Oltre la Superficie pt2
Il test di letteratura era un tema.
Per di più su fatti accaduti o sui libri letti.
Gabri aveva avuto la possibilità di conoscere i fatti accaduti nel mondo esterno soltanto cinque mesi fa e i libri che aveva letto trattavano solo di argomenti scientifici, chimica e agenti atmosferici.
Nessun romanzo, anche soltanto per bambini. Perciò aveva deciso di scrivere una delle storie che Shakoma aveva raccontato a loro, la sua preferita.
Parlava di un ragazzo, Jim qualcosa, che si imbarcava in un'avventura su una nave volante, che poi si scopre piena di pirati, alla ricerca del Capitano Flint, un vecchio pirata che era in grado di rapinare vascelli pieni di gioielli per poi sparire senza lasciare alcuna traccia.
Riteneva che quel Jimbo fosse fortissimo, con la sua intelligenza era riuscito a salvare l'intero equipaggio dall'esplosione del pianeta del tesoro (perché la storia si svolgeva nella galassia). Voleva essere intelligente e in gamba come quel ragazzo.
Però scriverne il riassunto su un foglio cercando di renderne leggibile la scrittura non era per niente facile e così, mentre quasi tutti avevano già iniziato la bella copia, lui era ancora a metà con la brutta.
Gli dolevano le dita per quanto aveva stretto la penna.
Fu un sollievo quando arrivò l'ora di pranzo. Persino i suoi amici erano sfiniti.
Cinque ore consecutive di test era parecchio stancanti.
Quando giunsero al proprio tavolo si accasciarono tutti a peso morto sulle sedie.
Paulo, già presente, li guardò sghignazzando. «Sembrate degli zombie viventi» commentò portandosi un bicchiere d'acqua alle labbra.
«Lo zombie è un cadavere che è già stato rianimato ma a cui il cervello non funziona più, quindi il termine vivente accanto è completamente inutile» disse con un filo di voce Gabriele. «Ho bisogno di cioccolata.»
«E io di qualcosa di gassato.» aggiunse Nick allungando pigramente la mano verso il telecomando per ordinare il cibo.
«Invece io voglio soltanto mangiare qualcosa» fece Dri lanciando una veloce occhiata a Nguyen «Ragazzi, credo che Yen si sia addormentata di nuovo.»
Fahed sbuffò. «Sarebbe la terza volta in questa mattina»
Gab si tirò leggermente su in modo da stare più comodo. «Fahed dovresti smetterla di sbuffare così tanto, rischi di trasformarti in un treno.»
Paulo cominciò a tossire forte colpendosi piano, rispetto alla sua solita forza, il petto con un pugno.
Gli altri lo guardarono preoccupati. «Paulo? Stai bene?» gli chiese Adriana sinceramente allarmata.
Lui fece segno dell'okey con le dita. «A meraviglia guarda...» rispose con voce fiebile «Sto soltanto soffocando perché mi è andata un po' d'acqua di traverso, niente di che.»
«D'accordo sei sarcastico» fece lei alzandosi dalla sedia. «Fatti aiutare» disse avvicinandosi all'argentino ma lui la bloccò immediatamente.
«Non ho...» tossì «Bisogno d'aiuto!» disse con un altro colpo di tosse. «Passerà»
Gabriele appoggiò i gomiti sul tavolo guardandolo con un sorrisetto affabile sul volto. «Stavi ridendo alla mia battuta Paulo? È per questo che ti è andata di traverso l'acqua, vero?» mormorò divertito «Su dai, ammettilo che sotto sotto ci trovi divertenti.»
L'altro gli lanciò un'occhiataccia. «Ma neanche tra milioni di anni.»
«Però tu pensi che noi siamo divertenti» insistette Gab continuando a ridacchiare. Il sorriso però si spense non appena vide chi stava venendo incontro a loro.
«Dalla tua espressione deduco che sei contento di vedermi.» fece Elliot con tono beffardo posizionandosi dietro la sedia di Paulo.
«Così felice che potrei buttarmi da un burrone.» rispose per le rime l'italiano «Ma scusa, tu non hai un tavolo dove pranzare con quelli del tuo anno?»
«Vengo qui per fare due chiacchere con il mio amico Paulo. Non posso?» Elliot ghignò superbo fissando con superiorità Gabriele.
«Nessuno ti direbbe nulla in contrario ma sai, ogni volta che vieni qua finisce sempre con te che c'insegni quanto siamo deboli e stupidi. Sta cosa, stranamente per te, non ci risolleva affatto il morale.» cominciò Gab con tranquillità. «In più, non so se ti ricordi visto che è accaduto tanto tempo fa, ma ieri ti ho decisamente battuto in quello scontro. Secondo i patti tu ora dovresti voltarti e tornartene al tuo tavolo senza darci fastidio.»
Il ghigno divertito di Elliot si trasformò in una smorfia irritata. Non doveva piacergli per nulla il fatto di aver perso. «Uno scontro non è nulla. Ne voglio un altro!»
Gabri sospirò seccato «Mi dispiace ma mi tocca declinare la tua gentile offerta. Avevi chiesto una battaglia e l'hai avuta, non ce ne sarà un'altra.»
«Dì la verità!» esclamò l'inglese infastidito. «Sei soltanto una femminuccia che non ama battersi, altrimenti non avresti combattuto in quel modo ieri sera. Un vero uomo affronta il suo avversario in uno scontro diretto e non tramite subdoli giochetti come i tuoi!» sorrise poi maligno «Non è la verità? Non è il tuo stile quello di evitare gli attacchi dell'avversario per poi ingannarlo? Come possono i tuoi amici fidarsi di te se dimostri di essere così subdolo?»
Gli occhi di Gab si assottigliarono ma non disse nulla per una volta. Gli tornarono in mente i suoi incubi, lui che infrangeva la promessa e se ne andava via da Dri.
Gabri teneva veramente molto ai suoi amici, non avrebbe mai potuto tradirli. Ma non sapeva cosa rispondere a quella provocazione stavolta.
A quel punto decise d'intervenire Adriana «Elliot, senti. Il mio amico qui a fianco...» indicò Gabri «Ha cercato di farti capire nel suo modo più gentile possibile. Avete fatto un accordo, Gab ha vinto lo scontro e tu non devi infastidirci mai più.» gli spiegò con calma ma non vi era alcuna traccia di sarcasmo o ironia nella voce. Stava per continuare a parlare ma l'inglese glielo impedì. «Ma che t'impicci? Lurida Omèga.» la prese per il braccio strattonandola senza dare il tempo di reagire ai suoi amici. «Non affari che riguardano un nullità come te!»
Fece per tirarla a terra ma all'improvviso le iridi della ragazzina si illuminarono di luce propria. Entrambi si immobilizzarono nella posizione in cui si trovavano.
Con lentezza Elliot mollò la presa su di lei e si appoggiò al tavolo con gli occhi sbarrati.
Dri riuscì a tenersi dritta ed a mantenere un'espressione impassibile di fronte a quello che stava vedendo e provando, seppur con evidente fatica.
«Assomigliare a tuo padre non ti renderà migliore di lui» gli disse con della tristezza nella voce, le sopracciglia le si piegarono mostrando dispiacere «E tu non vuoi questo.»
Per la prima volta, i ragazzini del blocco C22, videro la paura, la tristezza e rabbia tutte insieme, passare sul viso di Elliot al posto della sua arroganza e superbia.
