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Le due giovani licantrope osservarono con uno strano misto di nostalgia e ribrezzo il vecchio teatro abbandonato. L'esterno era rovinato e nella struttura erano presenti più e più parti distrutte. Sorprendente il fatto che fosse ancora in piedi.
Risaliva all'epoca rinascimentale ma ormai era così malconcio che nessuno si sarebbe mai preso la briga di ristrutturarlo.
Un grande cartellone recitava nero su bianco:

Se cercate:

Un medico
Un pozionista
Un alchimista
Un ingegnere
Un cacciatore di taglie
Un sicario
Un architetto
Uno scienziato
Un assassino o
Un meccanico

Entrate nella tana della Vedova Nera.

Una volta entrati nell'edificio si doveva prestare attenzione a dove si metteva i piedi ma la cosa complicata era schivare i pezzi delle travi di legno, ormai marcio, visto che un balzo fatto male poteva far crollare metà del soffitto. La botola per raggiungere la tana della Vedova Nera si trovava poco più che di fronte all'ingresso.

"Via il dente, via il dolore"

Disse Kara, legando i capelli ondulati in una coda di cavallo ed aprendo con estrema attenzione la botola. Una scala portava di sotto e a seguire un corridoio buio illuminato da lampade ad olio. Manahra fece per aprire la porta ma proprio quando la mano stava per bussare sentirono due voci discutere.

"È tua sorella! Perché non vuoi aiutarla?!"

Quella voce non sembrava troppo giovane ma non era neanche la voce roca di un adulto.

"Non è più mia sorella. Voi avete fatto la vostra scelta. Mi avete tolto il nome. Non abbiamo più alcun legame, fratellone"

Kara e Manahra si guardarono per un paio di secondi per poi avvicinarsi alla porta in modo da sentire meglio la conversazione.

"Ti prego. Lei... non sta morendo come normalmente un demone dovrebbe fare. Si sta sgretolando... pezzi su pezzi di pelle abbandonano il suo corpo e-"

"Oh? Davvero? Allora ho avuto successo! Il mio veleno sta funzionando!"

"Tu. Tu l'hai avvelenata! È perché
noi-"

La seconda voce non dava il tempo alla prima di finire nessuna frase, ricominciava a parlare con tono calmo e vagamente divertito. Una risata rimbombò per le pareti di pietra del corridoio. Le due rabbrividirono. Un tonfo, seguito dal rumore di qualcosa di vetro che si rompeva.

"È per vendetta? Sì. È perché mi avete cacciato, umiliato e rinnegato? Sì. Mi pentirò di tutto questo? No. Non importa quanti altri giorni tu verrai... io non la curerò! Lascerò che sperimentino tutti il veleno della Vedova Nera!"

La porta si aprì di scatto e le due ragazze osservarono il giovane che era appena uscito dalla stanza. Aveva i capelli color cacao, non troppo corti e gli occhi color ametista. Indossava un gilet e pantaloni neri ed una camicia rossa. Si guardarono per qualche secondo e dopo lui se ne andò sbattendo la porta ed imprecando.

"Potremmo andare prima dai cacciatori?"

Chiese Manahra, osservando la figura del ragazzo che scompariva lentamente dalla loro visuale. Kara scosse la testa.

"Non c'è abbastanza tempo. E poi siamo già qui"

La lupa sospirò rassegnata e bussò alla porta. Qualche secondo di silenzio dove il respiro delle due era l'unica cosa udibile.

"Avanti"

La porta si aprì, lasciando che potessero entrambe accedere alla stanza. Era parecchio grande. A poco meno di un metro dalla porta vi era disegnato sul pavimento un cerchio alchemico. Tre librerie cariche ci manuali rilegati in pelle si ergevano fino al soffitto ed erano addossate alla parete, una buona parte di quei libri era tutta sui veleni ed i rispettivi antidoti.
Le mura erano cariche di armi di ogni tipo: un fucile da precisione Remington MSR, un Brandistocco e una Katana erano le uniche che Kara riuscì a distinguere. Le altre non aveva neanche avuto la fortuna di vederle se non in foto. Una teca di vetro lunga un paio di metri conteneva delle armi da fuoco risalenti alla seconda guerra mondiale. Dei volantini rappresentanti i volti di alcuni ricercati erano un po' ovunque. La sua scrivania ospitava un fornello dove un liquido trasparente stava bollendo, vari libri erano sparsi in disordine sulla superficie in legno ed un teschio faceva la sua sporca figura accanto a delle provette. Dietro il banco da lavoro una porta.

