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Lotta Tra Ultra pt2

Fahed non lo ammazzò. Per poco.

Lui e Nick erano ancora di fronte alla porta delle camere delle femmine in attesa che Nguyen finisse di lavarsi.

Alla fine si era deciso di provare le divise nella loro stanza, avrebbero avuto meno possibilità di essere infastiditi.

«È possibile che una persona ci metta così tanto a farsi una doccia?» fece il marocchino esasperato sbattendo ripetitivamente il piede sul pavimento.

«Io conosco qualcuno che sa fare anche di peggio» esordì Gabriele appoggiando la schiena al muro mettendosi le mani in tasca e rivolgendo un'occhiata esaustiva al compagno.

«Già, sei più lento di una ragazza che si sta preparando per il suo primo appuntamento.» confermò Nick intento a guardare in preda alla noia le foto scattate con Sally, la sua fidata macchina fotografica che in quel momento si trovava appesa al collo.

Adri lo guardò divertita. «Perché? Tu ne sai qualcosa?»

Nick scrollò le spalle «Diciamo che ne ho una certa esperienza...» mormorò con fare annoiato. Percependo poi gli occhi degli altri puntati su di sé, mise via le foto e alzò il viso «Mia sorella ha sei anni in più di me, quando deve uscire con un ragazzo è in grado di passare ben tre ore chiusa in bagno a prepararsi.» spiegò «Non sapete quanto sia seccante, se ti scappa ti tocca farla fuori. Gliel'abbiamo detto un sacco di volte di non bloccare il bagno ma non ci ascolta mai!»

«Tu hai una sorella?» fece Adriana curiosa.

Il piccoletto annuì. «E due cugini maschi di primo grado più quattro di secondo, a casa in totale siamo in undici. Più tre cani e cinque cavalli. Il più piccolo della famiglia è il mio cuginetto Thomas di otto anni, io sono il terzo più piccolo.» elencò con una certa nostalgia «Viviamo tutti in un ranch dell'Australia centrale. Da generazioni la mia famiglia appartiene alla classe Rho, quella con gli allevatori di bestiami e altri lavori legati agli animali.» mostrò ai compagni un braccialetto di tessuto abbastanza spesso con sopra era ricamata una lettera che assomigliava molto alla "p".

«Wow» fecero Dri e Gab affascinati. Chissà com'era vivere con tutta la famiglia in una sola casa. Sicuramente abbastanza caotico.

Gabri poi si rivolse a Fahed, ancora seccato per l'insinuazione di prima. «Te invece?»

Il ragazzino più alto si fermò alla domanda, come se non si spettasse che qualcuno gliela ponesse. «Io? La mia famiglia non ha niente di spettacolare; anch'io ho una sorella più grande e apparteniamo alla classe Upsilon, operai. Fine»

«Una descrizione alquanto esaustiva» commentò ironico Gabriele sottovoce.

Adri gli pestò di nascosto il piede, il ragazzino dovette nascondere una smorfia di dolore. «E i tuoi genitori? Come sono?»

Prima che Fahed potesse dire qualsiasi cosa la porta della camera delle ragazze si aprì e la testa di Yen fece capolino dall'ingresso. «Ho finito! Potete entrare ora, ho già preparato tutto» annunciò sorridente.

I ragazzini entrarono nella stanza «Era ora! Mi stavo annoiando!» esclamò Nick «Ci metti troppo tempo a lavarti.»

Nguyen giocherellò con una ciocca di capelli, esentando un'espressione indifferente. «Una signora che si rispetti dev'essere sempre pulita al meglio!» dichiarò convinta.

«Ma tu non sei una signora» le fece notare Gab, la vietnamita gli lanciò un'occhiata in grado d'incenerirlo «Dri mi ha detto che le signore sono coloro che si sono già sposate. Non mi sembra che tu abbia già un marito.» chiarì la sua affermazione precedente, poco distante a lui Adri annuiva confermando la veridicità delle sue parole.

«Esatto. Al massimo potresti associarti ad una signorina, ma neppure quello credo vada bene» affermò la ragazzina.

L'italiano si voltò verso l'amica. «Perché non potrebbe?» anche Nick guardava le due amiche curioso.

Le due ragazzine arrossirono all'istante. «Te lo dirò più avanti» promise Adriana volgendo però lo sguardo altrove, imbarazzata.

«Eeh?» fece Gab incredulo, non sopportava più quel tipo di risposta e non ci poteva credere che la propria migliore amica si rifiutasse di rispondergli. Che gli tenesse nascosto qualcosa.

Yen era ancora rossa dall'imbarazzo ma cercò di rimanere impassibile ed indicò cinque sacchetti di colori e consistenza diversi su uno dei letti non utilizzati, la scatola si trovava poco lontano sul pavimento. «Le divise sono lì dentro, noi ragazze ci cambieremo in bagno.» decretò, dopodiché afferrò il proprio sacchetto e quello di Adri con una mano mentre con l'altra trascinò l'amica verso il bagno. I tre maschi rimasero invece nella camera piuttosto interdetti dalla loro reazione.

«Ma perché fanno così?» si domandò per primo Nick.

«Ah guarda, non chiederlo a me» fece Gabriele senza ancora capire cosa fosse realmente successo. «È da un po' che Dri si comporta in maniera strana.»

Fahed si voltò seccato verso i due compagni «Ma è possibile che siate così stupidi?»

Per tutta risposta l'italiano lo guardò male. «Ehi, vacci piano con le parole» si difese «Come faccio a capirle se non so il motivo del loro comportamento? È come se ti chiedessi di fare due più due senza prima averti spiegato cos'è l'addizione.»

«Se sai il motivo per cui fanno così, perché non ce lo dici?» fece Nick affiancando Gabri.

Il marocchino guardò altrove senza decidersi di rispondere mentre gli altri lo fissavano in attesa di una risposta.

«Meglio lasciar stare valà. Sennò qua non ci caviamo gli zampetti.» disse infine Gabriele avvicinandosi al letto con sopra le loro divise «Sarà meglio provarli sti costumi prima che finiscano le butela

«Che vuol dire "non ci caviamo gli zampetti"?» chiese Fahed aggrottando la fronte confuso.

L'orfano prese un pacchetto color rosso arancio. «Che non ci avremmo risolto nulla a insistere, è un detto italiano. Riprenderemo la discussione un altro giorno.» lesse quello che c'era scritto sull'etichetta incollata sopra «"Per quello con l'abilità super veloce". Nick, questo è tuo» glielo lanciò, il piccoletto lo prese al volo e cominciò subito ad aprirlo.

Gab decise ne prese un altro ma stavolta tutto nero, quando lesse l'etichetta si accigliò «"Per il tipetto che mi ruba le invenzioni"? Ma l'ho fatto solo una volta!» protestò.

«Forse quella era già una volta di troppo.» gli disse Fahed tirando fuori dal proprio pacchetto una tuta bianca perlacea. «Cavoli! Non vedo l'ora d'indossarla» cominciò subito a cambiarsi, lo stesso fece anche Gab.

«Ehi ragazzi come sto?» chiese Nick, i due amici si voltarono a guardarlo.

Indossava una tuta rosso arancio fatta tutta d'un pezzo con due linee nere ai lati che formavano la sagoma di un fulmine, ai piedi invece portava un paio di scarpe da corsa nere con i lacci arancioni.

Teneva in mano un paio di occhialini, simili a quelli da sub, con il colore predominante.

Il piccoletto si rimirava orgoglioso. «Allora? Che ne pensate?»

«È fantastica!» esclamò Fahed estasiato.

«Poco pratica» fu invece il giudizio schietto di Gabriele. Gli altri due lo guardarono stupiti. «Ma sì, quella tuta è un po' troppo stretta per l'abilità di Nick e non ha abbastanza protezioni per difenderlo. Per me quella è soltanto un abbozzo, tipo qualcosa da indossare mentre siamo in missione intanto che cerchiamo di capire le nostre reali esigenze»

Fahed si grattò il mento pensieroso. «Credo che tu abbia ragione, senza contare che è anche abbastanza anonima visto che pure io ho una tuta fatta soltanto di un pezzo come costume da Eroe e così anche Gabri.» ragionò mostrando la propria divisa perlacea molto aderente che anche a lui copriva sia le braccia che le gambe, come per l'australiano, mentre ai piedi calzava un paio di sandali grigio chiarissimo.

In più aveva una mascherina dello stesso colore che gli attorniava gli occhi.

Nick scrollò le spalle «Se lo dite voi» bofonchiò «Però non capisco il perché degli occhialini, io ci vedo benissimo!»

Gab si indicò un occhio intanto che si infilava il suo costume. «È per proteggere gli occhi quando vai molto veloce.»

«Già» annuì Fahed «Altrimenti rischi di beccarti un sacco di moscerini negli occhi»

«Bleah» rabbrividì Nick schifato infilandosi subito gli occhialini in testa «Credo che questi me li porterò ovunque» poi lanciò un'occhiata all'italiano «Amico, certo che il tuo costume però è parecchio inquietante»

«Dici?» fece Gabriele guardandosi. La sua tuta era molto più larga dei suoi compagni e completamente nera con tanto di cappuccio.

