Buongiorno Bobby pt1
«Allora? Hai fatto?» chiese Nick annoiato steso a pancia in sù sul proprio letto ancora sfatto.
«Giuro che se me lo chiedi un'altra volta ti butto fuori dalla finestra» lo avvisò bruscamente Paulo stando in punta di piedi sopra uno sgabello a tre gambe traballante, con entrambe le mani reggeva un tubo di ferro lungo circa un metro tagliato a metà orizzontalmente. Da quella apertura, posta verso il basso, si poteva intravedere un palo di legno avvolto in un telo bianco.
Alla sua destra, Fahed era impegnato a fissare il tubo alla parete opposta a quella dei loro letti tramite a delle vite montate sul muro un'ora prima dall'argentino e facendole poi incastrare con gli anellini saldati da Gabri al momento della costruzione del tubo.
Ai loro piedi un telone azzurro dava riparo a due strane scatole scure di grandezze diverse. Una di esse, la più larga, pareva un videoregistratore costruito in una versione decisamente moderna rispetti a quelli attuali.
«Uffa! Come sei noioso!» sbuffò l'australiano con tono lamentoso. «Te l'avrò chiesto solo un paio di volte!»
«Diciassette» lo corresse Gabriele armeggiando con una bizzarra sfera di metallo sulla scrivania completamente coperta da fogli pieni di formule e viti, in testa portava gli occhialini di Nick. «Le ho contate tutte»
Restando nella stessa posizione, Nick inclinò il viso nella sua direzione guardandolo impressionato. «Oh!» fece per poi cambiare rapidamente espressione assumendone una più incuriosita «Che stai facendo?» gli domandò rotolandosi sul materasso in modo da mettersi a pancia in giù.
«Sto lavorando ad un nuovo esplosivo» lo informò tranquillamente l'orfano.
«Uh forte!» esclamò Nick interessato, in un batter d'occhio raggiunse l'amico osservandolo curioso. «Di cosa si tratta stavolta? Schiuma azzurrastra molto densa? Colla super appiccicosa? Suono ultrasonico?»
«Abbagliante» gli rispose Gab serenamente finendo di lavorare sull'esplosivo.
«Ancora?» sbottò invece Paulo seccato riferendosi alla prima risposta dell'italiano. «Ma non ti sono bastate tutte quelle volte che ci hai fatto piovere in camera per colpa di uno dei tuoi esperimenti esplosivi finiti male?»
Gabri inclinò la testa da un lato aggrottando la fronte confuso. «Come possono essere finiti male se la loro funzione è proprio quella di esplodere?» fece voltandosi verso gli altri due compagni tenendo tra le mani la sfera di metallo.
Paulo incrociò le braccia al petto fissando l'orfano con uno sguardo scocciato. «Hai capito cosa intendo»
«Paulo ha ragione» si aggiunse anche Fahed alla discussione intanto che finiva di sistemare l'ultimo anellino del tubo nella vite fissata al muro. «Sono stufo di passare le giornate ad asciugare i miei vestiti e le mie coperte!» affermò scendendo da una piccola scala su cui stava, da alcune settimane portava sul viso un paio di occhiali da vista dalla montatura rigida e scura. «Ho persino dovuto spostare tutti i miei libri sotto al mio letto per impedire che si bagnassero.»
L'italiano lo guardò allegro. «Anch'io ho fatto così!» disse eccitato, poi piegò incurvò le labbra in un sorriso astuto «Però io li ho anche infilati dentro a delle scatole di latte in modo da proteggerli meglio dall'acqua»
Fahed rimase immobile per qualche secondo sbigottito prima di riprendere a parlare. «Questa non è male come idea» ammise sinceramente meravigliato da quell'ottima trovata, ma subito dopo scosse la testa riassumendo la sua solita espressione severa. «Ma comunque devi piantarla di fare gli esperimenti in camera!»
L'orfano scrollò le spalle alzandosi dalla sedia. «Se io potessi entrare nel laboratorio in tutta tranquillità magari potrei anche pensare di farli lì i miei esperimenti ma sai, le due guardie poste all'entrata dello studio non mi rendono così semplice l'accesso.» sbuffò con tono irritato poggiando la sfera di bronzo sulla scrivania colma di progetti.
L'argentino sollevò le sopracciglia tra il sorpreso ed il divertito. «Oh! Quindi adesso siamo alla fase delle guardie.»
Gabri annuì socchiudendo le palpebre portandosi le mani dietro la testa «Già» confermò riaprendo gli occhi e sorrise scaltro. «Ma ho già un'idea per come andarci senza farmi scoprire» storse poi la bocca in una smorfia scocciata. «Però sarebbe bello se la smettessero di farmi così tante storie solo perché voglio andare in laboratorio»
«Allora tu piantala di andarci, così loro la smetteranno di rimproverarti. Non è così difficile» disse con esasperazione Fahed.
A quelle parole i tre ragazzini si girarono nella sua direzione fissandolo con espressioni sconcertati e sbigottiti. Gab inarcò un sopracciglio perplesso. «Non l'hai detto sul serio» mormorò più come una domanda che un'affermazione, confuso da quell'improvvisa affermazione da parte dell'amico.
Come tutti agli altri componenti del loro Blocco, Fahed sapeva quanto fosse importante per l'orfano la questione del laboratorio.
Sapeva quanto ci soffriva per ogni volta che Suprem Dragon si rifiutava ostinatamente di autorizzargli l'accesso (anche se Gabri continuava ad andarci lo stesso) nonostante Max si era mostrato più volte entusiasta all'idea di avere, ufficialmente, il ragazzino come suo assistente.
Quello era l'unico posto dove avrebbe potuto sbizzarrirsi facendo un sacco di esperimenti e lavorare ai suoi progetti senza creare problemi, come distruggere la loro camera. Se gli consentissero l'entrata non dovrebbe neppure rubare i materiali poiché essi sarebbero già lì a portata di mano.
Fahed era a conoscenza di tutto questo, per tale motivo Gabri era rimasto così sconcertato su ciò che il marocchino aveva detto.
«E perché no?» ribatté questo alzando le spalle indifferente. «È da quando sei arrivato alla Villa che non hai fatto altro che infrangere regole e disubbidire agli ordini!» disse con tono saccente e infastidito. «Questo è proprio il tipico comportamento di un Oscuro» dichiarò austero chinandosi a terra per raccogliere un libro che stava studiando in quel periodo, uno sulla guerra di secessione. Poi si rialzò in piedi stringendo con un braccio il libro che cercava. «Perché non la pianti di fare il ribelle e ti adegui alle regole della società? Smettila di essere così...» le iridi scure di Fahed si fermarono su quelle color del miele dell'orfano fissandolo con severità. «Strano.»
Nell'udire quella parola, gli occhi di Gabri si assottigliarono in maniera quasi impercettibilmente mentre le sue iridi assunsero una sfumatura più cupa.
«Il significato del concetto di "strano" varia da persona a persona» gli disse l'italiano con voce ferma e decisa. «Non cercare d'impormi il tuo.»
Il marocchino riuscì a sostenere il suo sguardo per qualche istante prima di distoglierlo sbuffando seccato. «Vado a studiare un po' in biblioteca, così nessuno potrà distrarmi» dichiarò sistemandosi meglio gli occhiali sul naso dirigendosi verso la porta della camera per poi aprirla appoggiando il braccialetto bianco sul rettangolino posto lì a fianco. «Ci vediamo in mensa» li salutò prima di uscire dalla stanza.
