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Oltre la Superficie pt1

Gabri odiava dal profondo del suo essere la sveglia che Andrea aveva dato lui e Dri per i suoi allenamenti mattutini, facendo sì che arrivassero sempre puntuali.

In realtà la odiavano tutti suoi compagni di stanza. Quel diabolico marchingegno aveva un trillo fin troppo assordante e forte.

Roba da far quasi venire un infarto ogni mattina.

Per questo motivo, due settimane dopo l'inizio della loro vita alla Villa, Gabriele si era premurato a fare una leggera modifica alla sveglia in modo tale che, grazie ad un complesso meccanismo basato su un gioco di leve e pressioni, al momento del dolce risveglio al posto della sveglia partiva una radio, piuttosto scassata, con canzoni che erano in onda in quel momento.

Quella mattina i ragazzi furono svegliati dall'ultima canzone di un cantante Californiano, molto famoso negli ultimi tempi.

Nick sbuffò coprendosi la testa con il cuscino nel disperato tentativo di salvarsi le orecchie da quella "musica" che fuoriusciva dalla radio. «Che scatole con questo hard house» si lamentò seccato «Non ne posso più!»

Gab biascicò qualcosa mentre abbracciava il suo cuscino corrugando la fronte, infastidito anche lui da quella tortura che l'amico definiva "hard house". Non ne capiva molto di musica ma sapeva per certo che quella non gli piaceva affatto. Peccato che andasse molto di moda, assieme ad altri generi molto simili ma che non riusciva comunque a sopportare.

«Eh no! Anche di sabato no!» si sentì borbottare dal letto di Paulo. «Ma che dovete fare alle...» allungò pigramente una mano per prendere il proprio orologio «Sette e mezza? Ma voi siete pazzi!»

«Andrea vuole darci delle lezioni aggiuntive» sbadigliò Fahed mettendosi seduto seppur ancora con gli occhi chiusi. Nel frattempo Nick si era alzato imbronciato. «Qualcuno faccia finire questo rumore vi prego!» implorò.

Paulo lo guardò male. «Che hai contro Cross piccoletto? È un grandissimo cantante.»

«Ma se non canta nemmeno, le sue canzoni sono composte soltanto da suoni fastidiosi» ribatté l'australiano avvicinandosi al letto di Gabriele e cominciando a scrollarlo. Questo dopo un po' finalmente aprì lentamente gli occhi.

«Buongiorno angioletto!» lo prese in giro Nick scherzosamente. «Un nuovo giorno è giunto.»

Gab sollevò leggermente il capo cercando di capire cosa stesse succedendo poi, con lamento, ributtò la testa sul cuscino.

«Fra un po' mi alzo...» promise nonostante avesse già riabbassato nuovamente le palpebre.

«Nono, ora ti alzi!» insistette Nick buttandolo giù dal letto senza troppi complimenti.

Gabri gli lanciò un'occhiataccia ma questi lo ignorò, a quel punto non rimaneva che alzarsi e cominciare a vestirsi. Prima però occorreva spegnere la radio per non sentire un'altra "nota" di troppo di quella tortura.

«Vuoi venire anche tu Paulo?» gli domandò l'orfano una volta che furono tutti pronti e si apprestavano a uscire.

Il ragazzino non li degnò neppure di uno sguardo. «Voi siete tutti matti» e si coprì la faccia con il cuscino nel tentativo di riaddormentarsi. Tutti e tre scrollarono le spalle indifferenti ed uscirono dalla camera ad aspettare le femmine che tardavano ad arrivare.

Dopo un po' la porta si aprì ma a farsi vedere era soltanto Dri. «Ehi ragazzi, sapete come svegliare Yen?» chiese rimanendo dentro la propria camera. «Io ci ho provato ma quella dorme alla grossa»

Ancora assonato, il cervello di Gabri non era in grado di connettere molto perciò ci mise un po' ad elaborare la richiesta dell'amica. Il ragazzino sollevò la testa coperta dal cappuccio della felpa grigia che indossava, la stessa con la quale era arrivato alla Villa e fece «Davvero?» guardò poi i compagni «Bah andiamo a vedere. Un modo per svegliarla ci sarà sicuramente.»