Anche le scarpe, di un modello sportivo, erano nere assieme ad un paio di guanti stretti che gli calzavano a pennello. Alla vita portava una cintura di cuoio scuro molto resistente, ma non spessa.

Attaccata alla tuta aveva una maschera, sempre nera, che gli copriva il collo e la parte inferiore del viso compreso il naso. Gab se la tirò su, assieme al cappuccio. «C'è un bel po' da migliorare ma almeno si respira tranquillamente.» commentò.

Fahed lo fissava un poco a disagio «Io penso che Nick abbia ragione, con quel costume sembri un tipo ombroso avvolto nel mistero e parecchio pericoloso.»

«Incuto così tanto timore?» chiese Gabri preoccupato, diciamo che non ci teneva affatto a fare paura alla gente.

Il cigolio della porta del bagno che si apriva annunciava l'entrata delle due ragazzine nella loro camera. C'era da dire che entrambe fecero la loro bella figura con i loro costumi.

Nguyen indossava un vestitino blu senza maniche aderente sul busto con una gonna vaporosa che ricordava una nube di notte. A coprirle gambe erano un paio di calze nere brillantinate facendole così sembrare un cielo stellato mentre ai piedi portava un paio di ballerine blu notte. Il viso era coperto per intero da una maschera bianca con dei delicati disegni argentati.

Dri invece aveva un body bianco, anche questo senza maniche, con un paio di calze bordeaux dall'aspetto molto più resistente di quelle dell'amica. I piedi calzavano un paio di stivali neri che le arrivavano fino a metà ginocchio.

Nonostante la parte inferiore del viso fosse coperto da una maschera, attaccata body come quella divisa del suo migliore amico, Gabri riusciva lo stesso a capire quanto quegli abiti la stessero mettendo a disagio.

Entrambe indossavano un mantello legato al collo con tanto di cappuccio tirato su, solo il colore cambiava. Argentato quello di Adri, dorato quello di Yen.

Non appena le videro il viso di Nick divampò mentre Fahed sparì del tutto in un solo secondo.

Gabriele invece si lasciò scappare un verso di scherno. «Si vede che con voi si sono impegnati di più a farvi dei costumi originali» fu il suo commento accennando ad un leggero sorrisetto beffardo.

Adriana si portò le braccia al petto incrociandole con evidente imbarazzo, sembrava che si vergognasse a farsi vedere. «Chiamali originali, io così mi sento decisamente scoperta. Credo che lo modificherò un poco» fece a disagio.

«Tipo con dei pantaloncini?» le propose il ragazzino infilandosi le mani in tasca.

«Mi piace come idea.» affermò Dri.

Nguyen sollevò la propria maschera scoprendo così il viso. «Secondo me stai benissimo così Adri.» le disse prima di voltarsi verso i maschi. «Come vi sembriamo?»

L'unico ragazzino a cui era rimasto ancora il dono della parola guardò i propri compagni dei quali; uno se ne stava ancora a fissare le due compagne a bocca aperta e il viso in fiamme, l'altro se ne stava ancora invisibile molto probabilmente nel punto dov'era scomparso all'occhio umano. «Mah, tu che dici? Avete avuto successo?»

Le gote della vietnamita si colorarono di un rosa più intenso mentre sorrideva soddisfatta.

«Direi che le vostre tute funzioni per quello che sono state create.» fece Adriana tirandosi giù la maschera.

Gabriele si trasformò in fuoco, poi acqua e terra abbastanza rapidamente. I vestiti erano intatti. «Direi proprio di sì» si girò verso gli amici «Credo che potete tornare normali ora. Avete dimostrato di essere abbastanza ebeti.»

Stranamente quella frase riuscì a riscuoterli per davvero dal loro torpore statuario. Nick finalmente chiuse la bocca e Fahed tornò ad essere visibile, sebbene entrambi faticavano a staccare gli occhi dalle loro amiche.

«Wow» fece Yen esaminando attentamente Gabriele «Non pensavo che quel costume potesse renderti così... avvolto nel mistero e ombroso. Ti fa così sexy!»

«Sexy?» fecero Gab, Dri e Nick all'unisono.

La ragazzina annuì come se quel termine avesse un significato così ovvio. «Non lo avrei mai creduto possibile con quel tuo viso così tenero!» disse concitata. «E invece...»

Adriana cercò di trattenere una risata nel sentire la parola proibita nei confronti del suo amico.

Gabri sollevò un sopracciglio allibito e si tirò giù la maschera. «Io tenero?» fece incredulo accigliandosi.

Nick colse immediatamente la palla al balzo «Oh sì! Dovevi vederti oggi prima di pranzo quando stavi per piangere dall'emozione per via del tuo compleanno. Eri troppo tenero!»

«Sul serio?» esclamò Yen esaltata.

«No» ribatté l'italiano man mano che arrossiva per l'irritazione e per l'imbarazzo.

«Guardalo com'è rosso ora. È veramente troppo tenero!» fece notare la vietnamita.

«Hai ragione!» affermò Nick annuendo. Anche il viso di Adriana stava diventando rosso, ma per lo sforzo di non cercare di ridere. Tentava di aiutarsi premendo una mano sulla propria bocca ma qualche risatina dispettosa riusciva comunque a sfuggirgli.

Ormai il disagio che provava per via del vestito era già bello che dimenticato.

Gabriele si girò verso Fahed in cerca di supporto. «Fahed, almeno tu, di qualcosa!»

Il marocchino scosse la testa «Mi dispiace Gabri, ma stavolta mi tocca dar ragione a Nick e a Nguyen.»

«Bastardi...» disse a voce bassissima l'italiano in modo da non farsi sentire da nessuno.

«Scherzi e tenerezza a parte, il fatto che la tua divisa ti renda così minaccioso potrebbe essere un bene per stasera con Elliot.» fece Yen smettendo di ridere «Sai, per quel combattimento...»

Gabriele si sentì gelare il sangue nelle vene, non aveva proprio voglia di pensarci. «Guarda, me lo sarei dimenticato se non ci avessi pensato tu a ricordarmelo.» rispose acido per poi sentirsi subito in colpa per la sua reazione brusca. «Scusa» aggiunse subito dopo.

Stava cominciando a pensare di essere stati un po' troppo avventato nell'accettare la sfida.

Lo aveva fatto per aiutare i suoi amici, ma ora rischiava di perderli tutti.

Perdere? Non era un'opzione da scegliere per quella sera.

Doveva vincere assolutamente.

«Che dite se andiamo a mangiare ora?» cambiò velocemente discorso Nick, avvertendo il malumore nell'aria. «Oh una fame...»

«Niente di nuovo allora» fu il commento di Fahed.

~~•~~

A cena, nel tavolo del loro maestro, si divertirono un mondo. Gabri riuscì a dimenticare per qualche secondo il combattimento, seppur fosse molto difficile visto le occhiate che gli altri Eroi gli lanciavano.

In onore del suo compleanno fu deciso che sarebbe toccato a lui ordinare per tutti.

Il festeggiato optò per una sana e gustosa pizza margherita vietandone altri condimenti, aveva notato con cosa gli altri erano soliti a mangiarla.

Una volta Nick ci aveva messo sopra ketchup e maionese in abbondanza. Fahed e Nguyen avevano riso per la faccia dei loro compagni italiani, quello che però non sapevano era che sia Gab che Dri si erano sentiti morire dentro a quella vista.

Perciò, con somma gioia di Adriana e del loro Tutore Andrea, decise che era giunto il momento di correggere quelle cattive abitudini.

«Secondo me con le acciughe non ci sarebbe stata male» bofonchiò Fahed poco convinto mentre mangiava l'ultima fetta di pizza.

A Dri andò di traverso il sorso d'acqua che stava bevendo mentre Gabriele continuava a mangiare il suo trancio. «Per il bene tuo e mio farò finta di non aver sentito niente.» disse soltanto.

«E con il riso?» provò a proporre Yen.

Adesso fu il turno di Gabri a cui andò di traverso il cibo che aveva in bocca. Dopo qualche decina di colpi di tosse riuscì a riprendersi e a parlare, seppur con voce flebile. «Pasta e pizza insieme? Ma ti se sbregà

Dri lo prese per l'orecchio tirandolo leggermente «Vacci piano con le parole.» lo ammonì sospirando infine con rassegnazione. «Credo che dovremmo farvi una lista dei condimenti che si possono usare sulla pizza»

Andrea sollevò le mani in segno di resa «Ah guarda, io mi sono arreso anni fa.»

La moglie abbassò la sua fetta di pizza dalla bocca e gli rifilò un'occhiataccia da far rabbrividire anche il più coraggioso tra gli uomini. «Che vorresti dire con questo? Non ti piace la mia cucina?»

«No no!» si corresse immediatamente l'uomo. «Solo che moltissime persone qui non sanno come si mangiano i veri piatti italiani. Quasi tutte» provò a spiegare.

