Lotta tra Ultra pt1
Gab si fermò un attimo a prendere respiro, ormai esausto. Mancava ancora un'ora alla fine dell'allenamento e sperava soltanto che questa passasse il più velocemente possibile.
Era dalle otto che si stava allenando continuamente, con solo qualche pausa in mezzo, e alla lunga mantenere il proprio corpo anche solo di un elemento cominciava ad essere stancante. Usarlo per combattere in quello stesso lasso di tempo, poi, non faceva che sfinirlo ulteriormente.
Fortuna che ora era passato a dover fare esercizi più o meno "facili".
«Forza Gabriele, un'ultima volta. Cerca di mirare quel mezzo tronco» gli disse Andrea prima di tornare a rivolgere la sua attenzione su Dri, la quale era impegnata anche lei ad affinare la sua abilità.
Nick sollevò in aria un pugno. «Dai che ce la fai stavolta!» accanto a lui c'era una donna di mezz'età, la stessa che sedeva sempre al tavolo del loro Tutore. Sul volto pallido si potevano intravedere sottili rughe e tra i suoi capelli, ciocche argentate aumentavano di mese in mese prendendo lentamente il posto dei suoi originari color mogano.
Nonostante si notasse che la vecchiaia stava col tempo avvolgendo la donna, le iridi verde acqua erano brillavano ancora vispi e allegri.
In quel momento fissavano Gabriele pieni di dolcezza mentre la donna teneva un cesto in mano. Il suo nome era Ada ed era la moglie di Andrea. «Se riesci a colpire il bersaglio che Andre ti ha ordinato ti darò un'intera tavoletta di cioccolata.» gli promise la donna.
Il bambino annuì, per un po' di cioccolata questo e altro. Col corpo fatto di sole fiamme si posizionò davanti all'obbiettivo, un pezzo di tronco poco più basso di lui ma molto più largo messo a qualche metro di distanza dall'Ultra. Spostò la gamba destra per darsi maggior equilibrio e concentrò un'enorme massa di calore nella propria bocca aperta che sfociò poi in un'immensa fiammata verso il tronco.
Il difficile non era rilasciare il fuoco ma che imparasse a controllarne il raggio d'azione in modo da colpire solo l'obbiettivo prefissato senza danneggiare chi gli stava attorno.
Quando pensò che fu abbastanza richiuse la bocca mettendo fine al getto di fiamme e ammirò soddisfatto il risultato.
Il mezzo busto ardeva trasformandosi in cenere abbastanza velocemente. Accanto c'era un po' d'erba nera e fumante.
«Ottimo, puoi spegnerlo ora?» fece Ada osservando il legno che bruciava. «Senza bagnarlo però.»
Questo era ancora un po' più complicato, ma Gabri protese comunque la mano aperta col palmo rivolto verso il pezzo di tronco e si concentrò sul calore che emanavano le fiamme mentre divoravano il legno, un trucchetto che gli aveva insegnato Ghaith qualche settimana prima.
Chiuse di scatto il palmo e il fuoco si spense lasciando solo un mezzo tronco ormai quasi tutto nero con alcuni punti bianco cenere.
A quel puntò Gab ritornò normale e si lasciò cadere a terra sfinito.
Indossava una particolare canottiera aderente di un grigio quasi nero con un paio di pantaloncini larghi che gli arrivavano al ginocchio.
Glieli aveva consegnati Andrea circa tre settimana dopo la loro visita al laboratorio assieme ad un altro paio uguali, eccetto per la taglia e per il colore molto più chiaro, a Fahed. La collana con la piastrina di metallo invece era tornata al suo proprietario il giorno dopo accolta da quest'ultimo con grande gioia.
Adesso invece attendevano che anche le loro divise da Eroi fossero ultimate.
Di certo però l'Eroe non sospettava che l'orfano fosse riuscito ad entrare ogni tanto di nascosto nel laboratorio, aveva imparato a memoria i codici, assistendo in primis alla creazione di queste.
Purtroppo non poteva partecipare più di tanto nella loro realizzazione poiché Max ci teneva a prepararle lui stesso, ma almeno Gab aveva finalmente l'occasione di mettere a frutto quanto imparava dai libri.
Negli ultimi mesi aveva preso a leggere tantissimo. Si trattavano per lo più di testi scientifici sulla chimica e biochimica (l'argomento che più preferiva) e di recente pure sulla robotica ma rispetto di quando era all'orfanotrofio era già un netto miglioramento. All'epoca il bambino trovava particolarmente noiosa un'attività come la lettura, più che altro per via del fatto che si trovava costretto a restare fermo per più di due minuti, ma probabilmente la causa di ciò era certamente dovuta alla questione che nella biblioteca dell'orfanotrofio fosse provvista unicamente di libri per bambini i quali non solleticavano di certo l'interesse dell'orfano.
Adriana si ritrovava a sorridere quando, durante delle loro fughe in biblioteca dove si sedevano con la schiena appoggiata agli scaffali e le loro spalle che si toccavano, sentiva Gab che cercava di masticare parole complicate persino per lei nel tentativo di pronunciarle correttamente.
In quel momento Dri era concentrata a richiamare a sé i ricordi o le emozioni specifiche nell'anima di Andrea, di tanto in tanto si alternava con Ada.