I tre ragazzini rimasti restarono a fissarlo in silenzio fino a quando la porta non si richiuse alle spalle del loro compagno con un sibilo.
«Che gran scorbutico.» commentò Nick imbronciato. «Ma che ha? È da un paio di giorni che fa così, sta diventando insopportabile!» esclamò spazientito spalancando le braccia. «Non sarà mica ancora per quella cosa!»
Paulo arricciò le labbra in una smorfia seccata. «Mi sa proprio di sì»
Qualche giorno dopo dal loro ritorno dalla loro missione a Venezia, Yen aveva fatto la conoscenza di un Ultra del Blocco C21 in un momento in cui avevano appena finito la lezione di storia.
Come primo incontro, avvenuto tra l'altro per puro caso, non era finito granché bene con i due che avevano preso ad insultarsi pesantemente (Gab, Dri e Nick, presenti alla scena, potevano confermare tranquillamente) prima che gli amici di lei riuscissero separarli.
Qualcosa di Nguyen pareva però aver colpito quel ragazzo, che si ripresentò il giorno dopo chiedendole scusa del suo comportamento precedente e negli ultimi sei mesi si era avvicinato sempre di più alla giovane vietnamita.
E Fahed cosa aveva fatto nel frattempo?
Studio e allenamento.
Dal loro fallimento in Italia, il marocchino aveva messo anima e corpo nello studio e negli allenamenti come per riparare a quel grave smacco che aveva subito a Venezia. In questo modo, però, non aveva fatto altro che trascurare i suoi amici, compresa Yen.
Ma nonostante questo suo allontanamento dal gruppo, sembrava tenere ancora molto alla compagna tanto da rimanerci terribilmente male quando Nguyen aveva annunciato tutta allegra, circa tre giorni fa, di essersi fidanzata con quel ragazzo del Blocco C21, con il quale aveva cominciato ad uscire da quasi un mese e mezzo.
Quindi in poche parole, a furia di studiare ed allenarsi per conto suo, Fahed aveva perso il treno e la colpa era solo sua. Solo che non voleva ammetterlo.
Gabriele sbuffò spazientito «Che cosa stupida.» criticò aspramente infilandosi le mani nelle tasche della felpa verde mare.
Dopo quello che Fahed gli aveva detto era molto meno propenso a provare pena per il compagno di Blocco.
D'altronde, se davvero ci teneva così tanto a Yen, non avrebbe dovuto trascurarla come aveva invece fatto in quei ultimi mesi da quado erano tornati da Venezia.
«Forse» fece Nick scrollando le spalle disinteressato, poi si girò di scatto verso l'italiano. «Posso riavere i miei occhialini?»
«No» rispose secco quest'ultimo senza neppure guardarlo.
L'australiano cercò di assumere l'espressione più tenera che aveva «Eddai per favore...» insistette con una vocetta quasi infantile. «È il mio compleanno!»
«Non m'interessa. Dovevi pensarci prima di scambiare Rosy con un cactus mentre dormivo.» ribatté placido Gabri togliendosi gli occhialini dell'amico e sistemandoseli sulla testa schiacciando alcune delle sue ciocche nere ribelli. «E poi dove l'hai preso quel cactus? Nel giardino della Villa non ce ne sono di quel tipo.»
Nick gli sorrise malizioso «Magia!» replicò muovendo teatralmente le dita per dare più enfasi alla parola pronunciata.
«L'unica magia che ti ho visto fare fino ad ora è pensare» lo prese in giro Paulo inarcando le sopracciglia e incrociando le braccia al petto.
«Ah... simpatico.» bofonchiò ironico l'australiano indispettito, voltandosi verso la scrivania colma di fogli qualcosa sembrò attirare la sua attenzione. Con un movimento fulmineo afferrò quello che sembrava un grosso uovo di bronzo dalle dimensioni di due palline da tennis. «Cos'è?» chiese affascinato Nick tenendolo in mano superficialmente.
Nel vedere uno dei suoi ultimi progetti finiti tenuto in maniera così precaria, Gab ebbe un tuffo al cuore. «Attento!» gridò riprendendosi il proprio uovo e stringendoselo delicatamente al petto con fare protettivo. «Ha un meccanismo delicato!»
Paulo si avvicinò ai due amici. «Che cos'è quell'uovo di metallo?»
«È il mio ultimo progetto.» replicò Gabri senza mollare la presa della sua fragile creazione.
Nick aggrottò le sopracciglia perplesso. «Non erano quegli esplosivi creativi il tuo ultimo progetto?»
«Sì ma questo...» cominciò a dire l'orfano lanciando un'occhiata orgogliosa all'uova sorriso soddisfatto. «È particolare» completò infine accennando un lieve sorriso soddisfatto. «Volevo mostrarlo più a tardi assieme a tutti gli altri ma fa lo stesso.» delicatamente espose l'uovo di bronzo permettendo così che i due amici potessero vederlo. Sorridendo astuto disse «Buongiorno Bobby»
Appena pronunciò quelle due parole, sulla superficie dell'uovo si crearono delle linee più scure che man mano si allargarono sempre di più fino ad aprirsi.
La punta dell'uovo si divise a metà rivelando due gambine robotiche, ai lati uscirono delle braccine separandosi dal torace mentre una testolina ovale si alzava. Due fanalini blu si aprirono nel punto dove si trovava la faccia priva di qualunque espressione.
Parti del rivestimento dell'uovo fungevano da armatura, un po' troppo grande, del corpo di quello che pareva un robottino alto quasi quanto una spanna fatto tutto di bronzo. Aveva un aspetto piuttosto tenero e innocuo.
I due amici restarono a guardare il piccolo androide in formato tascabile con una faccia alquanto incredula e meravigliata.
«Ma cosa...» fu l'unica cosa che riuscì a dire Paulo sorpreso.
Il sorriso entusiasta e compiaciuto dell'orfano si allargò ancor di più sul suo viso «Ragazzi, lui è Bobby» presentò con grande soddisfazione «Bobby, loro sono Paulo e Nick. Sono miei amici» mentre parlava si godeva l'espressione esterrefatte dei compagni. Ci aveva messo un po' a costruirlo, stando attento che non esplodesse, ma adesso che era perfettamente funzionante rendeva Gabri estremamente felice.
Bobby guardò i due ragazzini, o almeno così pareva ad essi, con il suo volto inespressivo «Piacere di conoscervi Paulo e Nick. Gli amici di Gabri sono i miei amici.» dichiarò alzando un braccino robotico in segno di saluto, la sua voce non era neanche troppo fredda per essere un robot. Certo non possedeva alcuna sfumatura di emozioni, ma almeno non si bloccava ad ogni parola come altri automi presenti alla villa.
Nick fu il primo a riaversi. «Oh mio dio ma sto coso parla! Che forza!» gridò affascinato con gli occhi che sembravano brillare dall'esaltazione.
Bobby spostò di poco la testa nella direzione dell'australiano «Il mio nome non è "Coso" ma Bobby ed in realtà il massimo di forza che posso portare è di settecento grammi.»
Gabri si smosse un po' i capelli arrossendo lievemente. «Ehm sì, questa parte devo risistemarla. Così come per il volo»
«Gli hai messo le ali?» domandò Nick vivacemente «E gli occhi laser?»