Ada abbassò gli occhi giocherellando con una ciocca di capelli sfuggita dalla crocchia che teneva sul capo «Sì in effetti, dopo quel viaggio in Italia, devo ammettere che i vostri piatti sono diversissimi da quelli che vendono in Austria.»

«Sei austriaca?» esclamò Gabri incuriosito.

«Sei venuta in Italia? Quando?» fece invece Adriana sorpresa.

«Anni fa, voi non eravate neppure nati.» rispose la donna accennando ad un lieve sorriso nostalgico al ricordo. «Una specie di viaggio di nozze dopo che io e Andre ci siamo sposati, voleva portarmi alla sua terra natale e lì ho pure visto il mare per la prima volta.»

I due orfani ascoltavano affascinati, loro il mare non l'avevano ancora mai visto. Un po' perché erano rimasti chiusi nel loro piccolo mondo che era l'orfanotrofio negli ultimi sei anni e un po' perché a Verona il mare non c'era proprio. Già era una fortuna che negli ultimi secoli il fiume avesse deviato il suo corso passando proprio in mezzo al centro, da lì poi a quanto pare si era creato quel piccolo ruscello che si trovava a pochi metri dall'orfanotrofio, ma il mare neppure col binocolo sarebbero riusciti a vederlo.

Nick sollevò la testa dal suo piatto ormai vuoto, per tutto quel tempo era rimasto in silenzio a sbafarsi la sua pizza, guardando incredulo Ada. «Perché in Italia c'è il mare?»

Da quella domanda seguirono minimo una decina di secondi avvolti in un silenzio imbarazzante.

Il piccoletto passò lo sguardo da uno all'altro dei suoi amici. «Che c'è? Ho detto qualcosa di male?»

Il primo a "riprendersi" fu Andrea che lo fissò in maniera talmente seria da risultare quasi inquietante. «Dimmi Nick, sai almeno dove si trova l'Italia?»

«Ovvio, in Europa. È da lì che provengono Adri e Gabriele. Giusto?» cercò conferma negli sguardi dei due amici, ma questi ultimi dovevano ancora riprendersi dalla sua precedente domanda.

L'uomo annuì, anche se non molto convinto. «Bene, facciamo una piccola verifica.» decise «Allora, geografia: chi mi sa dire dove si trova la Turchia?»

«In Africa» provò ad indovinare Gabriele.

«No, in Asia!» esclamò Fahed, certo che la risposta fosse giusta. Le facce di Andrea e Ada erano sempre più traumatizzate.

«Storia» si aggiunse la donna. «Fine Seconda Guerra Mondiale»

Yen sollevò il viso pensierosa. «Per caso nel 2345?»

Dri alzò titubante la mano. «1945, penso. Ho letto alcuni libri ambientati in quel periodo.»

«Esatto» affermò Ada, contenta che almeno uno avesse conosceva la risposta esatta.

«Due numeri li ho presi» bofonchiò la vietnamita piccata.

Fu di nuovo il turno di Andrea nel porre la domanda. «Gabri, tu non rispondere. Quand'è che una materia si dice omogenea?»

Silenzio.

Quando ogni medesima parte di un corpo ha le stesse proprietà fisiche, indipendentemente dalla posizione o se variano con continuità; si rispose mentalmente Gabriele sbuffando. I suoi compagni invece si guardavano tra loro confusi.

Finora quella era l'unica domanda della quale Gab sapeva la risposta con certezza.

«Letteratura» continuò l'Eroe «Chi di voi conosce Omero?» di nuovo silenzio. L'uomo ci riprovò stavolta fornendo più informazioni «Achille? Cantami o dive del Pelide Achille...?» ancora niente. «Di Ulisse ne avete mai sentito parlare?»

Gli occhi di Adriana brillarono non appena riconobbe quel nome, anche a Gabri risultava abbastanza familiare.

Era sicuro che la sua amica gliene aveva parlato una volta qualche mese fa. Diceva che aveva molti tratti in comune con il protagonista della vicenda. «Per caso è quel tipo che ha sconfitto Ciclopi, streghe e cannibali usando soltanto l'astuzia?»

Dall'espressione fiera di Dri capì di aver risposto giusto.

«Più o meno» borbottò l'uomo abbastanza deluso. «Siamo un po' ignoranti qui...» commentò senza alcuna traccia di allegria. «Sarà il caso che torniate dietro i banchi di scuola.»

«Cosa?» esclamò stupefatto Nick rischiando quasi di sputare l'acqua che stava bevendo.

«Non voglio avere per allievi dei ragazzi, potenti sì, ma completamente ignoranti.» continuò sempre serio l'insegnante. «Sareste facilmente manovrati da persone senza scrupolo. Se fossi stato ignorante non sarei quello che sono adesso.»

«E cioè?» fece Yen senza capire.

«Una spina nel fianco di quelli che sono a capo di questa istituzione e di questo governo.» disse a voce bassa guardandoli uno ad uno.

«Andrea!» lo riprese Ada portandosi le mani a pugno sui fianchi. «Non è il momento. Poi qui in mensa!»

Lui si guardò attorno prima di proseguire a voce molto bassa «Sentite piccoli. Questo posto non è così candido come vi viene presentato. Anzi, l'opposto semmai. Come diceva mio nonno: "Nell'ignoranza s'impera" perché è più facile far credere quello che si vuole alla gente se questa è ignorante. Sapere è importante, vi permette di ragionare con la propria testa e di non essere mai manipolati. Ma non basta conoscere il proprio argomentino, più è vasta la vostra conoscenza e più potrete decidere per conto vostro senza dover sempre dipendere da altri. Lo capite questo?»

Gabriele, Dri e Fahed annuirono ascoltandolo con grande attenzione, gli altri due erano invece un po' più titubanti.

Andrea sorrise un poco, soddisfatto. «Bene. Domani mattina verso le otto e mezza, anche se è sabato, verrete in biblioteca dove io e Ada proseguiremo con la vostra istruzione, ferma ancora al momento in cui avete lasciato casa. Negli altri giorni la lezione invece sarà sempre dopo i vostri allenamenti pomeridiani, domenica invece potrete riposarvi. Non sarà molto ma può bastare adesso come inizio.» ordinò ai suoi nuovi allievi

«Stai scherzando? Dopo gli allenamenti sarò stanchissimo!» protestò Nick, appoggiato di Nguyen.

«E dobbiamo anche farci la doccia per non puzzare!» fece infatti quest'ultima. I restanti tre non avevano nulla da ridire con la proposta, anche se era più un ordine, dell'Eroe. Seppur l'idea di avere di avere ancora meno tempo libero non rendeva Gabri così entusiasta.

«Non c'è problema. Potete farla dopo cena» rispose Andrea con non-chalance. «Inoltre domani dovrete scegliere un libro da leggere prima di andare a dormire. Dev'essere per forza un romanzo, intesi?» questa parte piaceva ancora meno a Gabriele. «Ora, non dovevamo continuare i festeggiamenti di qualcuno prima che inizi questo famoso combattimento di cui le voci si sono sparpagliate in tutta la Villa?» mise sul tavolo un pacchetto sempre di forma rettangolare largo ma molto basso, la carta con cui era avvolto era color porpora. «Da parte mio e di Ada, oltre alla cioccolata che ti ha regalato stamattina» disse l'uomo passandogli il regalo.

Gab, curioso, lo aprì rivelando una scatola di legno con in entrambi i lati un motivo a scacchi.

La chiusura era composta da un semplice gancetto e una volta aperta il ragazzino ci trovò all'interno due sacchetti pieni figure, sempre in legno, di altezza e forme diversi dalla maggior parte di essi.

Entrambi i sacchetti avevano ben sedici pezzi con lo stesso numero di personaggi tra loro solo che in un sacchetto erano bianchi mentre l'altro scuri.

«Che cos'è?» domandò estraendo dal sacchetto dai pezzi neri una figura che ricordava parecchio un cavallo.

«Si chiamano scacchi.» fece l'uomo, notò poi l'espressione confusa del festeggiato. «Ci hai mai giocato?»

Gabri scosse la testa intanto che continuava ad osservare quella specie di cavallo che teneva in mano. Era stata scolpita solo dal collo in su e la criniera sembrava solo abbozzata, tuttavia non era per niente brutto.

«T'insegnerò io uno di questi giorni» gli promise il suo Tutore «Sono sicuro che amerai questo gioco.»

«Tocca a me ora!» gridò Nick indicandogli il pacchettino che gli aveva dato quella mattina ma che poi Gabriele, tra una cosa e l'altra, si era dimenticato di aprire assieme a quello con la cioccolata (quella però l'avrebbe mangiata dopo il combattimento contro Elliott).

L'orfano scartò il regalo scoprendo una foto, dentro ad una cornice piuttosto semplice, che raffigurava lui ed i suoi amici fatta qualche settimana prima su insistenza dell'australiano.

Osservò sé stesso appeso a testa in giù da un ramo tenendosi aggrappato solo con le gambe mentre un sorrisetto scaltro faceva capolino sulle labbra, poco distante da lui Dri era seduta a gambe incrociate sull'erba con lo sguardo in alto per tenere d'occhio che il suo migliore amico non cadesse.

