12. Cloto, Lachesi e Atropo
Quella mattina, fortunatamente, riuscii a svegliarmi nella mia forma di lupo.
Mi soffermai ancora qualche minuto a fare incetta dell'odore della sua pelle e della dolcezza del suo respiro.
Con la telepatia, avvisai i ragazzi che li avrei aspettati direttamente lì e mi svincolai lentamente da Annie.
Una volta balzato giù dal letto, mi accorsi che la finestra era stata chiusa nel corso della notte. Con le zampe non avevo modo di aprirla e trasformarmi in quella stanza era fuori discussione.
Così decisi di recarmi al piano di sotto per cercare una via d'uscita alternativa e andare a recuperare i miei vestiti.
Dopo il balzo dall'ultimo gradino, alzai il muso e andai a sbattere contro un tessuto dall'odore estremamente familiare.
«Ho pensato che fosse meglio che ti rivestissi qui, così da non dovermi giustificare con i vicini sul perché un uomo nudo girasse per il vicinato all'alba.»
Mrs. Clohè mi stava sventolando i miei jeans davanti al muso. Per la terza volta, non avevo avvertito né la sua presenza, né il suo odore.
Una volta attirata la mia attenzione, sbatté i pantaloni sulla poltrona, vicino a dove erano ammucchiati anche mutande, T-shirt, felpa e scarpe. Poi, con un colpo di tacchi, mi diede le spalle e si diresse verso la cucina, sculettando le sue rotondità.
Mi trasformai velocemente e mi infilai i boxer e i jeans. Lasciai perdere il resto, preso dalla frenesia di seguire la donna in cucina e farle delle domande.
«Ciao Liam!»
Sobbalzai in preda a una nuova e del tutto inaspettata presenza.
La Dottoressa Lachess era appollaiata su uno sgabello, con una tazza fumante di caffè americano tra le mani. Non avevo avvertito neanche lei. Esattamente come per Clohè.
«Quindi sarà sempre così? Dovrò vedermi il tuo culo peloso tutte le mattine?»
«Clohè, lo fa per mantenere il rapporto sul piano platonico, tra specie diverse l'attrazione sessuale viene meno.» Intervenne in mia difesa la dottoressa.
«Sì, esatto, sto facendo Pet Therapy!» risposi piccato.
«Pet che?» chiese Clohè arricciando e allargando le narici disgustata.
La Dottoressa Lachess scoppiò a ridere sguaiatamente, tutta divertita. «In effetti ha un senso...»
Che cavolo mi stava succedendo. Io, un lupo alfa, mi stavo giustificando come un ragazzino davanti a due signore di mezza età, età umana probabilmente, le quali sembravano pure deridermi.
Cercai di ricompormi, ricordandomi chi fossi.
«Sentite, Annie sta bene quando sta con me, cioè, con il me lupo...»
Una sonora pacca sul mio fondoschiena mi fece sobbalzare nuovamente dallo spavento.
«Mmmmmh quanta roba, mamma mia! Pensa a quanto starà bene una volta che dormirai con lei in forma umana!»
Una terza signora sbucata dal nulla, sempre di colore e sempre con i capelli bianchi, nel suo caso arruffati fino alle spalle, mi aveva appena toccato il culo con chiare allusioni sessuali, mentre portava in cucina una gigantesca confezione di Donuts appena sfornati.
L'odore paradisiaco dei dolci non riuscì a distrarmi da quella situazione assurda e nonostante il borbottio della mia pancia, persi la calma e iniziai a sbraitare completamente esasperato.
«Si può sapere chi o cosa diavolo siete?»
Le tre signore fecero tutte tre passi indietro, terrorizzate dal mio scoppio di rabbia.
Ok, forse avevo avuto una reazione troppo iraconda e mi era scappata anche una ringhiata, ma quelle tre mi stavano davvero mandando ai matti.
«Si trasforma se si arrabbia?» chiese bisbigliando l'ultima arrivata.
«Potrebbe...» rispose Clohè facendo spallucce.
Alzai gli occhi verso l'alto.
«No, non lo farà.» Rispose fiduciosa la dottoressa.
Allargai le braccia al cielo con evidente esasperazione.
«Grazie Dottoressa! Possiamo passare alle presentazioni ora per cortesia?» insistetti ancora indispettito. «E intendo quelle vere!» Puntualizzai lanciando un'occhiataccia .
«Quanta impazienza, ragazzo!» Esclamò la palpatrice seriale e mi infilò un donut in bocca.
«Tieni, mangiati questo e rilassati un attimo. Appena arriverà il resto del tuo branco parleremo... Oh eccoli! Guarda, sono già qui!»
