Cris
Trentasettesimo capitolo.
ELENA
Prendo la borsa e il telefono sopra la scrivania dirigendomi fuori la mia camera. Sono le quindici e trenta del pomeriggio, se esco adesso dovrei arrivare puntuale all'appuntamento.
Mi è costato parecchio fingere che fossi tranquilla e nonostante ciò non credo di aver convinto Manuel. Ormai mi conosce meglio di chiunque altro e mi dispiace non potergli dire la verità.
Ho detto a tutti che avevo un impegno a scuola oggi e, come immaginavo, Manuel si è offerto di darmi passaggio anche se domani ha un interrogazione importante. Così ho cercato di persuaderlo come meglio potevo facendogli capire che doveva studiare.
Ha insistito affinché passassi da lui prima di uscire ma non ho il coraggio di guardarlo negli occhi e mentirgli. Da quando sa tutta la verità sono tornata quella di prima... dire una bugia e non essere onesta con le persone che amo mi ferisce dentro. E' un mio limite.
Esco di corsa da casa e comincio a camminare verso est. Il bar è a dieci minuti da casa, non mi ci vorrà molto ad arrivare.
Il silenzio comincia a far aumentare il volume assordante delle mie continue domande. D'un tratto mi fermo suoi miei passi. E se al bar si trovasse Cris? E se fosse una trappola ed io ci stessi cascando come una stupida ingenua?
Alzo il capo verso il cielo e sospiro pesantemente. Prima di entrare dentro il bar posso guardare in giro e se vedo Cris da qualche parte scappo via e non ritorno più. Scuoto la testa e ricomincio a camminare.
Prima arrivo e prima torno a casa.
Dopo qualche minuto comincio a vedere in lontananza il bar. La solita atmosfera lo contorna: diverse macchine parcheggiate, qualche motocicletta e un paio di ragazzi fuori, in procinto di entrare.
Il bar Candy è famoso per la cioccolata calda più gustosa e i pancake migliori. E' il solito ritrovo dei giovani della mia età. Continuo a mordicchiarmi il labbro mentre mi guardo dietro le spalle, a sinistra e a destra, con circospezione.
Mi sembra di non vedere Cris nei paraggi, magari Bruno vuole parlarmi da solo... ma poi per dirmi cosa? Giuro che sto per impazzire non sapendo nulla.
Una volta dentro, l'odore delle varie prelibatezze mi invadono le narici. Mi stringo nelle spalle e guardo in giro nel piccolo locale. Quasi tutti i tavoli sono occupati e c'è continuo movimento e frastuono causato dalle chiacchiere di massa mischiate a degli schiamazzi e a delle risate rumorose.
Non vedo Bruno da nessuna parte e sono le sedici meno dieci. Forse sarò addirittura in anticipo ma mi aveva ribadito più volte di essere puntuale. Sbuffo infastidita e decido di aspettarlo fuori. Quando mi volto pronta per andare via mi blocco immediatamente sentendo tutti i nervi tendersi e il fiato bloccarsi in gola.
E' qui.
Un ghigno prende spazio sul suo volto, le mani in tasca e il giubbotto di pelle color senape addosso. Si avvicina di più ed inclina il capo.
-Brava dolcezza. Puntuale... ci sediamo?-
Butto fuori l'aria e bagno le labbra annuendo debolmente. Bruno fa segno ad un cameriere, il quale ci scorta al tavolo prenotato. Un tavolo leggermente in disparte rispetto agli altri.
Mi siedo sentendo tutti i nervi tesi. Comincio anche a mordere l'interno della guancia guardando in giro. Smetto di mordicchiare nel momento stesso in cui le papille gustative percepiscono un sapore metallico.
Non so se da un momento all'altro possa spuntare Cris, non so cosa vuole e cosa sa Bruno. Non so niente! E questo mi fa imbestialire così tanto che sbotto proprio mentre il cameriere sta prendendo le ordinazioni richieste da Bruno.
-Che diavolo vuoi?-
Ignoro lo sguardo imbarazzato del cameriere e quello leggermente ammonitorio di Bruno. Hai poco di cui rimproverarmi idiota! Gli parlo mentalmente. Non ce la faccio più, odio non sapere cosa mi deve dire.
Bruno finisce di ordinare e il cameriere se ne va quasi di corsa. Mi sa che ha letto e percepito la tensione che c'è tra noi due. Io continuo a tenere la borsa in mano, il cappotto addosso, così sono pronta a scappare in un attimo se mai dovessi averne bisogno, e lo sguardo così infuocato da immaginare le scintille fuoriuscire da essi.
