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La sorella ritrovata

Trentanovesimo capitolo.

ELENA

-Sei tu-

Ripete ancora facendo dei passi indietro. Manuel biascica un "avete lo stesso cognome" mentre mi osserva distrattamente. Corrugo la fronte non capendo il nesso logico del loro discorso. Ho lo stesso cognome di chi? Perché Felipe mi guarda come se fossi un alieno? Non riesco a concepire.

Stavamo parlando di Cris, di trovare una soluzione per liberarmi da questo fardello, che c'entra adesso questa reazione? Arriva Mia dalla cucina con un piccolo vassoio color noce contenete un bicchiere d'acqua e una tazza fumante... probabilmente si tratta della camomilla.

Poggia il vassoio sul tavolino e sfrega le mani sui pantaloni guardandoci circospetta. Felipe boccheggia leggermente mentre io mi alzo dal divano. Mi sento davvero confusa in questo momento. Dopo qualche secondo il braccio di Manuel cinge i mie fianchi facendomi rilassare notevolmente.

-Allora... che è successo? Perché stavi piangendo?-

Porto il labbro inferiore tra i denti e distolgo lo sguardo. Comincio a sentire le carezze candide di Manuel e il mio cuore perde un battito. Lo guardo di sottecchi e lo vedo. Lì a pochi centimetri dal mio viso, col viso inclinato, il fiato caldo a sollecitarmi la gota, le sopracciglia ad ombreggiargli gli zigomi pronunciati, le labbra schiuse ed umide e le iridi castane magnetiche come non mai.

No, io non me ne andrò da qui. Farò di tutto, troverò una soluzione ma non lascerò mai Manuel.

-Mia... Elena è tua sorella- mormora Felipe.

Biascico un "che?" aggrottando le sopracciglia nello stesso momento in cui Mia spalanca gli occhi e si volta verso di me. Sento la mano di Manuel stringere impercettibilmente il mio fianco quando il fiato mi si mozza in gola.

Mia boccheggia e in un attimo i suoi occhioni azzurri si riempiono di lacrime. Felipe si avvicina a lei e le afferra le mani con dolcezza. Mia gli rivolge uno sguardo supplichevole, come se avesse paura di scoprire che tutto quanto fosse una menzogna o uno stupido scherzo.

Io continuo a non capire!

-Ti giuro... il suo cognome è Cortes e ha la voglia dietro la spalla, proprio come tua sorella e ha anche il suo nome... l'hai trovata. Tu...-

-Dimmi il tuo nome completo- proferisce Mia guardandomi con dolcezza.

Il mio nome completo? In realtà non ho mai usato il mio secondo nome, non mi è mai piaciuto. Ma se Mia è mia sorella, cosa che non pensavo di avere fino a cinque minuti fa, vorrà dire che Cris non potrà avere la mia tutela. Posso rimanere qui, con lei, con i ragazzi, con Manuel... potrei avere di nuovo la mia famiglia.

Ecco perché con il cuore a mille e il respiro accelerato pronuncio il mio nome completo. Lo dico con la speranza nel cuore, con la consapevolezza che per la prima volta il mio nome possa salvarmi e non distruggermi.

-Elena Jasmine Cortes-

Mia si porta il labbro tra i denti e annuisce veementemente facendo scendere due lacrime sulle guance leggermente arrossate.













Mia chiude la porta dello studio, con il piede, alle sue spalle e mi porge una delle due tazze che tiene in mano. Ho la mente completamente annebbiata ma adesso riuscirò a capirci qualcosa.

Siamo solo noi due, con due tazze contente cioccolata calda e i nostri cuori aperti e sinceri.

Bevo qualche sorso del liquido, leggermente denso e di colore marrone, lecco i residui sulle labbra e abbasso la tazza sulle mie cosce. La temperatura alta sollecita il tessuto dei leggins. Mia lascia la propria tazza per terra e comincia ad accarezzarmi il braccio con dolcezza.

-Non posso crederci. Ti ho avuta sotto gli occhi negli ultimi mesi e non lo sapevo...-

-Mia, io non capisco. La mia mente chiede pietà... se sai qualcosa, qualunque cosa, dimmela-

Mia annuisce con dolcezza e raccoglie la tazza da terra per poi berne qualche sorso. Sospira profondamente e mi osserva. Passa qualche secondo in silenzio, probabilmente per trovare le parole giuste per spiegare la sua verità.

