07. Festa di inizio anno
Poche ore dopo stavamo montando gli strumenti sul palco della festa di inizio anno.
Si svolgeva in una ampia radura che si affacciava sul lago Ontario, disseminata di lucine, tavolate, stand gastronomici e di altri vari generi.
Da un lato c'erano tutti i tavoli in legno dove poter mangiare e ordinare da bere. Dall'altro, in un ampio prato, si erano già accampati diversi gruppetti di ragazzi della nostra e di altre scuole della zona.
In un'altra piccola pedana accanto alla nostra stavano montando una consolle. Dopo la nostra esibizione, era previsto infatti un DJ Set fino a tarda mattinata.
Stavano già arrivando i primi genitori. Un catering più sofisticato aveva fatto base in una casetta in legno per offrire un aperitivo rinforzato agli adulti. Moscow Mule, Gin Tonic, Martini e qualche Cosmopolitan misti a tempura di gamberi, mini Cheese cake di salmone e avocado, insalata russa, croissant di speck e formaggio francese. Questi erano gli odori che ero riuscito ad individuare, sforzandomi di ignorare la penetrante aroma di salamella che proveniva dagli stand della zona dei ragazzi.
In quell'attimo, una nuova e bruttissima sensazione mi investì e lasciai spazio al senso di tristezza e nostalgia che sapevo non appartenermi. Annie doveva essere arrivata alla festa.
Mia mamma era morta quando io e Lip eravamo troppo piccolo per ricordarcela. Mentre mio padre viveva a Los Angeles. Lo vedevo una volta all'anno e mi era più che sufficiente. Era normale una volta aver lasciato il branco di origine per quelli della nostra specie. Ma non lo era per una umana di diciassette anni. Annie aveva chiaramente bisogno dei genitori, o per lo meno di sentirsi supportata e amata da qualcosa che assomigliasse ad una famiglia.
Mi faceva incazzare a morte il fatto che cercasse tutto questo in un lurido e viscido essere come Drake.
Il mio umore era tetro. Non avevo proferito parola con i ragazzi sugli eventi di quel pomeriggio.
Per tutto il tempo avevo sentito lo sguardo preoccupato di Marcus addosso. Gli lasciai così libero accesso alla mia mente, in modo da non dover spiegare a parole tutto quello che sentivo. E lui non tardò a trasmettere il suo pensiero.
«Non credo sia una buona idea andartene» sentenziò non appena finì di scandagliarmi l'animo.
«E cosa dovrei fare? Rimango qui ad assistere? Cristo Santo, lo capisci che lo ha difeso? È pazza! »
«Non è pazza, ha solo bisogno di te.»
«E come diavolo potrei aiutarla se nega tutto?»
«Insegnandole cos'è l'amore.»
«Sai, forse ha ragione lei. Cosa ne so io di cosa sia una relazione sana?»
«Mi prendi per il culo? Cosa pensi che unisca il nostro branco? Per carità, sai essere spaventoso quando ti incazzi, ma sai bene da dove nasce la nostra lealtà nei tuoi confronti.»
«Anche se fosse? Voi siete persone che ragionate normalmente. Lei è troppo incasinata. L'hai sentita oggi. È impossibile ragionarci. L'unica soluzione è andarmene o combinerò qualcosa che ci comprometterà tutti. Ti lascerò le redini del branco per un anno e starò in solitaria. Viaggerò un po' in giro per il mondo. Poi ci ritroveremo per l'università.»
«Certo, e pensi di riuscirci sapendo che lei è qui a farsi trattare in quel modo?»
«Cosa cazzo dovrei fare, allora?»
«Liam, scusami, posso intromettermi?»
Mi ero dimenticato che, avendo permesso a Marcus di leggermi la mente, anche Lara doveva aver percepito in qualche modo il tema della nostra discussione telepatica.
«Certo, Lara, che puoi! Un punto di vista più femminile mi sarebbe molto di aiuto...»