Il ragazzo trasalì appena udì quelle parole, alzò la testa incredulo. «Co-Come.... fai?» non riusciva neppure a parlare per bene.
Sgranò ancor di più gli occhi, il volto pallido.
Drignò i denti spaventato e scosse la testa, come se stesse cercando di scacciare delle voci dalla propria testa.
«Lo... penserò sempre!» gridò stringendosi il capo tra le mani, i presenti lo guardarono intimoriti ma anche parecchio confusi.
Anche Adri non riusciva a capire cosa stesse esattamente succedendo mentre le iridi tornavano normali.
«I deboli... sono destinati a soccombere ai più forti» disse a fatica il ragazzo ansimando leggermente. «È questa la legge della natura. Lo è sempre stata e per sempre lo sarà, niente potrà cambiarla! Chi non lo capisce è soltanto uno stupido ingenuo. Uno sciocco, un debole!» le ultime parole quasi le sputò.
Aveva nuovamente rialzato il viso e cercava di guardare con superiorità Dri ma aveva gli occhi rossi dal pianto che stava tentando con tutte le forze di trattenere. La bocca serrata in una smorfia di dolore.
Con movimenti rigidi diede a loro le spalle e se ne andò con un finto passo fiero. Tutto pur di salvare le apparenze seppur era abbastanza evidente che l'unica cosa cui l'inglese voleva fare era correre fuori dalla stanza per piangere in pace.
«Goodbye Omèga» riuscì a dire allontanandosi da loro.
Gab e gli altri rimasero a fissarlo fino a quando Elliot non oltrepassò le porte della mensa.
Che cosa aveva trovato Adri in lui da provare così tanto dolore?
La ragazzina, sfinita, si lasciò cadere nuovamente sulla sedia mentre si massaggiava le tempie «Accidenti...» mormorò tra sé e sé.
Paulo alternava lo sguardo tra lei ed il punto dov'era sparito Elliot, ancora incredulo a ciò che aveva appena assistito, deglutì a disagio. «Io...credo che me ne vado.» mormorò con tono incerto avviandosi verso il suo gruppetto di amici.
Il tavolo del Blocco C22 rimase in silenzio per diversi minuti, anche quando finalmente il cibo era arrivato. Tutti lanciavano di tanto in tanto occhiate ad Adriana ma nessuno osava chiedere nulla.
Il primo a decidersi a parlare fu Gabri. Mollò sul piatto la forchetta con i maccheroni e fece «Okey, credo che questo ce lo stiamo chiedendo tutti e non possiamo iniziare un altro discorso senza fare finta di niente» cominciò «Perciò: Dri, che cosa hai visto nell'anima di Elliot? Che cos'ha da averlo ridotto in quello stato?»
Adri giocherellò distrattamente con il cibo per qualche minuto prima di rispondergli «Non me la sento di raccontarvelo ora. Vi dico soltanto che lui ha avuto un'infanzia fin troppo orrenda. Il suo comportamento è il riflesso di quanto gli è successo da piccolo.»
Gabri incrociò le braccia al petto e aggrottò le sopracciglia. «Posso cercare di capire. Ma non per questo è giustificato a trattarci così.»
«Che gli è successo da indurlo ad essere così prepotente?» domandò Nick mordicchiando con poca voglia un cheeseburger ancora caldo.
«Te l'ho detto, non riesco ha dirvelo ora. È stato molto forte pure per me» mormorò Adri chinando il capo, da un occhio le scivolò giù una lacrima.
A Gabriele non le sfuggì. Lasciò stare la propria pasta e si avvicinò all'amica abbracciandola con affetto facendo in modo che lei potesse appoggiare il viso sulla sua spalla.
Era il suo modo per darle sostegno, farla sentire al sicuro e mai sola.
Che si sarebbe stato sempre per lei.
Rimasero così per un paio minuti fino a quando Dri si scostò leggermente e lui sciolse l'abbraccio.
La ragazzina lo fissò negli occhi ringraziandolo semplicemente di esserci ed ognuno tornò a sedersi al suo posto.
«Comunque Gab ha ragione» disse Adriana infilzando un paio di penne con il pesto. «Anche se ha sofferto molto durante l'infanzia, questo non giustifica il suo comportamento che ha un po' con tutti. Ho cercato di farglielo capire, adesso tocca a lui cercare di cambiare.»
«Speriamo, magari potrebbe rivelarsi una persona simpatica.» disse con un po' più di allegria Nick.
Fahed intanto era impegnato e colpire appena con il manico del cucchiaio la testa di Yen, ancora appoggiata al tavolo. «Non ci posso credere che è riuscita a dormire per tutto questo tempo.»
Non era sicuramente nei suoi piani, ma quella frase riuscì a riportare un po' di allegria sollevando l'umore grave di prima del gruppo.
Questo bisognava ammetterlo.
~~•~~
Quella sera, dopocena, decisero di andare alla Sala Giochi per rilassarsi dopo un pomeriggio di lezione abbastanza stancante.
Una volta entrati nel salone puntarono subito un videogioco sul ballo che bene o male a tutti e cinque piaceva trovandolo, come quasi sempre capitava, libero.
«Gabri, io ti sfido ad una gara di ballo!» dichiarò Nick con una tale solennità da farlo risultare appositamente molto buffo. Lui era il più sfegatato con quel videogioco, occorreva tanta fatica e tempo riuscire a trascinarlo via.
Siccome gli piaceva un sacco ballare talvolta cercava d'imparare di nascosto alcuni dei passi dei livelli più difficili assieme a Gabriele, quest'ultimo trovava alcune di quelle acrobazie particolarmente interessanti.
Guardando la posa che l'australiano aveva assunto, Yen e Fahed risero divertiti, Dri invece tenne le borse di entrambi.
«Accetto la sfida.» fece Gabri sorridendo vivacemente mettendosi in posizione in una pista di ballo virtuale. Davanti a loro apparirono degli avatar il cui compito era mostrare i movimenti da fare agli sfidanti, da quanto Gab aveva capito si trattava di una versione piuttosto recente uscita da quasi un anno e che costava una vera fortuna tant'è che erano davvero in pochi a riuscire a permetterselo. A quanto pare gli Eroi facevano parte di quella piccola percentuale, c'era da chiedersi quanto effettivamente guadagnassero o se fossero sostenuti economicamente da qualcun altro. Da qualche parte i soldi dovevano pur arrivare. «Musica?» domandò stirandosi leggermente le braccia, pronto a ballare.
«Funky ovviamente!» esclamò il piccoletto sistemandosi a fianco. «Vedrai, stavolta ti batto!»
L'italiano ridacchiò. «Naaah»
Pochi istanti dopo cominciò una musica inusuale in quei anni ma che aveva un gran ritmo ed era molto più ballabile di un hard house, all'hard core o ad altri generi musicali tipici dei loro anni.
Entrambi i ragazzini si impegnarono a copiare i movimenti dei loro avatar che avevano di fronte. Ad ogni passo esatto ricevevano tre punti mentre ne perdevano cinque ogni volta che invece ne sbagliavano uno. Siccome il loro gruppetto passava quasi tutte le serate con quel gioco, la maggior parte dei ragazzi preferivano più videogiochi incentrati sulla guerra o sulle battaglie e perciò non c'era mai una gran fila ad attendere il proprio turno, erano decisamente migliorati nei passi e riuscivano ad eseguire i movimenti della fase intermedia quasi con precisione.