L'italiano si portò le mani avanti, allontanandosi di poco da un Nick un po' troppo euforico. «Beh... in realtà, più che ali, gli ho costruito un'elica sulla schiena ma ho intenzione di modificarglielo non appeno riuscirò a costruirne un paio efficiente.» spiegò giocherellando nervosamente con il ciondolo della sua collana «E no, non ha gli occhi laser. Ho provato a metterli ma surriscaldava troppo il sistema.»
Paulo si avvicinò curioso al robottino chinandosi appena per poterlo osservare meglio «Ma perché l'hai costruito? A che ti serve?»
Bobby si girò verso di lui «Io sono l'aiutante e consigliere di Gabri. Possiedo parecchie funzioni che possono aiutarlo in qualsiasi situazione.»
«Esatto!» fece Gab annuendo fieramente «L'ho dotato di un'intelligenza artificiale in grado di analizzare la situazione e di trovare la soluzione più adeguata a moltissimi problemi»
Nick smise di fissare come un ossesso il povero robottino e sollevò lo sguardo su quello dell'italiano «Che genere di problemi?»
L'italiano sorrise enigmatico. «La maggior parte»
Paulo però non sembrava ancora molto convinto «Come si carica? E per spegnersi cosa devi fare?»
«Energia eolica» la scelta era stata ovvia visto che Gabriele stesso poteva mutarsi in una semplice corrente d'aria e caricare Bobby in questo modo. «Mentre per spegnerlo basta dargli la buonanotte»
«Sul serio?» esclamò sorpreso l'argentino inarcando le sopracciglia.
«Buonanotte robottino!» gridò Nick sperando di poter assistere lo spegnimento di Bobby ma non ebbe successo. «Ma... non funziona!» esclamò deluso.
Gabri ridacchiò sommessamente. «Prima di tutto bisogna chiamarlo per nome. E poi ubbidisce soltanto al mio comando vocale» chiarì andandosi a sedere sul proprio letto e appoggiando delicatamente Bobby sul materasso accanto a sé. «Ha già registrato la vostra voce ma eseguirà i vostri ordini solo se glielo dico io e non ha tutti i comandi come quello di spegnimento e di accensione.»
«Gab» iniziò Nick «Tu sei un genio!» dichiarò allegrò e stritolò il ragazzino con un abbraccio buttandolo sul materasso. Fortuna che non aveva la forza di Paulo altrimenti era già spacciato.
«Mi... stritoli!» protestò l'orfano mezzo soffocato dimenandosi dalla presa dell'amico.
Quando questo lo lasciò andare, Gabriele si rimise seduto col volto arrossato mentre riprendeva il respiro.
«Gabri stai bene?» gli chiese Bobby premurosamente guardando verso il suo creatore «Vuoi prendere un po' d'aria fresca?»
Il ragazzino scosse la testa «No, sto... bene» rispose incerto aggrottando la fronte turbato. «Suppongo»
I suoi amici notarono immediatamente l'improvviso cambio d'umore di Gab e si scambiarono un'occhiata preoccupata.
«Ehi Folletto, tutto bene?» fece Paulo con un tono un po' brusco avvicinandosi anche lui al letto dell'italiano.
«Veramente lui si chiama Gabriele» lo corresse cordialmente il robottino.
«So benissimo come si chiama!» sbottò l'argentino storcendo le labbra in una smorfia irritata.
Nick si lasciò scappare una piccola risatina all'espressione di Paulo ma poi tornò a rivolgere la sua attenzione sull'altro amico. «C'è qualcosa che non va, Gab?»
Gabriele tormentava la propria collana come faceva ogni volta che era immerso nei suoi pensieri, ma non pareva turbato o inquieto. «No, in realtà stavo pensando...» mormorò attorcigliandosi la catenella attorno ad un indice con fare pensoso, infine si voltò in direzione dei suoi compagni con una normale espressione curiosa. «Sono davvero così tanto strano?»
Questi ultimi rimasero a fissarlo per alcuni secondi in silenzio un po' spiazzati, probabilmente aspettandosi un qualche tipo di reazione diversa da quella manifestata dall'orfano.
Il primo a reagire dei due fu Paulo sbuffando rumorosamente dal naso mentre Nick si limitò semplicemente a sorridere allegro.
«Molto» bofonchiò l'argentino mettendosi le mani nelle tasche dei suoi pantaloni militari «Sei decisamente la persona più bizzarro che io conosca» dichiarò senza troppi peli sulla lingua. «Ma per tua fortuna ci abbiamo fatto ormai l'abitudine alle tue stravaganti idee.»
Senza spegnere il suo sorriso, Nick sollevò il braccio destro puntando il pollice in basso. «Buuh! Abbasso la normalità!» esclamò tirando fuori addirittura la lingua fingendo una faccia disgustata. «È così piatta e scialba. Buuh!»
Gab lo guardò per qualche istante fare tutte quelle smorfie assurde per poi scoppiare in una risata sincera e genuina.
Nell'udire ridere il compagno, Nick assunse un'espressione soddisfatta ampliando maggiormente il proprio sorriso. «Fahed quando dice così è un idiota!» decretò con enfasi alzandosi in piedi e si avviò al suo letto. «Ma so io come risollevare l'umore a tutti!» annunciò ghignando furbescamente afferrando il cuscino che si trovava buttato sul materasso.
L'angolo della bocca dell'italiano si piegò in un sorriso scaltro intuendo le intenzioni dell'amico.
Anche Paulo capì che cosa voleva fare l'australiano e inarcò le sopracciglia scettico. «Una battaglia di cuscini? Sei serio?» fece incrociando le braccia sul petto.
Questo gli sorrise brioso reggendo il cuscino come se fosse un qualche tipo di arma pericolosa. «Mai stato così serio!»
«E già questo sarebbe già di per sé un miracolo» commentò sbuffando l'argentino ma con una luce divertita nelle iridi scure.
«Che c'è Paulo? Hai paura di perdere la corona del "Re dei Cuscini"?» lo provocò Gabriele sorridendogli affabilmente prendendo anche lui un cuscino dal proprio letto, poco distante si sentì Nick ridacchiare.
L'argentino colse la provocazione ghignando beffardo. «Voi mezze cartucce non siete neppure degni di pronunciare quel titolo» rispose lui scrocchiandosi le nocche delle mani pronto a combattere. «Figurati se riuscirete a rubarmelo.»
L'orfano fece le spallucce con noncuranza «Chi lo sa. D'altronde le cose possono sempre cambiare» ribatté mantenendo lo sguardo scaltro fisso su quello di Paulo. «Niente rimane uguale»
«Provamelo!» lo sfidò allora l'altro.
«Con piacere»
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«Ahi ahi ahi! Vacci piano fa male!» protestò Nick steso a pancia in giù a torso nudo sopra uno dei tappetini che si trovavano nell'ufficio di Adunbi mentre quest'ultimo lo esaminava con attenzione.
«Ahi Ahi!» gridò ancora l'australiano quando il responsabile dell'infermeria fece un poco di pressione con la mano sulla schiena del ragazzino.
«Spina dorsale gravemente danneggiata e diverse vertebre incrinate. Causate sicuramente da una botta o caduta troppo forte.» fu la diagnosi di Adunbi al termine del suo breve esame sulle condizioni del paziente per poi lanciare un'occhiata severa ai due ragazzini che avevano accompagnato l'australiano lì in infermeria. «Si può sapere cosa stavate combinando, voi idioti, da ridurlo così?»
