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09. Prima notte


Decisi di essere il più trasparente possibile nel rispondere ai suoi dubbi.

«Ti stavo tenendo d'occhio. Non pensare male Annie, ma ieri sera al pub ho sentito parlare Drake e il suo amico del debito...»

«Quale debito?»

Cazzo... non sapeva niente! Non avrei voluto spiegarle io quella situazione. Avevo sperato che ci fosse arrivata da sola.

La guardai con tenerezza.

Vergogna.

«Credo che Drake avesse perso una grossa somma a poker o in qualche altra scommessa. Il suo amico voleva le chiavi della sua macchina, mentre Drake alludeva ad un altro patto in alternativa all'auto che riguardava te... Ha detto che avrebbe fatto in modo di lasciarti sola con lui questa notte...»

Sperai vivamente di non dover essere più esplicito.

Annie si raggomitolò su sé stessa e portò le ginocchia sotto il mento, abbracciandosi le gambe.

«Dio che stupida... erano settimane che insisteva per fare una cosa a tre... io non sapevo nemmeno più come dirgli che non volevo... insisteva così tanto... si arrabbiava così tanto...»

Scoppio in lacrime nascondendo il viso tra le ginocchia.

Vergogna. Solitudine. Dolore.

Fui mosso da un istinto di abbracciarla e consolarla ancora. Mi feci scivolare con il sedere sul bordo del letto per avvicinarmi, ma rimasi bloccato con entrambe le braccia a mezz'aria intorno a lei.

Avevo paura di quello che sarebbe successo se solo l'avessi toccata, lì in camera sua, come era successo nel bosco poco prima.

Lei sollevò il volto rigato dalle lacrime e piantò tutto il suo dolore nei miei occhi, come se non lo sentissi già abbastanza nel cuore.

«Ti devo sembrare così stupida, ma io ho solo lui. Non ho altro che lui...»

«Non è vero Annie, guarda questa sera... hai noi... hai me...»

Lei smise di piangere. Avevo fatto un passo falso.

Tutta la profondità del nostro legame, per quanto la sentisse anche lei, era un netto contrasto con la ragione e con la realtà dei fatti.

E ai fatti, io ero un nuovo studente, uno sconosciuto mai visto prima, sbucato dal nulla il giorno prima. Costretto a cambiare scuola perché si era scopato la propria professoressa, per poi sbattersi là segretaria nei bagni della presidenza il secondo giorno di scuola, sotto il suo naso. In aggiunta a questo, potevo annoverare una netta tendenza allo stalking e un palese atteggiamento iracondo e violento. In un solo giorno aveva aggredito davanti a lei, sia il suo ragazzo che il suo amico, con il chiaro intento, anche seppur trattenuto, di ucciderli. Sapevo bene che lei questo lo aveva sentito.

Ancora diffidenza. Paura. Smarrimento.

Ritirai le mani e le portai sulle mie gambe.

«Io non ti conosco Liam. Tu mi destabilizzi, mi fai paura.»

La guardai ancora più nel profondo degli occhi sperando di trasmetterle tutta la mia sincerità.

«Lo so. Ma dammi una possibilità. Voglio solo aiutarti. Esserti amico.»

«Amico?» rise amareggiata.

Rabbia. Risentimento.

Mi alzai dal letto e presi le distanza per non farla sentire minacciata.

«È vero, è da quando ti ho investito nei corridoi di scuola che vorrei baciarti e Dio solo sa cos'altro... ma non voglio solo questo. Vorrei prima di tutto vederti ridere, sorridere serena sotto la tua cascata di ricci.»

Guardò fuori dalla finestra, verso la radura e continuò a sorridere in preda al sarcasmo.

«Ecco, sto ridendo, sei contento?»

«Intendo la tua risata vera.»

«Cosa sai tu di quale sia la mia risata vera?»

Non le risposi. Mi limitai a fissarla cercando di rassicurarla e farla sentire amata attraverso la connessione, ma fallì miseramente.

Terrore.

Una paura del rifiuto stava serpeggiando in lei devastando quel poco di pace che Annie aveva ritrovato dopo la doccia, riportato a galla la stronza di scuola.

In quel momento compresi i discorsi della Dottoressa Lachess.

Drake aveva agito proprio sulla paura di essere rifiutata e abbandonata.

I traumi di Anne riguardavano la sensazione che le avevano causato i suoi genitori con il loro assenteismo fisico ed emotivo.

La sua perfezione fisica e scolastica era data dal suo bisogno di essere accettata, come se al più piccolo errore commesso si potesse ritrovarsi sola, senza un fidanzato, senza amici.

Per lo stesso motivo sopportava tutti gli abusi fisici e psichici che Drake le infliggeva, facendo i suoi comodi.

La situazione era molto più complicata di quanto sperassi. Non sarebbe stata facile farla sentire amata, perché non era mai stata abituata a esserlo.

Nessuno le aveva mai insegnato ad amarsi da sola.

Probabilmente era stata cresciuta come qualcosa di sbagliato, da accantonare e dimenticare a casa con la governante.

Mi rassegnai all'idea che quella sera non sarei riuscito a farla stare meglio. Almeno non nella mia forma umana.

Dovevo fare un passo indietro e andare a toccare le corde della sua emotività in modo più primordiale.

Sospirai e distolsi lo sguardo da lei per portarlo verso la radura.

«Hai ragione, forse non so come suoni la tua risata vera...»

Mentii.