-Papà non ti ha mai parlato di me o di... mamma?-

Mi trovo a scuotere la testa. Purtroppo ogni qualvolta io chiedessi qualcosa su mia madre, colei che non avevo mai conosciuto, mi è sempre stato detto che non importava. Tendeva a cambiare argomento, non rispondeva e in più non voleva parlare dell'episodio in cui perse la vita dandomi alla luce. Era fin troppo doloroso per lui parlarne. Quindi il più delle volte tenevo per me le mie domande per non farlo stare male. D'altronde diceva di continuo che io ero l'unica donna della sua vita, anche quando avevo solo quattro anni.

Noto le mani di Mia stringere impercettibilmente la tazza, dopo avermi vista scuotere la testa, e storcere le labbra in una smorfia di disappunto.

-So solo che mamma è morta dandomi alla luce- Mia strabuzza gli occhi attonita.

-Che? Come ha... no! Non è vero! Mamma è morta cinque anni e mezzo fa! Quando tu avevi undici anni!-

Schiudo le labbra increspando le sopracciglia. Sento un piccolo mancamento interiore, dentro le viscere, come se il mio organismo avesse attutito un colpo dolente pronto a lesionarlo.

Mio padre mi ha mentito? Non posso non credere alle parole di Mia. Glielo leggo in viso che è sincera. E poi sa cose su di me che solo mio padre sapeva.

Del tipo che quando avevo circa quattro mesi ebbi un virus intestinale che mi costrinse a stare in ospedale per quasi un mese. Sa della voglia dietro la spalla, sa che lavoro faceva papà, il suo colore preferito e l'abitudine che aveva di stare più di mezz'ora in bagno a leggere il quotidiano giornaliero.

-I-io... perché?- biascico priva di saliva.

Mia ispira profondamente e cerca di rilassare quei pochi nervi tesi a causa della bugia rifilatami da nostra padre. Dopo qualche secondo, sorseggia la cioccolata e poggia la tazza alla fine del divano in modo tale che i nostri piedi non la facciano cadere sbadatamente.

-Papà ti ha portata via da noi quando avevi circa dieci mesi. Aveva scoperto che mamma non lo amava più e che si era innamorata di un altro. Ne è rimasto così ferito che per ripicca, ti prese e ti portò via con lui. Dal nulla. Non sappiamo il perché, probabilmente perché sapeva che, io, avendo dieci anni non sarei stata d'accordo. Fatto sta che da un giorno all'altro tu e lui siete scomparsi-

Prende fiato e comincia a mordersi l'interno di una guancia nervosamente.

-La mamma ti ha cercata disperatamente. Dopo il parto ebbe un attaccamento morboso nei tuoi confronti... forse perché il parto fu davvero complicato e rischiò di perderti. Cinque anni fa si ammalò di cancro al fegato... resistette per ben quattro mesi, dopo non ce la fece più. E glielo lessi negli occhi... voleva che ti trovassi. Così ho cominciato a cercarti ovunque... -

Abbassa lo sguardo sulle mani per non farmi vedere gli occhi azzurri lucidi al ricordo doloroso. Mi ritrovo a mordere l'interno della guancia sentendomi partecipe del suo dolore.

Un dolore inconscio all'angolo del cuore, quello riservato al ricordo di una mamma mai conosciuta e che credevo di aver perso troppo precocemente. Adesso quel piccolo posto è riempito da frammenti di ricordi dislocati.

La mia mano recupera le sue unite sulle cosce fasciate da jeans chiari. Mia l'accoglie tra le sue e mi rendo conto del fatto che non riesco a percepire temperatura diversa. Abbiamo la stessa temperatura corporea.

