. Cris...-
Noto il suo petto alzarsi e abbassarsi con frequenza irregolare. Continua a guardarmi con attenzione e chiude le mani in due pugni, tanto da far diventare le nocche bianche.
Mordicchio l'interno della guancia e avanzo leggermente.
-Solo perché tu ti sia abituato a convivere con la vocina dentro la tua testa non vuol dire che tu stia bene. Puoi spegnerla...-
-No...- dice distogliendo lo sguardo e risucchiando le labbra.
Non l'ho mai visto così... fragile. È sempre stato sicuro di sé, forte, composto. La mente gioca brutti scherzi quando smette di funzionare come dovrebbe.
-Sì che puoi-
Mi rivolge lo sguardo e stavolta vedo solcare una lacrima sulla guancia. Non ci posso credere!
-Come?-
E per la prima volta Cris sta chiedendo il mio aiuto. Lo vedo dai suoi occhi verdi ormai non più gelidi, il petto che si alza tremante e la voce quasi rotta dal dolore.
MANUEL
-Io e un mio collega staremo qui per sorvegliare la zona. Se ricevete qualsiasi notizia non esitate a chiamarci-
Charlie finisce di parlare con Mia ed esce fuori dalla porta principale. Quando ha saputo della scomparsa di Elena si è interessato immediatamente.
In un altro momento questo mi avrebbe infastidito e parecchio. Ma adesso non provo nulla oltre ad impotenza.
Ormai non abbiamo sue notizie da tre ore, anche se gli agenti stanno tenendo sotto controllo i confini in qualsiasi maniera non riesco a stare tranquillo.
Sono seduto sul divano che osservo il numero di Elena dal mio cellulare. È sempre spento ma spero da un momento all'altro di vedere una sua chiamata o un suo messaggio.
E se le starà facendo del male? Se le ha messo quelle mani sudicie addosso anche solo per un secondo? Stringo con forza il cellulare e lo lancio sul divano accanto a me.
Ignoro gli sguardi di tutti. Felipe non c'è, è andato al commissariato. Noi siamo tutti nell'atrio e non facciamo nulla di particolare.
È come se aspettassimo in silenzio qualcosa che non arriverà mai.
Bella ha il capo poggiato sulla spalla di Ryan e sono seduti per terra, Luca e Jade sono seduti sul divano con me, mentre Simon ha in braccio Tobia e sono seduti su una sedia. Quest'ultimo ha smesso solo da dieci minuti di piangere.
Continuava a ripetere "me lo aveva promesso. Mi aveva promesso che sarebbe stata con me per sempre"
Dire che mi si sia spezzato il cuore è dir poco. Mia chiama chiunque in cerca di aiuto ma invano.
Si sente solo la sua voce mentre parla al telefono. Ogni tanto qualche sospiro qua e là ma nulla di più.
-Mi dispiace...- dice in sussurro Jade rivolta a me. -Se io avessi potuto avvisare adesso lei sarebbe qui con noi e...-
-No amore, tu non hai nessuna colpa- Si affretta Luca a rispondere. Gli passa una ciocca di capelli dietro l'orecchio dolcemente e lei sospira.
Ritorna il silenzio. È un silenzio che non tollero. Pieno di rimorsi e incapacità. Non lo ce la faccio più.
Nella mia testa continuo ad immaginare lui che la picchia, la tocca ed Elena che piange, grida e supplica di lasciarla andare.
Mi porto le mani in testa e comincio a far tremare le gambe. Non riesco più a tollerare tutto ciò. Non sono forte abbastanza. Non lo sono mai stato quando il male tocca le persone che amo.
D'un tratto sentiamo suonare il campanello così tutti quanti saettiamo il capo verso la porta.
Mia va ad aprire e tutti noi ci alziamo con il fiato sospeso.
-Elena!- urla Mia abbracciandola forte.
Tutti noi sorridiamo sentendo il cuore partecipare. Tobia le corre incontro e si aggrappa alle sue gambe.
Mi sembra una visione. È davvero lei? La mia bambina è qui con me?
I ragazzi cominciano a festeggiare abbracciandosi a vicenda o facendo dei piccoli saltelli sul posto mentre io rimango fermo.
È qui. Ancora non ci posso credere! Elena si stacca da Mia e incrocia il mio sguardo. Solo ora sorrido portando la lingua tra i denti. A passo spedito ci dirigiamo l'uno verso l'altra e ci fiondiamo uno nelle braccia dell'altro.
Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dai nostri battiti accelerati e dai nostri respiri. Dio quanto mi è mancata!
L'ho sentita troppo lontana in queste poche ore. Ore infinite è interminabile. Un'agonia disarmante.
Adesso è dove vorrei restasse per sempre: tra le mie braccia. Io non le farei mai del male, vorrei vederla sempre sorridere.
Se un giorno dovesse chiedermi di andare via, di non parlarle perché in questo modo sarebbe felice. Beh, lo farei.
Mai avrei pensato di amare una persona così tanto come amo lei.
Le accarezzo la schiena e mi distacco leggermente per poterla guardare in faccia.
Mi sorride mostrando i denti. Le accarezzo il viso con entrambi i pollici ma ad un certo punto noto dei segni violacei sul collo.
