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17

Guardava e riguardava la stessa foto, eppure... Continuava a non ricordare.
Perché non ci riusciva?
Era straziante, solo questo. Guardare per minuti, in questo caso ore, un'immagine con la perenne sensazione di aver già visto quel volto da qualche altra parte.
Odioso!
Non esisteva cosa più odiosa al mondo del non ricordare!

"Mio signore. Sto andando a fare la consegna a villa Junker"

L'albino alzò di scatto la testa, disorientato dal cambio di distanza tra la foto ed Hanna.
Aveva già mal di testa... Neanche un proiettile nel cranio faceva così male. E lui aveva avuto la sfortuna di sperimentarlo.

"Sì. Certamente. Sei sicura non sia troppo lontano?"

La loro carrozza si era rotta e non aveva ancora avuto il tempo di aggiustarla. Davvero troppi impegni.
La donna annuì e, preso il borsone, uscì dalla stanza.
Il demone decise si rilassarsi almeno un attimo. Azionò il vecchio grammofono, situato su un tavolino accanto alla grande scrivania piena di boccette di vetro.
Scelse un disco e si risedette, ascoltando la melodia lenta che l'oggetto produceva.
Prese una sigaretta dal pacchetto che teneva sul ripiano di legno e la accese usando i fornelli.
Fumare non faceva male ai demoni, però riusciva a farli rilassare e li rendeva docili come agnellini.
Aveva scoperto questo trucchetto quando lavorava al bordello.
Una sigaretta prima di un amplesso e tutto finiva velocemente.
Restavano le cicatrici. Ma quelle non erano un problema.

Rimase immerso nei propri pensieri quando sentì qualcuno bussare alla porta.
Pensava si trattasse di Hanna, che forse aveva scordato qualcosa di importante. Il sangue nelle vene gli si gelò quando vide suo fratello dirigersi verso la scrivania. 

"Cosa sei venuto a fare?"

Chiese severamente il più piccolo, fulminando l'ospite con lo sguardo.
L'interpellato non rispose, si prese un paio secondi per osservare la Vedova Nera.
Sempre i soliti abiti, sempre i soliti capelli bianchissimi e sempre lo stesso sguardo iracondo.

"Non dovresti fumare"

Disse il castano, sedendosi e poggiando le mani sul braccioli della sedia.

"Come se potesse succedermi qualcosa! Non contrarre il cancro e varie malattie veneree ha i suoi vantaggi"

"Non è comunque una buona ragione per fumare o andare in giro a fare la donnaccia"

Rispose con acidità il più grande, ma se ne pentì quasi subito.
Mactans si era fatto scuro in viso e con velocità scattò in piedi.

Si posizionò davanti a lui e, con alcun preavviso, si mise a cavalcioni sul bacino del fratello.
Quest'ultimo sobalzò.

"Chi ti credi di essere, tu, per dirmi questo?"

Sussurrò piano al suo orecchio, facendolo rabbrividire.
Mosse i fianchi contro quelli di Davey, che sospirò a bocca aperta.

"Proprio tu... Che sai cosa lui mi faceva. Sei un egoista ed un ipocrita"

Continuò a muoversi sopra il maggiore.
Gemeva parole oscene al suo orecchio ed ansimava come non aveva mai fatto. Il castano era già irrimediabilmente eccitato ed il demone dai capelli bianchi non accennava a voler smettere.

"E tu? Anche tu usufruivi dei servizi di questa donnaccia"

Sbottò con rabbia. Continuava a muovere su e giù il sedere contro l'ormai visibile erezione dell'altro.
Davey continuava a non dire nulla, troppo preso dalle emozioni che stava provando.

"A te piaceva sbattermi come faceva papà?"

Finì la frase con un sonoro e molto poco decoroso gemito.
Parlarne lo metteva profondamente a disagio, lo spaventava e lo faceva arrabbiare allo spetto tempo.
Eppure il volto di suo fratello, con lo sguardo basso e che si mordeva il labbro con un crescente senso di colpa, era così soddisfacente...