Era riuscita a non far sentire la propria presenza nel momento in cui entrava nell'anima di una persona, ora doveva allenarsi a limitare la propria abilità a prelevare soltanto le informazioni richieste e non tutto.
Nonostante fosse molto migliorata rispetto al loro arrivo alla Villa, i progressi di Adri per quanto riguardava la propria abilità procedevano un po' a rilento, al contrario del suo migliore amico.
Gabriele era stato il primo tra i suoi compagni a comprendere come funzionasse la propria abilità e a come controllarla.
Aveva capito che, al contrario di quanto accadeva per gli elementi più tradizionali (ma molto più potenti), con quelli più complessi aveva invece bisogno di un'ottima conoscenza sul materiale di cui voleva assumere la forma perciò ne studiava la composizione chimica e gli suoi effetti sui libri.
Perciò in parte il merito andava anche a tutti i libri che stava leggendo a permettergli di progredire così velocemente.
«Cavoletti! Quella fiammata era potentissima!» esclamò Nick raggiungendo l'amico. «Ti ricordi quando me l'avevi mostrata la prima volta? Era ridicola!»
Senza sollevare la testa Gab gli rivolse uno sguardo stanco «Già, potentissima...»
Anche Ada gli si avvicinò «Accidenti se sei sudato.» commentò con un sorriso divertito.
«Provaci te... ad allenarti... per tre... ore... e mezza...» ansimò Gabriele fissando il cielo sopra di sé.
Nuvole scure avevano cominciato ad addensarsi dall'inizio della giornata oscurando il paesaggio circostante ma che allo stesso tempo rendeva più vividi i colori della vegetazione.
Era incredibile e affascinante.
Nell'aria l'odore della pioggia cominciava già a farsi sentire preannunciando un acquazzone con i fiocchi.
«Dev'essere veramente sfiancante» disse la donna rovistando nel suo cestino «Ma so io cosa può tirarti su!»
Gabriele non ebbe bisogno di nient'altro, si mise di scatto a sedere con gli occhi che brillavano eccitati. Ada rise nel vederlo e gli consegnò un pacchetto di forma rettangolare grande quanto il proprio palmo di carta oleata a cui attorno era legato un fiocco con un filo di spago.
«Auguri!» gli disse dolcemente la donna. Nick lo guardava trepidante nascondendo dietro la schiena qualcosa.
L'unico ad essere parecchio confuso era Gabriele. «Auguri per cosa?»
Nick gli diede una pacca sulla spalla ridendo. «Ma come scemo? È il tuo compleanno!»
«Davvero?» sapeva cosa significava quella parola, avevano festeggiato quello di Yen a marzo e lì avevano scoperto l'esistenza dei compleanni «Aspettate, quindi io sono nato oggi? Il... quindici giugno?»
«Beh, magari non sei nato proprio oggi ma esattamente undici anni fa, sì. Buon compleanno!» l'australiano gli porse anche lui un pacchetto rettangolare, ma stavolta la carta cui era avvolta il regalo era arancione scuro e il nastro color argento «Sapevamo che all'orfanotrofio non siete soliti a festeggiare i compleanni, bastava vedere la vostra faccia al compleanno di Nguyen!»
«Perciò i vostri compagni ci hanno chiesto di fare ricerca su di voi per scoprire in quale giorno compivate gli anni e farvi una sorpresa» spiegò infine Ada, nel frattempo anche Dri aveva finito di allenarsi e raggiunse Gab.
Diede un'occhiata ai due regali che l'amico teneva in mano e arrossì «Quindi ora posso farglieli gli auguri?»
Nick annuì allegro «Certo!» non finì di rispondere che immediatamente la bambina si buttò verso Gabriele mandandolo a terra dallo slancio.
«Auguri! Auguri augurissimi di buon compleanno Gab» gli sussurrò abbracciandolo con affetto «Sono felice che tu sia nato. Ti voglio tanto bene»
Gabri era ancora parecchio frastornato, non si sarebbe mai aspettato qualcosa del genere. Sentiva gli occhi farsi più lucidi dall'emozione e ricambiò l'abbraccio di Adriana. «Anch'io ti voglio bene. Tantissimo»
A malincuore i due riuscirono a staccarsi.
Gabriele non si era mai sentito così e per una volta non sapeva esattamente come comportarsi. Cercava di darsi un minimo di contengo per non lasciarsi sopraffare dall'emozioni.
Si sentiva enormemente felice come mai prima d'ora. Avvertiva le proprie guance scaldarsi e stavolta sapeva che non era dovuto dalla sua abilità.
Perlomeno era riuscito a trattenere le lacrime. Detestava piangere davanti agli altri, anche se si trattava di gioia o di altre emozioni positive.
Sorrise a loro sincero. «Grazie»
«Non li apri i regali?» fece Adrea aiutandolo ad alzarsi in piedi. Il ragazzino scosse la testa.
«Preferisco che ci siano tutti.» gli rispose.
L'uomo annuì concorde «A questo punto siete tutti invitati al tavolo mio e di Ada. Se a mia moglie non spiace» propose lanciando un'occhiata implorante ad Ada.
Lei sogghignò divertita «Accidenti! Avevo invitato la mia amica Marlene assieme a suo marito Tom per una cenetta a quattro...» guardò l'espressione supplicante del marito «Ma mi sa che dovrò posticiparla.»