"Dovreste smettere di origliare, è da maleducati. Sapete che sento il vostro odore"

Aveva commentato niente poco di meno che la Vedova Nera.

Il bambino albino era seduto su una poltrona smisuratamente grande, aveva le gambe al petto ed aspettava che l'intruglio cominciasse a bollire. Dimostrava sì e no dodici anni. I capelli spettinati e gli occhi di un lucente color lavanda osservavano con fare predatorio le sue ospiti.
Indossava una felpa viola con una stella gialla stampata al centro (troppo grande per lui), dei pantaloncini gialli e delle calze lunghe. Una a strisce e l'altra a pois anche queste come le scarpe presentavano delle tonalità di viola e giallo, che contrastavano parecchio sia con i capelli che con la pelle pallida.

"Sembra di più lo studio di un assassino che di un medico"

Disse Manahra ignorando l'affermazione del piccolo demone, che ridacchió per poi spegnere il fuoco ai fornelli.

"Sono anche un medico. Ma uccidere mi riesce meglio... comunque. Cosa siete venute a fare? Vi ho portato ieri le pozioni direttamente alla C.P.L"

Kara fu la prima a sedersi su una delle due sedie davanti alla scrivania, Manahra la seguì dopo qualche secondo.

"Quello era tuo fratello Davey?"

Chiesero quasi in coro, prese dalla troppa curiosità.

"Sì, ho avvelenato mia sorella ed ora vuole convincermi a guarirla. Ma non lo farò"

"È perché ti hanno rinnegato"

Non era una domanda, questo fece sorridere l'albino.

"Sì, esatto. Solo perché sono un maschio..."

I demoni potevano avere fino a cinque figli: il primo, il terzo ed il quinto dovevano essere femmine. Il secondo ed il quarto maschi. Si diceva portasse sfortuna quando i demoni non nascevano in quel determinato modo. Lui aveva avuto la sfortuna di essere in quinto ed essere maschio.

"Avvelenare tua sorella? Crudele"

Commentò Manahra, accavallando le gambe ed inarcando un sopracciglio con fare scettico.

"Hanno reso illegale l'omicidio? In quel caso devo consegnare loro l'antidoto"

Disse lui prendendo dalla tasca dei pantaloncini una boccetta contenente un liquido azzurro per poi sorridere. Quel ragazzino aveva un senzo dello humour assai malato.

"No, è ancora legale"

Confermò alla fine lei, giocherellando con l'orecchino che portava all'orecchio sinistro.

"Volevamo parlarti degli ibridi"

Un brivido fece tremare leggermente la Vedova Nera che si strinse di più nella felpa. Kara sapeva che avrebbe più o meno reagito così.

"Non so nulla su di loro"

Manahra prese una foto dalla borsa e gliela porse.

"Hai mai visto questo ragazzo?"

Lui agrottó le sopracciglia e suonò il campanello sulla parete. Una ragazza uscì dalla stanza adiacente a quella in qui si trovavano in quell'istante. Aveva i capelli ricci e biondi. Due bende coprivano i suoi occhi e la sua bocca.

"Hanna, preparami del tea"

Lei annuì e ritorno da dove era venuta.

"Perché ha quelle bandane?"

Chiese Manahra, fissando la porta da cui era sparita la giovane donna.

"Un mio esperimento fallito. Le sono esplosi gli occhi e la lingua le si è sciolta in bocca"

Silenzio. Nessuno parlava, il demone stava ancora fissando la foto. Alla fine disse:

"Vedrò cosa posso fare"

E con una puntina da disegno fissò l'immagine al muro.

"Ah! Prima che mi dimentichi..."

Kara prese una lettera dalla tasca e la porse al bambino, che la guardò incuriosito per poi prenderla. Sulla busta vi era scritto con calligrafia elegante: Per Latrodectus Mactans

Si guardarono a vicenda, dopo qualche minuto le licantrope uscirono dal teatro abbandonato per tornare alla C.P.L senza nessuna informazione utile.

Note:

Latrodectus Mactans è il nome scientifico della Vedova Nera.

C.P.L: coalizione
pro
licantropi

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