"Io non ho mai, mai, fatto qualcosa che tu non avessi voluto. E lo sai!"

Tutto a un tratto Davey si ricordò del motivo per cui era venuto a fare visita (se così si poteva chiamare) a Mactans, gettandosi così in una trappola mortale.
Fermò i fianchi dell'altro con le mani, questo si irrigidì ed afferrò i polsi del fratello e si tolse le sue mani di dosso.
Essere toccato gli dava la nausea.

Fino a quando era lui a toccare non vedeva il problema, ma sentire le mani di qualcuno sul proprio corpo lo faceva stare male.

"Non possiamo."

Il piccolo demone assottigliò lo sguardo.

"Perché? Cosa ti tira indietro?"

Gli sussurrò all'orecchio con quanta più sensualità possibile.
Il maggiore prese un forte respiro ed alzò lo sguardo sugli occhi lucidi dell'albino. 

"Tra poco instaurerò un legame"

Mactans si irrigidì e guardò il vuoto, in un totale stato di shock.
Tante altre emozioni.
Incredulità, rabbia, indignazione e sconcerto.
Così veloci da fargli girare la testa.

"Cosa? Starai scherzando, spero!"

Di nuovo rabbia. Si era spostato velocemente dal corpo del fratello e adesso lo guardava adirato.
Il castano scosse lentamente la testa.
Un legame! La più grande unione tra due demoni!
Assolutamente disdicevole!

"Da quanto avete organizzato la cosa?! È la vostra ultima risorsa?! Siete patetici!"

Aveva cominciato ad urlare, in preda ad una crisi di nervi.
Ed in momenti come quelli Davey aveva imparato ad agire con calma.
Non era la prima volta che aveva delle reazioni così violente ad una determinata notizia.
Hanna si ricordava ancora della sua reazione quando gli aveva detto che il suo adorato pitone era morto.
Aveva rotto un paio di boccette di vetro ed aveva dato un pugno alla parete, facendosi male.
Ma non pianse. Non piangeva mai, per quanto qualcosa potesse fare male.
Il dolore è solo dolore. Se lo ripeteva sempre.

"Nostro padre ha voluto combinare il legame, lo ha deciso quasi un mese fa"

"Vuoi per caso dirmi che tu non ne sapevi nulla?"

Chiese. Era teso come una corda di violino ed ancora paonazzo in volto. Sia per la rabbia che per... Altro.

"No. Io ero d'accordo. Non sei statu tu quello che mi ripeteva di farmi una vita? Nostra sorella è spacciata! Lo hai detto tu stesso. Quindi vado avanti"

La Vedova Nera si lasciò cadere sulla  poltrona, da un cassettino prese una bottiglietta di vetro, piena di liquido.
Lo bevve tutto d'un fiato e si portò le gambe al petto, stringendole.
La musica era finita.

"Davvero pensavi che ci fosse stato un comune antidoto al veleno?"

Chiese dopo vari minuti di silenzio l'albino. Davey non era aveva intenzione di andare via.

"Pensavo non che tu non ti fossi scomodato a creare un veleno solo per lei"

Era tardi... Tra un po' sarebbe arrivata una cliente per farsi installare un braccio nuovo.
Aveva già tutto pronto.

"Vai via"

Disse, schietto come sempre.

"Come?"

"Tra non molto arriverà una cliente"

Il maggiore annuì e si alzò dalla sedia, uscendo a passo svelto dalla stanza.

"Sappi che verrò a trovarvi uno di questi giorni, fatevi trovare a casa"

"Certamente"

Chiuse la porta dietro le proprie spalle e sorrise tra sé.
Che situazione disastrosa... Eppure era così divertente.



Sono in ritardo? Sì, sono spaventosamente in ritardo.
Ma sto cercando di fare il possibile


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