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Capitolo 4

Nian's POV
Una volta arrivati davanti al palazzo tanto alto quanto diroccato il biondino davanti a me si ferma di colpo e indica il terzo piano dell'edificio.
"Quella è la mia finestra." Dice voltandosi verso di me con un sorriso.
"Allora io va-" Non faccio in tempo a finire la frase che Eli mi fa degli occhioni dolci da cucciolo senza che io ne capisca il perché.
"Fermati qui." Mi dice.
"Ma se mi conosci appena?"
"Di solito passo la notte con gente di cui nemmeno so il nome, e poi mi fido più di te che di chiunque altro uomo, sei insolitamente gentile." Gli faccio un sorriso un po' goffo e lui ricambia.
"Perché dici così?" Gli chiedo.
"Forse sei abituato alla vita terrena ma qui sono tutte brutte persone, ognuno pensa a se stesso e a nessun altro."
"Lo so, ma io non ne vedo il motivo, non sono una brutta persona. E se posso preferisco aiutare."
"Strano come punto di vista, anche se la cosa più insolita è sentir dire ad un assassino che non è una brutta persona." Giro lo sguardo cercando di non dare peso alle parole di Eli, mentre sprofondo nei miei pensieri sento una mano sulla spalla che mi fa tornare alla realtà.
"Se li hai uccisi vorrà dire che se lo meritavano." Mi dice con un sorriso, già... io almeno l'ho sempre pensata così, li ho uccisi perché lo meritavano...
"Avanti Daddy non ci pensare." Dice il biondo sottovoce, il mio viso inizia a  bruciare d'imbarazzo mentre lo guardo cercando di sembrare arrabbiato. sembra una fragola. lo so purtroppo.

L'appartamento di Eli non è disordinato quanto pensassi, ciò non toglie che in confronto al mio sembri una specie di dimenticatoio con dentro qualsiasi cosa. Il ragazzo fa per entrare in una stanza, apre la porta e la richiude subito, ho visto solo un letto per cui immagino sia camera sua.
"Qualcosa.. non va?" Gli chiedo vedendo che è arrossito leggermente, scuote la testa ed entra nella stanza chiudendomi fuori, ne esce dopo poco con in mano una busta piena di qualcosa che non riesco a vedere, nasconde la busta dietro ad un divanetto e mi lascia finalmente entrare.
"Cosa c'è in quel sacco?" Gli chiedo indicando la busta nera che spunta da dietro il divanetto.
"Pft, riviste... sai com'è ci si annoia." Lascio perdere l'argomento ed entro nella sua stanza, ha le pareti completamente grigie con un paio di chiodi vuoti, il pavimento fatto di qualcosa simile al legno, un letto, due comodini, una poltroncina nera e un armadio dello stesso colore.
"Ti piace?" Mi chiede controllando freneticamente in giro.
"Direi di.. sì..?" Non so bene come rispondere, non sono mai entrato nella stanza da letto di qualcun altro con il permesso del proprietario.(Non fatevi strane idee, intendo che per uccidere le vittime entrava anche nelle loro camere)
"Puoi anche sederti se ti va, non serve tu stia lì impalato." Annuisco, mi siedi sul letto e mi accorgo subito che è molto più morbido del mio. Dopo poco il biondino mi raggiunge e mi guarda.
"Sei a disagio?" Mi chiede. Sì che sono a disagio.
"Io? Figurati." Continua a fissarmi e per pochi istanti mi sento come se sappia che mento, non è così difficile da capire ma mi fa uno strano effetto comunque.
Si alza, va verso l'armadio e comincia a togliersi il top.
"Non potevi dirmelo che ti cambiavi?!" Gli chiedo voltandomi verso il muro.
"Non pensavo ti desse fastidio, siamo entrambi maschi alla fine." Ha ragione, perché dovrei imbarazzarmi, è esattamente come me. Mi giro ma appena lo vedo non riesco a toglierli gli occhi di dosso, di colpo volta la testa e incrociamo lo sguardo.
"Non vuol dire che puoi fissarmi come un maniaco però."
"Dimmi cosa vuoi che faccia allora." Gli chiedo coprendomi gli occhi.
"Vienimi ad aiutare idiota, mi sono incastrato il collarino con la maglia." Mi alzo e vado verso di lui sentendo il mio cuore accelerare ad ogni passo.
"Co-cosa devo fare?" Chiedo senza guardarlo troppo.
"Ehm.. guarda se riesci a scastrare il collarino." Mi avvicino con le mani al gancio che chiude la fascia che il ragazzo ha al collo e lo sgancio, di conseguenza Eli riesce a togliere la maglia, si volta e mi guarda un istante.
"Grazie." Dice sorridendo, bisbiglio un "non c'è di che" Subito prima di andarmi a sedere sul letto per tornare a fissare il muro. Il mio cuore non è così agitato da non so quanto tempo, forse la prima volta che ho ucciso una persona batteva tanto forte. So che è macabro come paragone, ma mi sento come quella volta.


Per il personaggio di Nian mi sono ispirata, oltre che al demone giapponese che ha paura del rosso e dei rumori forti, a Dexter, il protagonista dell'omonima serie TV

Sono entrambi serial killer complessati e hanno quasi paura di loro stessi e dei loro sentimenti, in oltre il fatto che entrambi abbiano questo senso di inadeguatezza, secondo me, li rende molto simili. E basta, era una piccola curiosità per comprendere meglio il personaggio.

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