«Ma so che sei capace di ridere e essere felice. So che sei ancora più bella così, con il viso struccato e i tuoi meravigliosi ricci al naturale, senza il minimo artificio. So che seicoraggiosa e forte, anche se pensi di non esserlo mai abbastanza. So che per quanto tu non te ne renda conto, non hai bisogno di una tipo come Drake, perché le ragazze in gamba come te, possono ottenere qualsiasi cosa. So che sei dolce e sensuale anche se lui non ti ha mai fatto sentire così, trattandoti sempre come un oggetto.»

Annie mi stava fissando con i suoi occhioni blu che sembravano sempre più grandi e lucidi. Sentivo che il mio discorso aveva fatto breccia nel suo cuore e che un groviglio stava creando nella sua pancia.

Mi accucciai ai piedi del letto, proprio sotto di lei. Mi avvicinai piano e le accarezzai il volto con le nocche della mano, per poi sfiorarle le labbra con il pollice. Annie trasalì e io dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo.

Desiderio.

«So anche se iniziassi a baciarti adesso non mi respingeresti, perché lo sento che mi desideri. L'ho sempre sentito dal primo istante. Come so che, se iniziassimo quel bacio, né io, né tu riusciremmo a fermarci. Ci strapperemmo i vestiti di dosso e faremmo l'amore fino all'alba.»

Eccitazione. Lussuria. Fame d'amore.

Sentivo il suo battito accelerato martellarmi nelle orecchie. Per un attimo ebbi paura che il cuore le uscisse dal petto. Feci una pausa per poi riprendere con una doccia ghiacciata.

«Ma non è quello di cui tu hai bisogno stanotte. Domani mattina non ti fideresti di nuovo di me, ricominceresti a proiettare le tue paure su quello che è successo e ti sentiresti di nuovo usata, abbandonata e sola. Perciò adesso andrò di sotto con gli altri, con la speranza che ti renderai conto che puoi contare su di noi, tutte le volte che vorrai e non sarai mai più sola.»

Mi alzai e le baciai la fronte, dando via ad una scossa elettrica che attraversò i nostri corpi, come a rimarcare la veridicità di quello che avevo appena detto.

Feci per uscire dalla stanza, ma mi bloccai sulla porta.

«Ora cerca di riposare, Annie.»

Lei rimase in silenzio e io scesi in salotto. Marcus mi guardava con un misto di preoccupazione e curiosità.

«Pensavo non saresti più sceso questa volta.»

«La situazione è più complicata di quello che pensavo. Non è pronta.»

«È solo una questione di tempo, Liam. Troverete il vostro equilibrio.»

Già! Se ti raccontassi qual è il nostro equilibrio attuale, mi prenderesti per il culo.

Iniziai a spogliarmi.

«Io faccio un giro di ricognizione qui intorno, non serve che rimaniate tutti qui se volete andare a correre. Potete alternarvi a coppie. Ci vediamo domani mattina.»

Marcus mi guardava perplesso senza capire bene da dove arrivasse quell'alone di mistero e il mio bisogno di trascorrere una notte per conto mio.

Uscii di casa. Corsi fino al piccolo laghetto termale e presi a ululare. Sentii subito il cuore di Annie riempirsi di gioia e di speranza.

Aveva bisogno di me, nella mia forma di lupo.

Era stanca, sconvolta e volevo che avesse la sua fottutissima sessione di Pet Therapy, a domicilio questa volta.

Presi a correre giù verso la radura. Saltai sulla quercia del suo giardino e con un balzo atterrai sulle tegole davanti al suo davanzale.

Annie era affacciata alla finestra e non appena mi vide, la spalancò per farmi entrare nella sua stanza.

Si apprestò a chiudere la porta a chiave.

Brava piccola, non sia mai che qualcuno del mio branco salga e veda qualche scena a dir poco imbarazzante.

Dopo di che si gettò sulla mia pelliccia.

«Sono ufficialmente uscita di senno! Non capisco... eppure sembri vero!»

Le leccai la guancia per confermarle che non stava sognando. Annie rise e infilò il volto nella mia pelliccia scura.

L'avvolsi con il muso e un senso di benessere iniziò ad irradiarsi tra di noi. La sentii rilassarsi e lasciar andare tutte le brutte sensazioni di quella terribile giornata.

Riemerse dalla nostra nuvola di capelli e pelliccia.

«Non riesco a capire cosa tu sia e da dove arrivi, ma non mi importa. Sto troppo bene quando ti vedo.»

Sbuffai dal naso.

Se solo pensassi così anche di me nell'altra forma, sarebbe tutto più semplice.

Mi divincolai dalle sue mani e balzai sul letto accucciandomi, come ad annunciare le mie intenzioni per la nottata.

Annie mi regalò un sorriso meraviglioso e mi raggiunse a letto, felice di trascorrere la notte con me.

Sprofondò nuovamente nella mia pelliccia e dopo pochi minuti si addormentò beatamente.

Rimasi a respirare il suo profumo per un po', godendomi quella serenità scaturita dalla nostra vicinanza. Era come se il semplice tocco dei nostri corpi accendesse la quiete delle nostre anime.

In quel momento compresi che non sarei mai più riuscito a dormire senza il suo corpo incollato addosso, qualunque forma avesse il mio.

Beh il re dei pelosoni e decisamente dolce in questo capitolo. Non trovate?

Annie invece avrà finalmente chiuso con Drake dopo stanotte?

Volete anche voi un Pelosone nel letto nei momenti difficili o preferite un Liam con braccia gambe e ... va beh.. lasciamo stare...

Mi raccomando, ricordate che ogni vostro parere per me è super prezioso !

Baci e stelline!

Bea

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