Gab e Paulo si scambiarono uno sguardo complice tentando di assumere un'aria innocente.
Entrambi, come anche Nick, erano completamente bagnati come se avessero decisero tutti e tre di farsi la doccia vestiti addosso. Proprio in quel momento, prima che Adunbi si rivolgesse a loro, l'orfano era impegnato a togliere l'acqua dai suoi abiti e da quelli dell'argentino attivando la sua abilità solamente sulla punta delle dita.
«Stavamo giocando» disse Gabriele.
«Ci stavamo allenando» rispose nello stesso istante Paulo.
I due si guardarono a vicenda con disappunto per le loro risposte contraddittorie.
«Allenando» replicò allora Gab.
«Giocando» si corresse anche l'australiano parlando, senza farlo apposta, assieme all'italiano.
«Quello che hanno detto loro» si aggiunse Nick facendo cenno con la testa ai suoi amici.
Adunbi si limitò a fissarli con espressione scocciata ed esasperata.
Poi venne il turno di Bobby nel dire la sua. «Stavano giocando a colpirsi coi cuscini in faccia.» spiegò fin troppo sincero facendo capolino dal cappuccio della felpa del suo creatore. «Per sbaglio Paulo ha colpito un po' troppo forte Nicholas mandandolo a sbattere contro il muro.»
Il motivo invece per il quale erano tutti bagnati era che, dopo aver colpito il muro, il corpo dell'australiano era stramazzato sulla scrivania facendo così cadere a terra la mina abbagliante. A contatto con il suolo, questa era esplosa in una grossa bolla di luce accecante e il fumo che aveva provocato al suo scoppio aveva fatto attivare i piccoli idranti antincendio posti sul soffitto della loro camera.
«È anche questo un tipo di allenamento.» ribatté Paulo fulminando con un'occhiataccia al robottino.
«Battaglia coi cuscini eh?» disse Adunbi ghignando canzonatorio. «Dovevo immaginarlo. Tipico gioco dei bambini»
«Anche tu sei un bambino in realtà» gli fece notare Bobby sistemandosi meglio sulla spalla di Gabri.
Appena pronunciò quelle parole, l'Ultra Eterno si irrigidì e lanciò uno sguardo omicida in direzione del piccolo automa. «E quel robo cosa sarebbe ora?»
«È il mio assistente!» rispose Gabriele con orgoglio.
«Il mio nome è Bobby e sono l'aiutante di Gabri.» si presentò garbatamente Bobby. «È stato lui a crearmi»
Ora lo sguardo di Adunbi si spostò su quello dell'orfano fissandolo contrariato. «Cos'è? Ti metti ha costruire pure i robot adesso?»
«Solo quando mi annoio» ribatté ironico Gab riprendendo il suo lavoro di asciugatura.
Il guaritore si voltò dall'altra parte sbuffando «Bah! Come vi ho detto prima, il vostro amico ha subito diversi danni alla colonna vertebrale ma niente di troppo grave o che io non possa guarire. Nonostante tutto almeno avete avuto il buon senso di portarlo subito qui» spiegò estremamente seccato, come se la presenza dei tre ragazzini fosse motivo di grande irritazione. Cosa che, conoscendolo, poteva essere effettivamente vera.
Poi si rivolse a Nick sfregandosi le mani dopo averle unte con un olio contenuto in una boccettina che teneva legata al suo fianco. «Senti moccioso; io ora ti guarirò ma sappi che lo faccio solo perché ho già l'infermeria mezza piena di casi molto più seri di qualcuno che si è fatto male giocando a cuscinate e non ho intenzione di farti occupare il lettino per un motivo simile. Intesi?»
«Sissignore!» esclamò Nick scherzoso facendo il saluto militare.
Adunbi borbottò qualcosa come "idiota" mentre posava le mani sulla schiena del ragazzino. Una luce dorata prese ad illuminargli il palmo e il punto della pelle che stava toccando, proprio com'era accaduto a Gabri la prima volta che si era fatto curare.
Dopo pochi minuti la luce si spense e il bambino tolse le mani dal busto dell'australiano «Ecco fatto. Sei guarito» annunciò con tono annoiato mentre Nick si rialzava senza più alcun dolore «Tu ed i tuoi amichetti potete andarvene. Sono molto impegnato e non voglio avere dei fastidiosi ragazzini tra i piedi!» brontolò spingendoli in malo modo verso la porta «E vedete di non dimenticare qui il vostro robot!»
Una volta che furono tutti fuori, sbatté senza troppi complimenti la porta in faccia a loro.
«La nostra presenza sembra infastidirlo.» fu il commento di Bobby un paio di secondi dopo intanto che i tre amici restavano ancora immobile di fronte all'entrata dell'infermeria.
«Uao! Ma che intuito!» disse ironico Paulo. «Io non ci sarei mai arrivato»
«Ragazzini?» sbuffò Nick offeso mentre si infilava la maglietta «Ma se lui è un bambino!»
«Un bambino con più di duecento anni» gli ricordò Gabriele fissando con aria infastidita la porta.
«Ah, giusto» concordò l'australiano prendendo la camicia di flanella con fantasia scozzese rosso e blu che gli porgeva l'italiano. L'altro compagno invece gli reggeva la borsa con i libri di scienze e storia al suo interno.
Prima di uscire dalla camera avevano pensato bene di portarsi già dietro i loro materiali scolastici per via delle lezioni che avrebbero avuto luogo quel pomeriggio subito dopo pranzo.
Paulo diede una piccola gomitata a Gab sogghignando beffardamente. «Non gli sei molto simpatico»
Gabri scrollò le spalle indifferente «È una cosa reciproca» rispose con tono tranquillo. «Dai andiamo, è quasi ora di pranzo. Dri e Yen ci staranno aspettando da po'» sorrise incominciando ad incamminarsi verso la mensa imitato subito dopo dai suoi compari.
«Adesso che ci penso; dove sono state le ragazze per tutta la mattina?» chiese Nick pensieroso aumentando di poco il passo per stare al passo con quello degli amici. «Non le ho viste per niente oggi, neppure a colazione.»
«Ecco... sono con Vivian a parlare di cose da ragazze» rispose Paulo inventando sul momento tale bugia.
Gab diede una fugace occhiata contrariata all'argentino, quella come bugia era un po' troppo grossolana.
«Il Blocco C18 è già tornato dalla missione? Sei sicuro? Audrey mi avrebbe già avvisato altrimenti del loro arrivo» esordì Nick corrugando la fronte diffidente, di colpo spalancò gli occhi entusiasta. «Oh! Ho capito!» esclamò tutto contento prendendo a saltellare appena mentre camminavano «Mi hanno preparato una sorpresa! È vero? Ma certo che è vero! È sicuramente vero!»
Gabri si girò verso l'argentino guardandolo storto. «Una scusa migliore non ce l'avevi?»
Questo guardò altrove continuando a camminargli a fianco con fare indifferente. «Anche i migliori capita di sbagliare» ribatté borioso «E poi chi se l'aspettava che questa sottospecie di nanetto potesse avere qualche briciola d'intelligenza!»
Nick rivolse un'occhiata offesa all'argentino «Dovresti smetterla di sottovalutarmi, sai?»
«No» gli rispose Paulo ghignando canzonatorio.
«Sei seccante quando fai così» bofonchiò Nick imbronciato.
«Ti ringrazio!» fece l'altro sorridendogli beffardo.