Andrea sorrise come un bambino «Sei un tesoro, amore mio!» afferrò l'amata per i fianchi stringendola a sé e incollò la sua bocca con quella di lei.
Nick e Adri restarono impassibili alla scena mentre Gabri distolse lo sguardo schifato. «Bleah!» fece tirando fuori la lingua. Finalmente percepiva il suo viso tornare alla normalità.
L'Eroe si staccò dal bacio e guardò con finto rimprovero il ragazzino «Bleah? Aspetta ancora qualche annetto e vedremo se farai ancora "bleah".» ridacchiò divertito «Vedrai vedrai». Suonava più come una minaccia.
«No no. Io quella cosa non la farò mai.» dichiarò deciso Gabriele. «Che schifo! Ma vi siete scambiati la saliva! No no no. Non ci tengo proprio!» continuava a scuotere la testa cercando di dimenticare quella scena, poi tirò fuori la lingua in una smorfia di disgusto «Bleah! Vero Dri?» la bambina teneva lo sguardo basso e aveva le gote leggermente arrossite, i suoi occhi sembravano tormentati. «Dri? Che succede?»
Lei sembrò come risvegliata da una trance e scosse la testa con vigore. «N-niente. Lascia stare.» gli disse voltandosi dall'altra parte mentre giocherellava nervosa con la punta della sua treccia.
Gabri la osservò attentamente. Non sembrava né spaventata né sofferente, piuttosto pareva molto imbarazzata anche se lui non capiva bene il perché.
Di sicuro non aveva a che fare con quell'episodio di quella bambina che Adri aveva detto di aver visto, anche se ora sosteneva che doveva essersi sicuramente confusa con qualcun altro. Era altamente impossibile che lei avesse potuto vederla.
Gabriele non le credeva, sapeva quando mentiva, ma intuì che era meglio lasciare stare e non insistere. Avrebbe peggiorato soltanto le cose.
Intanto Ada stava internamente ridendo, molto sicuramente immaginandosi il ragazzino, fra qualche anno, impegnato a rimangiarsi la parola data. Andrea le cingeva ancora il fianco con un braccio, osservando affettuoso i tre ragazzini. Al contrario della moglie, non si poteva dire con certezza cosa gli stesse passando per la mente in quel momento.
Nick si massaggiò la pancia. «Ragazzi, mi sta venendo una fame...»
«Ma tu hai sempre fame!» commentò Adriana, il viso stana tornando del suo solito colorito roseo.
«Non è vero!» ribatté il piccoletto «Soltanto prima dei pasti e dopo che ho usato la mia abilità!»
«Quindi sempre» scherzò Gabri, felice di cambiare discorso e di dimenticarsi quell'orribile scena di prima.
L'australiano si accigliò un poco «Seh...» fece «Su forza andiamo in mensa!» decise prendendo l'altro a braccetto.
«Come? Di già?» esclamò l'italiano «Ma mancheranno ancora almeno tre quarti d'ora.»
Anche Adriana prese il proprio migliore amico per il braccio, aiutando Nick a trascinarlo con loro. «Sì, ma abbiamo deciso di portarti un po' prima per gustarti meglio i regali»
Gab non poteva credere alle proprie orecchie «Altri regali? Tu scherzi!»
Sia Dri che Nick scossero la testa all'unisono. «Vedrai, ti piacerà!» assicurò quest'ultimo.
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A tavola Fahed e Yen li aspettavano trepidanti. Ognuno teneva in mano un pacchetto incartato con semplicità.
«La sapete l'ultima?» cominciò Nguyen senza neppure aspettare che i loro compagni avessero il tempo di sedersi. «Prima di venire qua io e Fahed siamo passati in camera per... una cosa e abbiamo trovato davanti alla porta dei maschi uno scatolone di acciaio indirizzato a noi del Blocco C22!»
Gabriele rimase a bocca aperta «Credete che...»
I due annuirono «Si tratta delle nostre divise da Ultra!» a quelle parole i tre restanti scattarono in piedi eccitati.
«Davvero? Ne siete sicuri?» domandò Adri cercando di contenere l'emozione.
«Li proviamo? Li proviamo?» supplicò invece Nick.
La richiesta di Gab fu invece un pelino più originale «Ci sono anche dei gadget?» poi si accigliò guardando male Fahed «A proposito, non hai denunciato Polly, vero?»
Polly era l'invenzione rotta, o mal funzionante, che il ragazzino aveva rubato la prima volta che era andato al laboratorio sotto la tutela di Andrea.
Aveva scoperto che in realtà si trattava di una lampadina fluttuante mal costruita. Gabriele era riuscito, grazie ad uno dei libri sulla robotica trovato in biblioteca, ad aggiustarla perciò di sera non era strano vedere quel piccolo globo di luce dorata girargli attorno alla testa permettendogli così di leggere al buio.
Fahed quando l'aveva visto per la prima volta si era trovato in totale disaccordo. Insisteva sul fatto che Gabri la restituisse immediatamente al laboratorio mentre quest'ultimo non era per niente d'accordo perché l'aveva rimessa in sesto lui dandole persino un nome, per l'appunto Polly.
Alla lunga il marocchino ci aveva rinunciato, lasciandolo in pace. Fahed incrociò le braccia al petto e fissò il tavolo imbronciato «No, tranquillo» lo rassicurò «Anche perché qualche volta serve anche a me»aggiunse a voce più bassa.