Li raggiungo immediatamente e la guardo chiedendo con lo sguardo, ma lei scuote il capo e socchiude gli occhi, come se volesse dire "non è niente".
Col cavolo non è niente! Ti ha messo le mani addosso, un'altra volta! Le parlo mentalmente.
Ma adesso dove è? Perché l'ha lasciata andare? Come ha fatto a scappare?
Sto per chiedere tutto ciò ma vengo interrotto, ancora prima di prendere parola, da Bella che urla il nome del suo ragazzo.
-Ryan-
Io ed Elena ci stacchiamo e vediamo quest'ultimo sferrare un pugno in pieno viso a Cris, il quale cade per terra.
Cris? Che ci fa qui?
Sento la rabbia bollire dentro di me in maniera prorompente.
Ryan lo prende da terra, afferra il colletto della maglia e lo schiaccia al muro. Nel frattempo Mia chiama la polizia.
-Sai da quanto tempo volevo spaccarti questa faccia del cazzo che ti ritrovi? Eh?- sputa ad un centimetro dal suo viso.
Cris non risponde né cerca di difendersi, così Ryan gli sferra un altro pugno in pieno viso. Lo rimette dritto e continua.
Sto per avanzare verso loro in modo tale da dare una mano. In fondo ho voglia di gonfiarlo anche io. L'ha toccata un'altra volta. E questo mi manda su tutte le furie.
Elena mi ferma. -Ryan basta!- urla.
Così Luca e Simon vanno a prendere Ryan il quale si dimena più volte preso dalla rabbia. Fanno fatica ma riescono ad allontanarlo e fargli scendere lo scalino dell'atrio.
Guardo Elena inclinando il capo ma non riesco a capire il suo sguardo.
Perché ha fermato Ryan? Perché ha fermato me? Non gli vuole dare una lezione? Come può provare compassione per un animale del genere?
Cris si asciuga con il dorso della mano il sangue che fuoriesce dal labbro inferiore e tira su col naso.
Dopo qualche secondo entra dentro la polizia e comincia ad ammanettarlo.
Prima di scomparire dalla mia visuale prendo parola.
-Aspettate- dico rivolto ai poliziotti. Ignoro lo sguardo interrogativo di Elena e anche il suo tentativo di afferrare il mio polso.
Cris ha le mani legate dietro la schiena e il capo sollevato in alto. Mi guarda con sfida, come se fossi inferiore a lui. Intanto io gli regalo lo sguardo più truce che potessi indossare.
Quanto vorrei farlo scomparire dalla faccia della terra!
Senza pensarci due volte gli sferro un pugno tanto forte allo stomaco da farlo piegare in avanti.
-Manuel- dice Elena avvicinandosi.
-Marcisci all'inferno bastardo- dico al suo orecchio.
Viene portato subito via dai due agenti ma io l'ho visto il suo sguardo sadico e pungente. Come se volesse farmi sapere che all'inferno lui già c'è.
Mia chiude la porta e si volta sorridendoci mentre Elena mi raggiunge e mi cinge il braccio con amore. Rilasso la mano e schiudo il pugno.
Solo quando sento le sue mani fredde mi volto a guardarla. I nostri sguardi si fondono come caramello fuso.
Mi abbraccia e poggia la sua testa sul mio petto.
La sento inalare il mio profumo ed io poggio il mento sulla sua testa.
Ci giriamo verso i ragazzi. Luca e Jade abbracciati, Ryan con il braccio sopra le spalle di Bella, Simon con in braccio Tobia e Mia al mio fianco.
-Quindi è tutto finito?- chiede Tobia dolcemente. Gli rivolgiamo un sorriso. Guardo Elena inclinando il capo e lei ricambia. Mi lascia un candido bacio sul petto e risponde al piccolo.
-È tutto finito-
Spazio autrice
Allora non so con quale coraggio io vi stia rivolgendo la parola! Lo so, sono terribile! Ma davvero ho passato l'estate del 2019 peggiore della mia vita, ho iniziato l'università, tre mesi fa il mio fidanzato ha rotto con me e poi chi ne ha più ne metta.
Insomma periodo di merda più vari impegni e zero ispirazione per la stesura del capitolo.
È l'ultimo capitolo, il mio cuore non ce la fa! Spero con tutto il cuore che non vi abbia deluso!
CI SARÀ UN EPILOGO, don't worry!
Vi chiedo scusa davvero ma era difficile scrivere questo capitolo.
Ho voluto mostrare l'instabilità mentale di Cris, perché nessuna persona sana di mente si comporterebbe così.
Infatti Cris è sempre stato disturbato. Ma solo quando ne parla con Elena realizza che forse può guarire.
Ryan finalmente ha dato più di un pugno a Cris e ha sfogato ahahah
Che dire?! Ho scritto un capitolo di 5000 parole per farmi perdonare 😅
Spero arrivi la notifica a chi leggeva la storia assiduamente, vi chiedo ancora scusa.
Spero di non farvi aspettare tanto per l'epilogo. Ma Ahimè la storia è arrivata alla fine e non ci posso credere!
COSA NE PENSATE? È finita come immaginavate?
Fatemelo sapere con qualche commento!
Ringrazio tutte le persone che hanno lasciato un commento o un voto.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
A presto bellezze,
La vostra -N❤️
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