Ripresi il discorso a parole. Avevo perso la concentrazione nel collegare i fili della batteria, così mi sedetti sconfortato sulla pedana e mi presi la testa tra le mani. Ero a Moore Hill da nemmeno due giorni ed ero sfinito.
«Credo tu abbia ragione, sai. Annie non ragiona con una logica normale. Quello che tu hai visto oggi potrebbe essere solo la punta dell'iceberg. Chissà quante manipolazioni e altre violenze psicologiche ci sono sotto per renderla così succube. Se in più è vero che questa ragazza non ha nemmeno una famiglia presente, come hai detto, non oso immaginare il terreno fertile che si sarà trovato quel lurido bastardo.»
«Ma io non ne so niente di queste cose, Lara. Non so come poterla aiutare, se lei non vuole.»
«Guarda. Laggiù dagli stand che hanno appena finito di montare, c'è ne è uno dedicato proprio alla violenza sulle donne. Potresti andarci a parlare, magari c'è qualcuno che può darti due dritte. Se vuoi ti accompagno.»
«Grazie, Lara, sei un tesoro. No serve che ti disturbi. Faccio subito un salto.»
L'abbracciai e le diedi un bacio sulla nuca.
«Se potete finire di montare voi, appena torno faremo il sound check.»
Mi diressi verso il banchetto indicatomi da Lara.
Dottoressa Marie Lachess. Era il nome riportato sui biglietti da visita lasciati sul tavolino dello stand. Ne presi uno. Una signora paffuta del banchetto accanto si avvicinò.
«La dottoressa non rimane mai allo stand. Non l'avvicinerebbe mai nessuno per motivi di privacy. Però se ti serve puoi trovarla laggiù, in quel chiosco di legno verso la fine del campo.»
Focalizzai la vista e scorsi la stessa signora di colore che avevo visto la sera prima nel vicolo, assieme alla governante di Annie. Coincidenza davvero curiosa...
Aveva un portamento etereo nella sua tunica bianca larga e e con i suoi grossi orecchini color indaco. Mi diressi nella sua direzione e lei mi accolse con un sorriso amichevole.
«Tu devi essere Liam Kees, giusto?»
«Si, esatto. Come fate a sapere il mio nome?»
«Piacere, sono la Dottoressa Lachess, dirigo il centro antiviolenza di Moore Hill e da quest'anno sarò presente anche nella vostra scuola in supporto a chi ne sentirà l'esigenza.» Rispose ignorando volutamente la mia domanda.
«Questo non spiega il fatto che lei sia a conoscenza del mio nome.»
Mi sorrise ancora benevola.
«Va bene Liam, sembri essere un ragazzo proprio tutto d'un pezzo e senza incertezze. Ti parlerò in totale trasparenza, da adulto a adulto allora. Oggi la preside mi ha chiamata preoccupata per il tuo caso, dopo una soffiata riguardo una tua relazione sentimentale con una professoressa della tua vecchia scuola. Il preside di quell'istituto è stato molto ambiguo nel risponderci. Era chiaro che ci fosse sotto qualche accordo di riservatezza. Ma sono riuscita a rintracciare la diretta interessata, la professoressa Adele Smith, che ci ha raccontato come sono andate davvero le cose.»
Sbuffai infastidito. «Se c'erano degli accordi di riservatezza probabilmente erano per tutelare qualcuno, non crede?»
«È quello che ho pensato anche io, ma la preside ha insistito che andassi a fondo. Ad ogni modo, ho un buon rapporto con la vostra dirigente. Non ho redatto nessun verbale e l'ho semplicemente rassicurata a voce senza riportarle il nome della professoressa, non ti preoccupare.»
«Grazie di non aver vanificato tutti gli sforzi. Ho fatto una grossa cazzata l'anno scorso e non è giusto che quella donna ne paghi le conseguenze.»
«Curioso da parte tua assumerti ancora tutte le responsabilità, dopotutto la docente era lei.»