L'orfano sospirò rassegnato tirandosi su le maniche della felpa. «Addio sorpresa» disse pensando al regalo che avevano pensato di fare all'australiano ma soprattutto della piccola festa a sorpresa che avevano deciso di preparargli.
Nel frattempo Bobby gli volava accanto usando una piccola elica fissatagli sulla schiena. «Sorpresa?» chiese formando un punto di domanda sullo schermo.
Nick si volse verso il robottino sorridendogli pieno di allegria. «Oggi è il mio compleanno» lo informò entusiasta. «Compio tredici anni»
«Già» disse Paulo piegando la bocca in un sorriso ironico «E sei rimasto ancora il nanetto del gruppo.»
L'espressione giovale del festeggiato si affievolì un poco sfumando in una più scocciata. «Puoi finirla di chiamarmi in quel modo? Non sono più così basso!»
«In realtà la statura di Nick è più bassa rispetto alla media, perciò apparentemente sembra più piccolo di quello che è veramente.» spiegò Bobby con praticità.
«Visto?» fece l'argentino tentando, non con troppo impegno, di trattenersi dalle risate.
L'australiano guardò malevolo il robottino. «Non mi stai più simpatico»
Gab ridacchiò «Se lo dice lui è la verità» mormorò sorridendo divertito.
«Stessa cosa per te che l'hai costruito!» sbottò Nick indispettito in direzione dell'italiano.
«Pure Gabri è abbastanza basso per un ragazzino di tredici anni, inoltre è ancora piuttosto indietro nello sviluppo ormonale.» continuò Bobby usando anche stavolta lo stesso tono di prima.
Il sorriso sul volto dell'orfano si irrigidì mentre Paulo non fu più in grado di trattenersi dopo quell'affermazione da parte del robottino e scoppiò a ridere fragorosamente.
Persino a Nick sfuggì un verso bizzarro che poi si trasformò in una vera e propria risata. L'orfano invece si tirò su il cappuccio e si infilò con forza le mani nella tasca della felpa storcendo la bocca in una smorfia infastidita intanto che i suoi amici ancora non di decidevano a smettere di ridere.
«D'accordo ho capito» bofonchiò seccato «È divertente, ma potreste ora finirla di sghignazzare così?»
«Pure il tuo stesso robottino l'ha detto...» riuscì a dire Paulo tra una risatina e l'altra. «È stato fantastico! Dovevi vedere la tua fac-» di colpo l'espressione beffarda dell'argentino sparì venendo sostituita da una preoccupata e agitata.
Delle grida di dolore accompagnate da delle malevole risate, attirò l'attenzione degli altri due compagni.
A pochi metri dell'entrata della mensa, un gruppetto di tre Ultra adolescenti aveva accerchiato un ragazzino riempiendolo d'insulti pesanti inchiodandolo al muro tirandogli di tanto in tanto dei calci e pugni in maniera abbastanza forte da farlo gemere dal dolore. Poco distante da essi altri quattro ragazzi restavano lì fermi a guardare tale scena senza proferire parola rimanendo perfettamente impassibili.
Il resto degli Eroi li superava entrando in mensa premurandosi bene di rivolgere neppure uno sguardo a quello che accadeva vicino a loro, fatta eccezione di qualche rara occhiata curiosa o compassionevole.
Gab li riconobbe immediatamente e, da come indietreggiò nervosamente, doveva essere lo stesso anche per Paulo.
Erano Elliot e la sua banda di microcefali.
Proprio il tipo esatto di persone che l'orfano non aveva assolutamente voglia d'incontrare. Né in quel giorno né in tutti gli altri.
Per quanto fosse divertenti tirare a loro qualche scherzo mancino, vederli significa rovinargli buona parte della giornata. Nonostante ignorargli fosse spesso la soluzione migliore, non poteva restare lì a fare finta di niente mentre questi si divertivano a malmenare un'altra loro vittima.
Lasciando Bobby in custodia Nick, che rimase a fianco di Paulo pronto ad intervenire in caso di bisogno, Gabriele continuò ad avanzare imperterrito con un'espressione dura e decisa sul volto.
«Ehi» fece avvicinandosi al gruppo fermandosi di fronte a loro. «Siete in mezzo, potreste spostarvi?»
Con svogliatezza, Elliot si voltò nella direzione da dove aveva sentito provenire la voce. Il suo viso si contorse in una smorfia irritata quando vide Gabri, sopra le labbra si poteva già intravedere un inizio di peluria.
Nello stesso momento, anche resto del gruppetto si bloccò da quello che stavano facendo e si scostarono quel poco che bastava per riuscire a vedere la vittima del giorno.
Questa volta si trattava un ragazzino di circa l'età di Gab, abbastanza alto e magrolino con addosso dei vestiti larghi e scuri. La caratteristica che saltava subito all'occhio erano i capelli e la carnagione completamente bianca.
Gabri ne fu affascinato da questa particolarità così rara, sapeva che le persone albine presenti al mondo erano pochissime.
Ai suoi occhi, questa loro peculiarità risultava molto interessante e particolarmente intrigante.
Era piuttosto sicuro di averlo già visto in giro nella villa, una caratteristica del genere si notava molto facilmente, ma non ricordava bene il Blocco a cui apparteneva, anche se era alquanto certo che doveva essere uno dei due precedenti al suo, né quale fosse la sua abilità.
In quel momento il ragazzo si trovava a gattoni sul pavimento, un rivolo di saliva gli scendeva dalla bocca e sulla guancia andava a formarsi la tipica macchia scura di un livido. Da come teneva la mano sul ventre Gab intuì che avevano già cominciato a pestarlo da un po'.
«Ho interrotto qualcosa?» chiese fingendosi dispiaciuto «Non volevo disturbare»
Elliot lo guardò in cagnesco «Sparisci. Non sono cose che ti riguardano» gli sibilò digrignando i denti nervosamente.
Davanti alla razione del ragazzo, Gabriele accennò un sorriso astuto e avanzò di un passo in avanti. Di riflesso, Elliot indietreggiò di poco a disagio facendosi più vicino ai suoi compari, questo suo gesto involontarie divertì maggiormente l'italiano che assunse una posa flemmatica continuando a sorridere in maniera sagace sempre tenendo le mani in tasca «A quanto pare il vizio di prendersela con quelli più piccoli non ti è ancora passato, Elliot»
L'inglese ghignò infastidito «Te invece hai ancora l'abitudine di ficcare il naso dove non devi, Gabriele.» disse assumendo un atteggiamento di sfida nei confronti dell'italiano. «Vattene via»
L'espressione di Gabri si fece più decisa mentre non distoglieva lo sguardo da Elliot. «Altrimenti?» lo provocò apposta l'orfano. «Che mi fai? Ti metti a picchiare anche me?» scrollandosi le spalle con indifferenza aggiunse «Fai pure se vuoi. Io non muoverò neppure un dito per difendermi.»
Elliot strinse i pugni come se fosse effettivamente pronto a menare quell'impertinente ragazzino, eppure non osava muoversi. «Dov'è il trucco?» gli chiese invece.
Gab sorrise fingendosi ingenuo «Quale trucco?»
«Tu non sei in grado di affrontare una sola sfida senza usare uno dei tuoi subdoli trucchetti.» esordì l'inglese diventando sempre più nervoso. «Dove sta l'inganno stavolta?»
