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14

Era una fresca serata d'autunno.
1967
La guerra conclusa da relativamente poco aveva lasciato un terribile peso nel cuore degli esseri umani ma anche dei demoni e degli angeli. Il paradiso e l'inferno non erano mai stati così popolati.

Tra quei demoni... La Vedova Nera, che aveva affrontato diversi periodi di crisi. Quando i suoi familiari lo cacciarono di casa riuscì a trovare rifugio da un amico di vecchia data: Mileto. Questo lavorava
in fabbrica e non riusciva a mantenere entrambi.
Mactans decise di dare il suo contributo.

Si vendeva.

Dare il proprio corpo ad una massa di maniaci dalla scarsa vita sessuale e sociale.
L'unica cosa che interessava a Mactans erano i soldi.
Alcuni di quegli uomini erano davvero violenti. Lo facevano tornare a casa con tagli, lividi o bruciature.
Ovviamente essi guarivano in tempo niente.
Ma col tempo cominciò ad apprezzare le cicatrici.
Insisteva affinché gliene procurassero di più ed era arrivato ad usare dei particolari unguenti per far sì che i segni diventassero permanenti.
Molti demoni venivano da lui in quanto esperto pozionista. Era... Famoso, per così dire, da entrambe le parti.
Anche se sicuramente preferiva la seconda.

Mileto ovviamente provò a farlo ragionare e a fargli capire che quel suo masochismo era insensato e pericoloso... Ma che poteva farci? Era un sociopatico e niente di più.

Alla fine decise, verso gli inizi degli anni sessanta, di crearsi una 'base' al vecchio teatro. Lo aveva scoperto da poco, mentre tornava a casa dopo che aveva compiuto il suo 'lavoro'.
Aveva fatto trasferire i mobili della sua vecchia stanza al teatro, senza che nessuno lo vedesse.

L'albino era ritenuto un demone dalla incredibile intelligenza. Tutti i demoni col tempo si rivolgevano a lui per dei favori, in cambio di denaro. Svolgeva le mansioni più improbabili...
Le pozioni, i veleni e la medicina (anche sperimentale) erano il suo forte. Poi prese anche a fare altro.

Suo fratello non si fece vedere neanche una volta... Ma ciò non lo ferì più di tanto. Che peccato... Proprio quando la sofferenza, propria e degli altri, aveva cominciato a piacergli.

Una sera. Quella sera.
Qualcosa attirò la sua attenzione in modo particolare.
Delle urla.
Stava lavorando ad una nuova pozione quando delle forti grida femminili gli fecero cadere troppa Valeriana nella pozione.
Uscì dal suo studio e corse lungo il corridoio illuminato da fiaccole.
Teneva stretta una pistola nella mano destra. Man mano che andava avanti le urla si amplificavano.

Aprì piano la botola e sgattaioló fuori.

"Lasciatemi! Aiuto! Qualcuno mi aiuti!"

La Vedova Nera osservò bene la scena.
Un ragazzo. Forse appena sedicenne. Teneva una giovane ragazza bionda, probabilmente della stessa età, per le braccia.
Un altro le stava strappando l'abito con un coltellino.
Lei si dimenava ed urlava mentre le intimavano di stare zitta.
Quel siparietto drammatico gli dava sui nervi.

"State lontani dalla ragazza"

Disse a denti stretti, ma comunque abbastanza forte da essere sentito.
I tre si girarono.
La giovane fanciulla osservava il demone con sguardo colmo di gratitudine.
Uno dei due gli si avvicinò, Mactans era più alto di pochi centimetri.
Merito dei suoi geni da demone, che gli regalavano una notevole altezza.

"Cerchi rogne?!"

Domandò lui. Gli puntò in coltellino alla gola e tracciò un piccolo graffio.
Delle gocce di sangue sgorgarono fuori.
Il demone sfiorò la ferita e si porto il dito sporco di sangue alle labbra.

"Delizioso. Il mio sangue è delizioso..."

"Sei un pazzo."

Constatò il ragazzo, allontanandosi. Gli occhi color viola della Vedova Nera fissarono il nemico indietreggiare.
Estrasse la pistola dalla tasca dei pantaloni e la puntò sul fuggitivo.

Anche il secondo ragazzo si spaventò e lasciò la ragazza, che cadde al suolo  stremata.