-Solo il signor Renda è riuscito a farmi sapere che papà è morto...- Tituba un po' e mi guarda dal basso. -C-cosa gli è successo?-

-Gli venne la sclerodermia, la conosci?-

-L'ho sentita nominare ma non so bene di cosa di tratti-

-E' una malattia rara di tipo autoimmune. In greco significa "pelle dura". In pratica la pelle si ispessisce e nei casi più gravi lo stesso meccanismo si estende agli organi interni, come i polmoni o l'apparato digerente. Ce ne accorgemmo quasi subito. Papà da un giorno all'altro notò che le sue dita cambiavano colore in presenza di sbalzi di temperatura. Dopo si aggiunsero anche la sindrome del tunnel carpale e prurito in più parti del corpo. Tutti sintomi della malattia-

Asciugo una piccola lacrima all'angolo dell'occhio destro prima che possa solcare la guancia. E' stato terribile. Nel giro di sei mesi peggiorò. Vedere l'ispessimento della pelle attorno alle dita delle mani, i polpastrelli lesionati, che continuavamo a curare con creme adatte, la sua difficoltà nel respirare e la debolezza sempre più potente, non è un bel ricordo.

-Non esiste cura. Quindi l'unica cosa che potevamo somministrargli per alleviare il dolore era la morfina. Ad un certo punto fu il suo unico pensiero. Quando se ne andò, la sua compagna cadde in depressione e... suo figlio si prese cura di me. Almeno così credevo...-

Inizio a raccontare tutta la mia storia, tutte le sofferenze, tutti gli incubi. Mi apro per la seconda volta con qualcuno. Stavolta quel qualcuno può fare qualcosa per aiutarmi.

Mia rimane scioccata e totalmente dispiaciuta dal mio racconto. Immaginavo l'avrebbe presa in questo modo. In un attimo mi cattura tra le sue braccia e mi sussurra parole dolci e d'incoraggiamento.

Adesso che sono incatenata in questa posizioni non posso che sentirmi più libera. Insomma, sono tra le braccia di mia sorella. Non è vero che non ho più una famiglia. Anche se i ragazzi ormai ne fanno parte, sapere che ho anche una sorella mi riempie il cuore.

Non è solo un legame sentimentale, un filo trasparente che lega le nostre menti e i nostri cuori, c'è il sangue che rafforza il concetto.

Mia mi lascia andare dopo qualche minuto e si solleva dal divano. Recupera le tazze, le lascia sulla scrivania e prende il telefono.

-Forza, andiamo- Mi fa un cenno con il capo. Mi alzo dal divano con un'espressione interrogativa sul viso.

-Dove?-

-A dimostrare a quel bastardo che siamo sorelle-

Un sorriso sorge spontaneo in corrispondenza di quello suo. Annuisco e la seguo fuori la porta. Andremo a fare l'esame del DNA. Successivamente Mia chiederà la mia tutela e tutto finirà.

IL GIORNO DOPO...

-Quindi tu stavi cercando tua sorella di nascosto?- chiede Ryan.

Siamo nell'atrio tutti insieme. Abbiamo deciso di parlare con tutti quanti. Il test è risultato positivo, e abbiamo avuto prima del previsto i risultati perché Mia ha pagato profumatamente.

I ragazzi avevano il diritto di sapere quanto accaduto. Ho raccontato anche parte della mia storia mentre stavo con la schiena poggiata al petto di Manuel, sul divano, e il suo braccio mi cingeva i fianchi.

-Ma lei è sempre stata qui e tu non lo sapevi- continua Bella guardandomi come se fossi qualcosa di nuovo e mai visto sotto i suoi occhi.

-Perché non ce lo hai detto?- chiede Jade mesta.

-Ecco perché ogni tanto eri triste e non volevi ammetterlo- dice Luca spalancando gli occhi collegando episodi disconnessi e inspiegabili.

Adesso riesce a dargli un senso. Come me. Un episodio riaffiora la mia mente: quel giorno che l'ho vista piangere nel suo studio. Pensavo c'entrasse Felipe in qualche modo, invece c'entravo io.

-Potevi dircelo...- aggiunge Simon.

Mia sospira profondamente e si sistema meglio sulla sedia. Luca, Jade e Bella si trovano per terra. Io, Manuel, Ryan e Simon siamo sul divano e Felipe ha preso una sedia e l'ha posizionata accanto a quella di Mia. Entrambi danno le spalle alla porta d'ingresso. Non smette mai di lasciarle la mano.

Ora che li vedo non riesco a capire come mai non abbiano capito prima i loro sentimenti. Andiamo, sono fatti per stare insieme.

Inclino indietro il capo osservando dal basso il ragazzo dei miei sogni. Perché lui lo è per davvero. Era lui che mi teneva, evitando che quel buco nero pieno di oscurità mi prosciugasse, era la sua mano a sorreggermi.

