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6

Il piccolo demone dai capelli bianchi come la neve era rimasto nella sua camera tutto il giorno, seduto con le gambe al petto, ma adesso doveva uscire. Doveva prendere qualcosa per il pitone a due teste che teneva nascosto nell'armadio: Actarus. Fortunatamente nessun membro della servitù veniva a pulire la sua camera. Faceva tutto da solo.
Aprì la porta e guardò sia a destra che a sinistra e poi si diresse verso le cucine. Era quasi arrivato alle scale che portavano alla meta quando sentì le voci dei suoi genitori parlare.

"È rimasto tutto il giorno il camera sua"

Disse la voce di sua madre. Lui avvicinò l'orecchio alla porta per sentire meglio. In quel momento gli vennero in mente le parole della sua insegnate privata: 'origliare è sbagliato!"
Ma la scacciò via.

"Quel dannato ragazzino...
dovremmo-"

Questa volta era la voce del padre, che si fermò a metà della frase per annusare l'aria. D'un tratto la porta si spalancò ed il bambino sobbalzó, non ebbe il tempo di scappare e chiudersi in camera che venne afferrato per un braccio e trascinato nello studio dove lavoravano i suoi genitori.

"Che stavi facendo, eh?"

L'uomo davanti a lui si massaggiò il mento ricoperto da uno strato di barba con fare pensieroso mentre quella donna che rivestiva il suo ruolo di madre di nome ma non di fatto gli stava accanto. Avevano entrambi i capelli castani e gli occhi color ametista. Tutti i loro figli avevano quelle caratteristiche... tranne lui.

"Io... ecco-"

Gli arrivò un ceffone sulla guancia sinistra, così forte da farlo cadere al suolo. Lui era debole, aveva quel corpo da dodicenne che non sarebbe mai più cresciuto. Suo padre invece ne dimostrava quasi il doppio ed era più forte ed imponente di quanto lui potesse mai diventare...

***

Mactans bussò alla porta della camera di suo fratello Davey con la schiena martoriata, aveva stretto la camicia nera attorno alle spalle per evitare che il sangue macchiasse il pavimento bianco.
Dopo qualche secondo il demone aprì la porta ed osservò inorridito il fratello minore, che era entrato nella stanza chiudendo a chiave la porta dietro di .

"Ciao, fratellone"

Sussurrò il piccolo cadendo in avanti, sarebbe caduto al suolo ma Davey lo afferrò prima che ciò potesse accadere e lo porto sul letto.

"Mettiti seduto"

Il maggiore lo aiutò a sedersi e prese da sotto il letto una valigetta dove conservava della pozione
cicatrizzante e delle bende. Non era la prima volta che Mactans si trovava in quella situazione. L'unica persona che lo vedeva in quello stato, a parere suo umiliante, non meno di due volte a settimana era il fratello.

"Togli la camicia, per favore"

Chiese prendendo una bottiglia contenente un liquido scuro e della stoffa. Il più piccolo non lo sentì era in uno stato di completa apatia. Davey sbuffó e tolse l'indumento sporco di sangue e lo gettò a terra per poi bagnare una pezza con la pozione.

Mactans inarcò la schiena, mettendosi una mano sulla bocca per non urlare.

"Fa male?"

Chiese il fratello, sussurrando all'orecchio del più piccolo che aveva preso a mordere il suo labbro inferiore quasi a sangue. Cercò di rilassarsi ma con scarso successo. Scosse la testa, gli occhi chiusi e le mani che stringevano compulsivamente il lenzuolo.
Davey ridacchió spingendo con più forza la pezza contro la schiena del piccolo demone, che spalancò gli occhi per il dolore ed emise un gemito di dolore.

"Sei un bugiardo"

Un singhiozzo piuttosto rumoroso uscì dalle labbra del piccolo, che prese a piangere in modo quasi isterico.

"Hey, ti ho fatto così tanto male?"

La preoccupazione per il fratello minore aumentò. Non voleva farlo piangere... stava solo scherzando.
Mactans annuì forte con la testa, continuando a piangere. Le mani coprivano il suo volto. Tutto così umiliante.

"Piccolo, non volevo farti piangere. Scusa..."

Davey venne abbracciato senza alcun preavviso dal fratello, che cominciò a piangere con più foga.
Nascose il suo volto nella camicia del maggiore, continuando a piangere. Il suo corpo era scosso da tremiti che, quando provò ad alzarsi per ritornare in camera, lo fecero quasi cadere a terra.

"Grazie"

Sussurrò prima di andarsene dalla stanza del fratello.

***

Quello stesso pomeriggio la famiglia si era radunata in sala pranzo. Mactans non ne sapeva il motivo e a dirla tutta non voleva neanche saperlo. I suoi fratelli e le sue sorelle lo osservavano, non mancava nessuno: Sharifenne, Godel, Iris e Davey. Tutti presenti.

"Alla luce dei recenti avvenimenti la nostra famiglia ha deciso di togliere il nome e, di conseguenza, l'appartenenza alla nostra stirpe a Latrodectus Mactans"

Fu la loro madre a parlare, fissava il più piccolo dei suoi figli negli occhi. Senza timore.
L'albino era confuso, non riusciva a capire.
Osservò Davey, in cerca d'aiuto, ma lui non lo guardò in faccia. Lo aveva curato quando era ferito, lo aveva visto piangere così tante volte... la stessa persona che lo rassicurava e lo faceva sentire al sicuro dopo le percosse che suo padre gli affliggeva lo aveva tradito. Ironico vero...? Proprio le persone a cui tieni di più sono le prime a pugnalarti alle spalle.

Mactans non fece una piega, anzi, rise. Una risata che di felice non aveva nulla. Un pizzico di follia si riusciva ad intravedere benissimo nei suoi occhi.

"Bene. Non dici nulla, fratellone?"

Chiese con voce cantilenante a Davey, che alzò lo sguardo. Per incontrare quello furibondo del più piccolo.

"Mactans io-"

"Non chiamarmi per nome. Mi fa schifo pronunciato da colui che mi ha raggirato."

Nessuno parlò, tutti stavano in silenzio.

"Sentirete ancora parlare di me... la Vedova Nera mi farò chiamare e tutti quanti assaggerete il mio veleno, accuratamente disciolto nel vostro tea"

Sorrise ed uscì dalla stanza. Raccattò tutte le sue cose e con il serpente avvolto al suo bacino ed una borsa contenente qualche libro ed un paio di vestiti se ne andò.
Diede un'ultima occhiata alla sua vecchia dimora nascosta tra i boschi e poi, senza indugiare oltre, si diresse verso la periferia della città... in qualche quartiere malandato.
Gli stava venendo fame.

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