Alla sua sinistra Fahed era stato immortalato intento a leggere un libro ignorando completamente sia la fotocamera che i due elementi più vivaci del gruppo con il viso catturato nell'istante esatto in cui stava per sbuffare contrariato dal comportamento di Gabriele. Yen invece era intenta a sistemarsi i capelli per mettersi in posa, gli occhi della ragazzina erano rivolti però su Fahed come se lo stessero osservando di nascosto.

L'unico che fissava l'obbiettivo era Nick, seduto al centro del gruppetto con un sorriso a trentadue denti mentre implorava i propri amici di mettersi in posa.

Guardando la foto, la richiesta dell'australiano era fallita miseramente. Nessuno di loro era pronto in posizione, ma a Gabriele risultò bellissima così.

«È bellissima Nick!» sospirò l'italiano sinceramente meravigliato.

L'amico scrollò le spalle, un sorriso orgoglioso prendeva forma sul suo viso. «Me la sono sempre cavata con le foto. Per me è un piacere continuare con questa mia passione» ammise passandosi una mano tra i capelli. «Il mio sogno era fare il fotografo.»

«Hai davvero un gran talento!» si complimentò sinceramente Adriana ammirando la foto di loro cinque. Le guance di Nick si tinsero di rosso e prese a balbettare ringraziamenti.

Gab lo notò e ghignò divertito ma decise di non dir nulla. Piuttosto gli era venuta in mente una cosa. Si sporse leggermente verso l'australiano e gli chiese, cercando di non farsi sentire da nessuno «Quand'è il compleanno di Dri?»

«Undici novembre» rispose con lo stesso volume Nick, l'altro fece segno di aver capito e si rimise composto.

Poi venne il turno di Fahed e Yen, avevano fatto il regalo assieme e all'italiano venne in mente l'espressione della ragazzina catturata dalla foto e la reazione del marocchino quando aveva visto le ragazze in divisa da Eroe.

Non riuscì a trattenere un sorrisetto beffardo mentre se la rideva sotto i baffi. Lanciò un'occhiata a Dri, anche lei l'aveva notato e gli intimava di rimanere in silenzio.

Il regalo dei due consisteva in un quadernino vuoto su cui scrivere. Gab sollevò il viso incerto. «Ma io detesto scrivere»

«È per annotarti tutti quei calcoli assurdi che fai di solito» spiegò impassibile Fahed. «Sono stufo di quei fogli volanti pieni dei tuoi progetti. L'altra notte ne ho trovati due dentro al mio cuscino.»

«Oh» fece Gabriele «Giusto. Scusatemi» aggiunse sinceramente dispiaciuto. Cominciò a guardare i regali ricevuti (il braccialetto, la scacchiera, la foto, il quadernino e la cioccolata) e sentì di nuovo gli occhi farsi lucidi per l'emozione.

Come doni non erano molti ma per Gab valevano tantissimo. Sapeva che erano stati fatti appositamente pensando a lui e questo lo commuoveva.

Si strofinò veloce gli occhi per non permettere alle lacrime di scendere, non voleva piangere davanti a tutti ma faceva seriamente fatica a trattenersi.

«Avevi proprio ragione Nick. È così tenero quando cerca di non piangere dall'emozione!» esclamò allegra Nguyen.

Gabri avvertiva il proprio viso scaldarsi «Io. Non. Sono. Tenero.» cercò di ribattere ancora impegnato a strofinarsi gli occhi.

Accanto a lui sentì diversi click susseguirsi velocemente, ne riconobbe la provenienza. Si voltò di scatto sorprendendo Nick con la macchina fotografica in mano. «Questa me la paghi» sussurrò tentando di sembrare minaccioso.

L'amico gli fece l'occhiolino divertito. «È tutto da vedere questo.»

Prima che Gabriele potesse ribattere, questo notò come la mensa avesse cominciato a svuotarsi di punto in bianco. «Ma cos...» mormorò confuso, poi come un lampo a ciel sereno comprese il motivo di quel movimento improvviso. «Che ore sono?»

«Le vent'uno e dieci» rispose Andrea dando un'occhiata all'orologio posto sopra l'ingresso alla mensa. «Si stanno recando tutti nella palestra tredici per prendersi i posti migliori.»

Tutta l'allegria provata prima sparì in un unico secondo lasciandogli cadere un grosso carico di pura ansia tanto pesante da appallottolargli lo stomaco.

Gab si piegò in due premendosi un braccio sulla pancia e l'altra mano sulla bocca. «Mi sento male...» ammise.

«Non dire così Gabri!»

«Vedrai che lo batti ad occhi chiusi quello.»

«Sei troppo forte per lui»

Cercarono di tirargli su il morale i suoi compagni. Lui cercò di abbozzare un sorriso rassicurante ma molto sicuramente ne uscì soltanto una smorfia di dolore.

«Sarà meglio cominciare ad andare» mormorò il Tutore dei due italiani. «Nick, prendi tutti i regali per Gabriele e insieme agli altri andate a cercarvi i posti alla palestra. Se arriverete in tempo potreste beccarvi quelli con una buona visuale, vi accompagnerà Ada.» spostò il viso verso Gabriele. «A te invece ci penso io»

«Posso venire con voi?» chiese Adri alzandosi dalla tavola.

«Sì!» rispose d'istinto Gab, poi guardò supplicante Andrea «Ti prego»

L'uomo assentì in silenzio. «D'accordo, vieni pure tu»

Li portò fuori dalla mensa conducendoli verso l'Arena, dove già tutti gli Ultra presenti alla villa vi si stavano recando.

L'Arena era l'unico posto adibito apposta per ospitare piccoli scontri tra Ultra dove il pubblico poteva assistervi dagli spalti proprio come in una vera arena.

Seppur non fosse una cosa che accadeva tanto spesso, occasioni dove qualche Eroe o giovane Ultra decidevano di darsi battaglia non mancavano di certo. Qualche volta capitavano tra persone che si detestavano (come con Gab ed Elliott) oppure semplicemente tra amici che avevano voglia di una genuina lotta con la presenza di un pubblico.

Da quando loro erano arrivati alla Villa ne avevano assistiti sei, oltre a quello di Andrea contro il Blocco C18. Alcuni erano veramente entusiasmanti, ma Gab di solito si divertiva nel comprendere il funzionamento delle abilità dei combattenti che nello scontro in sé, sempre in compagnia di Adri.

Andrea li fece entrare in un'entrata secondaria, rispetto a quella ufficiale che usavano tutti gli altri, che li condusse in una specie di sala preparatoria prima della lotta vera e propria.

Gabriele indossava già la sua divisa perciò non aveva molto da prepararsi esteriormente.

«Allora Gabri, in questa battaglia non potrete usare le armi se non le vostre abilità. Inoltre te, visto che sei abbastanza potente, non puoi usare la tua abilità alla massima potenza. L'obbiettivo è quello d'immobilizzare il nemico per almeno un minuto, non devi recargli troppo danno.» cercò di spiegargli in breve il Tutore. «Intesi?»

Il ragazzino mosse il capo annuendo ma con lo sguardo spento.

Andrea gli strinse leggermente la spalla. «Sei in gamba. Abbi fiducia in te stesso e ce la farai» gli disse. Diede infine una breve occhiata a Dri che sedeva in una panchina in attesa. «Vado un attimo a vedere se Ada e i vostri compagni siano già arrivati» mormorò alzandosi per uscire un attimo.

Una volta soli Gabri si diresse verso il muro e vi appoggiò il capo sconsolato, gli sembrava di non sentire più niente se non la propria paura.

Anche ciò che gli aveva detto Andrea gli era risuonato molto ovattato.

Se avesse dovuto trattarsi soltanto di uno scontro non avrebbe provato così tanto stress ma qui la posta in gioco era un po' troppo alta.

Era stato uno stupido ad accettare, anche se l'aveva fatto per cercare di aiutare i propri amici.

Avvertiva il proprio corpo tremare leggermente.

Di colpo mano di lei gli strinse il polso calmandolo. «Andrà tutto bene» cercò di rincuorarlo la ragazzina.

«Non lo so...» mormorò Gabri con un filo di voce. «Elliot ha più esperienza di me su tutti i campi. Ho fatto veramente una stupidaggine accettare»

«Sull'ultima parte siamo d'accordo» concordò lei «E anche un po' su tutto in realtà.»

«Gran bel discorso d'incoraggiamento.» commentò con voce piatta il ragazzino.

Adri lo ignorò. «Ma di certo tu sei molto più intelligente di lui. Riuscirai a metterlo alle strette» disse fissandolo affettuosa, e anche con una punta di orgoglio. «Come la prima volta che hai fregato Francesco. Lui era molto più grande e grosso, te al confronto eri uno scricciolino. Eppure lo hai battuto.»

«Non senza ricevere un pugno dritto in pancia» le ricordò Gab «Ripensarci mi fa ancora male.»

«Smettila d'interrompermi» gli ordinò l'amica. «Il punto è che, secondo me, tutto quello che devi fare è essere te stesso. Quando vuoi sai essere imprevedibile e incontrollabile, spesso anche fastidioso.» lo fece voltare in modo che la guardasse in faccia. «Tu puoi batterlo, probabilmente usando anche un minimo della tua abilità.»

