1.-Una nuova vita.
Leggete: Sto riscrivendo i primi capitoli della storia, togliendo il capitoli "hot" quindi se siete all'inizio e non vedete la coordinazione con altri capitoli, è per questo motivo. Spero che la storia vi piacerà lo stesso, baci!💋
Sento un fastidioso rumore provenire dalla mia destra.
Odio chiunque abbia inventato quelle fastidiose sveglie.
La voglia di alzarmi era davvero minima, ma metto di lato la pigrizia e lo faccio.
Inizio a prepararmi e poi scendo giù.
"Buongiorno papà."
"Buongiorno tesoro, pronta per questo primo giorno di scuola, in una nuova città?"
"Più o meno.."
"Buongiorno!" Arriva Marco, il mio fratellastro.
Sì, mi sono trasferita qui a New York due giorni fa, da mio padre e la sua compagna.
"Marco, andiamo a scuola insieme?" Dico finendo il mio pancake.
"Certo."
Finiamo di prepararci e salimmo in macchina, dopo aver salutato ed essermi sentita augurare Buona fortuna da papà e Alicia.
"Allora, Martina, ora ti farò conoscere una mia amica, così ti farà fare il giro della scuola. Okay?"
Annuii, meno ansiosa, per avere già una "amica."
Parcheggiammo davanti un grande edificio azzurro, con una grande scritta color oro "Stewart School For Mana
"Amanda!" Urlò Marco, e una ragazza dai lunghi capelli neri si avvicinò verso di noi.
"È lei?" Sussurrai prima che fossimo completamente vicino a lei.
Annuì.
"Amanda, lei è Martina, la mia sorellastra.
Martina, lei è Amanda, una mia grande amica."
Sorrisero entrambi.
"Piacere!" Disse la ragazza porgendomi la mano.
Presi la sua mano e la strinsi.
"Piacere mio!"
"Ti farà fare il giro della scuola, va bene?" Mi informò Marco.
"Sisi."
"Allora a dopo."
Io e Amanda ci incamminammo verso non so dove.
"Allora, Martina. Come mai sei venuta a New York?"
"C'è mio padre che convive con la mamma di Marco, Alicia, e per di più ha una grande attività qua. Vengo dall'Italia, stavo con mia madre, ma lavora troppo, e mi capitava di stare anche settimane da sola, è un pezzo grosso nel suo lavoro."
"Ah, praticamente hai la stessa storia di Marco, solo che lui è venuto qui da piccolissimo. Quindi ha solo il nome italiano, ma è americano solo dalla madre."
"Io sono americana solo da mio padre. invece!"
"Giusto. I tuoi sono famosi, quindi?"
"Non penso sia la parola giusta, però sono conosciuti entrambi."
"Chi sono?"
Ero indecisa se dirglielo o meno.
Tutti, in Italia, erano miei amici solo per il mio cognome e le mie possibilità economiche.
Quindi mi chiusi in me stessa, odiavo tutti. Avevo solo due vere amiche, che conoscevo dell'asilo, e quindi non avevo dubbi su di loro.
"Collins, mio padre. D'Urso mia madre."
Sgranò gli occhi, aprendo la bocca.
"Tu-tu sei Martina Collins?"
"Sì."
"Oh mamma mia!"
"Okay, calma. Continuiamo questo giro." Risi leggermente.
"Questa è la segreteria."
Disse bussando per poi entrare.
La seguii.
"Ciao Carmen! Potresti darmi il foglio di Martina Collins? È il suo primo giorno."
"Collins?!" Anche reagì come Amanda.
"Sì, sono io."
"La figlia di quel Collins?"
Annuii.
"Oh, ti do' subito il tuo foglio."
Presi il foglio uscendo.
"Allora? Che classe sei?"
"Terza E."
"Bene! Sei con me!"
Buttai un sospiro di sollievo.
"Menomale!"
Continuammo a camminare, mentre davo un'occhiata al foglio.
Tutt'un botto sentii il mio corpo contro quello di qualcuno, per poi cadere a terra.
Vidi un ragazzo, nella mia stessa posizione.
"Ei! Guarda dove cammini!" Dissi d'impulso.
"Io?! Guarda tu dove metti i piedi!"
Lo guardai male, per poi alzarmi.
"Ma, sei nuova?" Disse guardandomi bene.
"Sì."
"Mmh, molto carina.."
"Ridicolo!"
"Dallas, già ci provi?"
"Style, per favore. Levati dalle palle!"
"Ma ti sembra il modo di rivolgersi ad una ragazza?"
"Cosa sei il suo avvocato?" Disse con un sorriso beffardo.
Ad essere sinceri, era molto bello.
"Se serve si!"
"Cameron." Disse porgendomi la mano, cambiando completamente discorso.
"Okay."
"Di solito si risponde dicendo il proprio nome."
"Io no. Addio."
"Addio non penso proprio." Schiacciò l'occhio.
E ce ne andammo, lasciandolo lì.
"Ma chi diavolo è quello?" Chiesi una volta lontani.
"Un tuo compagno di classe, non che il migliore amico di tuo fratello.. Un consiglio, lascialo perdere."
"Ma..."
Il suono della campana m'interruppe e ci dirigemmo in classe.
Arrivò il professore subito dopo.
"Buongiorno ragazzi, so che abbiamo una nuova alunna oggi. Chi è?" Disse dando uno sguardo generale alla classe.
Alzai la mano.
"Sono io."
"Bene, si presenti."
Stavo per parlare, quando il bussare della porta m'interruppe.
Entrò quel tipo, in condizioni disagiate: capelli scompigliati, camicia semi-sbottonata, e labbra leggermente gonfie e arrossate.
Aveva fatto a pugni?
"Dallas, ritardo come al solito."
Roteò gli occhi per poi rispondere:
"Sono stato occupato."
"Signorina, può continuare la presentazione."
"Iniziare, casomai." Dissi.
Sentivo tutti gli occhi su di me, specialmente quelli di quel ragazzo, che si era seduto proprio del banco accanto al mio, stronzo.
"Mi chiamo Martina. Martina Collins."
Già si sentirono dei vociolii.
"Silenzio!" Disse il prof.
Tutti si zittirono.
"Ho sedici anni e mi sono trasferita qui da due giorni con mio padre." Continuai.
"Bene signorina, per fortuna la scuola è appena iniziata e non resterà indietro con il programma."
Mi sorrise e annuii.
La lezione cominciò.
"Quindi il tuo nome è Martina.."
Disse quello là.
"Bel nome." Continuò.
"Lo so."
Dopo questa risposta secca si zittì per il resto della giornata, lasciandomi in pace.
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