«Come mi conosci poco» sospirò Gabri divertito «Nessun inganno. Se vuoi colpirmi fai pure, io resterò perfettamente immobile. Esattamente come ti ho detto. Niente trucco o inganni» lo assicurò, ma appena finì di parlare un sorrisetto scaltro comparve nuovamente sul suo volto. «Però se davvero vuoi picchiarmi ti conviene farlo subito. Navaìnica e Suprem dovrebbero arrivare tra non molto e sai quanto loro non sopportano le risse in corridoio»
In fatto di bullismo o simili, la Villa non era poi tanto diversa dall'orfanotrofio.
Atti di prepotenza potevano avere luogo in maniera indisturbata in qualsiasi posto dell'edificio, avvolti sempre nell'indifferenza dei presenti, ma mai di fronte agli occhi degli Eroi più importanti come Suprem ed i suoi sottoposti o i veterani come Andrea.
Questo valeva specialmente per le risse anzi, lì la questione era ancora più rigida. Suprem Dragon le associava ad un comportamento primitivo e istintivo che un Eroe non dovrebbe mai manifestare.
Inoltre, l'affermazione da parte dell'orfano sull'arrivo ormai prossimo del capo degli Eroi, accompagnato dai suoi subordinati, non era affatto una bugia o un bluff.
Suprem era solito ad arrivare sempre a quell'ora, facendo il suo ingresso quando quasi la totalità degli Eroi si trovava già dentro la mensa, perciò non mancava poi molto alla sua comparsa in corridoio.
Elliot tutto questo lo sapeva molto bene e ciò non faceva che irritarlo ulteriormente.
«Allora?» lo punzecchiò Gabri continuando a sorridere furbescamente. «Che cosa stai aspettando?»
«Brutto...» ringhiò l'inglese tra i denti «Sapevo che c'era qualcosa sotto, razza di viscido...»
Il rumore tipico di un paio stivali texani sul pavimento riecheggiava per tutto il corridoio semi vuoto accompagnati da un'altra serie di passi.
Gab sollevò appena le spalle socchiudendo gli occhi. «Ops! A quanto pare il tuo tempo disponibile è terminato» mormorò per nulla dispiaciuto riaprendo gli occhi, le iridi brillavano di una luce scaltra e beffarda. «Mi sa tanto che ti tocca andare eh! Vabbè, sarà per una prossima volta»
L'Ultra più grande fissò malevolo l'italiano mentre questo sorrideva soddisfatto. «Per questa volta hai vinto, Gabriele» gli disse con voce irata «Ma sappi che non finisce qui!» poi si voltò verso i suoi compagni infilandosi le mani nelle tasche dei jeans. «Andiamo!» ordinò a loro bruscamente avviandosi verso l'entrata della menda.
Gabri rimase a fissarlo sparire all'interno della stanza per un paio di secondi con un'espressione compiaciuta prima di muoversi verso il ragazzo albino ancora a terra, ma prima ancora che potesse offrirgli un qualsiasi tipo d'aiuto qualcosa lo colpì al fianco in maniera abbastanza da farlo sbilanciare da un lato.
«Ma che... ehi!» protestò il ragazzino posizionando i piedi in modo tale da recuperare rapidamente l'equilibrio perduto, salvandosi così da un'imbarazzante caduta.
«Lascia in pace il mio amico!» gli soffiò contro qualcuno mettendosi fra lui e l'Ultra albino.
L'orfano sollevò il viso e vide di fronte a sé una ragazza dalla carnagione ambrata fissarlo ferocemente.
Portava sciolti i capelli neri e ricci che le arrivavano circa a metà schiena e indossava dei semplici abiti di mezza stagione, un paio di pantaloni di jeans chiari con una camicia verde scuro ed un paio di anfibi nei ai piedi.
Teneva le gambe divaricate pronte a scattare e le mani aperte ad artiglio, sui polsi brillavano larghi braccialetti fatti di rame e perline colorare. Non era molto alta e possedeva un fisico piuttosto precoce per una della sua età.
Dalla bocca semiaperta si potevano intravedere i canini appuntiti mentre gli occhi, di uno strano verde misto all'azzurro, ricordavano molto quelli di un gatto con tanto di pupilla verticale.
Un po' tutto di lei ricordava un felino, partendo semplicemente dal fatto di come stava soffiando in quel momento contro Gabriele.
«Lasciarlo in pace? Ma se non gli ho fatto nulla!» ribatté quest'ultimo aggrottando la fronte confuso.
«Credo che ci sia stato un malinteso» si aggiunse anche Nick fiancheggiando l'amico «Gab non ha fatto alcun male al tuo amico. Anzi...» fece sogghignando divertito al ricordo di pochi attimi prima. «È riuscito a scacciare via Elliot e la sua banda giusto due secondi fa»
«È vero!» disse Bobby volteggiando tra i due ragazzini prima di andare a risistemarsi sulla spalla del suo creatore. «Ho registrato tutta la scena»
«Può fare anche questo?» domandò incredulo l'australiano parlando a bassa voce.
«Certo!» gli rispose con lo stesso tono Gabri senza però distogliere lo sguardo dalla ragazza.
Questa abbassò le braccia rilassando i muscoli del corpo e guardò i due compagni perplessa. «Sul serio?»
Dietro di lei, il ragazzo albino tossì. «Sì Deka, stanno dicendo il vero» dichiarò rimettendosi in piedi, aveva il labbro inferiore spaccato ed un paio di lividi iniziavano a scurirsi sulla pelle candida delle sue braccia. «Il ragazzino con le lentiggini è riuscito a scacciar via Elliot semplicemente parlandogli»
Deka spalancò gli occhi in un'espressione completamente sbigottita. «Che cosa? Dici sul serio?» esclamò incredula fissando il suo sguardo su quello dell'italiano. «Come hai fatto?»
Socchiudendo appena gli occhi, Gabri si limitò ad indicare dietro di sé con il pollice. «Così»
«Che succede qua?» tuonò la voce burbera e roca di Navaìnica poco distante dal gruppetto. «Spero per voi che non stiate cominciando una rissa.»
Nel notare la presenza del Maestro d'armi, il corpo di Deka sobbalzò leggermente come quello di un gatto quando veniva colto di sorpresa. Invece Gab si premurò di nascondere Bobby all'interno della sua felpa tenendolo lontano dalla vista dell'uomo, non voleva che lo potesse accadere nuovamente quello che era successo alla sua Freccia IV.
Con lentezza girò la testa verso i due adulti fissandoli con un'espressione indecifrabile, nel tentativo di mostrare a loro quanto li detestasse.
Soprattutto Suprem.
Ogni volta che lo guardava non poteva fare a meno di ricordare la freddezza e la disinvoltura, che aveva visto in quella ripresa, con la quale aveva squarciato il corpo di Ada e l'espressione incredula di lei mentre si afflosciava al suolo mentre questo andava a riempirsi del suo sangue.
No. Gabriele non poteva certo dimenticare tutto questo.
Non lo avrebbe mai perdonato per quello che aveva fatto.
Interiormente, l'orfano, si era promesso che gliel'avrebbe fatta pagare un giorno.
Tuttavia, era ben consapevole che quel fatidico momento era ben lungi ad arrivare.
«No signore» intervenne Paulo raggiungendo i suoi compagni. «Il mio amico e questa ragazza si sono soltanto scontrati accidentalmente dalla fretta mentre stavano entrando in mensa. Nient'altro»
Come bugia stavolta non era male, anche perché diceva in parte la verità, se si ignorava il fatto che Gabri fosse stato spinto di proposito da Deka e non "accidentalmente".