Gabriele poggiò la fronte su quella dell'amica. «Tu credi che io ce la possa fare?»

«Scommetterei tutto l'oro del mondo su di te. Io non credo che tu ce la possa fare, ne sono certa.» rispose Adriana abbracciandolo.

L'ansia provata fino a prima cominciò a sciogliersi in una poltiglia ai piedi di Gab mentre questo ricambiava con grande affetto l'abbraccio.

Un colpo di tosse avvisò che Andrea era tornato nel minuscolo spogliatoio. I due ragazzini si staccarono veloci con un inusuale imbarazzo.

«Fra poco si parte» annunciò l'uomo «Sei pronto?»

Gab tirò su sia il cappuccio che la maschera nascondendosi così il viso. «Sì»

L'Eroe lo fece passare in un breve corridoio che faceva entrare lo sfidante nell'arena. «Noi saremo fuori nelle tribune a guadarti.» lo assicurò. L'allievo fece un cenno col capo per dirgli di aver capito e si diresse verso l'arena.

Quando si trovò fuori da quel corridoio una forte luce lo accecò per qualche secondo poi udì le voci di tutti gli altri Eroe venuti ad assistere al suo primo combattimento seguiti da dei colpi ripetuti dai piedi contro il pavimento.

Si posizionò sul cerchio rosso che si trovava sul limitare della palestra, di fronte a lui Elliott lo fissava con un sorrisetto arrogante sicuro di vincere.

È soltanto uno stupido galletto. Certo, un galletto con abilità non da sottovalutare ma pur sempre uno di quelli che fanno tanto rumore per niente. Si ritrovò a pensare Gabriele.

Ormai non avvertiva più la paura, non aveva alcuna intenzione di perdere ma era più tranquillo tanto da sorridere in maniera impertinente sotto la maschera mettendosi in posizione rilassata.

Sapeva che gli amici avrebbero fatto il tifo per lui, Dri lo sosteneva. E questo gli bastava.

Intanto un piano cominciava a prendere forma nella sua mente.

Arrivò l'arbitro, un Eroe dai lineamenti orientali senza un occhio, tenendo in bocca un fischietto, pronto a dare il via.

Gabri non sentì più alcun rumore, era totalmente concentrato sul suo avversario. Sembrava come se qualcuno avesse abbassata il volume portandolo a zero.

In quel momento c'erano soltanto lui ed Elliot.

Il suono acuto del fischietto forò la cappa di silenzio che si era avvolta attorno al ragazzino, annunciandogli l'inizio dello scontro.

Immediatamente una mano guantata di nero stretta a pugno comparì nella sua visuale, riuscì ad evitarlo per un pelo.

Ebbe pochi secondi per rimettersi in posizione che Elliot lo attaccò di nuovo con un altro pugno.

Gab conosceva la sua abilità, elasticità, gliel'aveva intravista alcune volte, specialmente in altri combattimenti come quello che stava affrontando ora.

sapeva che la usava per darsi slancio per certi attacchi, lanciare oggetti in stile fionda umana oppure per bloccare i propri avversari.

Non era da sottovalutare ed Elliott la sapeva usare bene nelle battaglie.

L'italiano dovette ringraziare mentalmente Vipère. Per quanto non la sopportasse per niente, guardava sempre i suoi allievi dall'alto in basso trattandoli poi di conseguenza, era una brava insegnante di arti marziali.

Nonostante li detestasse, l'Eroe aveva trovato lo stile giusto per ogni componente del loro Blocco. In più in quei mesi aveva migliorato di molto i riflessi.

Questi, assieme all'allenamento e alla sua agilità fu in grado di evitare gli attacchi dell'avversario uno dopo l'altro.

Lasciò che Elliot cercasse di colpirlo ancora qualche volta, giusto per dargli l'impressione di essere soltanto un ragazzino impaurito che non aveva idea di cosa fare.

Lo sentiva ridergli dietro, istigandolo a combattere definendolo un fifone. Quando ritenne che fosse arrivato il momento giusto trasformò il corpo in ghiaccio per poter sfuggirgli più facilmente crenandosi una specie di pista di pattinaggio.

Mentre continuava ad evitare i pugni dell'avversario circondava l'arena con delle mura fatte completamente di ghiaccio abbastanza da ostruire la visuale del pubblico.

Fece ancora un paio di giri, per assicurarsi che fossero abbastanza spesse e che la temperatura della palestra si abbassasse a sufficienza.

Vide il pavimento sottostante ghiacciarsi sempre più velocemente e percepiva la propria forma diventare più forte.

Al punto in cui riteneva che fosse tutto pronto si lasciò colpire da Elliot. Doveva illuderlo ce avesse la situazione in pugno.

Finse un debole tentativo di congelargli il braccio restando ad osservare il ghiaccio attaccato alla manica dell'Ultra più grande sciogliersi, seppure difficoltà visto l'ambiente gelido che Gab aveva appositamente creato.

Come aveva calcolato, tuta autoriscaldante. Scommise che se avesse provato ad ustionarlo non avrebbe funzionato.

Aveva immaginato che l'abilità dell'inglese era sensibile drastici cambiamenti di temperatura, esattamente come un materiale elastico o gommoso. Con troppo calore diventava fin troppo elastico mentre col freddo perdeva la sua flessibilità, perciò la tuta doveva limitare al massimo problemi simili.

Un pugno di Elliot lo colpì allo stomaco piegando il ragazzino in due dal dolore.

«Sei così patetico, pensavo fossi molto più forte.» lo derise l'inglese avvicinandosi «A pranzo sembravi molto più coraggioso, ma a quanto pare le tue erano soltanto parole. Te la starai facendo sotto dalla paura non è vero?»

Gab si rialzò in piedi dolorante, era una fortuna che indossasse la maschera altrimenti il suo sorriso astuto l'avrebbe tradito.

Mancava poco all'atto finale.

«Ormai è finita, preparati a tenere fede ai tuoi patti e dire addio a quei perdenti dei tuoi amici.» esclamò infine Elliot, con uno scatto allungò gli arti Gabriele attorcigliandogli al suo corpo e bloccandogli ogni movimento. Un braccio passò attorno al suo collo rendendogli difficoltosa la respirazione. «Hai perso» gli bisbigliò all'orecchio.

«Io... non credo» riuscì a dirgli con estrema fatica Gab prima di sciogliersi, sotto lo sguardo stupito di tutti, in una pozza d'acqua.

Questa si spostò veloce alle spalle di Elliot per poi assumere una forma umana, avvertiva alcuni punti che si stavano velocemente congelando per via via della temperatura dell'arena.

Notò che anche l'avversario stava cominciando a soffrirlo, i suoi movimenti si erano fatti più rigidi e difficoltosi.

Le guance erano diventate rosse per la fatica e per il freddo.

Per quanto stesse cercando di non darlo a vedere si stava indebolendo.

«Credo che tu dovresti essere abituato alla nebbia, giusto?» fece Gab con tono divertito, infine esplose in una potente fiammata dirigendo quelle più potenti verso le pareti di ghiaccio più vicine.

L'improvvisa ondata di calore in quel clima così freddo provocò una reazione immediata.

Quel drastico cambiamento d'aria generò un forte squilibrio dando origine ad una circolazione ciclonica mentre andò a formarsi una nube che riempì l'interno della palestra oscurando la vista di tutti i presenti.

Elliot si guardò attorno senza capire quanto fosse appena accaduto, un po' mezzo accecato en un po' frastornato dall'esplosione di fuoco avvenuta prima.

Si rese conto di essere stato raggirato per tutto la durata del combattimento da quell'inutile ragazzino e questo lo fece terribilmente infuriare, anche perché non riusciva a scorgerlo da nessuna parte per via di quell'improvvisa e fitta nebbia.

Il proprio corpo, compresa la sua abilità, cominciava già a soffrire quei improvvisi cambiamenti di temperatura e neppure la sua tuta riusciva a proteggerlo.

«Brutto scarafaggio! Fatti vedere se conservi ancora un minimo di coraggio!» urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Riusciva a sentire i mormorii delle persone dalle tribune ma continuava ancora a non vedere niente.

A malapena riusciva a scorgere il proprio naso. Questo handicap lo mandava terribilmente sui nervi.

«Non hai neppure il coraggio di affrontarmi a viso aperto? Sei soltanto un codardo!» continuava a sbraitare.

«Vuoi vedermi quindi?» la voce di Gabriele risuonava per tutta l'arena. Ciò era leggermente inquietante.

«Sì!» rispose con foga l'inglese ancora rosso in viso, stavolta dalla rabbia.

«Come desideri» un vento piuttosto forte dissipò la nube permettendo finalmente ad Elliot di vedere sia l'arena che il pubblico sugli spalti. Qualche blocco di ghiaccio era situato qua e là sul limitare della palestra.

Ma non c'era traccia di Gabriele.