In compenso Bruno incrocia le mani tranquillo e le poggia sul tavolo. Mi sorride tranquillo.
-Allora?-
-La coda alta non ti dona tanto... sei più bella con i capelli sciolti- Alzo le sopracciglia incredula.
-Sul serio? Sei venuto qui per commentare i miei capelli? Davvero?- Solleva le spalle ed incurva le labbra in giù.
-Perché no?-
-Come hai conosciuto Cris? Che sai di lui? Perché mi hai invitato qui? Che vuoi? Quando...-
-Frena, frena splendore!-
Mi interrompe ridacchiando. Quel soprannome odioso mi fa digrignare i denti. Si sta davvero divertendo? Io credo di aver bisogno d'ossigeno e lui si diverte? Comincio a sentir male ai denti per quanto serro la mandibola dalla rabbia.
-Smettila!- dico a denti stretti. -Smettila di provare divertimento nel vedere il prossimo in difficoltà-
-Addirittura? Che la fai esagerata, dolcezza! Vuoi che ti spieghi tutto così ti rilassi un po'? E va bene-
Si poggia comodamente sullo schienale della sedia mentre io stringo i capi della borsa, che ho sulle gambe, con frenesia.
-Ti ricordi la festa di qualche giorno fa? Quella in cui sei scappata dalla porta del retro insieme a Manuel? Beh... vi ho seguiti. Eri praticamente sbiancata e non capivo il tuo mutamento... così sono uscito anche io. Ti ho sentito descrivere qualcuno... qualcuno dal quale stai scappando-
Mi rivolge uno sguardo eloquente ed io ispiro profondamente.
-Sono tornato dentro e ho visto da chi scappavi. Vedi... il destino gioca brutti scherzi. Ho cercato di parlargli ma non ho concluso nulla. L'indomani sai chi è venuto a cena a casa mia per parlare di un progetto da avviare qui a Londra? Cris Torres!- Sorride beffardo allargando le braccia.
-Di solito non m'importa dei colloqui o delle cene formali di mio padre, ma questa volta non potevo non interessarmi. Dopo le chiacchierate inutili e burocratiche riguardo questo fantomatico progetto, ho scoperto che la sua sorellastra è scappata da tanto tempo! Poco più di un anno fa. Ci ha anche fatto vedere una foto e... Elena è uguale a te quella ragazza, non è che siete la stessa persona?-
Termina il suo discorso con velata ironia. Alza le sopracciglia, ritorna con i gomiti sul tavolo mentre il cameriere porta il suo caffè macchiato accompagnato da un croissant.
Cris sa che sono qui! E' finita! Glielo avrà detto sicuramente e adesso sta per entrare da quella porta. Automaticamente guardo l'uscita con l'ansia nelle vene.
-Non verrà, sta' tranquilla. Non gli ho detto nulla!- Torno a guardarlo con la fronte corrugata.
-Perché?-
-Perché non so neanche il motivo per cui tu sia scappata e sinceramente non m'importa. Ma...- Alza un indice. -... ho pensato: perché non guadagnarci qualcosa con tutta questa storia?-
Inclina il capo e socchiude leggermente gli occhi mostrandomi un ghigno malizioso senza nasconderlo in alcun modo. Che vuole dire? Lui non gli ha detto dove mi trovo... e quindi? Vuole che lo ringrazi?
-Cosa potresti guadagnarci?-
-Te-
-Cosa?-
Bagna le labbra e sospira. -Mi spiego meglio. Ho il numero di Cris in rubrica, mi basta mandare un messaggio con la tua postazione e sei finita-
-E cosa ti fermerebbe?-
-Devi solo venire a letto con me- dice con una naturalezza che mi spiazza.
Alza le spalle e comincia a bere il proprio cappuccino mentre io lo guardo ad occhi spalancati. Sbuffo una risata scettica.
-Non penso di aver capito bene... hai detto che se non vengo a letto con te dirai a Cris dove mi trovo?- Mi avvicino al tavolo sentendo le costole schiacciarsi contro la borsa.
-Esatto-
-Sei un viscido bastardo!-
-Io lo vedo più come un compromesso. Tu dai qualcosa a me e io do qualcosa a te. E' un affare più che equo-
-Perché?-
-Cosa?-
-Perché lo fai?-
Finisce il cappuccino con calma, prende un tovagliolo e si pulisce le labbra mentre io aspetto con riluttanza una sua risposta.