Sul viso di Gabri si aprì un sorriso beffardo «Cosa hai detto? Non ho sentito.» sghignazzò «Puoi ripeterlo?» Fahed borbottò a voce ancora più bassa. «Forza, alza la voce. Non essere timido!» insistette l'altro.
«Ho detto che quella palla di luce qualche volta serve anche a me. Quando voglio leggere ma non c'è molta luce.» finalmente ammise il ragazzino.
«Esistono le luci elettriche» gli rammentò Dri.
«È meglio usare la luce naturale.» obbiettò a sua difesa Fahed. I due italiani si scambiarono un'occhiata confusa, poi entrambe scrollarono le spalle e decisero di cambiare argomento.
«Dopo pranzo li proviamo quei vestiti?» chiese Yen sporgendosi sul tavolo, Nick annuì energicamente sperando che anche gli altri approvassero la proposta.
Fahed, invece, scosse la testa. «Alle due abbiamo lezione con Navaìnica, ricordi?»
La ragazzina aprì la bocca per lasciar uscire un unico "Oh!". L'entusiasmo di Nick scemò.
«Fahed ha ragione. Se arriviamo in ritardo ci urla addosso.» confermò Adri «Sulla puntualità è peggio di Vipère»
«Sembra quasi un sergente, mentre noi siamo le sue reclute da torturare. Per me quello è nato che era già un soldato» provò a scherzare Gabri. Yen e Nick sghignazzarono piano per non farsi sentire, Fahed e Adriana lo guardavano con rimprovero. Cioè, Fahed lo fissava seriamente scocciato dalla battuta. Il neo-undicenne sbuffò «Okey, le battute saranno per un secondo momento» mormorò «Se non possiamo provarle dopo pranzo allora si può fare dopo l'allenamento con Navaìnica, tanto finisce alle cinque e la cena è alle otto. Abbiamo tempo per farci una doccia e provarli.»
«Mi sembra un'ottima idea.» commentò Adri ragionandoci.
«A me sembra fantastica!» esclamò Nick saltando sulla sedia. «Eccetto per un piccolo particolare: io le voglio provare subito!»
Il marocchino guardò severo il compagno «Devi imparare ad aspettare, Nick.»
«Quindi è deciso.» disse infine Gabri organizzando il gruppo «Dopo allenamento ognuno in camera sua a lavarsi e poi ci troveremo nella stanza de...» spostò lo sguardo dai componenti maschili a quelli femminili indeciso su chi scegliere «Beh, credo che potremo deciderlo anche più tardi, non è questo la cosa più importante. Però credo che per il momento a tenere la scatola siano le femmine, non voglio che Paulo ci ficchi il naso.»
Nick si stravaccò sulla propria sedia lanciando un'occhiata poco lontano dal gruppetto «Oh-oh» fece aggrottando le sopracciglia. «Parli del diavolo...»
Gabri seguì lo sguardo dell'amico e vide Paulo assieme a Elliot ed ai suoi amici raggiungere il loro tavolo ridendo tra loro. «E spuntano i cervelli ammuffiti.» completò poi la frase del compagno.
Da un pezzo il gruppo dei ragazzini più grandi si divertiva a tormentare quelli più piccoli, basandosi quasi sempre sulle loro origini, con Gabri e talvolta pure Nick che rispondevano a tono alle loro derisioni.
Molte volte quelli più grandi tendevano cercare d'iniziare una rissa ma veniva sempre fermata sul nascere da Adriana.
Ormai i due gruppi non si sopportavano proprio.
Anche Paulo li aveva notati, il suo viso si scurì quando fu abbastanza vicino ai propri compagni di Blocco.
Elliot invece ghignò fissando i ragazzini con arroganza. «Ma guarda un po' chi si vede» disse passando lo sguardo su ognuno di loro soffermandosi poi sui gomiti di Nick poggiati sul tavolo e sul forte ruminare di Fahed. «Sapete, rimango sempre stupito della vostra mancanza di buona educazione a tavola. A quanto pare dalla topaia dalla quale siete venuti sono tutti degli incivili. Ma un minimo di galateo non ve l'hanno insegnato? Dovete essere per forza così rozzi?» li derise sghignazzando seguito dai suoi amici.
«Secondo me non sanno neppure cosa sia il galateo.» aggiunse Paulo ridacchiando.
«Però almeno sappiamo cosa significa la parola gentilezza» rispose Gabriele senza degnare di uno sguardo il gruppetto di Ultra più grandi «Cosa che voi invece avete sicuramente dimenticato.»
Il ragazzo sgranò gli occhi fingendosi sorpreso «Oh! Ma siamo acculturati qui!» esclamò senza perdere quel suo ghigno. «Visto che fai tanto il saputello dimmi il significato esatto di "Utopia". Su, vediamo se lo sai.»
Non lo sapeva, non aveva neppure idea di cosa potesse significare. Non sembrava appartenere né all'ambito scientifici né a quello matematico.
Lanciò un'occhiata a Dri, nella speranza che lei potesse conoscere tale parola ma scosse la testa spaesata quanto lui.
Perfetto, ora doveva trovare un modo per cavarsela senza fare la figura dell'idiota.