La barba accentuata come suo solito, le labbra chiuse piene e lucide perché la sua lingua lascia continuamente il suo passaggio idratandole di tanto in tanto, la punta del suo naso leggermente all'insù e quelle ciglia lunghe e scure che gli ombreggiano le gote e contornano le sue gemme magnetiche.

Il mio cuore perde un battito quando Manuel si accorge di essere osservato e china il capo rivolgendomi tutta la sua attenzione. Socchiude gli occhi e muove leggermente il capo come per dire "cosa c'è?", così scuoto la testa e ritorno a guardare Mia alla mia sinistra.

Dopo qualche secondo sento le sue labbra sull'attaccatura dei capelli, accompagnato da cerchi concentrici sul fianco e una stretta impercettibile su di essi, come se volesse farmi capire che dalla sua stretta non possa fuggire.

Ma chi vuole scappare via!?

-Per poi? Che senso avrebbe avuto caricarvi dei miei problemi?- risponde Mia con tono pacato.

-Il peso sarebbe diminuito. Ce lo dici sempre tu: condividere i propri problemi aiuta a sentirne meno il peso opprimente-

Sento il petto di Manuel vibrare mentre pronuncia queste parole. Comincio a lasciare piccole carezze distratte sul suo braccio libero dal tessuto della maglia. Il colore della sua pelle si vede a malapena per via dell'inchiostro.

Ripeto: ho sempre odiato i tatuaggi ma su di lui sono arte. Forse perché per me Manuel è arte.

Un capolavoro dal quale non riesco a staccare il contatto visivo. Quel capolavoro straordinario, irripetibile, che non mi permette di distogliere lo sguardo neanche per un istante perché attraverso ad esso è riuscito a catturare perfino la mia anima e con essa tutto il male che la macchiava, ripulendola e purificandola.

Lui non mi provoca tuffi al cuore. Lui il cuore me lo ha rubato solo per aggiustare tutte le crepe che gli hanno inflitto, ignorando il proprio organo muscolare già acciaccato di suo, per poi rimetterlo al proprio posto, senza mai chiudere a chiave. In modo tale che quando meno me lo aspetti o lo chiedi, possa riprenderlo e curarlo ancora.

Lui mi ha fatto capire che amare è la cura ad ogni dolore. Essere amati ti completa ma amare ti purifica l'anima.

Il campanello dell'ingresso suona ma sembra che solo io me ne sia accorta, poiché sul pavimento i ragazzi stanno ridendo e parlando, visto che abbiamo già cambiato argomento da qualche minuto, Mia e Felipe stanno discutendo su delle pratiche, probabilmente quelle riguardanti la mia adozione, e Simon e Ryan stanno giocando con un videogioco nel telefono.

-Vado io- annuncio facendo una piccola corsetta verso la porta.

Apro la porta e il sorriso stampato sul mio viso scompare in un battibaleno. Automaticamente faccio qualche passo indietro e lui ne approfitta per entrare e fermarsi sullo scalino.

-Ciao Elena- dice.

In un attimo cala il silenzio, i ragazzi si alzano in uno scatto repentino e Manuel, per primo, insieme agli altri mi raggiungono.

-Oh, sei tornato all'ovile, ragazzino. Quelle due ore saranno state davvero pesanti, eh?-

Manuel serra prepotentemente la mascella e chiude le mani in due pugni stretti. Adesso Manuel è alla mia sinistra, accanto a lui c'è Mia, seguita da Felipe, mentre accanto a Manuel si trova Luca. Tutti gli altri sono dietro di noi, posizionati un po' a caso.

-Brutto bastardo. Giuro che...- dice a denti stretti, ma viene interrotto da Felipe mentre la sua avanzata la frena Luca.

-Sapevo che c'era lo zampino di qualcuno!-

Cris sorride spavaldo ed allarga leggermente le braccia con tranquillità.

-Modestamente, so il fatto mio- Sospira e mi rivolge il suo sguardo. -Allora, le valige sono pronte?-

Manuel porta un braccio davanti il mio busto e un respiro pesante arriva sul mio profilo abbastanza teso e scombussolato.