-Perché sono abituato a vincere, sempre. Non amo ricevere due di picche ed essere rifiutato. E in più ottengo sempre quello che voglio-
-Anche in questo modo?-
Non so perché continuo a chiedere quando vorrei buttargli addosso il tavolo con tutto quello che si trova sopra. In realtà non m'interessano neanche le sue motivazioni perché non stanno né in cielo né in terra.
Perché il mondo è abitato da persone del genere? Perché esiste gente così marcia dentro? E sopratutto, perché devo incontrarle sempre io?
-Se è necessario, sì- risponde pacato.
-Vaffanculo!- sibilo alzandomi di scatto. Sto per andarmene ma Bruno mi afferra dal polso così mi volto a guardarlo in cagnesco. Non deve toccarmi!
-Pensaci, hai ventiquattr'ore di tempo-
-Fottiti!- sbotto a denti stretti mentre con uno strattone libero il mio polso.
Con grandi falcate raggiungo l'uscita e di corsa prendo la via verso casa. Come può farmi questo? Come? Se pensa che io cederò al suo ricatto si sbaglia di grosso.
Non mi abbasserò mai a questo orrore! Mi fermo di colpo percependo dei conati improvvisi. Mi poggio su un palo vicino e mi chino sulle ginocchia respirando profondamente.
Il respiro irregolare non aiuta per niente questo senso di vomito. Vedo girarmi attorno tutto quanto e le gambe cominciano a farsi gelatina. Poggio il capo sul palo dietro di me e passo il palmo sul petto.
Devo calmarmi. Troverò una soluzione. Cris non mi troverà e Bruno starà zitto. Devo solo capire come e...
Ma a chi la do a bere? Sono nella merda.
Faccio un respiro profondo e giro la chiave nella serratura. Entro dentro casa e chiudo la porta alle mie spalle. Automaticamente credo di sentirmi un po' meglio... sarà l'aria di casa.
Scendo il piccolo scalino dell'atrio e vedo spuntare Manuel da dietro l'angolo con un leggero fiatone. Avevo sentito dei passi velocizzati ma non immaginavo potesse essere lui. Ha fatto le scale di corsa.
Si avvicina con addosso la sua tuta nera abbinata ad una t-shirt comoda dello stesso colore. Oggi voleva stare più comodo, d'altronde quella tuta gli fascia benissimo il corpo asciutto che si ritrova. E poi quella scritta laterale sulla coscia destra la rende più carina. Tolgo il cappotto e lo lascio sul divano mentre Manuel fa nascere un piccolo cipiglio scuro tra le sopracciglia.
-A che punto siete?-
Mi afferra dolcemente i fianchi e mi lascia un casto bacio sulla punta del naso.
-Sei già tornata? Non sei venuta ad avvisarmi che uscivi...- Schiudo le labbra per rispondere ma lui continua a parlare sempre in modo pacato. -E poi la scuola oggi è rimasta chiusa. Ha chiamato Simon perché aveva dimenticato la divisa in palestra e la segretaria ci ha detto che non c'era anima viva oltre lei e la vicepreside-
Abbasso lo sguardo sentendomi in colpa. Porto il labbro tra i denti. Non voglio deluderlo. Una sua mano lascia andare un fianco per raggiungere il mio mento e sollevarmi il capo. Ed ecco che le sue iridi castane mi catturano come l'acqua che attraversa un imbuto senza freni e si lascia trascinare senza poter opporre resistenza.
-Pensavo avessi smesso di mentirmi...- E quella delusione malcelata mi fa raggelare il sangue nelle vene.
-Ed è così, credimi... è l'ultima cosa che voglio fare. E' solo che... beh...-
Sospiro distogliendo lo sguardo mentre Manuel inclina il capo. Mi allontano con leggera riluttanza. Vorrei rimanere ancorata al suo respiro fino a che i miei polmoni non chiedano pietà. Ma non so veramente che fare adesso!
Non posso mentirgli ma non posso neanche riferirgli la bastardata di Bruno e il suo ricatto schifoso. Come la prenderebbe? Metterlo nei guai è l'ultima cosa che voglio. Bruno è pur sempre il figlio del sindaco.
Cris ha in mente qualche progetto e vuole proporlo al sindaco di Londra, ecco perché si trova in città. Quando finirà se ne andrà e non verrà mai a sapere di me.
Il problema è che l'unico modo per far sì che ciò accada è sottostare alle richieste di quello stronzo. Ed è del tutto inconcepibile.
