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Quel giorno, come sempre, Sinedrial dopo aver fatto la doccia uscì fuori in giardino e si mise ad osservare il cielo ed il movimento delle nuvole. Era un passatempo stupido? Forse sì... ma a lui non importava.
Quel giorno era diverso da tutti gli altri.
Ad un certo punto il demone cominciò a sentire degli ansimi e dei mugolii di dolore. Si chiedeva da dove venissero e la risposta a quella domanda non tardò ad arrivare. Due ragazzini si nascondevano in mezzo alle piante del suo giardino. Come erano arrivati lì?
Si avvicinò lentamente e senza fare rumore, un ragazzo dai capelli color rosso rame legati in due code e gli occhi di un luminoso verde smeraldo, metà del suo volto era coperto da una maschera che rappresentava un goblin ed indossava una tunica malconcia. Era rannicchiato sull'erba ed una bambina simile in tutto e per tutto al rosso lo stringeva forte. Lei lasciava i capelli liberi di svolazzare attorno alle spalle e portava un vestitino rosso due taglie più grande di lei.
Quando i due si accorsero della presenza del demone sobbalzarono impauriti e la bambina si strinse contro il corpo del fratello maggiore con più forza.
"Ci scusi per essere entrati qui senza il suo permesso. Non ci faccia del male... la prego"
Chiese supplicando il maggiore, intanto la bambina scoppiò in lacrime chiedendo perdono.
Sinedrial tese la mano verso di loro e disse con gentilezza:
"Entrate. Vi darò da mangiare"
I due accolsero timorosi l'offerta ed entrarono in casa. Una volta entrati nella sala da pranzo si sedettero e Maria portò loro del latte, dei biscotti e delle mele. Durante il pasto il demone aveva rivolto alcune domande ai due, per capire bene con chi avesse a che fare.
"Chi siete? Come vi chiamate?"
Loro smisero di mangiare un attimo e guardarono il demone in quei profondi occhi color ghiaccio. La piccola abbassò dopo un pò lo sguardo ma il fratello era attirato da quello sguardo, una bellezza quasi pericolosa.
"Io sono Aaron e lei è mia sorella: Aronne"
Lui inarcò il sopracciglio in un'espressione ironica, poggiando il mento al dorso della mano. Davvero curioso... quei due ragazzini avevano stuzzicato la sua curiosità.
"Da dove venite? E perché eravate nel mio giardino"
Chiese con molta calma. Forse fu proprio quel tono distaccato a mettere sotto tensione il giovane.
"Ecco... I nostri genitori sono stati uccisi da dei cacciatori"
Quindi erano dei demoni. Non se lo sarebbe mai aspettato, sembravano così... umani. Esistevano ancora degli umani che avevano il coraggio di dare la caccia alla loro razza.
I ragazzini erano un pò pallidi, ma Sinedrial aveva attribuito il loro colorito ad una mancanza di salute. In parte era così. La fame di un demone era terribilmente difficile da sopportare. Si poteva uscire di senno o ricorrere a mangiare le proprie carni.
"Quando avete bevuto l'ultima volta?"
"Tre giorni fa... quando siamo scappati"
Aveva risposto la piccola, sistemando i capelli con dei movimenti lenti che avevano un qualcosa di maniacale.
Dovevano morire dal dolore. Stare a digiuno tutto quel tempo per dei demoni così giovani... Doveva fare male...
Sinedrial estrasse il coltellino che si portava sempre dietro, fece per recidere il polso ma Aaron lo fermò prima che la lama fredda toccasse la pelle diafana del demone.
"No, fermo... faccio da solo"
Si guardarono intensamente negli occhi, scambiandosi emozioni. Il maggiore rimase molto colpito dal suo sguardo trasudante di folle determinazione... lo attirava enormemente.
"Va bene"
Aaron prese l'arnese e scansò la stoffa dal braccio. Piantò il coltello nel polso facendo sgorgare sangue a fiumi. Aronne si servì da sola e dopo lui bevve il suo stesso sangue.
Una volta finito il piccolo si fermò a guardare la ferita. Non si stava rimarginando correttamente e ciò lo faceva soffrire. Aveva il volto contratto in un espressione triste e addolorata.
"Fratellone..."
Aveva sussurrato Aronne, abbracciando il ragazzo che aveva cominciato a piangere. Sinedrial lo guardò negli occhi, quel bel verde speranza era reso ancora più vivo dalle lacrime. La piccola strappò un pezzo del vestito e lo legò stretto attorno al polso di lui.
"I nostri danni fisici... non si rimarginano come quelli dei demoni normali."
Aaron si tolse la maschera che aveva tenuto fino ad all'ora e la poggió sulla superficie di legno. Sinedrial non capiva. Come avrebbe potuto? Le creature come i demoni ed i lupi mannari erano riusciti a raggiungere il loro obbiettivo di conquista solo da vent'anni. Ancora gli ibridi non erano conosciuti ma venivano sterminati in segreto.
"Se questo le crea problemi ce ne andremo, signore"
Abbassò lo sguardo sulla benda che ricopriva la ferita e la sfiorò con le dita.
Sinedrial non ebbe tempo di rispondere perché venne preceduto dalla piccola che stava ancora abbracciata a suo fratello con fare quasi possessivo.
"Potrebbero venire a cercarla... e ad ucciderla per colpa nostra."
Il demone diede un'occhiata all'orologio da taschino che teneva nella tasca del pantalone nero. Le undici. Si stava avvicinando l'ora di punta, non avrebbe fatto uscire quei due in mezzo ad una folla di gente. Soprattutto se i cacciatori lo stavano cercando per finire il lavoro. Sarebbero potuti venire a bussare alla sua porta, se avessero scoperto la presenza dei gemelli li avrebbe uccisi per proteggerli.
C'era solo da guadagnarci, infondo. Se le acque stavano tranquille era un bene, ma se avrebbero provato a torcere un capello ad Aaron e a sua sorella... Sinedrial avrebbe avuto una scorta di sangue che avrebbe potuto durare per mesi.
"Non importa, vi darò una stanza accanto alla mia. Restate qui finché smetteranno di cercavi. Non preoccupatevi"
Aronne sorrise ma il fratello non fece una piega, lo guardò e basta. Che magnifici occhi. Cosa aveva quello sguardo di speciale? Cosa lo rendeva così dannatamente intrigante?
"Maria, per favore, mostra la camera ad i nostri ospiti"
Chiese il demone passandosi una mano fra i capelli. Si sentiva stanco. Molto stanco.
"La porta accanto a quella della mia camera da letto è libera, vero?"
La serva annuì con un sorrisino.
"Bene, acconpagnali di sopra"
"Certamente, signore"
I gemelli seguirono Maria su per la prima rampa di scale, sparendo dietro alla porta.
Sinedrial non vedeva l'ora di poter rivedere ancora quello sguardo, quegli occhi verdi che tanto lo incantavano. Voleva osservare quel colore, analizzarlo e perdervici dentro.
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