Mi mollò lì in cucina e corse ad accogliere i ragazzi. «Entrate, entrate! Vi stavamo giusto aspettando!»
Mi accasciai sconfortato sullo sgabello dopo aver ingurgitato la ciambella, giusto per togliermela di impiccio e presi a massaggiarmi le tempie, non capendoci più nulla.
La mia molestatrice aveva parlato di branco e a quanto pareva, cosa fossimo era ormai il segreto di pulcinella in quella casa, fatta eccezione per Annie ovviamente.
Marcus e Lara entrarono in salotto e mi guardarono con aria interrogativa, mentre Lip e Stevie annusarono l'aria, già con la bava alla bocca.
«Ehi, ma questo odore è dei donuts della Bakery vicino a scuola! Li adoro!» Se non stava pensando con le parti basse, mio fratello, pensava con quelle un po' meno basse.
«Sì, esatto, venite, sedetevi tutti qui al bancone, così parliamo» li invitò la Dottoressa.
E così ci trovammo schierati, noi cinque seduti sugli sgabelli da una parte dell'isola della cucina e dall'altra, in piedi, le tre buffe e misteriose donne.
Sulla destra, "mano lesta", la più mingherlina e tonica, indossava dei pantaloni in pelle attillati, uno stivaletto dal tacco di cinque centimetri, una camicia in seta nera e due grossi orecchini bianchi.
Dalla parte opposta, la dottoressa risultava la più slanciata nonostante il suo abito largo in leggero cachemire color panna e dei monili antracite.
In mezzo alle due, Clohè sembrava la più robusta, nella sue curve generose fasciate da una gonna a tubino nera e una camicia accollata.
Calò il silenzio per qualche attimo prima che la Dottoressa prendesse a parlare.
«Qualcuno di noi si è già incontrato in questi giorni. Ad ogni modo io sono la Dottoressa Lachess, lei è Mrs. Clohè Tous e lei è la Dottoressa Attry Pooh.»
«Wow! Figou, sembvano i noumi delle tve Moive!» esclamò mio fratello con ben due donuts in bocca e altri due nelle mani.
Ci voltammo tutti verso di lui, rimanendo a bocca aperta per qualche istante, per poi riportare lo sguardo nuovamente sulle tre signore.
Mi presi la testa tra le mani in preda allo sconforto.
«Le tre stronze! Non fa una piega. Ma cosa ho fatto di male?»
«Ehi, non chiamarci così, giovanotto! Non siamo noi a decidere il destino; il nostro compito è solo quello di evitare che si ingarbugli troppo.»
Clohè, o Cloto che sia, mi aveva appena bacchettato le mani con un utensile da cucina a causa di quell'epiteto.
Sospirai rassegnato.
«Appurato che la colpa di questo fottuto macello non sia vostra, possiamo sapere perché siamo qui?»
«Ehi, chiappe d'oro, eravate voi ad avere delle domande da farci. Io ero San Francisco fino a ieri sera e ci sarei rimasta volentieri. Ho una divisione di ricerca in ospedale da dirigere!» esclamò "mano lesta" spazientita quanto me.
Alzai gli occhi al cielo, sempre più esasperato.
«Va bene, iniziamo allora.» Non ne potevo più di quella confusione e avevo deciso che sarei stato io a tirare le fila di quel pollaio. Quelle tre erano davvero fastidiose, ma avevo già escluso un atteggiamento ostile. Dovevo solamente condurre quella conversazione al fine di ottenere qualche risposta velocemente.
«Clohè, sei con Annie da tutta la vita spiegami il perché e voglio sapere se le leggende della letteratura francese sulla discendenza del primo della nostra specie c'entrino qualcosa.»
«Un per favore sarebbe gradito... Ti faccio presente che non faccio parte del tuo branco e non seguo i tuoi ordini.»
«Per favore...» Le diedi il contentino pur di procedere.
«Andiamo subito al sodo allora. Vi confermo che Annie è la discendente del primo della vostra specie. La predestinazione si attivò subito alla sua nascita e noi fummo affidate a lei. I suoi genitori tuttavia morirono per un incidente stradale proprio mentre si stavano recando in ospedale per il parto. Salvarono Annie per miracolo con un cesario di urgenza prima che il cuore della sua mamma cessasse di battere. Rimasta quindi orfana, venne affidata a una giovane e innamoratissima coppia di successo con una gran passione per il Canada, dove sapevamo stessi bazzicando tu, Liam.»
«Perché io?»
«Perché tu, Liam, sei l'unico alfa al momento sulla terra che sappiamo non sfrutterà la sua dote per il proprio tornaconto, ma che invece si limiterà a proteggerla.»