Una volta dentro la stanza circondarono il letto di Yen mentre lei dormiva ancora tutta scomposta e con i capelli sparsi come tentacoli sul cuscino.

«Uhm, io un'idea ce l'avrei...» informò gli amici Gabriele guardando impassibile l'addormentata.

«È la stessa che ho avuto io?» provò ad indovinare Nick di fronte a lui.

«Probabile» affermò l'italiano, piegò poi un angolo delle labbra sorridendo astuto all'amico. «Valla a prendere»

L'altro annuì con un sorriso divertito sul volto ed uscì ridacchiando.

Adri l'osservò scomparire fuori dalla sua stanza per poi rivolgersi all'amico dubbiosa «Che avete in mente?»

Fahed si accigliò pensieroso. «Forse credo di aver capito, ma non ne sono sicuro» appena finì di parlare si sentì qualcuno bussare alla porta. Adriana andò ad aprire lasciando entrare Nick con la radio in mano.

«Eccola!» esclamò sollevandola sopra la testa con espressione fiera.

«Perfetto» sogghignò Gabriele facendogli segno di poggiarla nel comodino accanto al letto di Nguyen.

Dri tenne d'occhio tutto il procedimento dei due ragazzini con un lieve cenno di divertimento sul volto. «Credo proprio di aver capito anch'io cosa volete fare»

«Sempre se lei sia d'accordo nel procedimento di tale operazione» scherzò Gab mentre staccava lo scotch dove si regolava il volume, bloccato nel punto i cui lui e gli altri due maschi ritenevano sufficiente per non spaccarsi i timpani.

«No no, fate pure» acconsenti la ragazzina.

Intanto Gabri aveva già alzato il volume al massimo. «Preparatevi.» i presenti nella stanza si tapparono le orecchie. L'italiano fece un cenno a Nick che cominciò a contare «3...2...1...» sussurrò quest'ultimo per poi gridare «Ora!»

Gabriele accese la radio e si tappò immediatamente le orecchie.

Dalla radio fuoriuscì un brano di un altro artista ma sempre sullo stesso genere.

Bastò una nota soltanto per destare Yen con gli occhi sbarrati dalla paura.

Come darle torto? I suoni ricordavano parecchio a quelli delle unghie che strisciavano su una lavagna di ardesia e a quelli di un gatto torturato.

Chissà come faceva a piacere a così tante persone quella roba.

Rapido Nick scattò, usando la sua abilità, a spegnare la radio prima che il frastuono potesse svegliare altre persone che invece volevano soltanto dormire ancora per qualche ora.

«Nel sonno...» sussurrava in maniera quasi inquietante Nguyen ancora paralizzata sul suo letto mentre Gab e Nick si rotolavano dalle risate. «Vi ucciderò nel sonno...»

I compagni continuarono a ridere a ridere senza ritegno, Fahed compreso.

Giusto una mezz'oretta dopo, i ragazzini fecero il loro ingresso alla mensa dove trovarono Andrea già seduto al proprio tavolo intento a leggere un giornale con accanto una tazza di caffè fumante.

Appena li vide entrare raggiunse il loro posto rubando la sedia che spettava a Paulo, in quel momento ancora a letto intento a cercare il sonno perduto.

«Finalmente siete arrivati. Stavo cominciando a pensare di dovervi buttare giù dal letto.» disse bevendo un sorso di caffè.

«Con Gabri abbiamo dovuto fare così» fece Nick beccandosi un'occhiataccia dell'amico. «E ovviamente anche con Yen, più meno.»

Gab distolse lo sguardo dall'australiano e si concentrò invece a leggere alcuni titoli del giornale che teneva in mano l'Eroe: "Onde di ribelli tentano di bruciare la Casa del presidente VonChorisky in Austria. Si sospetta l'appoggio da parte della Germania." Oppure "Attacco a Bèkès, Ungheria, da parte di una squadra di Oscuri campeggiati da Bulhuui, l'intero blocco C4 degli Eroi perde la vita nel tentativo di salvare i civili."

«Andrea cosa significano quegli articoli? Cosa vuol dire ondate di ribelli in Austria?» domandò incuriosito il ragazzino.