Si voltò verso Elliot, che lo fissava trionfante, e sorrise spigliatamente. «Guarda, purtroppo le mie conoscenze non sono illimitate come magari invece può sembrare» disse incrociando le braccia al petto e lanciando un'occhiata di sfida verso l'Ultra. «Ma se vuoi posso spiegarti cos'è l'acido desossiribonucleico.» pronunciarlo gli costò parecchia concentrazione. Ci aveva messo due settimane per riuscire a ricordarsi nel pronunciarla correttamente senza bisogno di leggerla su un libro. Quella parola si era aggiudicata il momentaneo primo posto tra le "Parole più complesse che l'umanità fosse riuscita ad inventare". La scaletta veniva costantemente modificata ogni giorno riempendosi sempre di più da parole complicate nella pronuncia.
Gab ammirò soddisfatto le espressioni confuse dei propri avversari. «Cos'è? Non sapete cosa significa? Male male»
Il volto di Elliot si fece rosso dalla rabbia e dalla vergogna. Ora era lui ad essere deriso e non era abituato alla cosa.
Senza che il corpo si movesse di un millimetro, il braccio del ragazzino più grande si allungò verso Gabriele afferrandolo il colletto della maglia che indossava.
A Gabri la scena era terribilmente familiare.
Diversi anni prima Francesco aveva fatto lo stesso con lui qualche attimo prima che gli Educatori lo beccassero, attirati dalla confusione creata apposta dal più piccolo.
Questa volta però, Gab poteva difendersi senza utilizzare assurdi stratagemmi.
Posò una mano sul polso di Elliot stringendolo forte, cercò di controllare la propria abilità in modo che si limitasse a scaldare soltanto il punto dove il suo palmo entrava in contatto con la pelle dell'altro, avvertendolo di non andare oltre.
Tra i due gruppi scese il silenzio.
Le iridi di Adri presero a brillare, pronta ad usare la sua abilità nel caso Elliot non si limitasse più soltanto alle parole.
I due Ultra si guardavano negli occhi, ciascuno determinati a non demordere. «Ti conviene stare tranquillo, non vorrai mica iniziare una rissa qui davanti a tutti. Sarebbe difficile inventarsi su due piedi un alibi con così tanti testimoni, non credi?» lo avvisò Gab con tono disinvolto sebbene dentro si sentiva un miscuglio di irritazione e paura da rischiare di scoppiare.
«O forse sei tu che hai paura ad affrontarmi come un vero uomo?» fece Elliott con un ghigno beffardo.
Il ragazzino ridacchiò impertinente. «Se per te picchiare altre persone è da veri uomini fai pure, per me invece è ridicolo.»
«Allora un combattimento. Da Ultra» insistette l'altro.
«Hai proprio voglia di fare a botte eh?» continuò nello stesso tono Gabri, gli venne poi un'idea. <<Senti, rendiamo la cosa interessante. Vuoi lo scontro? Eccotelo! Ma se vinco io smetterai d'importunare me e i miei amici.»
Il volto di Elliott si rabbuiò «E se vinco io?»
«Potrai deridermi ogni volta che vorrai» propose Gabri.
L'inglese scosse il capo «Troppo bassa come offerta. Voglio che tu faccia parte del mio gruppo.»
A quel tipo non gli andavano decisamente giù i rifiuti.
Gabriele cominciò a pensare che fosse per quello che si accaniva così tanto contro di lui e i suoi amici.
Per lo meno non toccava i propri amici. Con lo stomaco chiuso dalla tensione riuscì comunque a mantenere la sua espressione astuta e disinvolta. «Accetto»
«Gab no!» gridò Adriana in totale disaccordo. Lui le fece l'occhiolino cercando di rassicurarla, la bambina si portò una mano sulla fronte rassegnata alla costante imprevedibilità dell'amico.
I ragazzini più piccoli si lasciarono sfuggire un sospiro d'incredulità mentre quello dell'inglese ridacchiava.
Elliott sorrise con superiorità. «Perfetto» affermò «Dopo cena alle nove e mezza, palestra tredici. Io con Yusuf e Paulo contro te, lo spilungone e il nanerottolo.»
Gabriele si sentì raggelare il sangue. «No» contestò «La lotta avverrà solo fra noi due, gli altri due non centrano. Questa è una cosa tra me e te.» disse piegando le labbra in un sorrisetto accorto. «Oppure non hai il coraggio di affrontarmi da solo? Me, un ragazzino di undici anni alle prime armi. Chissà cosa diranno tutti gli altri?»
Elliott serrò la bocca, trovandosi all'angolo senza più niente da ribattere. «Tu ancora non hai capito come funziona il mondo.»
L'italiano sollevò un sopracciglio «Forse l'ho già capito e ora voglio cambiarlo.» ribatté.
Il ragazzino più grande fece per voltarsi facendo segno ai suoi amici di seguirlo. «Vedremo se avrai ancora voglia di ridere dopo stasera»
«Appunto, vedremo.»
Il gruppo di Elliott finalmente si allontanò dal tavolo del Blocco C22, talvolta qualcuno si voltava per lanciare ai più piccoli delle occhiatacce.
«Certo che dovevi proprio metterti in mostra» borbotto Paulo intanto che ordinava da mangiare.
Gabriele lo guardò senza capire. «Io mettermi in mostra? Tu scherzi».