«Si ma certe cose si fanno in due. Non sono un ragazzino indifeso e manipolabile, Dottoressa.»
Socchiuse gli occhi come a studiarmi e analizzarmi meglio.
«Bene Liam, appurato che tu non sia un aggressore e che anzi, tu sia tanto rispettoso del genere femminile da farti carico di responsabilità non legalmente tue, cosa ti porta qui da me?»
Sospirai guardando verso il lago. I riflessi delle sfumature del tramonto stavano diventando sempre più fredde.
«Non so da dove cominciare.»
«Sei un ragazzo diretto. Inizia dal nocciolo del problema, approfondiremo piano piano.»
Annuii.
Ti sbagli, Dottoressa Lachess. Quando si tratta di Annie, mi sento insicuro come un ragazzino della vostra specie!
«Vieni siediti qui affianco a me».
Accolsi l'invito e mi sedetti all'interno del chiosco. Presi a massaggiarmi le gambe nervosamente.
«Va bene, credo che il nocciolo del problema sia che non so come aiutare un'amica. A dirla tutta, sembra che non voglia nemmeno essere aiutata e che non riconosca nemmeno di essere in pericolo.»
«Quello che mi dici è un quadro molto comune in situazioni di violenza psicologica e fisica molto radicata. Non è semplice nemmeno per noi professionisti riuscire a parlare ai pazienti in quella fase.»
«Quindi non c'è speranza? »
«Non ho detto questo. Vedi, le vittime di violenza è come se fossero avvelenate poco alla volta, ma in modo costante. Non si rendono minimamente conto della tossicità in cui si sono ritrovate. Finché qualcosa non rompe quella sorta di incantesimo, permettendo loro di tornare a ragionare con la loro testa.»
«E come si fa a rompere questo meccanismo?»
«Il metodo più efficace è il periodo di no contact. Non è semplice però. Perché assieme al veleno viene sempre somministrata una sorta di droga che crea assuefazione nella vittima. L'aguzzino è scaltro a trovare proprio ciò che la vittima smania di possedere, oppure più semplicemente di cui ha emotivamente bisogno. Crea una dipendenza affettiva proprio intorno a quello. La vittima non potendone più fare a meno, accetta di subire qualsiasi cosa pur di mantenere ciò che più desidera. A volte però se la dinamica non è così radicata basta poco, un semplice evento capace di cambiare la prospettiva della vittima in modo da permetterle di rifocalizzarsi su se stessa e riprendere a ragionare con la propria testa.»
«Non sembra per niente facile.»
«Non mi sembri un ragazzo che si fa intimorire da situazioni difficili. Sono sicura che con una buona dose di empatia, riuscirai ad aiutare la tua amica.»
Risi amaramente.
«L'empatia nei suoi confronti è proprio quello che non mi manca, Dottoressa!»
«Allora vedrai che sarà più semplice del previsto. Se dovessi aver bisogno di me, mi troverai nell'ambulatorio al secondo piano della scuola, tutti i pomeriggi dalle due alle quattro. Ok?»
«Grazie di tutto, Dottoressa Lachess.»
«Grazie a te, Liam!»
Tornai dai ragazzi più confuso e impaziente di prima.
Cercai di tranquillizzarmi dicendo che le parole di quella psicologa stravagante avrebbero trovato senso nel corso deglieventi, ma di certo non mi sentivo di aver trovato la chiave di quella orribile situazione.
Effettuato il sound check, ci fermammo a mangiare qualcosa dagli stand gastronomici.
Stavo riguardando la scaletta che avevano messo giù Lip, Steve e Lara.
Per accontentare giovani e adulti, avevano preparato un mix di vecchie canzoni dei Guns N' Roses e dei Foo Fighters, a seguire Maneskin, Lenny Kravitz, Imagine Dragons, Machine Gun Kelly e Avril Lavigne.
«Lip, mi sembra ci siano troppe canzoni con suoni elettronici, come facciamo a fare decentemente TK421 di Lenny?»
