Capitolo 14
Nian's POV.
"Per ora non sono riuscito a trovare un letto per te." Dico ad Eli mentre entriamo nell'appartamento che ormai posso definire nostro.
"Non pulisci mai?" Si intromette Alice superandomi e guardando la polvere che si trova un po' ovunque a casa mia.
"Non ho mai il tempo." Invento chiudendo la porta dietro al ragazzo biondo.
"Ma se sei sempre in giro a fare nulla." Sembra una specie di genitore iper protettivo in questo momento, Eli nasconde la sua risata con la mano mentre io guardo Alice girare per tutte le stanze e controllare quanta polvere ci sia su ogni singolo centimetro del pavimento e dei mobili.
"Ricordami di venire a pulire un giorno."
"Va bene, puoi uscire ora? Per favore?" Chiedo alla mora che di risposta incrocia le braccia e mi guarda storto.
"Vedi di mettere a posto questo disastro." Mi ripete prima di uscire, annuisco battendomi il palmo sulla fronte prima di tornare a guardare Eli.
"Se ti va bene possiamo dormire assieme, altrimenti c'è sempre il divano." Dico al ragazzo di fronte alla mia camera.
"Non preoccuparti, mi piace dormire con te." Mi fa l'occhiolino e distolgo lo sguardo appena sento il mio viso scottare, assieme a tutto il resto del mio corpo.
"O-ok." Entra in camera mia e apre l'armadio, quasi vuoto, appesa c'è solo una felpa verde col cappuccio e un paio di pantaloni neri.
"Hai solo questi vestiti?" Mi chiede confuso.
"Bastano e avanzano." Rispondo richiudendo le ante.
"Ci staranno meglio i miei allora." Annuisco e sospiro rumorosamente non avendo mai avuto tanta ansia addosso.
"Vado a prendere le mie cose e torno." Dice uscendo di corsa dall'appartamento, non riesco nemmeno a chiedergli se gli servisse una mano così resto solo, sul mio divano senza la minima voglia di alzarmi... finché non sento bussare alla finestra, esattamente come ieri notte.
"Buon pomeriggio Anthony." Ginger...
"Vai via."
"Ora la troia vive con te?" Mi alzo senza riuscire a trattenere tutta la rabbia che mi da velocemente alla testa.
"Non nominarlo chiaro? Lui è molto meglio di te."
"Oh lo so, tu ti sei innamorato di lui purtroppo." Resto in silenzio senza riuscire ad ammettere a me stesso che quello che ha detto è vero, mi sono innamorato di Eli.
"E purtroppo non accetto che le puttane tocchino le mie cose."
"Non sono una tua cosa." Sbatto il pugno contro al muro di fianco alla finestra sentendo la mia mano pulsare mentre i miei occhi bruciano di pura rabbia.
"Prima o poi lo sarai. Appena mi sbarazzerò del tuo caro Eli non potrai far altro che venire da me."
"Non lascerò che tu gli faccia del male." Cerco di mantenere la mia voce calma anche se è una vera sfida
"Vogliamo scommettere?" Mi trattengo dal prendere il mio coltello dal comodino di fianco a me, nonostante vorrei solo farla fuori.
"Possiamo stringere un patto, da assassino ad assassina, io non farò nulla a quella puttana bionda se tu ti dimenticherai per sempre di lui." Non potrei, anche se volessi scordarmi di Eli non ne sarei in grado.
"Non stringo patti con i mortali, o con i morti." Tiro le tende della finestra tornando sul divano, mi mordo le dita fino a farmele sanguinare tanta è la rabbia che mi circola nel corpo in questo momento. Non posso accettare che lei si comporti così per un mio stupido errore, ora l'esistenza della persona a cui mi sono legato di più in tutta la morte è in pericolo, solo a causa mia. Un pensiero macabro mi balena nel cervello come un flash, prendo il mio coltello e lo estraggo dalla sua fodera nera fissandolo qualche istante, ha una lama di poco più di venti centimetri ed un'impugnatura di colore verde perfetta per la mia mano. In un caso disperato io potrei salvare l'esistenza di Eli... lo potrei far rinascere ma non so se ne avrei la forza ... per salvarlo la mia lama dovrebbe essere l'ultima arma a colpirlo, in breve dovrei pugnalarlo... scaccio il pensiero sperando di non doverlo fare mai. Richiudo il coltello nella fodera e lo nascondo in una tasca dei pantaloni pregando non so quale essere di aiutarmi.
"Sono tornato!" La voce di Eli all'ingresso mi fa sorridere, gli vado incontro e lo abbraccio facendogli cadere una scatola che reggeva in mano.
"Che succede Ni?" Lo stringo ancora finché non ricambia.
"Non mi lasciare, resta con me... per sempre."
"Mi spaventi, è tutto a posto?" Sento la sua voce preoccupata mentre allunga il braccio per accarezzarmi i capelli.
"Ora che sei qui è tutto perfetto."
"Aw, che dolce il mio Daddy." Controvoglia lo lascio andare e, facendo finta di nulla, lo aiuto a sistemare i suoi vestiti e i suoi vari oggetti nella stanza da letto sentendo una specie di dolore al cuore ogni volta che mi sorride.
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