"Dite 'ciao', ragazzi"

Uno sparo. Poi un altro. I corpi dei giovani caddero al suolo.
Mactans raggiunse la bionda seduta per terra, ancora scossa.
Solo allora si accorse di qualcosa di davvero importante.
Il suo odore.

"Tu... Non sei umana"

Lei spalancò gli occhi.

"C-cosa?"

"Mi hai sentito... Tu non hai lo stesso odore di un umano"

Si fece subito seria.

"Sei geniale come si dice, Latrodectus Mactans"

"Come sai il mio nome? Parla! Dimmelo! Sei qui per farmi fuori? Ti ha mandato la mia famiglia?!"

Il piccolo demone scattò in piedi e la bionda lo seguì, molto più lentamente.
La pistola fu subito puntata sulla ragazza. Essa non fece un passo e non si dimostrò preoccupata.
Quelli erano normali proiettili. Non le avrebbero fatto nulla a meno che non fosse umana. Ed umana non lo era di sicuro.

"Nulla del genere. Io sono qui per caso. Io sono l'angelo custode di uno dei ragazzi che hai ucciso proprio ora"

L'albino sembrò calmarsi.
Si sedette su uno dei posti riservati un tempo al pubblico del teatro.
Aveva il respiro leggermente affannato.

"Come mai gli angeli sanno di me?"

Domandò il giovane, guadando il vecchio ed ammuffito soffitto.
La bionda prese posto accanto a lui e, incrociando le braccia dietro la testa, chiuse gli occhi e prese un bel respiro.

"Tutti gli angeli e tutti i demoni conoscono la Vedova Nera"

Spiegò brevemente lei.
Ad un tratto, Mactans, scattò in piedi e corse verso la botola. La spalancò e scese il più velocemente possibile di sotto.

"Dove sta andando?"

Chiese lei, raggiungendo in breve tempo il demone.
Quest'ultimo aprì la porta ed un fumo bluastro si sparse nell'aria.
Entrambi tossirono.

"Ho lasciato il calderone sul fuoco... Ora questa roba è da buttare!"

Mormorò frustrato, gettando il contenuto presente nel pentolone in un secchio arrugginito in un angolo della stanza.

"Sei ancora qui?"

Chiese lui, voltandosi verso la ragazza che non aveva fatto altro che seguirlo fino ad allora.

"Certo che sì... Secondo la legge degli angeli chiunque salvi la vita ad un angelo diventa il padrone dell'angelo stesso"

"Non mi pare fossero pericolosi"

Disse stizzito il più giovane.

"Quel coltello fa parte del repertorio di armi maledette. Qualcuno deve averlo buttato via nella speranza di liberarsene" 

Gli angeli erano creature molto più deboli fisicamente rispetto ai demoni. Ma avevano un grande vantaggio.
Gli angeli sono una razza mutaforma.
Ciò permette loro di cambiare aspetto, a patto che il soggetto di cui si debbano prendere le sembianze sia del loro stesso sesso.

Un'abilità vantaggiosa.

"Rivelati a me"

Comandò senza giri di parole l'albino.
Voleva vedere la sua vera forma. Ad ogni costo.
La sua curiosità non era scemata affatto nel tempo.

"Come lei desidera"

Un fascio di luce avvolse l'angelo.
In poco più di qualche secondo l'adolescente era diventata una donna adulta ed i capelli biondi, molto più lunghi, avevano assunto una tonalità più chiara.
Era anche cresciuta in altezza, superando così la Vedova Nera.

"Dimmi anche il tuo nome"

"Mi permetta la domanda... Ma a cosa le serve sapere il mio nome?"

"Semplicemente mi dà enormemente fastidio non conoscere nulla delle persone. Soprattutto se sono persone amichevoli"

Il giovane demone aprì la porta che portava alla sua camera.
Vi erano gli stessi mobili che erano presenti nella sua vecchia stanza.
Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi.
La ragazza rimase in piedi.

"Io sono Hannalise"

Mactans  sbuffó seccato.

"È troppo lungo. Ti chiamerò soltanto Hanna... Spero ti vada bene così"

Dopo aver detto questo si alzò e prese dei guanti di lattice ed un grembiule da sotto il letto.

"Perfetto. Adesso aiutami a portare qua giù i due cadaveri. Ho una certa fame e... Scusa per averti probabilmente messa nei guai, ai piani alti"

Era la prima volta dopo decenni che si scusava con qualcuno.

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