«Sai di essere più forte di Elliott. Gli farai fare la figura dell'idiota.» continuò Paulo «Devi per forza dimostrare che sei il Bambino della profezia? Lo sappiamo già tutti. Non c'è bisogno di mettersi ulteriormente in vista.»
Il piccoletto era allibito. «Ma io mica voglio essere quel Bambino lì, se vuoi puoi pure prendertelo te questa nomina, a me non interessa.» esclamò cominciando veramente ad alterarsi «Piuttosto io non sopporto più che quel damerino da quattro soldi venga qui a pavoneggiarsi solo perché ha avuto la fortuna di nascere ricco.»
Paulo sbuffò «Per me sta solo dicendo la verità» dichiarò convinto «Sono i forti a regnare qui, non i deboli. Tu hai avuto la fortuna di diventare potente ma stai sprecando la tua opportunità stando qui con questi...» lanciò un'occhiata disgustata a Adri, Fahed e Nguyen «Mezzi Ultra.» tornò poi a fissare truce Gabriele «Il tuo posto è tra quelli forti, tra quelli come noi. Loro non sono alla tua altezza.»
Gli occhi di Gabri divennero due fessure. «Lo scelgo io, qual è il mio posto. Ma se questo tavolo ti disgusta tanto allora perché non te ne vai dal tuo amichetto del cuore eh?» cercò di mantenere il tono più calmo possibile.
«Penso che farò proprio così!» dichiarò l'argentino alzandosi dal tavolo «In tal modo non sarò costretto di subirmi la tua faccia persino durante i pasti.» detto queste prese le sue robe e se ne andò.
Il resto del gruppetto si limitò a guardare Paulo allontanarsi riportando infine l'attenzione su Gabriele.
«Che c'è?» fece questo con tono vagamente stizzito.
«Beh, non si può certo dire che tu sei uno che subisce e basta.» commentò Nick picchiettando un po' inquieto il cucchiaio sulla tavola.
«Gabri non dovevi rispondergli così.» fece invece Fahed lanciando occhiate nervose al tavolo dove si trovava il Blocco dell'inglese (il C19) «Quello non è abituato a perdere, sarà disposto a tutto pur di vincere»
L'orfano lo guardò male. «E che dovevo fare? Stare silenzio e subire?» scosse la testa «Non sono d'accordo. Non si può accettare che la realtà sia così soltanto perché ormai siamo abituati a viverci. Se è fallata bisogna aggiustarla»
Adriana si lasciò sfuggire un sospiro, intanto dei droni arrivarono al loro tavolo consegnato i piatti che avevano ordinato «Hai ragione Gab. Mi trovi completamente d'accordo con te, ho sempre ammirato il fatto che ti fai sempre avanti per aiutare gli altri ma...» sollevò il viso incrociando le iridi dorate del ragazzino «Certe volte sei un po' troppo avventato... no aspetta non avventato; imprudente. Tendi a rischiare un po' troppo.» disse con risolutezza «Anche adesso, per far sì che Elliot la smetta di darci fastidio rischi di perdere la nostra amicizia, il prezzo è troppo alto.»
Gabriele giocherellò con la propria forchetta mentre guardava i droni allontanarsi, un giorno sarebbe riuscito a costruirne uno ne era certo. «È che non sopportavo più che quello lì continuasse a trattarci come pezzenti, a deridere le vostre abilità soltanto perché io ho rifiutato la sua offerta.»
La ragazzina aprì la bocca per parlare di nuovo ma venne interrotta da Nguyen. «Che ci vuoi fare? È un Beta, quelli là sono tutti così. Esistono loro, poi loro e infine ancora loro. I no non esistono a meno che non lo vogliano loro stessi e quasi mai accade.» disse seccata, poi appoggiò il viso sui palmi tenendo i gomiti sul tavolo e fissò un punto in alto con espressione sognante. «Anche se però vorrei tanto avere quei bellissimi vestiti che hanno loro...»
I compagni la guardarono un po' incerti. «Ehm sì...» fece Fahed «Che ne dite se cominciamo a mangiare, prima che il cibo si raffreddi?»
Nick afferrò immediatamente forchetta e coltello guardando affamato l'hot dog di fronte a sé «Parole sante!» e cominciò ad addentare voracemente la sua povera preda.
Davanti a quella scena Gab si ritrovò a sorridere un poco, poi notò che Dri lo stava ancora osservando seria.
La discussione non sarebbe finita lì.
~~•~~
Fuori le nuvole diventavano sempre di più scure, cariche di pioggia. Gabriele si limitava a fissarle impressionato da come si muovevano veloci grazie al venti.
Talvolta riusciva ad individuare qualche bagliore all'interno di esse, segno che ci sarebbero stati parecchi fulmini in quella tempesta. L'orfano non vedeva l'ora che uscissero allo scoperto per poter ammirarli.
Certo, erano fortunati che quella mattina fossero riusciti ad allenarsi ancora una volta fuori dalla villa, com'erano poi soliti fare. A Gab poi piaceva passare la maggior parte del tempo all'esterno, si sentiva più libero.
Ormai la stagione delle piogge era alle porte e quei cumulonembi ne erano la prova. Ma nonostante tutto al ragazzino non gli dispiaceva che fosse già arrivata, come amava la sensazione del sole che gli scaldava la pelle adorava anche la freschezza delle gocce di pioggia che gli bagnavano il viso. In quei momenti percepiva la vita attorno a sé.