Di qualsiasi cosa stessero chiaccherando i suoi compagni, passò immediatamente in secondo piano. Adri osservò curiosa il suo Tutore mentre gli altri erano abbastanza stupiti della domanda del loro amico.

«Ondati di ribelli? Ah sì!» esclamò Andrea accigliandosi un poco. «Non hai mai letto un giornale, giusto?»

Gabriele distolse per qualche secondo lo sguardo per poi portarlo di nuovo sull'uomo. Odiava sentirsi così stupido, così ignorante.

Ora che il Tutore aveva promesso di mandare avanti la loro educazione non avrebbe accettato che gli mettessero altri paletti con quelle risposte: "Un giorno lo saprai" o "Te lo dirò quando sei più grande".

Voleva una risposta alle sue domande. Voleva sapere cosa stava accadendo nel mondo in cui stava vivendo, non poteva continuare a restare ignorante.

«C'è molto da fare...» Andrea si massaggiò la fronte «Saranno circa ottantatré anni che la Germania si è ribellata alla Società Pacifica Mondiale, la SPM, quella a cui ci troviamo sotto tutti. Infatti da lì non provengono più nessun Ultra, anche se so che la Cura venga ancora adoperata per salvaguardare la salute della popolazione. Negli ultimi cinquant'anni ha indotto la Polonia a seguire il suo esempio e ora sta facendo lo stesso con l'Austria. Si sospetta che la sede degli Oscuri si trovi in Germania. L'Europa non è più molto sicura, specialmente per gli Eroi.» guardò i suoi allievi uno ad uno. «Dobbiamo fare un bel po' di lezioni di storia.»

E Gab non ne vedeva l'ora, o almeno in parte.

Nick alzò la mano, segno che aveva una domanda da fare. «Ehm... Andrea, è da un po' che volevo chiederlo... perché noi siamo il Blocco C22?» chiese riabbassando il braccio. «Cioè, capisco il 22, è il numero del nostro Blocco, ma che significato ha la "C"?»

«A che fare con le centinaia per caso?» aggiunse Gab osservando distrattamente la tazza piena di latte che teneva in mano. Se l'era posta anche lui quella domanda non appena aveva scoperto della suddivisione degli Ultra in Blocchi, quella delle centinaia era la spiegazione più plausibile.

L'Eroe chiuse definitivamente il giornale. «Esatto Gabri. I primi Blocchi venivano semplicemente chiamati "Blocco 1", "Blocco 50" o "Blocco 91". Con l'arrivo del primo numero centesimale, gli Eroi di quel tempo decisero di usare le lettere al posto delle centinaia, perciò la "A" stava per cento, la "B" per duecento mentre "C" trecento.»

Fahed corrugò la fronte concentrato. «Quindi noi siamo il trecentoventiduesemo Blocco di Ultra? Questo vorrebbe dire noi Ultra esistiamo da trecentoventidue anni?»

Andrea mosse orizzontalmente la mano. «Più o meno. Cominciarono a numerare i Blocchi diversi anni dopo la comparsa della prima annata storicamente riconosciuta, successe quando cominciarono gli addestramenti da Eroi.»

«E tu di quale Blocco facevi parte?» domandò Yen finendo di bere il suo thè verde.

«B63» rispose l'uomo alzandosi da tavolo. «Se avete finito di fare colazione credo che sia meglio andare, Ada ci sta già aspettando in biblioteca»

«Biblioteca?» disse Dri entusiasta.

«Certo! È il posto più comodo dove tenere lezione, così poco frequentata. Un vero peccato, ma almeno nessuno verrà a disturbarci» le rispose Andrea avviandosi verso l'uscita della mensa.

Gabriele mise in bocca la torta al cioccolato che stava mangiando, lo stesso fece Nick con la sua brioche alla crema, per poi raggiungere il suo Tutore imitato dai compagni.

Era eccitato per qualsiasi lezione avrebbero fatto quel giorno, ma in parte era anche un po' irritato.