Presto sarebbero riusciti a fare anche il livello estremo.
Quando finirono di ballare, entrambi finirono con lo stesso identico punteggio, i due ragazzini si trovavano senza fiato.
«Cavolo...» biascicò Nick cercando di riprendere il respiro. «Certo che questa musica è bellissima»
Anche l'altro annuì. «Già... confermo» si tirò su dritto e guardò divertito l'amico. «Te l'avevo detto che non avresti vinto.»
L'australiano gli lanciò un'occhiataccia. «Siamo arrivati pari.»
«Dai adesso tocca a noi!» esclamò Fahed cercando di spostare Nick dalla sua postazione.
«No!» ribatté lui. «Mi ha gasato troppo! Ne voglio fare un'altra!» poi tornò a tenere d'occhio Gab «Pronto per la rivincita?»
Per tutta risposta lui scrollò con tranquillità le spalle «Si vedrà!» poi fece l'occhiolino ai tre compagni restanti «Prometto che dopo giocate anche voi.»
Fahed sbuffò poco convinto intanto che raggiungeva imbronciato le ragazzine. Dri e Yen gli fecero segno di aspettare, in un modo o in un altro avrebbero giocato anche loro.
Fu di nuovo Nick a scegliere il brano, con il disappunto di Gabriele, ma per sbaglio scelse uno di quelli del livello avanzato.
La musica era molto più veloce e ritmata, i rumori degli strumenti utilizzati era strani. Più ritmata e veloce.
I passi degli Avatar erano quasi impossibili; o muovevano i piedi in maniera forse un po' troppo veloce o eseguivano addirittura dei movimenti a terra ruotando sulla testa o sulla schiena.
«Ma che...» riuscì a dire Nick nonostante il fiatone «Che razza di passi sono questi?»
«Zitto e balla» lo riprese Gabri con un sorriso sulle labbra. Quei movimenti erano troppo assurdi ma allo stesso tempo formidabili.
Era davvero possibile ballare in quel modo? Se sì doveva assolutamente imparare quei passi.
Siccome quello era uno stile che non avevano mai sperimentato, sia lui che Nick ebbero dei punteggi scarsissimi ma Gabri riuscì a fare almeno un giro su sé stesso appoggiando soltanto la schiena sulla piattaforma di ballo.
Questo prima di sbilanciarsi rischiando di scivolare perdendo così il ritmo.
Nel momento in cui la canzone terminò si appoggiarono l'uno sull'altro, sfiniti.
Dietro di loro si udì il rumore di un paio di mani che battevano lente.
Entrambi i ragazzini si voltarono e videro che al loro gruppetto si era aggiunto quello del Blocco C18 che li guardavano divertiti.
«Audrey!» esclamò d'istinto Nick non appena notò la propria Tutrice. «Ehm... che ci fai qui?»
Lei rise scuotendo la morbida e lunga coda bionda. «Non posso divertirmi un po' anch'io? Okey che sono la tua Tutrice ma ho bisogno anch'io di svagarmi un pochettino!»
«Sì giusto.» concordò frettoloso l'australiano scendendo dalla piattaforma.
Lo stesso fece Gabriele lasciando così il posto a Yen e Fahed e prese da Dri la propria borsa che Ada aveva regalato ad ognuno di loro per portarci l'astuccio ed i quaderni quando avevano lezione.
Ogni borsa era di un colore diverso dall'altra. Quella di Gab era color verde acqua con sopra ricamati dei disegni tribali con del filo azzurro e dorato.
In quel momento, all'interno di essa, si trovava anche il libro che aveva scelto di leggere per quel mese, un fantasy dalla trama molto intrigante.
«Non pensavo che foste tipi da videogiochi.» fece abbozzando un sorriso scaltro.
Choji gli rivolse un'occhiata divertita, le iridi grigie brillarono vispe. «Sei sveglio ragazzino» tra quei quattro ragazzi, il tibetano era quello che Gabri preferiva. Scherzoso, agile, con un gran carisma e sempre con la battuta pronta ma allo stesso tempo sfuggente come l'aria che controllava.
Spesso lo vedeva che fissava il cielo desideroso di poter volare e Gabriele non poteva che condividere quel forte desiderio. Anche lui desiderava soltanto librarsi in aria e lasciarsi trasportare dal vento, ma almeno di recente aveva scoperto che era in grado di farlo. Al contrario, il massimo che Choji poteva fare era volteggiare a mezz'aria per qualche minuto prima di ritornare a terra.
Vivian si portò una mano dietro al collo massaggiandoselo. «In effetti nessuno di noi quattro amiamo particolarmente i videogiochi. Però questa sera avevamo voglia di fare qualcosa di diverso dal solito e volevamo provare questo ma quanto pare l'avete già occupato voi.» spiegò.
Intanto Fahed e Nguyen avevano già selezionato il brano da ballare, probabilmente uno del livello base visto che il marocchino non se la cavava granché con il ballo.
«Perché entrambi gli avatar sono femminili?» lo si sentì dire confuso.
Ghaith li fissava arcigno con le braccia incrociate al petto. «Era la prima volta che ballavate un pezzo break vero? Perché avete fatto decisamente schifo.»
«Ghaith, che cosa ti ho detto?» fece Vivian senza guardarlo.
Il ragazzo alzò gli occhi scocciato. «Di essere meno schietto e brusco con gli altri» recitò a macchinetta.
La ragazza brasiliana annuì soddisfatta della risposta «Esattamente, bravo.» Ghaith sbuffò ma non ribatté.
«Secondo me non ve la siete cavata troppo male per essere la prima volta» disse invece Audrey allegra.
Adri si avvicinò ai ragazzi più grandi ridando indietro la borsa di Nick al suo proprietario che ancora non se l'era ripresa. «Che cos'è la break?»
«Era quel ballo di prima?» fece invece Gabriele.
Choji annuì. «È uno dei tanti stili di ballo. La breack dance fa parte della street dance, cioè balli di strada.»
«Purtroppo in molti stati del mondo sta andando in disuso poiché la musica tipica per ballarla non esiste più al giorno d'oggi a meno che non si trovino le cassette adatte. Così molti altri tipi di danze caratteristiche di un posto.» continuò Vivian rammaricata «Nei paesi meno ricchi però si possono tuttora trovare persone che ancora mantengono le loro tradizioni ed i loro balli. Ad esempio nella favela dove vivevo io è ancora presente la samba, una danza tipica del mio paese. Così anche la capuera.»
«Ma perché negli altri paesi più ricchi non si fanno più questi balli?» domandò Gabri aggrottando appena le sopracciglia confuso. Erano balli così belli quelli.
«Qui ti posso rispondere io stavolta!» esordì Nick, orgoglioso di sapere qualcosa in più del suo amico. «Moltissimi dei balli a cui Vivian si è riferita sono danze popolari oppure per l'appunto di strada, come a quanto pare la breack, perciò le classi più agiate non si abbasserebbero mai a tale rango. Di conseguenza pure alcuni delle classi inferiori, per non risultare come degli incivili davanti ai ricchi, tendono a rifiutare tali balli.»
«Stessa cosa con la musica» aggiunse Choji accigliandosi seccato. «Vanno di moda tutte i generi da discoteca come la New-Wave, la Noise o la Psichedelica. Tutte musiche prodotte con strumenti puramente elettrici che solo i ricchi possono permettersi, per questo tutti gli altri generi risultano quasi scomparsi.»