«Con un chitarrista in meno e un mixer in più!»
Bevvi un lungo sorso di birra ghiacciata sentendo la mia temperatura in rialzo.
Vidi in lontananza arrivare Steve con un grosso mixer sulle spalle e subito dietro di lui, Annie, affiancata da Sarah e Mallorie.
Provai un senso di sollievo all'idea che non fosse venuta con quella feccia umana.
Incrociai il mio sguardo con il suo e si voltò dalla parte opposta. Non riuscivo a percepire nulla dei suoi pensieri. Era come se avesse congelato tutto. Come se mi avesse tagliato fuori. Per un attimo ebbi paura che la connessione si fosse rotta in qualche modo e che quel calore fosse solo dovuto all'alcol.
Mi alzai dalla tavolata e mi diressi verso di lei, mettendo da parte l'orgoglio. Se avevo capito il senso di quello che la Dottoressa Lachess aveva cercato di dirmi, Annie aveva bisogno di qualcuno che le ricordasse cosa volesse dire una relazione sana, per poi tornare a ragionare con la propria testa.
Non appena mi avvicinai, sentii aumentare ancora di più quel familiare formicolio nelle viscere. La liaison era ancora perfettamente funzionante.
«Ciao Annie, volevo sapere come stavi dopo oggi.»
«Non capisco a cosa tu ti riferisca!»
«Ciao, Lip!» Mallorie si sbracciò per salutare mio fratello in lontananza. Era già in disibillio e trascinò verso la nostra tavolata anche Sarah, lasciandomi da solo con Annie.
«Non serve più fingere ora, ci siamo solo tu e io»
«Sai, Liam, non riesco a capire con quale arroganza tu possa pensare che io mi apra con te. Da quanto ci conosciamo? Da un millisecondo?»
«Se sono così irrilevante, perché allora mi usi nella tua mente per rendere più tollerabile il suo bacio e il suo tocco?»
Annie diventò paonazza e una ondata della sua vergogna prese ad agitare anche il sottoscritto.
Forse questo intervento a gamba tesa non era previsto nel manuale della Dottoressa Lachess.
Indignata, si avvicinò e allargò una mano per darmi uno schiaffo, ma il mio istinto di difesa intercettò il suo braccio e la placcai prendendola per entrambi i polsi.
Il contatto tra la nostra pelle divenne nuovamente incandescente e i nostri volti presero ad avvicinarsi piano piano sempre di più, attirati da una forza sconosciuta.
Sentivo il suo desiderio alimentato a sua volta dal mio.
«Annie, tesoro, stai ancora litigando con questo troglodita?»
La voce di Drake ruppe il nostro cerchio del desiderio. Lei agitò le braccia vistosamente per ostentare il fatto che si stesse divincolando da me.
«Drake ti ricordo che siamo fuori da scuola ora, non c'è niente che mi impedisca di cambiarti i connotati questa volta.»
Aveva un grosso cerotto sul naso e sembrava appoggiare la gamba destra malamente.
«Io ti suggerisco di stare lontano dalla mia ragazza, se non vuoi che ti denunciamo per stalking e aggressione.»
«Rigira pure la frittata quanto vuoi, Annie non è stupida e prima o poi ti vedrà per quello che sei.»
«Bravo, vai avanti a dire frasi fatte... e soprattutto a farti gli affari degli altri.»
Ringhia in modo mostruoso, pronto ad attaccarlo nuovamente.
«Avanti, fallo ancora. Qui davanti a tutti.»
«Liam... dobbiamo iniziare!» Marcus intervenne e cercò di distrarmi con una scusa.
Lasciai perdere quella insulsa e provocatoria conversazione e salii sul palco.
Conoscevo bene i pezzi quindi non avrei avuto problemi a suonare e allo stesso tempo a tenere un occhio e un orecchio teso sempre su Annie.
Riuscimmo a ricreare una bella atmosfera e l'aggiunta del mixer di Steve ci stava regalando un sound molto più professionale e fresco.