-El... che succede ancora?-
Continuo a camminare avanti e indietro nell'atrio mordendomi le labbra ininterrottamente. Devo trovare le parole giuste e tutto andrò bene.
-Elena mi stai facendo preoccupare. Lo hai visto? Sa dove ti trovi?-
-No... cioè... non ancora...-
-Piccola, non saprà mai dove...-
-Bruno sa che sto scappando da lui!- sbotto tutto d'un fiato.
Manuel aumenta l'arco delle sopracciglia e mette le mani avanti per poi scuotere il capo. La smorfia che prende posto sul suo bellissimo viso mi fa capire che non ha inteso bene la mia frase.
-Bruno? Che... come fa a saperlo? Da... aspetta! Eri con lui?- Sospiro non rispondendo. -E' per questo che sei strana da ieri! Che voleva?-
Alzo le spalle prendendo tempo per pensare. Adesso i suoi occhi non esprimono solo preoccupazione, un velo di rabbia li fanno luccicare.
-Cris è andato a cena da suo padre e lui ha parlato di me e ha fatto vedere una mia foto. Bruno ha collegato il racconto con la nostra fuga dal locale. Ti ricordi quel rumore dietro i contenitori?- Aspetto qualche secondo e quando annuisce con il capo decido di continuare. -Era lui, ci stava spiando. Non ha detto a Cris di me...-
Noto il suo sguardo infuocarsi e la mascella serrarsi. -Vuole qualcosa in cambio del suo silenzio, non è vero?- Risucchio le labbra e annuisco timidamente. -Cosa?- chiede a denti stretti.
Dopo dei secondi interminabili, raccolgo tutto il coraggio che mi serve, ispiro profondamente ed espiro.
-Mi ha detto che se non voglio che Cris venga a sapere dove mi trovo io...-
-Tu cosa?-
-Togliti di dosso, idiota!-
La voce di Ryan proveniente da dietro l'angolo mi distrae. Subito dopo spuntano i ragazzi: Simon sopra la schiena di Ryan e Luca davanti a loro tutto sorridente. Manuel non gli presta attenzione perché continua a fissarmi con la rabbia alle stelle.
-Manuel non tornavi più e siamo scesi per vedere che fine avevi fatto- spiega Luca indicandoci. Mi fa un saluto con il capo e gli sorrido in risposta.
-Cosa dovresti fare Elena?-
Simon scende dalla schiena di Ryan e quest'ultimo si sistema meglio la camicetta a jeans che gli fascia, forse fin troppo, i bicipiti gonfi. I loro sguardi si fanno più cupi e incuriositi nel momento stesso in cui Manuel serra i pugni facendo diventare le nocche bianche.
Come se fossero sincronizzati, tutt'e tre osservano i pugni, il viso teso di Manuel per poi guardare me. Questi ragazzi mi fanno paura alle volte.
Ritorno a guardare Manuel. -Dovrei andare a letto con lui- sputo fuori prima che il pentimento mi venga a trovare.
I ragazzi sbarrano gli occhi mentre Manuel fa una smorfia tra l'incazzato e l'incredulo. -Che?-
-So che non dovrei neanche intromettermi ma, di chi parlate?- chiede Luca pacato.
-E poi perché ci dovresti andare a letto?- continua Simon.
-Manuel...- interviene Ryan notando insieme a me che quest'ultimo non ha mosso un muscolo da quando ha pronunciato parola. E' stato lì a fissarmi senza guardarmi davvero.
-Lo ammazzo!- ringhia per poi superarmi a grandi falcate e raggiungere il nuovo mobiletto posizionato all'ingresso per prendere le chiavi. Mi affretto a raggiungerlo con al seguito i ragazzi.
-Manuel aspetta non...-
-No Elena! Ora mi sente!-
E lo sguardo che mi rivolge mi fa raggelare il sangue. Non l'ho mai visto così arrabbiato da quando lo conosco. Le labbra piene serrate, la mandibola ancora serrata e le narici leggermente allargate per via del respiro pesante.
-Ti prego...-
-Aspetta un attimo! Noi non stiamo capendo nulla!- Irrompe Luca mettendosi al fianco di Manuel.
-Devo andare a trovare Dunnof, gli spacco la faccia, gli faccio ricordare il giorno della sua prima comunione e torno-
-Manuel tu...-
Cerca di dire Ryan dopo il mio sguardo implorante e preoccupato. Sta succedendo proprio quello che volevo evitare. Dannazione! Ma ci sono i ragazzi... loro riusciranno a persuaderlo.