Adriana giocherellò con il medaglione-carillon che portava al collo rammaricata. «È un vero peccato...»
Gabri non poteva che concordare con lei, così tante musiche diverse tra loro scomparse o quasi soltanto per poter compiacere alla società. «Quali altri generi esistevano una volta?»
Audrey sorrise tristemente. «Tantissimi, troppi da riuscire a ricordarseli tutti.»
«Mannaggia, mi sarebbe veramente piaciuto poter ascoltarne qualcuno» sospirò il ragazzino dispiaciuto.
I quattro ragazzi si scambiarono un'occhiata complice, poi Choji si rivolse a Gabri sorridendo astuto. «E perché non puoi? Se davvero ti piacerebbe ascoltarne qualcuno noi conosciamo il posto giusto.»
Gab sollevò un sopracciglio guardandoli diffidente. «Davvero?»
«Certo! Per chi ci hai preso?» sbottò Ghaith «Per dei bugiardi?»
Anche Dri era un po' confusa. «Ma non avevate detto che...»
«I gruppi o cantanti di qualsiasi altro genere hanno cessato di esistere qualche secolo fa, ma i loro brani continueranno comunque ad esistere tramite i supporti tecnologici che invece quelli possono essere alla portata di molti.» completò Vivian. «Su dai venite, vi facciamo vedere» l'invitò a seguirli ridacchiando.
Nick spostò lo sguardo dubbioso. «Proposta molto allettante, davvero» cominciò titubante. «Ma propongo di posticiparlo di qualche minuto così che tutti noi possiamo ammirare questo magnifico spettacolo.» detto questo indicò con un'espressione divertita gli altri due componenti del Blocco C22 ancora intenti a ballare.
Il motivo per la quale entrambi gli avatar fossero femminili era che la canzone scelta, tra l'altro una piuttosto antica (addirittura precedente alla Terza Guerra Mondiale), aveva dei movimenti particolarmente femminili.
Nguyen li eseguiva senza problemi alla perfezione, Fahed invece ne stava sbagliando un bel po' ma non per via della difficoltà della canzone tanto più perché era vistosamente imbarazzato di dover ballare quella maniera.
Non appena lo vide, Gabri non riuscì a trattenersi dal ridere e Dri lo seguì a ruota, ciò non fece che aumentare il rossore sul viso del marocchino (per quanto non sarebbe stato possibile vista la sua carnagione scura).
Anche Yen se la rideva con gusto.
«Ma che tipo di ballo è questo? È ridicolo!» protestava il ragazzino mentre muoveva i fianchi in maniera molto impacciata.
«Dai Fahed! E scuotilo quel sedere!» lo prese in giro amichevolmente Nick ridendo, in cambio ricevette un'occhiataccia dal compagno.
«Taci» gli sibilò di rimando Fahed.
Gab ridacchiò quando gli venne in mente un'idea delle sue; si avvicinò all'australiano sussurrandogli «Ehi Nick, ti porti ancora dietro quella macchina fotografica?»
Inizialmente lo guardò senza capire. «Sì perc-» poi arrivò l'illuminazione «Oh... certo che l'ho!» rispose infine sorridendo beffardo, intanto che infilava la mano nella propria borsa dai colori vivaci estraendo la sua amata "Sally".
Se la mise al collo e cominciò immediatamente a fotografare la scena ignorando completamente le proteste di Fahed.
Dopo qualche altra risata Gabri fece a Dri «È ancora un po' troppo rigido con i movimenti»
Lei annuì ridendo «Decisamente.»
«Che ne dici se gli diamo una mano?» propose allora il ragazzino.
Adri sembrò soppensare l'idea di Gabri, alla fine sorrise divertita unendosi assieme a lui quel ballo imitati poi da Nick, che consegnò Sally nelle attente mani di Vivian.
Presto però anche lei volle partecipare trascinando con sé i propri compagni diventando un unico ballo di gruppo, anche se in realtà Ghaith era stato costretto a prendervi parte da Choji.
Inizialmente Fahed, quando vide che anche gli altri si erano messi a ballare con loro, ne rimase sconcertato ma gradualmente fu in grado di lasciarsi più andare e a divertirsi godendosi così di quel momento. Riuscì in questo modo a dimenticarsi dell'immenso imbarazzo provato prima.
Una volta finita la sfida si trovarono a ridere tutti assieme.
Avevano bisogno di serate come queste, per ricordarsi che, oltre ad essere degli Ultra o degli Eroi, erano prima di tutto ancora ragazzi con ancora voglia di ridere e scherzare.
«Ora che questa magnifica esibizione di gruppo è terminata...» inziò Choji asciugandosi la fronte dal sudore con la manica della sua felpa giallo-arancio. «Volete conoscere i vari generi musicali?»
Fahed sollevò il viso in direzione del ragazzo, era ancora piegato in due per riprendere fiato. «Generi musicali?»
«Mentre te eri impegnato a destreggiarti con quei passi da vera diva, Choji e gli altri ci hanno raccontato dei vari generi musicali che esistevano un tempo e ora ce ne vogliono far ascoltare qualcuno.» spiegò in breve Nick continuando a scattare foto.
Il marocchino si accigliò coprendo l'obbiettivo della macchina fotografica con una mano. «Potresti smetterla di registrare?»
«Negativo» rispose l'altro. «Dimmi signore, che cosa si prova ad aver perso in una gara di ballo contro la nostra ineguagliabile e incredibile ballerina Nguyen?»
«Nick, smettila!» lo avvisò Fahed guardandolo arcigno.
«Allora? Venite o no?» incalzò Vivian sorridendo dolce ai ragazzini.
Gabriele sorrise entusiasta. «Certo che veniamo! No?» esclamò lanciando un'occhiata a Dri, lei annuì con la stessa energia del suo amico.
«Allora seguiteci.» ordinò secco Ghaith. Nessuno dei ragazzini se la prese, erano ormai abituati ai modi bruschi del giovane Eroe. Era un modo tutto suo per essere gentile, totalmente opposto al carattere gioviale di Audrey o in contrasto con quello scherzoso di Choji.
Assieme ai quattro ragazzi, i più piccoli si avviarono verso l'uscita della Sala Giochi. Poco distante, Gabriele notò Paulo impegnato in un gioco dove doveva ammazzare degli zombie con un fucile. Una visiera particolare gli permetteva di vedere il gioco in 3D.
Ecco perché negli ultimi tempi aveva sta fissa con quei cosi stra inquietanti.
Certo che però era veramente bravo, aveva radunato attorno a sé una piccola folla di giocatori che lo acclamavano.
Da quello che stavano gridando aveva appena frantumato in mille pezzi il record precedente.
Non immaginava che Paulo se la cavasse così bene ai videogiochi.
Uscì dalla Sala mentre l'argentino si preparava ad affrontare un'altra massiccia orda di zombie, tutti ugualmente ripugnanti.
Gabri rabbrividì, non ci teneva di certo a provare un gioco del genere. Aveva già i suoi incubi a tenergli compagni, poteva farne tranquillamente a meno di quei esseri schifosi.
Scosse la testa cercando di scacciare dalla mente le immagini di quel videogioco e seguì gli altri.