Gli occhi color corteccia di Suprem Dragon passarono sul viso di ciascun ragazzino squadrandoli con sufficienza, soffermandosi per qualche secondo in più sulle iridi dell'orfano il quale non distolse minimamente lo sguardo, per poi fermarsi su quello dell'Ultra albino.
«Lui come ha fatto a ridursi in questo stato?» domandò l'Eroe indicando un cenno il ragazzo, mostrandosi però non troppo interessato alla salute fisica di quest'ultimo.
A rispondere questa volta fu Deka facendo un passo in direzione del suo compagno mettendogli, con gesto fraterno, un braccio sopra le sue spalle strette. «Ci stavamo allenando in palestra poco fa. Solo che mi sa di esserci andata giù un po' troppo pesantemente oggi.» mentì esibendo un sorriso imbarazzato ma allo stesso tempo abile.
Suprem Dragon mantenne lo sguardo fisso sul volto dell'albino osservandolo attentamente, infine storse la bocca in una smorfia seccata e proseguì verso la mensa seguito da Navaìnica. «Se il tuo compagno vuole arrivare vivo al prossimo anno sarà meglio allora che si impegni di più.» dichiarò indifferente sorpassando i ragazzini.
«Sì...» assentì Deka con un tono un po' più spento rispetto a prima, di nascosto lanciò un'occhiata preoccupata al suo amico il quale invece abbassò il capo piantando lo sguardo sulle proprie scarpe mostrandosi abbattuto.
Gab però notò i pugni di quel ragazzo stringersi con forza lungo i fianchi, come se stesse cercando di reprimere la propria rabbia e frustrazione.
«Se volete mangiare vi conviene darvi una mossa» li avvisò Suprem Dragon appena oltre l'entrata della mensa lasciandosi cadere sulle spalle il cappello da cowboy che indossava. «Siete già in ritardo di tre minuti per il pranzo.» aggiunse allontanandosi dal gruppetto con un passo calmo ma deciso con Navaìnica al suo seguito.
«Per me ha avuto una giornata storta» ipotizzò Nick dopo qualche secondo di silenzio dove i ragazzini l'avevano passato a fissare il punto dove i due Eroi erano scomparsi.
«Ma che intuito! Come hai fatto a capirlo?» fece Paulo col suo tipico tono ironico.
«A mio parere è sempre una giornata storta per loro» disse Gabri allargando il colletto della felpa per permettere al suo robot di tornare allo scoperto. «Almeno sono riuscito a nascondere Bobby in tempo»
L'australiano continuò a guardare verso la porta della mensa ancora aperta aggrottando la fronte perplesso. «Mi chiedo come mai non ci fosse anche Vipére oggi. Di solito sta quasi sempre appiccicata a Suprem Dragon.»
«Ho saputo che è partita stamattina per il fronte francese, pare che siano sorte parecchie complicazioni lì.» rispose Deka controllando la gravità delle ferite del suo amico. «Da quanto ho capito, se va tutto bene, dovrebbe tornare entro cinque giorni.»
Vipère sarebbe rientrata alla Villa non prima di cinque giorni.
Questo significava niente allenamenti con quella specie di vipera per almeno due giorni.
I tre ragazzini del Blocco C22 un'occhiata d'intesa.
«Allenamento di gruppo?» fece Nick sorridendo allegramente rivolto a Gabri.
L'orfano annuì accennando ad un sorriso sottile. «Allenamento di gruppo»
Paulo ghignò soddisfatto. «Finalmente! Era da ormai tre settimane che non ne facevamo uno.»
A causa della guerra, che infuriava da ormai poco più di un anno, capitavano molto spesso dei periodi dove i giovani Ultra si ritrovavano senza alcun adulto responsabile ed esperto che li seguisse durante i loro allenamenti.
Perciò, in quelle occasioni, Gab ed i suoi compari decidevano di esercitarsi tutti assieme da soli scambiandosi consigli e strategie per poter usare al meglio la propria abilità.
Era divertente e permetteva a loro di conoscersi meglio in quanto, non soltanto come amici, compagni di squadra con cui combattere assieme aumentando in questo modo la fiducia nell'altro.
Persino Fahed vi prendeva parte con grande zelo a quegli allenamenti partecipando attivamente distribuendo qualche suggerimento ai suoi amici quando lo riteneva opportuno.
Deka osservò i tre ragazzini aggrottando appena la fronte, un poco confusa da quell'ultimo scambio di frasi avvenuto. Il ragazzo albino intanto si staccato dalla presa della sua compagna riuscendo reggersi in piedi, seppur era abbastanza malconcio.
«Beh, comunque volevo chiederti scusa per prima, ragazzino con le lentiggini...» cominciò la ragazza mostrandosi sinceramente dispiaciuta.
«Chiamalo pure Folletto.» le consigliò canzonatorio Paulo, beccandosi una fulminea occhiataccia da parte di Gabriele.
Deka sorrise imbarazzata per poi proseguire. «Scusami per la spinta che ti ho dato. Credevo che fossi uno di quelli della banda di Elliot»
Un sottile verso di scherno si udì dalla parte di Nick intanto che questo prendeva parola. «Noi siamo la nemesi del gruppo di Elliot» disse indicando sé stesso ed i compagni con orgoglio. «Non hai idea di quanti scherzi fantastici abbiamo fatto a quel damerino ed ai suoi amichetti!» mezzo secondo dopo Gabri si ritrovò un braccio dell'australiano sopra una sua spalla. «Una volta, io ed il mio amico qui a fianco siamo riusciti a mettere quintalate di aglio nel dentifricio di Elliot. Per non parlare poi di quella volta che abbiamo scambiato le pillole contro il mal di testa di Carlos con dei lassativi, non era più uscito dal bagno per quasi tutta la mattina»
Gabri si ritrovò a sorridere divertito al ricordo di quegli scherzi ben congeniati. Era spassoso assistere alle reazioni delle loro vittime, specialmente perché essi nascevano come una sorta di risposta alle prese in giro piuttosto pesanti che Elliot ed i suoi compagni erano soliti a rivolgere a qualche amico di Nick e Gab.
«Ah ecco perché puzzava così tanto quel giorno!» esordì Deka ridacchiando beffarda, i canini affilati fecero capolino da sotto le labbra dandole in tal modo un'aria selvatica. I suoi occhi felini puntarono verso la spalla di Gabriele. «Carino il robottino» commentò sorridendo maliziosa indicando con un piccolo cenno il robottino.
«Grazie» rispose l'orfano scrutando intensamente entrambi gli Ultra più grandi.
L'angolo sinistro della bocca della ragazza si piegò in un ghigno accorto. «Spero di rincontrarvi presto, magari prima dell'esame del prossimo anno.» dichiarò con un'espressione divertita, infine si diresse verso l'entrata della mensa ormai piena trascinando per il polso il compagno di Blocco. «Forza Yràr, muoviamoci prima che Josè decida di ordinare al posto nostro. L'ultima volta che sono arrivata tardi mi è toccato mangiare un piatto intero di patate lesse.»
Nell'udire il nome del ragazzo albino, Gabri si sporse in avanti. «Yràr» mormorò usando un volume della voce sufficientemente alto da farsi sentire bene dai presenti. «Quindi è così che ti chiami»
L'Ultra più grande si fermò per qualche secondo voltandosi verso il ragazzino. Per la prima volta l'orfano fu in grado di vedere il colore degli occhi dell'albino, di una particolare sfumatura rosata tendente al rosso.