Le fissai per un lungo istante e colsi tutte le aspettative che il loro silenzio stava celando. Quindi era successo tutto per questo. Erano davvero loro che mi avevano scelto e il pericolo che stavo immaginando per Annie era reale.
Iniziai a riporre poco alla volta la mia fiducia verso quelle tre divinità buffe e a quanto pareva benevole. Un calore nel petto mi scaldò l'animo al pensiero che avessero sempre vegliato sulla mia compagna. Anche se non lo sapeva, fin dalla nascita, Annie non era mai stata sola. Non capivo però come mai avessero scelto una famiglia così assente per lei.
«Cosa è andato storto? Perché i suoi genitori adottivi l'hanno abbandonata così?»
Prese a parlare Lachesi. «Non abbiamo modo di prevedere ogni aspetto del futuro, ma solo le grandi linee del destino. Molto spesso non vediamo il modo in cui chi proteggiamo compierà il proprio fato. Non sapevamo come i Lagarde avrebbero reagito ad alcune peculiarità di Annie. Vedete, da piccolina iniziò a soffrire di Lycantropia...»
«Di Lycantropia?» chiedemmo attoniti tutti e cinque all'unisono.
«Lycantropia, sì. Nel senso clinico del termine. È una rara condizione mentale di delirio e di trasformazione somatica. La sindrome costringe chi ne soffre a voler assomigliare ad un lupo, nell'aspetto e nel comportamento. Non si è mai trasformata, perché al momento i suoi geni di lupo sono totalmente innativi. Annie è umana a tutti gli effetti, ma l'istinto la portava a comportarsi come una della vostra specie.»
«Questo spiega perché sia così a suo agio con il me lupo.» Constatai in modo incauto.
«Annie ti ha visto in forma di lupo?» Chiese sconcertato Marcus. «Noi ci hai detto niente!»
«Oh sì? Fa pet therapy di notte, su al piano di sopra...» spifferò quella maledetta di Clohè.
Le tre scoppiarono a ridere, mentre con la coda dell'occhio vidi trattenersi a stento i ragazzi.
«Non faccio pet... Aaahhh.. dannazione, andiamo avanti!»
«Ok, ok... Ad ogni modo il suo comportamento può essere comprensibile per te, Liam. Ma per i genitori di Annie fu devastante. Si colpevolizzarono di aver sbagliato qualcosa, prima individualmente, poi reciprocamente. Il loro matrimonio andò in crisi e sentendosi dei falliti, delegarono sempre di più l'accudimento di Annie in tutto per tutto. Così facendo, non riuscirono mai a sviluppare un buon attaccamento verso la figlia adottiva. Nel frattempo, la schizofrenia di Annie si affievolì man mano con l'età scolare fino a sparire del tutto, ma la famiglia oramai era andata allo sfacelo. Io e Clohè cercammo di essere presenti come potevamo, lei nelle vesti di governante e io in quelle di psicoterapista.»
«E tu?» guardai torvo Attry, Atropo. La Moira incaricata di recidere il filo della vita. «Che ruolo hai?»
«Io... spero di dovermi occupare di Annie il più tardi possibile...» mi disse senza più la goliardia con cui si era rapportata con me in precedenza.
Ci fissavamo entrambi in tralice. C'era qualcosa che stavano nascondendo.
Tornai con lo sguardo su Clohè. «Parlatemi della leggenda.»
«Per favore...»
«Per favore.»
«Avete fatto delle ricerche in biblioteca?»
«Sì, qualcosa abbiamo ricostruito.» Disse Marcus con aria preoccupata.
«Ok... dunque, posso confermarti, Liam, che la vostra è una connessione a tutti gli effetti, ma ha anche qualcosa di più. Tu, e solo tu, hai la possibilità di trasformarla con un morso. Una volta lupo, lei avrà il potere di creare nuovi componenti della vostra specie, sempre attraverso il potere del morso. Ci sono condizioni particolari nelle quali potrebbe anche creare lupi con le sue stesse capacità, ma non è una cosa piacevole... Ad ogni modo, vi confermo che è un ciclo fisiologico che succede ogni duemila anni per salvaguardare la vostra specie.»
«Una responsabilità un po' troppo grossa per una ragazzina, mi sembra.»
«Per questo siamo state affidate a lei.»
«Se decidessi di non trasformarla?»
«Condanneresti la vostra specie all'estinzione. Nel giro di qualche migliaio di anni non ci sarebbe più nessuno come voi.»