Una volta arrivati nella zona del dormitorio, fin qui la strada la conoscevano tutti, i giovani Eroi guidarono i ragazzini tra i corridoi piene di camere conducendoli dalla parte opposta dove si trovavano le stanze del Blocco C22.
«Le stanze seguono un ordine di tipo: "la prima che che si libera", se capite cosa intendo.» spiegò scherzosamente Choji facendo l'occhiolino. Gabriele si sentì chiudersi lo stomaco, aveva capito perfettamente a cosa il ragazzo si stava riferendo e ciò non lo mise per nulla di buon umore. «Però c'è anche da dire che molte altre camere in più per non rischiare comunque l'imbarazzo di trovarsi un Blocco a cui non si sa quale stanza affidare» aggiunse poi veloce dopo che Vivian lo fissò severa.
Gabri trovò che per certi versi assomigliava a Dri, questa cosa lo fece sorridere.
Mentre continuavano a procedere lungo il corridoio, superarono una coppia che si baciava in maniera abbastanza appasionale appoggiata al muro.
Gabri non riuscì a nascondere la sorpresa quando vide che il ragazzo della coppia non era niente di meno che Elliot. Non sapeva perché ma proprio non se l'aspettava di trovarlo lì a pomiciare con una.
Normalmente dava l'impressione di un ragazzo arrogante con la capacità di irritare le persone con la sua sola presenza.
Anche l'inglese sembrò notarlo. Si staccò dal bacio rivolgendo un'occhiata di fuoco al ragazzino e si allontanò trascinando con sé la sua ragazza. «Andiamo Kri, cerchiamo un posto un po' più tranquillo.» disse scocciato con la tipa che mugugnava poco contenta e sorpresa da una reazione simile, il viso di lei era lievemente arrossito e i capelli tutti scompigliati.
La ragazzina con la quale stava pomiciando era una sua compagna di Blocco, Gab l'aveva intravista qualche volta alla mensa assieme agli altri tre del suo anno o con il gruppetto con il quale Elliot era solito a girare.
Aveva i capelli di un biondo ossigenato cotonati quasi con esagerazione e il corpo, coperto a malapena da un paio di pantaloncini e da una maglietta cortissima, era fin troppo magro. Il viso era quasi sempre truccato in modo da farla apparire molto più grande di quel che era veramente.
La vedeva spesso masticare dei chewing gum ma non aveva mai saputo quale abilità possedesse.
Adri lo strattonò delicatamente riportando Gabriele alla realtà. «Lascia stare» gli disse «Una volta che non ci da fastidio.»
«Hai ragione» concordò Gab incerto. In qualche modo beccare Elliot intento a baciarsi con la sua ragazza gli aveva cambiato il suo punto di vista che l'inglese. Per quanto fosse insopportabile e odioso, poteva anche voler bene a qualcuno.
Che era un ragazzo come un altro.
Per la prima volta da quando si erano conosciuti Adri interpretò male l'espressione sul viso di Gabriele. «Ti piace?»
«Chi?» domandò lui di rimando.
«Kristen» disse lei guardando in basso. «La ragazza che Elliot stava baciando»
Il ragazzino inarcò un sopracciglio confuso. «Perché dovrebbe piacermi?»
Dri rialzò lo sguardo incrociando le iridi dorate dell'amico, poi scosse la testa ridacchiano tra sé e sé. «Niente, lascia stare.»
Gabri la scrutò sospettoso. Voleva chiederle di più del perché di quell'improvvisa domanda, ma a quel punto intervenne Nick intromettendosi tra i due. «Avete visto? Elliot ha la tipa!» esclamò come se ci fosse qualcosa di divertente o d'impressionante. «Non pensavo che al Signorino-ho-la-puzza-sotto-al-naso potesse piacergli qualcuno!»
«In effetti questa cosa ha dell'incredibile.» commentò Fahed aggiungendosi anche lui al discorso.
A fianco a lui c'era Nguyen, la quale volle unirsi anche lei alla discussione. «Certo, lo so che benissimo quanto può essere antipatico, però io l'ho trovato così tenero mentre se ne andava via con la sua ragazza tutto rosso dall'imbarazzo di essere stato visto mentre pomiciavano.» disse con gli occhi che per poco non prendevano la forma di due cuoricini. «Aaahh, quanto sarebbe bello avere un ragazzo con cui farsi coccolare» aggiunse con espressione sognante.
Fahed prese a guardarsi attorno con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni, le gote di una sfumatura leggermente più rossa del solito. La cosa ovviamente non sfuggì a Gab e a Nick, che si scambiarono un'occhiata continuando a camminare sghignazzando appena.
Ad un certo punto i giovani Eroi si fermarono davanti a due porte, identiche a quelle delle loro camere, con sopra scritto il numero del loro Blocco.
Furono le ragazze a fargli gli onori di casa, dato che sarebbero entrati nella loro stanza. La disposizione dei mobili era pressoché molto simile a quella che avevano anche loro, tranne per alcune decorazioni sulle pareti in stile tribale, un'amaca al posto del letto di Audrey, un tappeto enorme dai colori caldi ed esotici ed una tendina rossa ornata al bordo con delle perline azzurre sistemata sulla loro finestra (ogni camera aveva almeno una finestra).
I letti in più che avrebbero dovuto esserci erano stati invece eliminati acquisendo così molto più spazio. La cosa che però risaltava maggiormente in quella stanza erano la presenza di enormi casse addossate su una parete, almeno quattro mobiletti pieni zeppi di strani rettangolini non molto spessi dalla stessa forma e dimensioni ma dai colori differenti.
Sulla scrivania si trovava uno bizzarro strumento di legno dalla base quadrata a cui collegato si trovava un corno d'ottone dall'aspetto abbastanza invecchiato, accanto ad essi si trovavano altri quadrati simili a quelli che si trovavano all'interno di quei mobiletti ma molto più grandi e sottili.
I piccoli giravano per la camera ammirandola con la bocca aperta dallo stupore. «È bellissima...» fu il commento estasiato di Yen.
«Ha una così gran bella personalità.» dichiarò Adriana affascinata.
Nick si voltò verso di lei senza capire «Come fa una stanza ad avere personalità?»
Gabriele invece puntò dritto verso quell'oggetto col corno che si apriva in un fiore incuriosito, guardandone la struttura di certo aveva a che fare con la capacità di diffondere il suono. «Cos'è questo?»
Audrey lo affiancò «È un giradischi, o anche chiamato grammofono. La sua invenzione risale a tanti secoli addietro ma poco dopo la Terza Guerra tornò in voga, anche perché non erano rimasti molti oggetti per ascoltare la musica perciò ci si è adeguati.» spiegò la ragazza lucidando la parte in ottone del giradischi «Quest'esemplare è sopravvissuto per miracolo prima di arrivare a mia madre, che poi lo ha regalato a me» prese uno di quei quadrati enormi con stampe piuttosto antiche. Questa era prevalentemente grigio, nera e bianca con alcune tracce dorate, sopra vi era scritto "Armostrong". «Che ne dite d'iniziare con un po' di jazz?» propose facendo fuoriuscire un enorme disco nero lucido con il centro color giallo canarino.
I suoi amici si mostrarono d'accordo, tutti meno Ghaith che invece borbottò «Bah, sinceramente io preferivo un po' di dark metal»
«Forse dopo» gli disse incerta Vivian intanto che Audrey posizionava il disco sul grammofono e vi metteva sopra un cilindretto collegato allo strumento. Presto nell'aria si diffuse il suono di una tromba che formava una musica piuttosto tranquilla e serena.