Nei suoi sei anni passati all'orfanotrofio aveva vissuto una vita cuscinetto, isolato da quanto stava realmente accadendo al mondo intero. Quante cose si era perso lì dentro? Non ci poteva credere a tutto questo. Già quando era arrivato a Villa Justice aveva dimostrato di essere un ignorante non sapendo l'esistenza delle classi sociali. Una piccola parte di lui si vergognava delle sue origini, non tanto perché gli Omegà erano lo scarto della società, ma per via di ciò che non gli avevano insegnato. Molto spesso provava rabbia contro gli educatori di averlo reso ignorante su ciò che stava succedendo attorno a loro. Per avergli nascosto tutte queste cose.

Provò rabbia persino per l'Educatore Shakoma, per avere contribuito con tutte quelle non-risposte che gli dava.

Nel piano sottoterra attraversarono la sala giochi e sala cinema della zona relax prendendo infine un corridoio, che iniziava poco prima delle terme, illuminato da piccole luci laterali che donavano alle pareti un caldo colore giallo arancio.

Lo percorsero tutto fino ad arrivare di fronte ad un gigantesco portone di ferro battuto con scritto a caratteri grandi ed eleganti la parola "Biblioteca". A quell'ora era ancora chiuso, quindi per aprirlo Andrea chiese ad Adriana di poggiare sull'estrema destra il pass bianco che permetteva agli Ultra di entrare nelle proprie camere.

«Solo gli Eroi e gli Ultra apprendisti possono accedere nella biblioteca e nelle altre stanze quando voglio, anche di sera. A tutti i Normali presenti nella Villa è vietato entrarvi senza permesso» spiegò l'uomo mentre il portone scorreva di lato permettendo così a loro di entrare, una calda luce proveniente dall'interno li accolse con dolcezza. «Io ho dato il mio pass a mia moglie in modo che potesse entrare senza problemi.»

Dentro la stanza era molto grande, enorme, con le pareti piene zeppe di libri dalla stessa altezza e colore ma dimensioni diverse.

I vari titoli li si potevano leggere sulla copertina di ogni libro con una scrittura delicata e dorata.

Andrea continuò a camminare tra i vari scaffali, Nick e Gab dovettero letteralmente trascinare Fahed per la maglietta per obbligarlo a muoversi anziché fermarsi ad ammirare qualsiasi volume (anche Adri si era comportata esattamente così la prima volta che aveva messo piede lì dentro), fino a quando non trovarono un grande tavolo bianco con sopra ammucchiati un sacco di libri. Dietro a quello erano posizionati sei banchi piuttosto piccoli di legno chiaro massiccio messi in fila due a due.

In una delle sedie che si trovavano accanto ai banchi, stava seduta Ada intenta a leggere un libro particolarmente grosso. Su uno di quei tavolini c'erano cinque borse di stoffa dai colori differenti. Appena arrivarono la donna si voltò verso di loro, gli occhi le si illuminarono e corse verso il marito sorridendo dolcemente per poi baciarlo con entusiasmo.

Nguyen sospirò sognante mentre Gabri tirò di nuovo fuori la lingua disgustato, almeno non fece alcun verso sconveniente.

Vedendolo, Andrea scosse appena la testa ridacchiando. «Non vedo l'ora che tu compia sedici anni, riderò come un matto quando arriverà quel momento.» si voltò nuovamente a baciare l'amata. Quando si staccarono si rivolse nuovamente ai suoi allievi. «Questa è la biblioteca di Villa Justice. Non sarà la più bella o la più grande ma sono già felice che sia rimasta abbastanza intatta e che non sia stata trasformata in un'altra sala giochi o simile, di questi tempi non è esattamente la zona più frequentata della Villa...» ammise a malincuore.

Ada storse il naso irritata mentre guardava in alto gli scaffali. «Diciamo che leggere non è proprio la tendenza che va più di moda...» spiegò con fare seccato. «Sono sempre meno coloro che leggono e chi non lo fa è perché non ne ha i soldi o perché lo ritiene abbastanza superfluo.» poggiò il libro che stava leggendo sulla scrivania. «Di conseguenza, non essendoci più così tanta domanda, anche il numero di scrittori si è drasticamente ridotto rispetto a qualche anno fa.»