Sentivo che anche Annie stava godendo la musica. Mi arrivava dalla connessione una sensazione di leggerezza, forse anche data da qualche birra di troppo. Ero certo inoltre di sentire di rimando delle piccole scosse piacevoli al basso ventre proprio durante i miei pezzi di assolo.
Sentivo l'unione di tutto, io, lei, il branco, la musica e la foresta a pochi passi da noi.
Mi lasciai andare ancora di più alla nostra esibizione sapendo che un maggior coinvolgimento mio, avrebbe significato anche un maggior coinvolgimento suo. Mi piaceva da matti come la nostra musica la stava facendo sentire.
A quanto pare regalarle serenità era diventata davvero una mia priorità.
Finita la scaletta, la festa prosegui fino a notte inoltrata con il DJ set. Noi approfittammo di quel momento per smontare il palco e caricarlo sul pick-up di Steve e Lip.
Non avevo perso Annie per un solo istante, ma non riuscivo più a vedere Drake.
Mio fratello mi portò una birra e si sedette dietro di me sul pianale del suo pick-up.
«Si è infilato laggiù oltre la collina con una ragazza del primo anno. Annie è tutta tua.»
«Sempre informato su tutto. Che succulento gossip hai concesso in cambio questa volta? La tua bravata di ieri stava per far mettere nei guai la professoressa Smith, lo sai?»
«Mi spiace, ma Mallorie mi manda in pappa il cervello! Se è così con lei, non oso pensare cosa possa essere una connessione.»
«Come stai vedendo, non è proprio tutto rosa e fiori...»
«Già, ma sistemerai tutto prima o poi, lo sai! Non sarà della nostra specie, ma tu l'hai trovata. Io e Steve non sappiamo neanche dove cercarla o se esiste davvero qualcuno per noi.»
Comprendevo le paure di Lip. Le femmine della nostra specie erano per qualche ragione sempre di meno. Di conseguenza non era scontato che un lupo ricevesse il dono della connessione in tutta la sua lunga vita. Succedeva sempre più di rado. Non sapevo perché fosse accaduto proprio tra me e Annie. Avrei dovuto far visita a mio padre e parlarne. Ma l'istinto mi diceva che non era la mossa più saggia. Volevo prima riuscire ad instaurare una relazione con lei. Una volta totalmente libero di proteggerla, avrei rivalutato la questione. Forse.
«Ti prometto che finito il liceo viaggeremo di più a caccia di altri branchi, vedrai che la troverai anche tu. Nel frattempo goditi la spensieratezza di una relazione libera da ogni vincolo. Fidati, le connessioni sono un gran casino.»
Gli diedi una pacca sulla spalla e mi diressi verso Annie.
In lontananza vidi avvicinarsi a lei il creditore di Drake. Cercai a fatica di isolare la loro frequenza, ma erano dannatamente lontani e le casse del DJ set che pompavano in ogni direzione mi stavano disorientando.
«Drake è dovuto andare a casa. Mi ha chiesto di accompagnarti. Vieni, la mia auto è di qui.»
Vidi accendersi le frecce di un SUV della Ford rosso.
Tornai indietro verso le nostre auto, preallertando i ragazzi con la telepatia.
Quando arrivai, Lip aveva già chiuso il retro del pick-up e stava uscendo dal parcheggio, mentre Lara e Marcus mi stavano aspettando già a bordo del GLS.
L'inizio di questo capitolo tratta un tema molto delicato. Ovvero la dipendenza affettiva.
Molto spesso è difficile far ragionare una citiamo di abuso psicologici e Liam sembra davvero scoraggiato.
Viste da fuori certe situazioni sono lampanti, ma da dentro, assuefatti dalla tossicità, è molto difficile ragionare con lucidità.
Cosa ne pensate del contributo della Dottorssa Lachess? Vi piace questo nuovo personaggio?
Un bacio a tutti!
⭐️❤️💬
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