I ragazzini non avevano mai sentito niente del genere prima d'ora.
«Aaahh, il grande Luis Armostrong.» sospirò Choji socchiudendo per pochi secondi gli occhi, rapito dalla musica. «Era veramente un bravissimo musicista. Tua madre è stata veramente in gamba a trovare un suo vinile.»
«Il vinile è quello che ha messo su adesso Audrey» chiarì Vivian notando la confusione presente nei ragazzini. «Quelle dentro gli scaffali invece sono delle cassette. Molte appartengono a gruppi morti anni, ma anche secoli, fa.»
Gab si guardò attorno estasiato. «Come fate ad avere così tante cose così antiche?»
Choji e Vivian si guardarono tra loro divertiti e risposero all'unisono, con loro si aggiunse anche Ghaith. «Audrey»
La ragazza scrollò le spalle come se fosse cosa da nulla. «I miei genitori appartengono alla Classe Sigma, quella dedicata all'Arte. Mia madre è una famosa restauratrice mentre mio padre è un liutaio. È stato lui ha trasmettermi l'amore e la conoscenza della musica. Mi ha raccontato che c'era molto di più di quello che ci fanno normalmente ascoltare alla radio» raccontò con voce nostalgica «Mi ha insegnato che c'erano altri generi, altre musiche, altre note, tutti diversi l'uno dall'altro e che era questo che li rendeva unici e meravigliosi alle nostre orecchie.» sorrise poi ai ragazzini «Beh, questo l'ha insegnato a me e a mio fratello. Lui ora sta studiando per entrare definitivamente parte della classe Mu.»
«Chi fa parte nella classe Mu?» domandò Dri.
«Tutti coloro che sono molto bravi con la tecnologia e con l'informatica» rispose pacata Vivian «È un'ottima classe. È grazie a lui se siamo in possesso di alcuni brani oggigiorno introvabili a meno che non si possegga un computer.»
«Computer?» Adriana aggrottando la fronte, non aveva mai sentito quella parola finora.
«È un coso elettronico che ti premette di fare calcoli, scrivere documenti, inviare e-mail e connettersi ad internet. Alcuno possono fare delle robe che non ti puoi neppure immaginare.» spiegò sbrigativo Gab «Sono quei scatoloni bianchi o grigi con uno schermo che stanno di sotto nel laboratorio. Max mi ha insegnato ad usarli, sono una figata pazzesca.»
Nick guardò perplesso l'amico. «Quello strambo di uno scienziato ti sta facendo usare i computer?»
«Devi avergli fatto colpo allora!» si complimentò ilare Choji. «Con noi è già tanto se ci fa toccare qualcosa»
Gab si morse il labbro, inquieto. «Più o meno... di solito lo fa per tenermi buono mentre lavora e non mi spiega veramente tutto perciò mi tocca impararlo da solo, solo di recente sta cominciando a prestarmi un po' più di attenzione» sbuffò seccato. «Vorrei tanto che qualcuno che m'insegnasse veramente e non basarmi solo sui libri»
«Bhe, adesso andiamo a far lezione con Ada e Andrea» gli fece ricordare Fahed.
«Non era quello che intendevo» ribatté l'italiano avvicinandosi alle casse osservandone la loro struttura cercando di capire il loro esatto funzionamento.
Vivian si alzò e si diresse verso uno dei mobiletti pieni zeppi di cassette aprendolo. «Noi ora siamo venuti qua per parlare di musica e di ballo. Non a quello che non ci permetto di fare o imparare, per quello c'è tutta la vita per discuterne o lamentarsi. Adesso pensiamo a rallegrarci un po'!» disse rialzandosi con la custodia di una cassetta in mano.
La lanciò a Ghaith il quale lo prese al volo e lo mise dentro ad una radio. «Che si aprino le danze allora»
«Musica maestro!» ordinò allegra Audrey al suo compagno intanto che l'altro, quello messo nel giradischi, finiva il suo giro.
E la musica partì, di nuovo.
Nelle due ore seguenti ascoltarono un brano dopo l'altro; passarono dal blues alla musica folkloristica, dalla dark alla gospel.
Sentirono pure dei pezzi metal che Ghaith apprezzò moltissimo, diversamente da quelli pop e dance.
Spesso non facevano arrivare neppure a metà di un album che subito lo cambiavano con un altro. I ragazzini erano curiosi, non ci potevano credere che potessero esistere così tanti tipi di far musica.
Non riuscirono ad ascoltare tutto o tutti i generi, erano troppi. Ma avevano tempo.
Audrey suonò a loro con una chitarra acustica alcune canzoni country ma soprattutto quelle rock'n roll che piacquero particolarmente ai ragazzini del Blocco C22.
Vivian aveva voluto far ascoltare a loro un paio di brani con la samba e cercato d'insegnargliela seppur con scarsi successi.
Ballarono tutti assieme la musica fonkie e hip-hop, scoprendo poi che Nick aveva una particolare predelizione per questo genere. Insisteva continuamente di lasciar andare avanti la cassetta fino alla fine, perciò si decise che per quella sera si sarebbero incentrato un po' di più su quella musica.
Audrey raccontò la storia, di come questi generi erano nati e dove, mentre Ghaith e Choji decisero d'insegnare ai ragazzini qualche passo d'hip-hop e di breack che avevano visto qualche anno fa su internet. Non si sapeva come, visto nessuno di loro possedeva un computer, ma non vollero spiegare nulla.
«Così la prossima volta eviterete di fare così schifo con quel gioco.» disse Ghaith con un lieve accenno di sorriso, segno che si stava divertendo e aveva preso i ragazzini in simpatia.
Un ottimo segno.
Durante un momento di pausa dal ballo, Vivian si avvicinò a Gabri porgendogli una bottiglietta d'acqua. «Avrai una gran sete dopo tutto quel movimento.»
L'italiano le rivolse un sorriso grato afferrandola. «Grazie» cominciò poi a bere a grandi sorsate ma decise di fermarsi almeno a metà, nel caso qualcuno avesse avuto bisogno di bere anche lui.
La ragazza brasiliana l'osservava divertita «Anche a te quindi piace l'hip-hop. Ti vedo impegnatissimo.»
«Da ballare sì, anche se mi aggrada più la breack.» rispose Gab guardando i propri amici che si stavano divertendo a fare dei passi idioti. Persino Fahed si stava lasciando più andare senza pensare se fosse sciocco o meno quanto stava facendo.
«Aggrada?» fece Vivian non riconoscendo quel termine.
«Mi piace, m'incuriosisce» spiegò allora il ragazzino sistemandosi la felpa legata in vita in modo che non gli scendesse giù.
La giovane Eroe continuava ad esaminarlo con uno strano divertimento negli occhi, come se fosse qualcosa che Gabriele non poteva ancora comprendere. «E da ascoltare? Ti piace?» gli chiese «Nel senso, ho capito che ti piace costruire oggetti o inventare cose. Se dovessi costruire qualcosa, ascolteresti queste canzoni per rilassarti?»
L'italiano si accigliò un poco ascoltando attentamente la musica funky che ancora risuonava nella stanza. «Uhm... non credo. Cioè, non mi dispiace affatto ascoltarla. È allegra e da la carica ma non mi dice niente, se dovessi sentirla mentre costruisco... credo che alla lunga mi stuferebbe.»