«Come vi avevo detto: "Nell'ignoranza s'impera"» commentò amareggiato Andrea. «Fortunatamente persone che riconoscono il valore dei libri ci sono ancora.» aggiunse subito dopo tornando a sorridere più sollevato. «Suprem Dragon sarà pure quello che è, ma almeno devo ammettere che ha saputo mantenere in ottimo stato la biblioteca fin dalla sua nomina di Capo degli Eroi. Pensate, questi libri sono qui dal 2497 e ne contenete molti scritti prima del diciannovesimo secolo come "Delitto e Castigo", "Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis", "Frankestein" e perfino una copia de "I Promessi Sposi"

Di tutti quei titoli Gabri non ne conosceva neppure uno e dalla faccia di Dri neppure lei. Ma pensò che fosse abbastanza normale; quei libri erano veramente tanti e loro erano lì sono da cinque mesi, non poteva mica averli letti tutti.

La donna si alzò dalla sedia in cui si trovava e prese dal banco in cui erano riposte quelle borse dai colori vivaci. «Sedetevi pure, c'è un banco per ognuno di voi» l'invitò indicando i tavolini di legno. «Per oggi io e Andrea volevamo farvi dei test di letteratura, matematica, scienze e storia. Per vedere a che punto siete.»

«Sarà solo per questa mattina. Oggi pomeriggio cominceremo a fare scienze e matematica.» li assicurò Andrea. «Queste due materie le farete con me. Letteratura e storia la farete con Ada. È abbastanza severa come insegnante, vi sconsiglio caldamente di non farla arrabbiare.» fece l'occhiolino alla moglie ma lei gli rispose passandosi il pollice sulla gola.

«In alcune delle nostre lezioni parleremo anche dei libri che avete scelto di leggere nell'ultimo mese. Oltre che raccontarlo dovrete dire che cosa ne pensate e che cosa vi ha insegnato.» continuò Ada mettendosi davanti al marito coprendolo quasi completamente.

Ecco, la parte del libro da leggere era la parte che a Gabri piaceva di meno

I due adulti spiegarono gli orari in cui avrebbero tenute le lezioni, sabato dalle otto e mezza fino alle quattro (con pausa pranzo annessa) mentre dal martedì al venerdì sarebbero durate solo due ore per il fatto che in quei giorni i ragazzini sarebbero già stanchi a causa degli allenamenti durante il giorno. Domenica e lunedì li avrebbero lasciati liberi.

«Promettiamo che non daremo mai compiti a parte le cose da studiare o qualche esercizietto molto semplice» promise Ada prendendo dalla sua borsa di pelle un plico di fogli. «A patto però che voi prestiate attenzione alle lezioni.»

«Anche perché se starete attenti vi sarà più facile poi studiare gli argomenti spiegati.» spiegò Andrea, batté poi le mani sfregandosele. Segno che le spiegazioni erano finite e che si iniziava a fare «Forza, bando alle ciance e iniziamo. Avete un'ora e un quarto per finirlo, dopodiché io e Ada vi ritireremo il compito.»

Detto questo la donna distribuì il primo test, matematica e geometria. Nick e Yen si lasciarono sfuggire un mugolio appena ricevettero la verifica.

I cinque allievi cominciarono a risolvere i problemi scritti sul foglio nel più completo silenzio, controllati dai due coniugi che non copiassero.

Si sentiva talvolta una penna sbattere ripetutamente sul banco.

Nick passava il proprio tempo a fissare il soffitto che sul foglio con gli esercizi, come se sperasse in un miracolo che gli desse la soluzione ai problemi scritti sul foglio. Sembrava che neppure a Yen stesse andando molto bene; nel primo quarto d'ora scriveva freneticamente tenendo una mano a sorreggersi la tempia, cinque minuti dopo si teneva la testa con entrambe le mani cercando di ricordare le formule geometriche. Alla fine aveva lasciato cadere il capo sul banco rassegnata.

Fahed era l'unico completamente chino a risolvere in maniera diligente i problemi proposti con una calligrafia ordinata.

Gabri invece poggiava la schiena sulla sedia riflettendo, i quesiti non erano troppo complicati perciò era in grado di risolverli senza troppi problemi. Il problema era che in alcuni di essi l'operazione richiesta era la divisione e lui non era in grado di farla, o meglio, non nel solito modo con la quale veniva insegnata. La stessa cosa con tutte le altre operazioni ma almeno in quelle poteva mostrarne il procedimento come se fosse stata eseguita normalmente.