-Non c'è niente che tu o voi possiate dirmi per fermarmi! Io lo ammazzo!-
-In realtà ti stavo dicendo che non puoi andarci senza di noi-
-Come?- biascico guardando incredula il biondo. Simon lo supera e va ad aprire la porta d'ingresso.
-Andiamo? Dovrebbe trovarsi a casa a quest'ora-
Manuel e Luca fanno un cenno col capo e con al seguito Ryan raggiungono la porta. Ma che diavolo stanno facendo? Hanno dimenticato che è il figlio del sindaco? E poi neanche sanno il motivo vero e proprio per cui Manuel stia sbollendo in questo modo.
Li raggiungo di fretta. -Ma che state facendo? Dovevate aiutarmi voi...- Mi piazzo di fronte Manuel e gli afferro una mano. -Ti prego non fare cazzate... troveremo una soluzione per tutto quanto-
-Non capisci. E' questa la soluzione... starà zitto, fidati-
Il suo tono freddo accompagnato da uno sguardo distaccato mi fanno cadere le braccia inermi lungo i fianchi, lasciando la presa. Bagna le labbra, afferra le chiavi ed esce senza guardarmi un'ultima volta. Dopo pochi secondi mi ritrovo la porta chiusa in faccia.
IL GIORNO DOPO...
I ragazzi sono convinti che Bruno non parlerà visto che si è beccato solo un pugno. Luca e Simon sono riusciti a placare Manuel il più possibile e Ryan gli ha fatto promettere di non aprire bocca.
Non sanno nulla, non sanno se ciò che sa Bruno sia giusto o meno però hanno appoggiato Manuel. E' da ieri che Manuel è un fascio di nervi. Non ha nulla con me perché vedo come mi guarda e le attenzioni che mi dona però non è del tutto sereno.
E' uscito con i ragazzi per festeggiare l'ottimo voto dell'interrogazione. In più volevano passare una serena giornata tra uomini. Jade è a scuola per un progetto, Bella è a casa di una sua amica e Tobia ha una festa di compleanno. In casa siamo solo io e Mia oggi.
Mia e Felipe ci hanno detto del cambiamento del loro rapporto e tutti noi abbiamo festeggiato con loro. Felipe la rende felice e l'unica cosa che si merita quella donna è pura felicità.
Finisco di vestirmi, dopo aver fatto una bella doccia rilassante, e decido di scendere giù.
-Come? Aspetta... spiegati meglio!- Giro l'angolo e vedo Mia infilarsi il giubbotto con determinata fretta e con evidente difficoltà, visto il telefono incastrato tra il capo e la spalla. -Simon! Fai parlare Luca, per favore?- Finisce di mettersi il giubbotto e sospira mentre io mi avvicino con cautela. Lei non mi nota. -Cosa? Ma come... in commissariato? Perché?- Aggrotto le sopracciglia non appena le mie orecchie percepiscono la parola "commissariato".
-Ma se stamattina era a scuola... come...? No Ryan, non devi spaccare il naso a nessuno e... neanche la macchinetta! Luca? Ci sei?-
Sospira portandosi la mano al fianco. Ha una pazienza immane con tutti noi. Non riesco a capire niente ma mi sembra che Ryan e l'irascibilità siano un tutt'uno.
-Eccoti! Ascoltami bene... fate come vi dico ed andrà tutto... Simon! Passi il telefono a Luca? Grazie!- Sbuffa esasperata e scuote il capo. -Ok ok, ho capito. Dovete stare sereni, sto chiamando Felipe. Dì a Manuel di non proferire parola, arrivo insieme a Felipe. Luca, fai stare zitto Simon e tieni calmo Ryan. Arrivo-
Prende la borsa da terra e fa per andarsene ma io voglio vederci chiaro prima che scappi. Faccio qualche passo e la chiamo. Mia si gira di fretta.
-Tesoro, scusami devo andare a risolvere di fretta questa situazione-
-Ma che succede?-
Sospira e si sistema i capelli leggermente ondulati con la piastra. -Mentre erano in giro una pattuglia ha fermato Manuel è lo ha scortato in commissariato. I ragazzi mi hanno appena chiamato- Spalanco gli occhi.
-Cosa? Perché?-
-Dicono che stamattina abbia rubato in un negozio e che corrisponda all'identikit del negoziante-
-Ma era a scuola oggi!-
-Infatti... si sono sbagliati di sicuro- Digita di fretta il numero di Felipe sul cellulare e mi guarda di nuovo.