«Così ti va bene?» chiese ancora l'italiano, ma non si riusciva a individuare la sua posizione. Poi di nuovo una corrente d'aria prese ad agitarsi dietro Elliot e qualcosa di freddo gli sfiorò il collo. «O invece preferisci così?» stavolta la voce era molto vicina e molto più concreta mentre del ghiaccio stava velocemente ricoprendo tutto il corpo dell'Ultra più grande impedendogli di muoversi.

L'arbitro, parecchio infreddolito, fissava Gabriele a bocca aperta come se non sapesse bene che cosa pensare.

Neppure tutti altri Eroi non riuscivano a proferire parola allo scontro appena assistito.

Il più piccolo fece ritirare velocemente il ghiaccio prima che questo potesse recare danni all'avversario si allontanò rapidamente da quest'ultimo.

I suoi occhi non ridevano più mentre guardava Elliot cadere in ginocchio, stremato dallo sforzo e scioccato dal fatto di essere stato battuto. «Secondo le regole bisognava riuscire a bloccare l'avversario per almeno un minuto o sbaglio?» fece rivolto allo sconfitto.

L'Eroe che faceva da arbitro si avvicinò ai due e prese il polso di Gab sollevandolo in alto. «Abbiamo un vincitore!» gridò a tutti i presenti.

In quel momento la stanza si riempì del ripetitivo suono degli applausi e delle grida in suo onore. Tutti lo acclamarono a gran voce ma Gabri si staccò dalla presa dell'uomo e si diresse verso Elliot porgendogli la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi.

Certo, continuava a non sopportarlo ma si era battuto bene e non se la sentiva affatto di deriderlo per aver perso. Inoltre, come l'Educatore Marco diceva agli orfani durante i giochi, bisogna sempre rispettare l'avversario. Che questo avesse vinto o perso.

Elliot sollevò lo sguardo sulla mano protesa verso di lui e poi sul viso di Gab, a quel punto fece una smorfia di disgusto e gli allontanò il palmo con uno schiaffo. «Non so che farmene della tua pietà.» gli sibilò in faccia rimettendosi in piedi da solo dandogli le spalle. «Non sai contro chi ti sei messo» disse avviandosi verso l'uscita zoppicando.

Gabriele ci rimase male, voleva cercare di sembrare gentile e rispettoso. Prendere in giro qualcuno che aveva perso in qualche gioco non era da lui e non gli piaceva neanche.

Scosse poi la testa, se Elliot rifiutava di essere aiutato (anche soltanto per rimettersi in piedi) o il fatto di aver perso erano suoi. Non certo di Gab.

Il ragazzino si voltò verso i propri amici che stavano scendendo dalla tribuna per corrergli incontro a braccia aperte.

Presto si ritrovò sommerso da una moltitudine di abbracci tanto da cadere per terra.

«Sei stato fighissimo!» urlava Nick strattonandolo con più forza di quanto si potesse aspettare da un piccoletto come lui. «Gliel'hai fatta vedere a quel damerino da quattro soldi!»

Yen invece batteva le mani al settimo cielo. «All'inizio stavamo perdendo le speranza, insomma... sembravi abbastanza patetico. Quell'abbassamento di temperatura è stato molto fastidioso.» cominciò a dire «Poi quell'esplosione...WOW!»

«Tutto questo faceva parte del tuo piano fin dall'inizio?» gli chiese Fahed stupefatto «E come hai fatto a generare quella nube? Il solo fuoco non sarebbe bastato!»

Gab riuscì a tirarsi sù mentre si abbassava la maschera, era felice poter stare ancora con i propri amici. «Il fuoco mi serviva per distogliere l'attenzione da me per qualche secondo, quello che mi serviva diventare una corrente d'aria calda in modo tale che entrasse in contrasto con quella fredda di prima» spiegò tornando a sorridere. «È così che si formano i temporali e alcune trombe d'aria. Con tutti quei cambi di temperatura l'abilità di Elliot non avrebbe retto a lungo»

«Affascinante!» sospirò il marocchino visibilmente impressionato.

Dri comparì nella visuale di Gabriele, lo guardava orgogliosa con un sorriso dolce sulle labbra. «Te l'avevo detto che ce l'avresti fatta» gli disse.

L'amico le sorrise spigliato. «Tu hai creduto in me» le rispose con sincerità. La ragazzina gli buttò le braccia al collo stringendolo forte a sé, lo lasciò andare due secondi più tardi senza riuscire a smettere di sorridere.

Venne poi il turno di Andrea e Ada, i due adulti abbracciarono forte il ragazzino complimentandosi con lui. L'Eroe l'aveva chiamato "Piccolo genietto del male" per via di come aveva inizialmente illuso il proprio avversario per poi capovolgere la situazione in quattro e quattr'otto.

Nick propose di andare a festeggiare alla Sala Giochi, nell'ultima settimana aveva preso questa fissazione di andarci perché vi aveva trovato un videogioco di ballo che gli era piaciuto un sacco e si divertiva troppo a giocarci, ma Gabri disse che era un po' stanco fisicamente e che voleva soltanto andarsi a lavare.

Al massimo potevano passare la serata in una delle loro camere.

Perciò decisero di ritrovarsi tutti nella stanza delle femmine subito dopo che Gabriele avesse finito di fare la doccia.

Una mezzoretta dopo i maschi erano già davanti alla porta delle loro compagnie in pigiama a bussare.

Ad aprire venne Yen che li squadrò con attenzione. «Siete in ritardo» fece notare a loro «E i tuoi cappelli sono ancora umidi.»

«Non trovavo il mio accappatoio, qualcuno ha avuto la simpatica idea di appenderlo fuori dalla finestra approfittando di questo bel tempo» spiegò Gab facendo cenno verso l'esterno dell'edificio mentre entravano in camera.

Fuori si sentiva il vento ululare forte e gli scrosci di pioggia colpivano ripetutamente il tetto della Villa.

«Ma tranquille» le rassicurò il ragazzino con espressione pacata. «Ho già pensato a ringraziarlo, gli ho riempito il dentifricio con dell'ottima crema all'aglio molto potente. In questo modo avrà un alito molto delicato domani.»

«Non sono riuscito a farlo desistere dal suo intento» fece Fahed sedendosi sul tappetto che si trovava al centro della stanza.

«A me sembrava un ottimo scherzo» disse invece Nick mettendosi accanto all'amico «Non vedo l'ora di vedere la faccia di Paulo quando si laverà i denti!»

Adri guardò scioccata Gabriele. «Ha davvero fatto volare via il tuo accappatoio?»

«Già, guardando da dove tira il vento presuppongo che stia sorvolando l'oceano. Non so se Pacifico o Atlantico, li confondo sempre.» le rispose Gab «Quello assieme alla mia coperta. Fortuna che non mi ha toccato i vestiti»

«Che scherzo di pessimo gusto» commentò Dri stizzita incrociando le braccia al petto, gli occhi brillavano minacciosi. «Dovresti parlarne con Andrea»

«Già fatto, ho chiesto se poteva andarci Fahed mentre io stavo sotto la doccia» l'assicurò il ragazzino voltandosi verso il marocchino «Avevi detto che la porta era chiusa, giusto?»

Fahed fece un cenno del capo confermando quanto detto «Esatto.»

«Magari sarà già andato a dormire, dopotutto sono già le dieci e mezza passate» fece Adri, poi guardò minacciosa i ragazzini. «Allora, patti chiari amicizia lunga» sestenziò solenne «Molti Eroi sono già andati a dormire, perciò al minimo rumore superfluo o troppo forte uscite subito. Chiaro?»

«Si si. Tranquilla» pigolò Nick intimorito dal tono e dall'espressione utilizzata. «Chiaro!»

Gab ridacchiò infilando le mani nelle tasche della felpa sorridendole poi scaltro. «Trasparente»

Il ragazzino più alto sollevò un poco il viso facendole segno dell'okey. «Capito»

Nguyen si sedette anche lei sul tappetto assieme agli altri amici già sistemati comodamente, qualcuno utilizzando anche dei cuscini. «Intesi!» esclamò sebbene la minaccia non valesse per lei. «A cosa giochiamo stasera?»

«Io ho portato delle carte» rispose Nick mostrandone un pacchetto di carte da poker tutto sorridente «Rubarle a Yusuf è stato uno scherzo!»

«Nick!» esclamò Fahed per nulla d'accordo, un po' come sempre alla fine per cose simili.

«Perché gliele hai rubate?» domandò esterrefatta Adri.

«Sentite, lui le usa per far le scommesse e ci perde sempre. Gli ho fatto un favore.» si difese Nick «Così stasera non perderà nessun soldo mentre noi ci divertiremo alla facciaccia sua»

«Se volevi dargli fastidio dovevi rubargli le sigarette» disse Gabri con la medesima espressione di prima. «Ma meglio così per noi, almeno possiamo fare un gioco diverso da Magiò»

Nguyen lo guardò offesa «Si chiama "Me Mah Jong", viene dalla Cina. E poi quel gioco è bellissimo!»