Ma le divisioni proprio non ci riusciva a farle in colonna, gli venivano più semplici in riga perciò calcolo il problema numero 6 com'era solito a fare per poi scrivere un abbozzo di quell'operazione in colonna.

Volevi vedere il procedimento delle varie operazioni? Eccotelo!

Gli mancavano ancora altri due problemi ed era messo bene col tempo a disposizione perciò si arrischiò a dare un'occhiata ai suoi compagni per cercare di capire com'erano messi.

Beh, Yen non doveva cavarsela per niente bene. Ancora non sollevava il viso dal banco, orami rassegnata al suo destino.

Adri si trovava nel banchetto davanti al suo. Era molto concentrata e si massaggiava spesso le meningi, la matematica non era proprio il suo forte. L'unica materia in cui non eccelleva, al contrario di Gabriele il quele, eccetto scienze e matematica, in tutte le altre aveva serie difficoltà.

Dietro di sé Nick era impegnato a disegnarsi il palmo con la penna, il foglio con gli esercizi completamente pasticciato.

D'accordo che quello con non era un test così importante ma voleva un minimo aiutarli. Tra i fogli che gli erano stati dati per risolvere i problemi il ragazzino scrisse il procedimento degli esercizi più difficili a matita segnandone anche il numero.

A quel punto doveva solo trovare un modo per passarli ai suoi amici senza farsi beccare, cosa per niente facile visto che i due insegnanti li stavano tenendo d'occhio in una maniera un po' troppo attenta.

La fortuna però decise di andarlo a trovare. Qualche istante dopo, quelli del Blocco 18, il gruppo di Audrey, raggiunsero il posto della biblioteca dove si trovavano i ragazzini a fare il compito e che cominciarono a fare un gran casino, sembrava che stessero litigando. Qualcuno di loro, forse il tipo che dominava l'aria, Choji, disse qualcosa a voce alta particolarmente alterato.

Andrea si alzò dalla sedia, sulla quale prima stava seduto, raggiungendo Audrey ed i suoi amici. Di qualsiasi cosa stessero parlando man mano che la discussione procedeva il ragazzo che controllava il fuoco, Gaith, si innervosiva sempre di più tanto che cominciarono a fumargli i capelli.

Cogliendo l'occasione, Gabriele si sporse all'indietro con la sedia fino a quando lo schienale non incontrò il banco dell'amico. «Psss!» gli fece cercando di attirare la sua attenzione. «Ehi Nick!» lo chiamò tenendo gli occhi fissi su Ada, che fissava il gruppetto appena giunto preoccupata ignorando completamente i ragazzini che stavano facendo in quel momento il test.

Finalmente Nick si accorse dell'italiano.

Gabriele gli porse di nascosto il foglio con i risultati in un angolino c'era scritto: "Qui ci sono i risultati degli esercizi più difficili. Usa la tua abilità per per copiarli sul tuo compito e su quello di Dri. CERCA. DI. NON. FARTI. BECCARE."

L'australiano annuì freneticamente e in un lampo rubò il compito di Adriana eseguendo quanto Gabri gli aveva detto.

Adri rimase parecchio spaesata quando non si trovò più di fronte il proprio foglio e ancora più incredula quando questo comparì con poco più della metà degli esercizi fatti. Rimanevano solo quelli più semplici.

Ma non era una ragazzina stupida. Infatti rivolse un'occhiata a Gab il quale, anche se continuava a tenere gli occhi sugli esercizi rimanenti per non destare sospetti, continuava a stare in bilico con la sedia per riuscire a capire di cosa stessero discutendo Andrea con quei ragazzi.

Notò poi che Dri lo stava fissando perciò si voltò verso di lei.

Da come lo fissava intuì che l'amica aveva perfettamente capito com'erano andate le cose.

Gab scrollò le spalle sorridendo innocentemente, prima di ritornare sul suo compito le fece l'occhiolino.

La ragazzina scosse la testa cercando di nascondere un sorriso e cominciò a riscrivere i procedimenti a penna con la sua calligrafia in modo tale che non venisse scoperto il loro trucchetto.

Nel frattempo Gab era ancora impegnato ad origliare la discussione in atto.