Come è possibile? La prima persona che mi viene in mente è Bruno. Deve aver fatto questo per vendetta.
-Ma non preoccuparti tesoro, riusciremo a risolvere tut... Felipe, ciao! Ascolta devi raggiungere il commissariato duecentotredici. Ti spiego tutto lì... fai in fretta! Ciao tesoro! Sì sì... io sto già uscendo e...-
Non riesco più a sentire nulla poiché è già fuori casa. Ha detto tutto di fretta e furia per poi precipitarsi fuori dalla porta. Mi ha anche dedicato un sorriso dolce e frettoloso mentre mi salutava.
In un attimo la collera mi viene a trovare. Corro in cucina, dove avevo lasciato il telefono, vado di fretta su per le scale, cerco dentro lo zaino il biglietto con sopra il numero di Bruno e scendo di nuovo le scale.
Lancio il foglietto sul divano e comincio a camminare in giro. Porto la mano libera sul fianco e sento gli squilli con il respiro irregolare. Stavolta non è ansia... è pura rabbia.
-Pro...- Non lo faccio neanche finire.
-Ma ti sembra normale? Far arrestare Manuel? Che poi dovresti sapere meglio di me che ha un alibi di ferro e che uscirà non appena Felipe arriverà in quel posto!- dico tutto d'un fiato.
-Manuel? Ma di che parli?-
-Oh, non fare il finto tonto!-
-Senti Elena! Quello stronzo del tuo fidanzato mi ha tirato un pugno in faccia e ora tu vuoi delle spiegazioni da parte mia?!-
-In fondo te lo meritavi!-
Lo sento sospirare. -Ascolta, hai fatto la tua scelta ed io ho fatto la mia-
Segue un lungo silenzio che mi fa cadere il braccio lungo i fianchi e mi fa guardare un punto impreciso davanti a me. Osservo l'angolo dal quale si passa al piano superiore.
"Io ho fatto la mia"
-C-che vuoi dire? Tu hai...-
-Ma guarda quanto ti sei fatta bella-
Quella voce. La sua voce. La riconoscerei tra mille. Il telefono mi scivola dalla mano facendo distaccare la cover e la batteria rovinosamente per terra. Mi volto con il fiato mozzato in gola, la saliva evapora e il sangue si fredda.
Alto come sempre, una camicia blu notte e un pantalone elegante bianco. La mano in tasca e il capo leggermente chinato. Il solito ghigno a caratterizzargli il viso ben definito e in armonia con tutto il resto.
Gli occhi verde smeraldo freddi come iceberg, i capelli rasati, solo un po' più lunghi del solito, tanto che tra qualche settimana potrà avere un ciuffo da sistemare come meglio desidera, e la barba ben curata e rasata al punto giusto.
I suoi occhi passano in rassegna su tutto il mio corpo, ormai diventato una lastra di ghiaccio, e indica con il pollice dietro le sue spalle.
-Spero non ti dispiaccia ma ho trovato la porta del retro aperta e sono entrato. Dimmi la verità: ti sono mancato?- Solleva un angolo della bocca mostrandomi un sorriso laterale.
-Cris- sibilo a bocca asciutta.
-In carne ed ossa-
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SPAZIO AUTRICE
Ciao people! Eccomi qui con un capitolo molto importante! Abbiamo la presentazione di un personaggio di fondamentale importanza: Cris Torres in carne ed ossa, gente!
Che succederà adesso? Secondo voi c'entra Bruno con la storia di Manuel o c'è lo zampino di qualcun altro?
Tranquille però... si è capito che Felipe riuscirà a far cadere le accuse contro Manuel, ma la domanda è: perché questo? Per creare un diversivo? Per farla pagare a Manuel del pugno? C'entra Bruno?
A Casa... c'è solo la nostra Elena e il protagonista dei suoi incubi notturni...
Ci vediamo alla prossima. Vi avviso che da adesso in poi i capitoli saranno, forse, più lunghi ma sicuramente uno più importante dell'altro. Nel prossimo scopriremo una cosa...
Basta sto zitta. Spero vi sia piaciuto. FATEMELO SAPERE TRAMITE DEI VOTI E DEI COMMENTI. PER ME SONO IMPORTANTI.
BACI, -N :)
Ps: Quanto bono è Cris? Vi assicuro che è tanto bello quanto stronzo, bastardo e sadico. hahah
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