«Non lo metto in dubbio» fece il ragazzino sollevando le mani con espressione innocente. «Ma permetterai che dopo averci giocato quasi tutte le sere da almeno tre mesi alla fine stanca»

«Gabri ha ragione» concordò Fahed sistemandosi meglio i pantaloni del pigiama divenuti un po' troppo stretti. «Ho bisogno di qualche mese per disintossicarmi, quei draghi rossi non li posso più sopportare.»

«Che ne dite di una bella partita a Ramino?» propose Adriana «Ce l'hai insegnata Andrea qualche settimana fa.»

Gabri aggrottò leggermente le sopracciglia pensieroso. «Massì! Ci può stare dai. Anche a te è piaciuto come gioco quando te l'abbiamo spiegato l'altro ieri» decretò infine sorridendo vivace.

«Ma Fahed e Yen non sanno giocarci. Bisognerà partire tutto dal principio e dovremmo aspettare un sacco di tempo prima che loro finiscano di sistemare le carte» si lasciò scappare Nick.

Sia Gab che Dri si accigliarono guardandolo male. «E allora? Pure te alla prima partita eri piuttosto lento, ma poi hai imparato.» disse Adri.

«Più si è meglio è» affermò Gabriele annuendo concorde.

Nick cercò di sorridere imbarazzato tentando di calmare i suoi amici «Okey va bene. Giocheremo a ramino» e cominciò subito a mescolare le carte. Gabri intanto aveva tirato fuori dalla tasca della felpa il suo ultimo regalo, quello da parte di Ada, scartandolo con l'acquolina in bocca.

Presto si trovò in mano una tavoletta, abbastanza grossa, di cioccolata al latte realizzato a mano dalla donna la quale era un'ottima cuoca, tra le mani. Riuscì a spezzettarlo in cinque parti per poi distribuirle ai suoi amici.

«Ma è il tuo regalo!» protestò Dri con la sua parte sul palmo, Nick e Yen la mangiarono senza troppi complimenti.

«Appunto. Godetevelo, perché non accadrà mai più.» li avvisò Gabriele tranquillo.

Fahed staccò un morso del suo pezzo. «Che tu ci dia una parte del regalo o che condivida della cioccolata?»

«Entrambe, se la prima parte ha che fare con la seconda come stavolta.» chiarì il ragazzino portandosi in bocca un pezzo della sua cioccolata. Cominciò a mangiarla con espressione sognante gustandosela in ogni secondo in cui questa entrava in contatto con le sue papille gustative.

Accidenti se era buona!

Un vero paradiso per il suo palato.

Gabriele era felicissimo che al mondo esistesse una tale prelibatezza, se fosse stato per lui avrebbe potuto cibarsi soltanto di quella per tutto il resto della vita.

Il che era possibile, se voleva morire entro breve dato che troppa cioccolata non faceva molto bene all'organismo (come poi tutto d'altronde).

Una volta che Nick ebbe terminato di distribuire le carte fecero un paio di partite come prova per insegnare il gioco a Fahed e a Nguyen tenendo i propri mazzetti scoperti.

Alla terza, questi avevano cominciato pian piano a comprendere almeno le basi della dinamica del gioco, seppur avevano ancora qualche difficoltà, perciò Dri propose che nelle successive si sarebbero tenute le carte coperte e in mano. Se i due inesperti avessero avuto bisogno di qualche chiarimento avrebbero potuto tranquillamente chiedere aiuto sia a lei che a Gab.

Gabriele stava spiegando a Fahed per la quarta volta che non bastava scendere soltanto con i tris, seppur la loro somma faceva quaranta, quando Adri chiese rivolgendosi specialmente a Yen «Com'era la vostra vita prima di venire qui alla villa?»

«Caotica» rispose Nick, intromettendosi, cercando di capire se la carta che aveva in mano potesse rivelarsi utile, alla fine decise di scartarla. «Siamo quattro famiglie con tanto di nonni più il bisnonno in una sola casa, senza contare gli animali domestici. Okey, come dimora è abbastanza grande da ospitarci tutti ma la privacy lì se n'è andata da un pezzo assieme al silenzio.» raccontò lasciandosi sfuggire un sonoro sbuffo. «A scuola ci chiamano la "Mandria Kidman" riferendosi al fatto che la mia famiglia si occupa dell'allevamento da generazioni»

«E che cosa allevate?» domandò curioso Gabri.

«Per lo più ci occupiamo dei bovini, ma abbiamo anche qualche capra» fece l'australiano sorridendo poi tristemente. «Seppur spesso i miei parenti amassero ficcare un po' troppo il naso negli affari altrui non erano poi così male, una volta che ti ci abituavi. Mi mancano tutti, anche mio cugino Ned. Lui è ben più pestifero di me.»

«Il che la dice lunga» fu il commento sottile di Fahed.

«Credo di capire su com'era vivere con una famiglia numerosa» fece Nguyen facendogli l'occhiolino «La nostra comprendeva la mia sorella piccola, i miei genitori, i miei due cugini, gli zii e i nonni, ovviamente contando anche me.» cominciò a raccontare la vietnamita «Solo che la nostra casa era troppo piccola per tutti. Io dovevo condividere una stanza singola con mia sorella e mia cugina. Essendo contadini non potevamo aspirare grandi cose, il fatto che io fossi diventata un'Ultra era una cosa che andava ben al di là dei miei sogni e speranze.»

«A chi lo dici!» affermò Fahed pescando una carta. «Io sono figlio di un operaio, è già tanto che fossimo riusciti ad avere in casa una radio, anche se usata. A scuola molti mi prendevano in giro per via della mia appartenenza alla classe Upsilon perciò spesso passavo il mio tempo a cercare di farmi notare il meno possibile in modo da evitare che mi picchiassero o mi prendessero in giro. E ci riuscivo benissimo visto che spesso si dimenticavano della mia presenza.»

«E dopo la Cura hai sviluppato la capacità di diventare invisibile» mormorò Gab più a sé stesso che ai propri amici.

Che questa caratteristica del marocchino, dell'essere bravo a non attirare l'attenzione altrui, avesse qualche rapporto con la sua abilità che gli donava l'invisibilità?

«Esatto!» confermò il marocchino facendo uno dei suoi rari sorrisi. «Quando l'ho usata per sbaglio la prima volta stavo scappando da Maazin e i suoi amici. Ero finito in un vicolo cieco e loro mi avevano ormai raggiunto solo che prima di colpirmi ero sparito sotto i loro occhi, anche se rimasero solo i vestiti. Il giorno prima di venire qui ho deciso di prendermi la rivincita, le loro facce terrorizzate erano magnifiche.» raccontò ridacchiando.

«Secondo me la tua abilità è incredibile!» giudicò Nick «Pensa, magari hai fatto una figuraccia e il tuo unico desiderio è quello di sparire, ecco tu puoi farlo veramente.»

«Quando si dice di voler sparire dall'imbarazzo» scherzò Gabriele

«Sì, credo...» fece poco convinto Fahed grattandosi il capo. «Per il momento mi viene ancora difficile farlo a comando nei momenti di grande stress.»

«Gli allenamenti sul controllo delle nostre abilità servono proprio a quello.» gli fece notare Nick controllando la carta che aveva pescato per poi rabbuiarsi. «Possibile che non me venga buona neppure una?»

«Forse perché non stai chiamando quella giusta» disse con tono pacato Adri mettendo sul tappetto un tris di nove rimanendo così con soltanto una carta in mano, successivamente si rivolse a Nguyen. «Senti Yen-» iniziò parlando nello stesso istante assieme a Gabri, senza farlo apposta.

I due si scambiarono un'occhiata arrossendo leggermente imbarazzati, i loro compagni invece li osservavano divertiti.

«Credo che la domanda che avevamo in mente era la stessa» indovinò il ragazzino un po' sorpreso. «Vai pure tu Dri»

«Ehm... okey» finalmente Adri riuscì a staccare gli occhi da quelli dell'amico e concentrarsi su Yen. «Quello che credo entrambi volevamo chiederti era: ma i tuoi allenamenti come funzionano, visto che la tua abilità ha che fare con i sogni delle persone?»

La ragazzina prese a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli, a disagio. «Ecco, io...» cominciò senza sapere esattamente cosa dire. «Il mio Tutore più di una volta preferisci che io mi alleni specialmente di notte, visto che di norma tutti dormono a quell'ora. Di giorno invece mi fa fare degli esercizi fisici per migliorare nel combattimento.»

«Aspetta aspetta...» la fermò Nick facendo il segno del time out con le mani. «Quindi vorresti dire che mentre noi dormiamo tu entri nei nostri sogni?»

Nguyen evitò di guardare i suoi amici in faccia. «Qualche volta? Forse...» fece arrossendo in volto.

Gabri si mosse appena sul suo posto a disagio, non aveva piacere che qualcuno s'intrufolasse nei suoi sogni. Lo faceva sentire troppo scoperto.

Fahed aggrottò le sopracciglia confuso. «Ma allora perché non ti abbiamo mai notata?»

«Perché sto imparando a non mostrare la mia presenza. E poi non vado sempre nei vostri sogni.» ribattè Yen, mentre scartava una carta.