«E se lo facessi? Cosa accadrebbe? A cosa la esporrei? Quanto sanno i branchi di questa storia? Se la contenderebbero? Se finisse nelle mani sbagliate?»
Il mio tono autoritario vacillò, lasciando spazio a uno più incerto e colmo di ansia.
«Sono dubbi leciti, ragazzo mio. Il suo potere è grande e ovviamente potrebbe essere decisivo per creare una predominanza schiacciante di un branco rispetto ad altri. E noi, tutti noi, dobbiamo proteggerla per evitare che ciò avvenga.»
Il fatto che fu Atropo a sentenziare quest'ultimo intervento mi lasciò molto irrequieto. Tanto che probabilmente la mia agitazione svegliò Annie. Ci zittimmo tutti sentendo aprire la porta della sua camera, ma fortunatamente si diresse in bagno per fare una doccia. Avevo ancora tempo per delle domande.
«Gli altri branchi sanno di Annie?»
«Per il momento no, ma sanno che la discendente è nata in questo secolo e che è da qualche parte. La stanno cercando. Quindi è importante che vi comportiate il più normalmente possibile.»
«Cosa mi dite invece di una nostra ipotetica discendenza? La mia e di Annie.»
Fu Clohè a riprendere le fila del discorso con evidente imbarazzo. «I suoi poteri sono trasmissibili per una sola generazione.»
«E se non la trasformassi e avessimo dei figli?»
«Anche se non la trasformassi, la sua predestinazione passerebbe alla vostra prole.»
«Fantastico! Quindi in qualsiasi caso, se mettessi al mondo dei figli nascerebbero con un mirino disegnato sulla schiena. Lo stesso mirino che ha già Annie!» Scossi la testa e risi amareggiato. «E pensare che il problema fino a ieri sembrava quella insignificante merda umana di Drake!»
Annie non aveva praticamente mai avuto una famiglia, e un giorno, quando avrebbe voluto crearne una sua, io avrei dovuto negarglielo.
La dottoressa Lachess si fece avanti e posò una mano sulla mia.
«Ehi, siamo tutti qui per aiutarvi a gestire al meglio le cose, ok? Un passo alla volta. Tu per il momento cerca di coltivare il tuo rapporto con Annie in modo che si fidi di voi e che voi abbiate più margine di manovra per proteggerla. Quello che poi avverrà o le decisioni che vorrai prendere in futuro le affronteremo assieme, passo dopo passo.»
«Beh sì... E per il momento sarebbe meglio che il tuo culo peloso non girasse per casa durante la luna piena.» aggiunse Clohè un po' meno teneramente.
Era evidente che fosse preoccupata. Aveva cresciuto Annie. L'idea che io e lei passassimo ad unione così travolgente come poteva essere il sesso all'interno di una connessione non le faceva piacere.
Sapevamo entrambi che una volta andati a letto insieme, le nostre vite sarebbero cambiate e sarebbe stato impossibile rimanere separati. Lo era già ora, dopo solo tre giorni. La cosa le faceva paura, ma probabilmente era ancora più terrorizzata dall'ipotesi che potessi perdere il controllo e morderla in preda agli effetti della luna piena e di una unione troppo intensa e carnale.
Si sbagliava però, perché io non avevo nessuna intenzione di farlo. Era chiaro che trasformandola, l'avrei esposta a dei pericoli inimmaginabili.
Non ero più un cucciolo ed ero perfettamente in grado di gestire gli effetti della luna piena, ma non ero sicuro al cento per cento riguardo agli effetti che la liaison avessero su di me in una occasione simile.
Nonostante mi avessero riservato un destino difficile, le tre Moire si erano presentate a noi come alleate. In solo tre giorni, l'unica mia ragione di vita era diventata quella di proteggere Annie. Il nostro obiettivo era quindi comune. Decisi quindi di accontentare Clohè per mantenere un buon rapporto e tranquillizzarla riguardo le mie intenzioni.
«D'accordo, stasera sera niente Pet Therapy.»
Ciao Pelosoni!
Questo è uno dei miei capitoli preferiti. Non tanto perché vengono svelati diversi misteri, ma piuttosto perché mi sono divertita a stuzzicare e tormentare la pazienza e l'autorità di Liam attraverso le Moire.
Per chi non avesse dimestichezza con la mitologia greca le Moire sono le Dee del destino. Cloto, la 'filatrice' della vita; Lachesi, la 'fissatrice della sorte' ; Atropo, la 'irremovibile' fatalità della morte.
Ora però voglio sapere qual'è la vostra Moira preferita? Inutile dire che la mia è Attry con le sue palpate di chapette.
Ricordate che stelline e commenti sono super graditi!
Un bacio
Bea
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