E poi aveva un ottimo effetto calmante su di lui.
Specialmente dopo un allenamento estenuante con Navaìnica. Quell'uomo aveva il brutto passatempo di umiliare i suoi allievi con insulti abbastanza pesanti ogni volta che sbagliavano qualcosa.
Gab per poco non dovette mordere la lingua per non rispondergli a tono. Sia in difesa dei suoi amici sia quando si trattava di sé stesso, come questa volta.
Quel giorno l'Eroe aveva cercato d'insegnare ai ragazzini a sparare con le pistole e l'italiano si era scoperto essere veramente pessimo con quelle armi.
Non aveva abbastanza forza per contrastare il rinculo dello sparo (cosa che Navaìnica riteneva una cosa da sole femminucce) e a causa di questo non era riuscito a prendere neppure di sfioro il bersaglio, cosa che invece era riuscito alla grande con il lancio dei coltelli.
Senza contare che si sentiva a disagio nel tenere in mano una pistola.
Il Maestro d'Armi non aveva perso tempo a rimproverarlo aspramente con commenti abbastanza forti tanto da far irritare il ragazzino.
Ga sollevò nuovamente il viso verso il cielo, intenzionato a dimenticare quegli insulti, e vide un gabbiano volare con fierezza in quel cielo grigio e tumultuoso.
Guardandolo desiderò ardemente di volare e raggiungere il volatile in mezzo a quelle nuvole.
La cosa più incredibile era che avrebbe potuto veramente farlo; di recente aveva scoperto di potersi trasformare in altro elemento molto particolare che subito gli era piaciuto un sacco ma che ancora però faticava a controllare.
Il rumore di un paio di passi che si avvicinavano lo riscossero dai suoi pensieri.
«Ehi»
Gabri si girò incontrando le iridi argentate di Dri ed il suo dolce sorriso. «Ehi»
Lei gli si sedette vicino. «Sapevo di trovarti qui»
«E io che speravo di essere una persona imprevedibile» commentò Gabriele cercando di scherzare.
L'amica gli lanciò una veloce occhiataccia «Fidati, lo sei anche fin troppo. Nonostante io ti conosca da sei anni faccio ancora fatica a capire cosa ti frulla in quella testa. Ci sono delle volte che penso di metterti il guinzaglio per tenerti buono.» dichiarò facendogli l'occhiolino.
«Ehi! Mica so un cane io!» protestò scherzosamente Gab.
«No infatti, perché i cani ubbidiscono agli ordini al contrario tuo.» disse Adriana scompigliandogli amichevolmente i capelli corvini perennemente spettinati. «Comunque sapevo che ti avrei trovato qui perché ormai ti conosco abbastanza da sapere che ami stare all'aperto, specialmente quando dentro di te è un tumulto di emozioni. Giusto?»
Gabri tornò a fissare il paesaggio circostante. Attualmente nel giardino della villa si trovavano soltanto loro due più un ragazzino seduto a diversi metri di distanza completamente solo. Sembrava avere pochi anni in più di loro ed era impegnato a disegnare qualcosa, la cosa più particolare di quel tipo era che sembrava essere totalmente bianco. sia la pelle che che i capelli erano bianchi.
«Da quando ho preso la Cura, oltre ad avere sviluppato la mia abilità, ho cominciato a provare qualsiasi sentimento ed emozione in maniera molto più intensa rispetto a prima.» spiegò il ragazzino giocherellando col ciondolo della propria collana «Senza contare questo flusso di energia che sento perennemente scorrermi nelle vene. Ho sempre bisogno di fare qualcosa, di costruire o attivare la mia abilità.» una cosa simile gli pareva di percepire anche per quanto riguardava il mondo esterno, solo che sentiva come se ci fosse già abituato da tempo a questa.
«Notato» fece Adri fissando un punto a caso tra gli alberi, a causa del vento che stava man mano aumentando alcune ciocche dei suoi capelli sfuggivano dalla treccia ormai sfatta. Improvvisamente cominciò a ridacchiare con una leggera sfumatura d'ironia nella voce. «Che buffo; te provi molto più intensamente, io invece percepisco tutto in maniera più amplificata. Odio, rabbia, dolore, paura, tristezza ma anche gioia, felicità e amore. Non so cosa sia peggio.»
«Di certo va peggio a te.» disse sicuro Gabriele «Cavolo sentire tutta quella roba nelle persone che ti circondano non è per niente una passeggiata. Io credo che impazzirei»
«Se tu dovessi perdere qualcuno a te caro il dolore che proveresti sarebbe molto più amplificato rispetto a quello di una persona comune.» gli spiegò sincera Dri «Io almeno posso riuscire ad arginare un minimo la mia sensibilità quando tengo la mia abilità inattiva.» si voltò poi verso l'amico «Tu riusciresti a controllare le tue emozioni quando queste ti si agitano dentro peggio di un uragano?»
Gab abbassò di poco il viso «Non ne sono sicuro» ammise. Aggrottò po le sopracciglia pensoso. «Perché soltanto alcuni riescono a sviluppare delle abilità e non tutti? Come fa il Vaccino a donare queste incredibili capacità?» chiese a voce bassa, senza alcun apparente motivo e senza rivolgersi a nessuno in particolare.
Adri ridacchiò divertita. «Cavolo, era da un po' che non ti facevi delle domande che nessuno è in grado di rispondere. Stavo cominciando a preoccuparmi.»