«Anch'io ho fatto quel tipo di allenamento, non è così semplice mettere dei paletti limitanti alla propria abilità.» condivise Dri osservando la scala dal dieci al sei che Fahed aveva messo giù. Era ora il turno di Nick a pescare dal mazzo che, con un'esclamazione di gioia, riuscì finalmente a scendere.

Gabri invece fissava le carte posizionate sul tappeto senza però prestare molta attenzione. «Quindi abbiamo Dri che è in grado di vedere la nostra anima per intero scoprendo i nostri segreti, paure e desideri. E poi c'è la Nguyen che è in grado di entrare nei tuoi sogni e spiarti senza essere notata» ragionò. Tra gli altri due maschi ci fu un momento di forte disagio in cui rimasero in silenzio. Si sentivano un po' troppo esposti davanti alle loro compagne per via delle loro abilità.

«Credo che sia giunto di nuovo il momento di dire addio alla mia privacy, per sempre.» dichiarò Nick. «Chissà se un giorno riuscirò finalmente a conoscerla»

Gab ridacchiò divertito. «Neppure da noi non potevi avere un momento per te all'orfanotrofio. Eravamo una sorta di grande famiglia» raccontò con una punta nostalgica nella voce. «Anche se di certe persone ne avrei fatto volentieri a meno.»

«Chissà mai a chi ti stai riferendo?» fece ironica Adri rivolgendogli un lieve sorriso divertito. «Però tutto sommato non si viveva troppo male.»

«Anche se alla fine era una specie di gabbia.» completò Gabriele storcendo la bocca in una smorfia infastidita. «Non mi è mai piaciuto il fatto che non ci veniva mai permesso di oltrepassare quel dannato muro.» notò che l'amica lo scrutava severa. «Sì lo so, lo facevano perché ci volevano bene. Ma io non sopportavo più starmene chiuso lì dentro, alla lunga mi faceva sentire in trappola.» quando disse le ultime frasi sentì le proprie guance arrossire lievemente. Non era solito a raccontare su come si sentiva davanti ad altre persone, lo metteva a disagio. «Allora, a chi tocca pescare?» chiese cercando di cambiare discorso.

«A te» gli rispose Fahed passivo.

Nick invece era di un'altra idea e volle tornare sul discorso delle abilità. «Adri, per caso hai visto anche la nostra anima?»

Lei sollevò la testa di scatto, sorpresa. «No, a voi no. Fin'ora mi è capitato di farlo solo su Vipère su Paulo, per mettermi alla prova» spiegò «Per poco Vipère non mi scopriva. Comunque adesso non ho molta voglia di parlarne.»

«Hai visto anche la mia» le ricordò Nguyen.

«Ti eri offerta volontaria e me l'hai chiesto per una settimana consecutiva. Ricordi?» rispose Adri seccata.

«Oh, giusto» boffocchiò la ragazzina.

«Adriana...» cominciò Nick con un tono ed un'espressione seria, così inusuale rispetto al suo solito, sempre allegro e sorridente. «Vorresti leggere la mia di anima?»

I volti di tutti si girarono verso di lui.

Dri si accigliò confusa. «Perché?»

L'australiano scrollò le spalle. «Per comprendere meglio la tua forza, credo»

«Saprò tutti i tuoi segreti.» fece notare Adri osservandolo con attenzione.

«Così non potrò più nasconderti niente!» rispose Nick facendole l'occhiolino, giocoso.

Adriana sbuffò ma poi le iridi si illuminarono di una sfumatura più chiara.

Tutti gli altri li osservarono senza dire una parola, attenti a quanto stava accendendo.

Talvolta il ragazzino si irrigidiva rilassandosi poi l'istante successivo, Dri invece era concentrata a non far del male a Nick.

Dopo quasi un minuto, la ragazzina chiuse gli occhi espirando mentre Nick li sbatté un paio di volte cercando di capire se fosse finito o meno.

«Hai già fatto? Wow. Sei stata veloce.» si complimentò mentre si rimetteva comodo.

«Scusami» disse lei ansimando leggermente. «Non sono stata del tutto delicata.»

«Fa lo stesso» la tranquillizzò il ragazzino. «Per me sei stata bravissima!»

«Potresti dire qualcosa di quel esagitato?» le chiese Gabri curioso. Aveva provato un certo fastidio nel guardare quei due mentre si fissavano l'una negli occhi dell'altro, come se non fosse più il solo sopportare lo sguardo penetrante dell'amica a tempo indeterminato.

«Da piccolo aveva un coniglio bianco di nome Joe, una volta a sette anni ha mangiato le crocchette del loro cane per sbaglio e invece un'altra volta a rotto, sempre per sbaglio, una collana di madreperla di sua nonna che le aveva regalato il nonno morto anni fa. Nick si sente ancora in colpa per questo.» elencò svelta Dri.

Nick la guardò stupito e frastronato. «Cavolo, è tutto vero...»

Lei spostò lo sguardo verso il piccoletto. «Non temi il fatto che ora io conosco tutti i tuoi punti deboli?»

«Un po' sì» rispose Nick impacciato. «Però d'altronde siamo compagni di Blocco. Prima o poi dovremo conoscere i punti deboli di tutti, per sostenerci.»

«Giusto, dopotutto dobbiamo essere una squadra.» cominciò Fahed piegano la bocca in un inusuale sorriso beffardo. «Perciò spero non ti dispiaccia se chiudo io la partita» e buttò l'ultima carta rimanente sul mazzo degli scarti.

Gabri la guardò leggermente scocciato. «La solita fortuna del principiante»

«COSA? NOOO!» gridò Nick incredulo «Non è possibile!» intanto Fahed sorrideva soddisfatto godendosi del momento di vittoria.

«Nick!» lo riprese severa Dri «Avevo detto di non alzare così la voce!» il piccoletto si rimise al proprio posto pigolando piano uno "scusa".

Gli altri tre ridacchiarono divertiti dalla reazione dell'australiano, poi Nguyen chiese «Che ore sono?»

Fahed controllò nel suo orologio, regalatogli da Khadeer. «Le undici e mezza, meglio andare a letto se domani vogliamo essere in biblioteca puntuali.»

«Ah quindi andremo a far lezione?» fece Yen, non molto contenta.

«Io, Gab e Fahed siamo dell'opinione che ci serva mandare avanti la nostra istruzione.» rispose Adri, i due ragazzini nominati annuirono con risolutezza.

Nick era alquanto scioccato. «Gabri! mi tradisci così?»

Il ragazzino gli rivolse un'occhiata distratta mentre raccoglieva le carte sparse sul tappeto per costruirci un piccolo castello. «Non sopporto restare all'oscuro di ciò che accade, perciò sì.» disse mentre stava finendo le prime mura. «E poi sono sicuro che sarà diverso rispetto a com'era a scuola. Nessuna maestra che ti sgrida per la tua pessima calligrafia o perché hai sbagliato a mettere l'accento»

«Sarà...» sbuffò Nick per nulla convinto.

«Neanch'io ho molta voglia di tornare dietro i banchi...» si lamentò Nguyen lasciandosi cadere a terra, a causa del tonfo e delle vibrazioni il castello di carte di Gab crollò su sé stesso lasciando il ragazzino con una donna di fiori sospesa in aria. «Oddio Gabri, scusami. Non l'ho fatto apposta!»

«No-non è niente» sibilò lui a denti stretti «Succede...» sospirò infine cercando di restare calmo. «Sentite, neanche a me piace l'idea di un possibile ritorno a scuola ma io penso che Andrea abbia ragione. Il nostro livello di conoscenza è troppo basso e mi sono sentito un po' uno schifo quando non ho saputo rispondere alle sue domande e credo che lo stesso sia stato per voi. Io non voglio restare ignorante e non si può fare tutto da soli, perciò credo che la cosa migliore sia cogliere quest'opportunità e andare a quelle lezioni.» spiegò sincero «Poi se voi non volete venire va bene comunque, ma io ho deciso comunque di andarci.»

Nella stanza scese il silenzio, rotto pochi istanti dopo dai mormorii di Nguyen e Nick che accettavano comunque di provare, seppur non troppo convinti. «Gran bel discorso» si complimentò invece Adriana orgogliosa.

Lui le sorrise spontaneo «Grazie!» poi si volse verso i compagni battendo un pugno sul palmo aperto «Bene, è deciso. Chi vuole venire domani a lezione si sveglierà insieme a me alle sette e mezza. Per tutti gli altri ci vedremo poi più tardi.» decretò in maniera ufficiale, finito di parlare si lasciò scappare uno sbadiglio.

Dri gli sorrise teneramente. «Per il momento credo che sia meglio andare a dormire, specialmente tu Gab. Stai letteralmente crollando dal sonno.»

«Esagerata, ho abbastanza energia in corpo per durare ancora un'altra mezz'oretta» ribatté lui con vivacità. Quando rientrò nella propria camera, circa tre minuti dopo, fece giusto in tempo ad arrivare nel suo letto prima di cadere in un sonno profondo.

«Non doveva durare un'altra mezz'ora?» riuscì a sentire da uno dei suoi compagni, forse Nick, mentre scivolava nel profondo e dolce oblio.

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