Vivian abbassò il capo ripetutamente come se avesse immaginato una tale risposta. «Non sarò un'esperta in musica ma, basandomi sulle tue reazioni ai brani precedenti credo di immaginare quale possa essere il tuo genere musicale» detto questo si diresse verso i mobiletti e prese a rovistare in ognuno di essi. «Accidenti, dove sono finiti tutti le cassette di art rock? Ero sicura che fossero qui!» imprecò ancora un paio di volte prima di prendere un album da un altro scompartimento. «Non è il tipo di rock che volevo farti ascoltare...» avvisò mentre tornava da Gabri «Volevo farti sentire qualche gruppo di art rock, è il genere preferito di Choji e voi due avete alcuni aspetti del vostro carattere molto simile perciò pensavo che sarebbe piaciuta anche a te» mormorò dispiaciuta. «Aaah... magari sarà per un'altra volta. Intanto però volevo farti ascoltare lo stesso qualcosa di quella famiglia musicale, spero che ti piaccia comunque.» infilò la cassetta dentro una specie di lettore adatto a quel supporto e vi collegò delle cuffie. «Mettile» lo invitò Vivian.
Un po' dubbioso Gab ubbidì, intravide la copertina dell'album ma non riuscì a distinguerne i disegni. Poi partì la prima canzone e il mondo attorno sparì.
Era totalmente diversa da tutto quanto avesse ascoltato fino ad ora.
Iniziava con paio di piccole note che parevano provenire dalle corde di una chitarra appena toccate per poi proseguire con un ritmo più sostenuto e coinvolgente accompagnata da quella che sembrava una batteria. Le dita dell'orfano presero inconsapevolmente a seguirne il tempo.
Era una musica particolare. Le parole pronunciate dal cantante parevano possedere un tono triste e frustrato allo stesso tempo. Come se fosse in qualche modo infastidito, disgustato, dalla società del suo tempo, dalle persone in cui vi vivevano, decidendo poi di riversare fuori quanto provava tra le note di quella canzone.
Gabri chiuse gli occhi, lasciandosi immergere completamente in quella musica.
"Niente più colori, voglio che diventi tutto nero.
Vedo ragazze camminare con i loro abiti estivi.
Devo voltare la testa finché la mia oscurità non se ne va."
Quando la canzone terminò, continuò lo stesso a tenersi le cuffie sulle orecchie ascoltando, rapito, le tracce successive.
Sarà stato per il ritmo della musica, della sua melodia o per le parole presenti nel testo, con le quali si sentiva stranamente affine ad esse, ma quella cassetta che Vivian gli aveva passato prese a piacergli in maniera particolare.
Verso la fine di uno degli ultimi brani sentì qualcuno scuotergli delicatamente la spalla. Aprì un occhio solo e si trovò di fronte le iridi argentate di Dri.
Vide le sue labbra muoversi ma non udì alcun suono, si tolse allora le cuffie porgendole all'amica. «Ascolta» la pregò.
Lei abbassò lo sguardo sulle cuffie poi di nuovo su Gab, fece uno dei suoi soliti sorrisi pieni d'affetto e prese le cuffiette indossandole.
Gabri osservò Dri socchiudere gli occhi concentrata, intanto attorno a loro il resto del gruppo o si trovava sul letto di Vivian o seduti sul tappeto. Nell'aria alleggiava ancora un pezzo hip-hop ma nessuno era impegnato a ballarlo, erano tutti troppo stanchi dopo tutto quel movimento.
Vivian si trovava seduta a gambe crociate per terra, teneva i lunghi capelli neri legati in un morbido chignon con qualche ciocca riccioluta che le ornava il visto bagnato dal sudore. La ragazza brasiliana gli rivolse un sorriso divertito.
«Che ne pensi?»
«Beh, l'ho ascoltata ininterrottamente per chissà quanto tempo totalmente preso dalla musica. Direi che proprio che mi è piaciuto.» le rispose Gabri, ora che tutta l'euforia se ne era andata sentiva le palpebre farsi pesanti. Chissà che ore erano adesso. «È stato molto interessante e mi è piaciuto molto come genere» decretò lasciando scappare un breve sbadiglio.
Lei ridacchiò. «Chi l'avrebbe mai detto che tu saresti stato un tipo da rock, anche se è ancora troppo presto per giungere a queste conclusioni e sei ancora un po' troppo piccolo per avere già un tuo genere deciso.» bofonchiò parlando tra sé e sé.
Gab cominciò a sentire la stanchezza e il sonno pervadere il suo corpo, non aveva voglia di fare molte domande e poi, per una volta, non ne aveva proprio nessuna da porre per quel momento fatta eccezione per le ore.
«Che ore sono?» chiese infatti strofinandosi stancamente un occhio.
«Mezzanotte e un quarto» a rispondere fu Nick mezzo sdraiato sul letto di Vivian, accanto a lui erano stesi Choji e Ghaith che già ronfavano alla grande.
Nguyen faceva a loro compagnia raggomitolata al centro del tappeto, Fahed l'osservava con un'espressione che era un intermezzo tra l'imbambolato e l'addormentato. Doveva essere abbastanza cotto anche lui.
«Caspita, che gran serata!» esclamò con un filo di voce Audrey stiracchiandosi, si alzò dal posto in cui si trovava e andò verso lo stereo spegnendolo facendo così scendere una cappa di silenzio nella camera.
Fahed si passò una mano tra i suoi radi capelli riccioluti sbadigliando «Non mi sono mai divertito così tanto»
«Non so perché ma non fatico affatto a crederci» commentò con un sorrisetto perspicace Gabriele.
Il marocchino lo guardò accigliato. «Che vorresti dire con questo?»
L'altro non mutò espressione. «Non offenderti ma tu spesso sei anche fin troppo rigido, devi imparare a lasciarti un po' andare. Un po' come hai fatto oggi.»
Nick si alzò dal letto e colse l'opportunità di scattare foto a tradimento ai due ragazzi più grandi. «Non sei più un Upsilon, puoi prendere la vita con un po' più leggerezza rispetto a prima» fece mostrandosi concorde con Gab.
«Ma neanche tanto invece» ribatté Audrey con lo sguardo basso, il tono sorprendentemente grave. «È meglio che vi godiate al massimo il periodo di apprendistato, specialmente questo vostro primo anno qui alla Villa. Non avrete poi più tanto tempo per gli scherzi e i giochi»
I ragazzini si guardarono tra loro preoccupati. «Che vuoi dire?» fece Nick agitandosi. Gabri guardò altrove, non voleva sapere realmente la risposta a quella domanda.
Vivian fissò l'amica severa «Niente, lasciate stare. È meglio per voi» li avvisò tesa. «Cerchiamo di non rovinare una bellissima serata come questa per favore, grazie.»
Gabriele non aveva bisogno di chiedere nulla, aveva capito cosa voleva dire. L'aveva notato negli sguardi degli Eroi più grandi, nei loro numeri presenti nei loro tavoli. Sempre inferiori a cinque.
Non era necessario fare alcuna domanda. Era già abbastanza chiaro.
Si voltò verso i suoi amici. «È ora di andare a letto prima che crolliamo anche noi.» affermò per poi scuotere leggermente il braccio di Adri, ancora intenta ad ascoltare la canzone che Gabri le aveva consigliato.