Il ragazzino la guardò leggermente imbronciato. «Guarda che io sono serio»
Lei gli sorrise semplicemente «Lo so che sei serio, però ammetterai che nessuno qui saprebbe risponderti, no?»
Gabri alzò le spalle «Vorrai dire che lo scoprirò per conto mio.» decise convinto.
«Sono abbastanza sicura che ci riuscirai.» lo appoggiò Adriana.
L'altro inarcò un sopracciglio «"Abbastanza"?» cercò di sembrare offeso. La ragazzina rise sommessamente, poi all'improvviso si bloccò portandosi la mano sulla fronte. «Accidenti! Me lo stavo dimenticando!»
«Dimenticare cosa?» fece Gabriele senza capire.
«Il vero motivo per cui sono venuta qui.» rispose Adri tirando fuori qualcosa dalla propria tasca del maglione che indossava. «Auguri» gli disse infine porgendogli, con un sorriso pieno d'affetto, un muffin fatto interamente di cioccolata e sopra una candelina azzurra. «Ada e Yen mi hanno aiutata a cucinarlo.»
Gabri non sapeva esattamente cosa dire, doveva ancora abituarsi al fatto che quel giorno era il suo compleanno. Era un'esperienza tutta nuova e sembrava ancora così strana. «E dove l'avete fatto? In cucina è vietato l'ingresso ai non addetti.»
Dri inclinò il capo appoggiandolo al dorso della mano. «E tu lo sai bene visto che ci sarai entrato almeno cinque volte per rubare il cibo assieme a Nick.»
Gab alzò le mani in segno di resa sorridendo abilmente «Beccato» ammise.
«Comunque Ada, essendo un'ottima cuoca, ha un permesso speciale ed è riuscita farci entrare. È riuscita perfino a procurarmi del materiale per farti il regalo!»
«Mi hai fatto anche un regalo?» le domandò il ragazzino stupefatto. Adriana arrossì porgendogli un pacchettino dalla forma indefinita.
«Spero ti piaccia» mormorò lei timorosa. Il festeggiato l'aprì e dentro ci trovò un braccialetto fatto con fili di grossi cuoio nero intrecciati ad altri più sottili color azzurro e argentato. La chiusura era composta da due nodi che permetteva di allargare o stingere il braccialetto a proprio piacimento. Al centro invece, intrecciato con i fili c'era un ciondolo blu con sopra disegnata una spirale. Ricordava le onde della superficie dell'acqua quando gli si gettava un sassolino.
«I fili sono stati fatti con la stessa procedura di come è stata modificata la tua collana, stessa cosa con il ciondolo. Così puoi non temere di rovinarlo.» gli spiegò «Consideralo un dono da parte della Regina dei Fiumi per il suo grande amico, il Signore dei Boschi.» disse passandogli tra i capelli.
Lui la guardò commosso.
«Il Signore dei Boschi sarà entusiasta quando riceverà questo dono da parte della sua cara amica» disse cercando di sorridere spigliatamente. Inclinò poi il viso verso il basso mentre un sorriso nostalgico prendeva piede sul suo viso. «Mi manca l'orfanotrofio, i nostri amici, gli educatori, Cecilia, Shakoma e i nostri momenti al fiume. Perfino quel prepotente di Francesco; non mi faceva arrabbiare quanto Elliot e il suo gruppetto.»
«Anche a me mancano...» sospirò malinconica Dri portando le ginocchia al petto. «Però almeno siamo riusciti a stringere amicizia con la maggior parte del nostro Blocco e con qualche Ultra più grandi.»
«In effetti è vero» concordò Gab mentre ammirava il braccialetto con un'espressione serena. Infine sollevò il viso verso l'amica e chiese curioso «Invece il tuo quand'è?»
«Quand'è cosa?» domandò questa senza capire.
«Il tuo compleanno» rispose il ragazzino.
Lei scrollò le spalle. «Nick non me lo vuole dire. Mi sa che vuole farmi una sorpresa per quando arriverà» spiegò leggermente seccata «Forza, mangia in fretta quel muffin così possiamo andare»
Gabriele diede un morso al muffin e il suo palato cantò da quanto era buono. «E dove dobbiamo andare?»
Adriana si alzò in piedi, il vento si era fatto più forte e ormai loro erano gli ultimi rimasti fuori. Anche il ragazzino completamente bianco se n'era andato già da un po'.
Il cielo era diventato ancora più scuro tanto da sembrare notte.
«Prima di tutto ci conviene tornare dentro prima che cominci a piovere» iniziò Dri cercando di ripararsi gli occhi dal vento e dalla polvere che sollevava.
Gab fece un verso di scherno. «Non sarebbe neppure la prima volta che restiamo fuori durante un temporale» le ricordò addentando un altro morso in quel muffin paradisiaco. «Un po' di pioffa non fi favà mai male» aggiunse con la bocca piena.
«In più dobbiamo vederci con gli altri per indossare i nostri costumi, ricordi?» concluse Adriana incrociando le braccia sul petto.
Gabrielespalancò gli occhi. «Cafolo è vevo!» mise in bocca ciò che rimaneva deldolcetto e cominciò a correre più veloce che poteva verso la Villa seguito daDri. «Managgia! Fahed mi ammaffa stavofta!»
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