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Da quanto tempo lo tenevano nascosto? Quanti anni erano passati? Dieci anni. Davvero molti. Erano riusciti a non far scoprire a nessuno della sua esistenza, già... Erano.
Da quanto tempo Damien non tornava a casa? Quella donna ormai aveva perso la cognizione del tempo.
Era seduta in un angolino dell'angusta camera da letto. I suoi capelli biondi scombinati e sparati in tutte le direzioni le davano un'aria malsana ed i suoi occhi color caramello erano spenti e contornati da occhiaie. Il mantello che la copriva era rattoppato in più punti, non poteva uscire per comprare degli abiti nuovi. Avrebbe lasciato il bambino da solo... quanti problemi creava quel piccoletto.
La donna si alzò e diede uno sguardo al letto matrimoniale posizionato al centro della stanza, poggiato alla parete, dove riposava il bambino. Erano già passati dieci anni. Non poteva crederci.
"Non preoccuparti tesoro, io ti proteggerò"
Sussurrò la donna all'orecchio del bambino addormentato per poi accarezzare i suoi morbidi capelli biondi, li aveva ereditati da lei mentre gli occhi di fuoco, rossi e brillanti, li aveva presi da suo padre. Damien...
Il piccino aprì piano gli occhi e li stropicciò con una mano.
"Mamma Lya?"
Aveva domandato prima di abbracciarla. Lya sorrise. Quel bambino era l'ultima cosa che aveva da proteggere. Doveva garantirgli una vita sicura, almeno fino ai diciotto anni.
"Sì, Crismal. Sono io tesoro"
"Papà non è ancora tornato? Sono due mesi che non lo vedo"
Quindi erano già due mesi che Damien non tornava a casa? E se fosse...? No. Non voleva crederci. Lui era un demone, nulla poteva ammazzarlo. O almeno così credeva. Lei era umana però, fragile e sola. Come poteva prendersi cura da sola di un bambino? Era certamente una grande responsabilità.
"Hey, papà tornerà presto"
Disse Lya al piccolo, dandogli un buffetto affettuoso su un braccio. In quel momento sentirono qualcuno bussare alla porta. Panico.
"Crismal, resta qui."
Lya non diede tempo al piccolo di fare alcuna domanda, si era già precipitata fuori dalla camera. Si sistemò meglio che poté i vestiti ed aprì alla porta.
"Buonasera."
Erano tre uomini, incappucciati e con delle maschere bianche sul volto. Si vedevano solo gli occhi, due di loro avevano gli occhi scuri mentre quello che stava parlando li aveva di un color blu oceano che avrebbe fatto invidia al mare stesso.
"Bu-buonasera... cosa desiderate?"
Chiese lei con voce tremante, aggrappandosi alla porta. I tre individui si guardarono intorno.
"È qui... lo sento..."
Aveva sibilato uno dopo aver annusato l'aria. A Lya venne quasi un infarto.
I tre entrarono nella casa disordinata ma comunque abbastanza pulita.
"Cosa nasconde qui, madame?"
Chiese l'uomo dagli occhi blu, avvicinandosi alla donna spaventata che indietreggiò fino a raggiungere il muro.
"Nulla. Cosa dovrei nascondere?"
Era sembrata abbastanza convincente se non fosse per il piccolo biondino che era entrato in soggiorno proprio in quel momento.
"Mamma...?"
Loro si girarono verso il bambino. Uno di loro lo prese per un braccio, mentre gli altri due presero la donna per le spalle.
"Crismal! No! Lasciatemi!"
Il piccolo piangeva mentre quello sconosciuto si toglieva la maschera quanto bastava per lasciare scoperta la bocca. Tiró i capelli in modo da mettere in evidenza il collo del ragazzino e passò con calma un dito sulla carne morbida del più piccolo, un taglio comparve dal nulla ed il sangue usciva dalla piccola ferita.
"Ahi... mi fai male..."
Si lamentò ancora in lacrime. L'uomo dagli occhi blu leccò via il sangue dalla ferita. Era buono. Se lo avesse sbranato? Così. Senza contegno.
No... Doveva consumarlo piano. Lentamente magari, perché no?
"Lascialo stare, brutto mostro!"
Aveva urlato Lya, scalciando in aria ed urlando.
"Fate di lei quello che volete"
Disse quello con un sorrisino. Un brivido di paura misto a disgusto attraversò la spina dorsale del piccolo. Dopodiché venne trascinato con forza
fuori dalla casa. Era notte, nessun essere girava per le strade. C'erano solo loro due.
Delle urla trafissero la pace che aveva trovato dimora nella notte. Crismal riconoscerebbe quella voce tra mille, la voce della sua mamma.
"Mamma! Cosa le sta-"
Il bambino cercò invano di rientrare in casa ma quel tipo era di gran lunga più forte di lui. Si arrese e cadde in ginocchio sulla terra, pianse ancora. Voleva consumare ogni lacrima... peccato che quella paura non glielo permise. Sta immobile, spaventato. Cercò di rimettersi in piedi.
"Di tua madre tra un paio di minuti resteranno solo i vestiti e le ossa"
Aveva perso tutto. Suo padre era scomparso, sua madre era morta e a lui cosa sarebbe successo? Ora come ora gli sarebbe piaciuto morire. Chiudere gli occhi e non svegliarsi mai più. Che bella... la pace eterna.
"C-chi sei...?"
L'uomo si tolse la maschera ed abbassò il cappuccio del mantello nero che indossava. I suoi capelli erano dello stesso colore delle foglie secche in autunno che creavano un gran contrasto con i suoi occhi, blu come le profondità più scure del mare. Una cicatrice gli percorreva in orizzontale il volto. Partiva dalla guancia destra per poi finire alla guancia opposta, sembrava essere stata fatta da un arma da taglio. Un coltello di piccole dimensioni, forse.
"Haber. Non devi sapere null'altro"
Rise portandosi una mano sulle labbra, cercando di trattenersi. Osservò il ragazzino per qualche secondo, cercava senza alcun risultato di attutire le urla di sua madre provenienti dalla casa da cui erano appena usciti.
Tutto a un tratto le grida strazianti della donna cessarono lasciando posto alla calma della notte che era stata deturpata.
Dall'angusta casetta uscirono gli altri due demoni. Avevano ancora i mantelli, soltanto che questa volta erano aperti rilevando i corpi fasciati da una camicia bianca ed un gilet nero ed i pantaloni color rosso rubino.
Dovevano essere gemelli, erano praticamente uguali: i capelli castani che comparivano a ciocche dal cappuccio e gli occhi così scuri da sembrare pozzi senza un fondo.
"Io sono J"
Sì presentò il primo, tirando fuori dalla tasca interna della veste una fune. Crismal indietreggiò.
"Io sono K"
Disse l'altro, estraendo anche lui da una tasca qualcosa. Un pezzo di stoffa verde.
Haber lo prese dalle spalle mentre lui cercava di liberarsi da quella stretta dolorosa. J cercò di legare i polsi del piccolo ma quest'ultimo gli diede un calcio in pieno petto, si accasciò al suolo spuntando sangue ed ansimando.
"Sporco ibrido!"
Venne imbavagliato e costretto dalle corde. Più cercava di allentare la presa di queste sul suo corpo più sembrava che si stringessero. Dopo un pò si arrese, abbassò la testa e cadde in ginocchio sul terreno freddo.
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