A quanto pare pure lei ormai non si reggeva più in piedi perché si era assopita con le cuffie alle orecchie.
Con espressione confusa se le tolse sbattendo gli occhi cercando di mettere a fuoco l'immagine davanti a sé. «Cos...»
«Ehi Dri, sveglia.» le sussurrò l'amico sorridendole con affetto. «È meglio che andiamo a dormire nei nostri letti, non credi?»
Ci mise un po' prima che la ragazzina potesse elaborare la frase che aveva appena sentito. «Sì, lo credo anch'io» biascicò rimettendosi in piedi. «Scusatemi» mormorò aprendo la bocca in un breve sbadiglio. «Accidenti che sonno»
Nick le fece gesto con la mano di lasciar perdere. «Tranquilla, ancora un paio di minuti e ti avremmo raggiunto anche noi nel mondo dei sogni. Gabri per primo» osservò di sottecchi con espressione giocosa una possibile reazione dell'italiano ma questo non disse nulla se non che avesse ragione.
«Cercate di far piano» si raccomandò Vivian. «Non è mai una buona cosa interrompere il sonno di Choji, potrebbe decretare la fine dei vostri giorni.»
«Con Yen come facciamo?» domandò Fahed cercando di usare la voce più bassa possibile indicando Nguyen intenta a dormire appallottolata sul tappeto.
Gabri e Nick si scambiarono un'occhiata sogghignando, Adriana era troppo assonnata per poter fare o dire qualsiasi cosa.
«Beh, potresti portarla in braccio tu» propose il primo infilandosi la felpa e tirandosi su anche il cappuccio, Audrey aveva aperto la porta per permettere a loro di uscire e, rispetto all'interno della stanza, dal corridoio era entrato il freschino.
«Sei il più alto e robusto tra noi maschi, sei l'unico che può farlo senza troppa fatica» continuò vivace l'australiano avviandosi verso l'uscita.
Fahed non doveva avere molta voglia di discutere perché seguì il consiglio dei due amici e raccolse la vietnamita prendendola in braccio mentre Gabri ne prendeva la borsa per facilitare il lavoro del compagno.
Mentre varcavano la porta Audrey disse a loro, poco prima che questa si chiudesse «Dovremmo farle più spesso serate del genere, magari di sabato. È più divertente.»
Una volta soli, i ragazzini si avviarono per tornare nelle loro camere camminando per i corridoi, ora illuminati con una flebile luce arancione rendendo il tutto leggermente spettrale.
Talvolta incrociavano un gruppo di ragazzi, la maggior parte molto più grande di loro, che ridacchiavano tra loro ad un volume un po' troppo alto. Questi si zittivano quando passavano quelli del Blocco C22 per poi riprendere non appena ritenevano che fossero abbastanza lontani.
Beccarono almeno una coppia di adulti che si baciavano prima di darsi la buonanotte ed una, probabilmente erano compagni di Blocco, che si trovava seduta tra le due porte delle loro camere che parlottavano tra loro abbracciati l'una all'altro.
Mentre Gabri li superava vide che la giovane donna sorrideva a loro con dolcezza senza smettere di chiacchierare con il suo fidanzato.
Quando finalmente raggiunsero le loro stanze stavano per mettersi a dormire in piedi.
Fahed portò in camera Yen e l'adagiò sul letto poiché Adriana non era in grado di farlo visto che non possedeva la sua stessa forza ed era parecchio stanca.
Si scambiarono un veloce "buonanotte", poi ognuno nella propria camera.
Fecero in tempo a mettersi il pigiama e a infilarsi nei propri letti, senza svegliare Paulo, prima di cadere in un sonno profondo mentre ancora in testa suonava l'ultima canzone che avevano ascoltato.
~~•~~
Quasi quattro ore dopo Gabriele si svegliò urlando.
Davanti a sé vedeva tutto nero e rosso. Vedeva le sue mani sporche di sangue, lui che fuggiva da Adriana abbandonandola.
Il viso della mamma deformato in un ghigno malvagio.
Un mostro senza faccia ma con soltanto una bocca piegata in una smorfia crudele prima di scoprire che quella creatura non era nient'altro che il riflesso di sé stesso.
Sentiva le stesse voci che popolavano i suoi sogni da ormai due anni.
Non volevano saperne di andarsene anzi, da quando era diventato un Ultra non avevano fatto che peggiorare, come se oltre alle proprie emozioni e sentimenti avesse amplificato anche essi.
Ormai i suoi compagni di stanza impararono a conviverci, non ci facevano più caso ormai.
Nessuno di loro si svegliò, continuando imperterriti a dormire.
Erano andati a letto piuttosto tardi rispetto al solito.
Siccome era il più vicino alla finestra, Gabri diede un'occhiata all'esterno. Fuori ancora imperversava una gran bella tempesta con forti scrosci di pioggia ed il vento che sembrava impazzito, di recente si era anche aggiunto qualche fulmine illuminando il cielo scuro di brevi scorci di luce bluastra.
Sembravano delle vene di elettricità.
Erano così pericolosi e magnifici allo stesso tempo.
Gabri rimase per qualche secondo ad ammirarli per diversi minuti mentre questi diventavano sempre più rumorosi.
Non essendo in grado di stabilire quali ore fossero a causa del buio che creavano le nuvole, il ragazzino guardò la sveglia.
Le quattro e mezza, decisamente molto presto.
Come accadeva ogni volta che aveva un incubo, Gab era incapace di riprendere nuovamente sonno perciò si alzò, trasalendo per il contatto freddo del pavimento con la pianta del piede scalzo, dirigendosi verso la borsa che aveva lasciato cadere a terra solo qualche ora prima.
Vi rovistò all'interno prima di riuscire a prendere il libro che aveva preso dalla biblioteca per leggerlo.
Soddisfatto se ne tornò a letto, infilandosi sotto alle coperte al calduccio e raccolse dal comodino Pollly.
Premette appena ed un piccolo globo di luce bianca prese a volteggiargli attorno illuminando così il libro che teneva in mano.
Non era molto grosso e sembrava parecchio antico. Sulla copertina marrone vi era disegnato con tratti dorati uno stemma con negli angoli quattro animali diversi; un leone, un'aquila, un serpente ed un tasso.
Sopra, a lettere eleganti con lo stesso colore annunciava il titolo del libro: "Harry Potter e la Pietra Filosofale" di una certa J.K. Rowling.
Non aveva nulla in particolare quel libro rispetto a molti altri che aveva visto tra gli scaffali di quell'immensa biblioteca ma in qualche modo aveva attirato la sua attenzione. Non sapeva dire il perché.
Forse perché, da quanto aveva letto sull'altro lato della copertina, il protagonista non aveva genitori esattamente come lui?
O forse perché aveva trovato interessante il disegno della copertina.
Fatto sta che Andrea esigeva che scegliesse un romanzo (con niente di scientifico) e quel libro aveva attirato il suo sguardo non appena aveva posato gli occhi su di esso, posto su una scrivania assieme ad altri libri in disordine.
In più non era molto grosso, e questo era un importante dettaglio da non sottovalutare per uno come lui che non ama molto leggere (a meno che non si tratti di scienze o di chimica).
Almeno adesso aveva un modo per passare le ore che gli restavano prima che si svegliassero tutti.
Incuriosito, si decise ad aprire il libro e cominciò a leggere;
"Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di affermare di essere perfettamente normali, ..."
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