A quanto pare il Blocco C18 era da poco tornato da una missione dove ci sono stati alcuni problemi che il temperamento focoso di Gaith aveva soltanto peggiorato, ma oltre a quello il ragazzino non riuscì a sentire molto altro. Erano un po' troppo distanti e parlavano a voce un po' troppo bassa per riuscire ad origliare qualsiasi altra cosa.

Quando la discussione finì i ragazzi se ne andarono, Gaith col capo chino e i pugni serrati, mentre Andrea tornò al tavolo bianco cominciando a parlottare con la moglie.

«Senti Drea, sai che sono passati solo dieci mesi da quando è successo. Il ricordo è ancora troppo marcato, è normale che abbia perso la testa. Specialmente per uno come Gaith.» si riuscì a sentire a mala pena. Ada intrecciò la propria mano con quella dell'uomo e con l'altra gli prese il viso spostandolo delicatamente in modo che la guardasse in viso. «Una volta che avremo finito qui tu torni da quei ragazzi e ci parli con calma, soprattutto con Gaith.»

«Sì, forse hai ragione» mormorò l'Eroe «A pranzo andrò da loro. Promesso.»

La donna sorrise sollevata «Bravo.» poi controllò l'orologio che aveva al polso «Mancano venti minuti alla fine del tempo concesso. Sbrigatevi a finire» avvisò gli allievi.

Fahed sollevò un poco il viso senza alcuna preoccupazione e lo ributtò subito sul compito. Gabri era sicuro che avesse già finito da un pezzo gli esercizi e che ora stava soltanto ricontrollando che fosse tutto corretto.

Dal canto suo invece, avendo perso tempo ad origliare i discorsi altrui gli restava ancora un esercizio e mezzo da completare perciò partì subito a finirli. Prima però diede un veloce sguardo ai compagni.

Nick era già molto più tranquillo, sorrideva soddisfatto in posizione rilassata e continuava a giocare con la penna. Anche Dri non sembrava per niente tesa rispetto a prima, scribacchiava qualcosa distrattamente sul foglio e di tanto in tanto faceva finta di riguardare i problemi.

Con Nguyen invece non capiva se stesse dormendo o semplicemente disperata per il test, avrebbe dovuto dare una mano anche lei solo che si trovava in uno dei primi due banchi ed era un po' più distante rispetto ad Adri e a Nick.

Avrebbe rischiato di farsi beccare. Ma si ripromise di trovare un modo per aiutarla nel prossimo test, sempre se era qualcosa di sua competenza.

Ora però era meglio finire i propri esercizi prima che finisse il tempo.

Stava, infine, per completarne l'ultimo quando sentì annunciare «Tempo scaduto! Consegnate i test.»

Tutti i suoi amici obbedirono rassegnati mentre lui cercava di finire l'ultimo esercizio rimasto, gli mancava soltanto un'operazione.

«Gabriele, devi consegnare» disse Andrea avvicinandosi.

«Un secondo soltanto, ho quasi finito. Sul serio.» implorò il ragazzino «Fatto!» esclamò infine consegnando il foglio al maestro e accasciandosi sulla sedia con un sospiro di sollievo.

«Ottimo, bravi.» commentò Andrea soddisfatto dando un'occhiata veloce ai compiti. «Adesso vi consegneremo le verifiche di scienze. Avete sempre un'ora e un quarto per finirla. Per cui alle dieci e tre quarti dovrete ridarci i compiti.» avvisò intanto che Ada distribuiva i compiti ai ragazzini. A quel punto iniziò la seconda prova.

Gabriele non era per nulla preoccupato, scienze era il suo campo. Non avrebbe avuto problemi perciò partì subito a rispondere alle varie domande richieste in maniera accurata e meticolosa.

Anche se con matematica e geometria se la cavava bene, scienze era la materia che più lo appassionava e lo incuriosiva, avrebbe dato il massimo in quella.

L'unico vero problema era rendere leggibile quello che scriveva e purtroppo fu il fattore che gli fece perdere più tempo di tutti.

Dannazione alla sua pessima calligrafia.

Sperò vivamente che il compito di letteratura non avesse avuto niente a che fare con dei temi o simili.

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