-Lei non va da nessuna parte- pronuncia lentamente Manuel ma comunque con rabbia e autorità. Vuole che Cris capisca bene che non succederà mai ciò che crede.

-Comando io. Ho la sua tutela, non p...-

-Non per molto. Chiederò la tutela di Elena e visto che sono sua sorella biologica, ho tutto il diritto di averla con me. In più non credo che qualsiasi giudice sano di mente possa darla a te dopo tutto quello che le hai fatto passare-

Abbasso lo sguardo sul braccio di Manuel che adesso si trova intrecciato col mio affinché le nostre mani possano unirsi. Cris sembra colto di sorpreso ed inclina il capo socchiudendo gli occhi in due fessure.

Dopo qualche secondo punta l'indice contro Mia, fa una piccola forma ovale con la bocca e spalanca gli occhi.

-Tu sei Mia! L'altra figlia di Davis-

Aggrotto le sopracciglia. -Tu sapevi tutto?- chiedo a corto di saliva. Manuel stringe maggiormente la presa.

-Certo! Tuo padre ce ne aveva parlato. Ma ci ha fatto promettere di non parlarne mai con te-

E lui ha mantenuto la promessa, certo. Per come ha detto questa frase sembra che voglia farci capire che la parola data sia una cosa di inestimabile importanza per lui. Cosa più falsa non esiste. Anche perché aveva promesso a mio padre che si sarebbe preso cura di me... e si è visto come è andata a finire.

-Comunque noto con piacere che il fascino è di famiglia- dice guardando maliziosamente Mia.

Ryan e Felipe si posizionano davanti a lei. Ryan trasuda ira da tutti i pori, il suo sguardo è totalmente infuocato. Invece quello di Felipe è gelido e pieno di disprezzo.

-Ti conviene uscire da questa casa. Ora- intima Felipe.

Subito dopo lascia andare un sospiro tremolante attraverso le narici. Probabilemnte sta cercando di mantenere la calma. Cris ridacchia divertito dalla situazione, passa la lingua tra le labbra e si gratta una guancia.

Prendendomi alla sprovvista i suoi occhi mi inchiodano al pavimento. Passa in rassegna il mio corpo ma un sorriso laterale prende posto sul suo viso quando la sua visuale viene oscurata da Manuel e Luca, i quali si posizionano davanti a me.

Storce le labbra in una smorfia infastidita e serra la mandibbola. Punta il suo sguardo pungente su Mia e fa un passo indietro.

-Riceverte una lettera dal mio avvocato. Non finisce qua-

Arriva alla porta lasciata aperta, afferra la maniglia e si volta di mezzo busto per guardare uno per uno nell'atrio. Dopo si ferma su di me, sorpassando i due ragazzi che mi fanno da scudo umano, come se solo i suoi occhi possano ferirmi brutalemente, e mi regala un ghigno gelido che mi fa raggelare il sangue.

-Ci vediamo presto, Elena- Guarda di sfuggita mia sorella. -Mia-

Dopo la porta viene chiusa, Manuel si volta verso di me e mi poggia con urgenza le mani sulle mie spalle. Deglutisco a vuoto. Manuel mi scuote leggermente.

-Ehi, guardami-

Finalmente riesco a rivolgergli lo sguardo. Adesso i suoi occhi sommergono tutto il mio essere, riscaldandomi. Il sangue sembra sciogliersi e prendere il suo corso naturale.

-Andrà tutto bene-

"Andrà tutto bene" mi disse. Peccato che non fu così. 



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SPAZIO AUTRICE!

CIAO PEOPLE! Non sapete quanto sono contenta di leggere tutti i vostri commenti positivi... davvero vi ringrazio tanto! Siete fantastiche!

Allora... che ne pensate di questo capitolo? E' molto introspettivo, spero vi abbia trasmesso qualcosa... 

Qui capiamo definitivamente la storia di Elena e di Mia, vediamo quanto Elena ama Manuel (anche se questi due non si sono decisi a dirselo -.-), quanto quella casa sia piena d'amore e quanto uniti sono. 

Da adesso in poi i nervi saranno veramente messi a dura prova, la storia sta svolgendo al termine (il mio povero cuore!!!) mancano circa otto capitoli più epilogo. 

FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE TRAMITE COMMENTI E VOTI! PER ME E' IMPORTANTE!

Baci, -N :)

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