«Sì» rispose con tono incerto Yràr. «È il mio nome»
Deka e Yràr. Era così che si chiamavano quei due ragazzi appena conosciuti.
Per qualche bizzarro motivo l'italiano li trovava particolarmente interessanti.
Gab inclinò appena il viso da un lato sorridendo spontaneo ai due Ultra di fronte a sé. «Il mio nome è Gabriele.»
~~•~~
In mensa trovarono solamente Adriana ad aspettarli al loro tavolo intenta a leggere un libro dalle dimensioni piuttosto notevoli, sulla copertina azzurra e scolorita vi era riportato il nome dello scrittore con lettere dorate.
«Ciao Dri!» la salutò Gabri sedendosi accanto a lei. Era da quella mattina a colazione che non la vedeva e moriva dalla voglia di mostrarle Bobby, ma ancora prima che potesse farlo Adri lo interruppe cominciando a parlare.
«Circa mezz'ora fa ha iniziato a piovere in camera nostra» lo informò continuando a leggere imperterrita, poi distolse lo sguardo dalle pagine del libro e lo spostò su quello di Gab fissandolo con severità. «Tu per caso ne sai qualcosa?»
L'orfano prese a giocherellare a disagio con la catenella della sua collanina non sapendo quale scusa inventare, nel frattempo sia Nick che Paulo avevano preso posto al tavolo guardando altrove con finte espressioni innocenti.
Nella Villa, siccome le camere di ogni Blocco erano divise a coppie, una per i maschi e l'altra per le femmine, queste condividevano lo stesso impianto per l'allarme antincendio.
Perciò se in una partiva l'allarme lo stesso accadeva nell'altra, facendo così attivare gli idranti posti sul soffitto delle stanze.
«Ecco, non è andata come pensi...» mormorò l'italiano mentre cercava di pensare come spiegarle quello che era effettivamente accaduto.
«Nick è caduto per sbaglio sull'esplosivo abbagliante dopo essere stato colpito con forza da Paulo durante una battaglia combattuta con i cuscini.» espose brevemente Bobby facendo capolino dalla spalla di Adriana.
Non aspettandosi la presenza del robottino, la ragazzina sobbalzò sul posto rischiando per poco di cadere dalla sedia. «E quello cos'è?»
Gabri fece scendere Bobby sul suo palmo per mostrarlo meglio alla sua amica rivolgendole un sorriso luminoso «Lui è Bobby, il mio nuovo aiutante.»
Dri guardò prima il robottino e poi il suo migliore amico con un'espressione inizialmente confusa «Aiutante?» sorrise infine mostrandosi più interessata. «Era questo il progetto a cui stavi lavorando da quasi più di un mese?»
Il ragazzino annuì orgogliosamente intanto che Bobby parlava. «Il mio principale dovere è quello di fare da supporto a Gabri per qualsiasi situazione in cui egli ritenga necessario il mio aiuto.»
«Anche la battaglia di cuscini faceva parte di quel tipo di situazioni?» domandò sarcastico Paulo adagiandosi sullo schienale della sedia con le braccia incrociate.
Gabriele lo guardò esibendo un sorrisetto scaltro «Mi serviva qualcosa che distogliesse la tua attenzione da me prima di attaccarti» gli spiegò con aria insolite.
L'argentino strinse gli occhi fissando malevolo l'orfano. «Razza di subdolo...» sibilò irritato mentre l'orfano continuava a sogghignare beffardo con un'espressione compiaciuta sul volto.
Dri sospirò rassegnata alle solite bambinerie dei suoi amici, quei due ancora si divertivano un po' troppo a stuzzicarsi a vicenda, ma prima che tornasse a leggere in pace il suo libro parve notare qualcosa di strano in Nick.
Fin dal loro arrivo al tavolo, l'australiano era rimasto in silenzio per tutto il tempo con uno strano sguardo perso sul viso.
Picchiettandolo un paio di volte con un dito sul braccio, Adri riuscì a richiamarlo alla realtà. «Ehi Nick, tutto bene?»
Questo sembrò risvegliarsi all'improvviso dalla sua trance diventando completamente rosso in viso. «Eh? Sì cosa no aspetta eh?» farfugliò tutto d'un fiato in maniera confusa. «Che succede?»
Assistendo a tale reazione, le labbra di Paulo si sollevarono in un ghigno beffardo. «Stai pensando ancora alla ragazza di prima eh?» lo provocò spostandosi con il busto in avanti.
Le guance dell'australiano divennero ancora più rosse, si passò più volte le mani nei capelli scompigliandosi leggermente la sua pettinatura. «Beh ecco... sì!» rispose infine scegliendo di dire la verità.
Ciò parve sconvolgere Paulo, il quale fece la faccia di uno colto completamente alla sprovvista e che non sapeva più che pesci pigliare.
Indubbiamente era preparato ad una balbettante e debole negazione come risposta da parte di Nick e non alla sua quasi immediata confessione, ponendo drasticamente fine a tutto il divertimento che l'argentino si era prefigurato.
«Non...» riprese a parlare, dopo qualche secondo di silenzio, Paulo ancora scioccato. «Non mi aspettavo che rispondesti subito con sincerità...»
Assistendo alla reazione dell'argentino, il rossore sul viso di Nick sparì rapidamente lasciando posto ad un sorrisetto soddisfatto e divertito. «Quindi la tecnica "Rispondere come farebbe Gab" ha funzionato alla perfezione. Ottimo!» esclamò allegro.
«Che centro io ora?» domandò Gabri giocherellando con una forchetta mentre Paulo stringeva i pugni infastidito.
«Quale ragazza?» chiese invece Dri confusa infilando una fettuccina color prugna tra le pagine del libro nel punto in cui era arrivata a leggere.
«Mentre venivamo qua alla mensa abbiamo incontrato due Ultra, una con l'abilità felina ed un ragazzo albino» le spiegò brevemente l'orfano dando un'occhiata al menù per vedere che piatti ci fossero quel giorno nella sezione "Italia". «Credo che appartengano al Blocco C21.»
«Deduzione esatta» pronunciò Bobby inserendosi anche lui nella conversazione. «Deka Shawqui, quattordici anni. Nata l'undici maggio del duemilaseicentosessantasette a Dasuq in Egitto da una famiglia di Classe Alpha. La sua abilità di tipo fisica le consente di fare tutto ciò che fa un gatto. Appartenente al Blocco C21, U-AF08.»
«U-AF08?» ripeté perplesso con un filo di voce Gabri nell'udire per la prima volta quell'insieme di parole e numeri.
Senza dubbio doveva trattarsi di un codice di riconoscimento, in questo caso di Deka, altrimenti Bobby non l'avrebbe pronunciato mentre elencava tutti i dati importanti che fungevano da carta d'identità della ragazza.
Dato che tale codice era stato enunciato subito dopo il numero del Blocco di appartenenza e che inoltre iniziava con la lettera "U", Gab dedusse che avesse a che fare unicamente con il fatto che Deka fosse un Ultra.
Questo significava che tutti a loro, sia gli Eroi che i semplici Ultra presenti alla Villa e forse persino i Liberatori, era stato assegnato un codice simile a quello dell'egiziana.
Di norma però i codici d'identificazione come quelli servivano soprattutto per catalogare o suddividere in gruppi degli elementi che si vogliono esaminare o da tenere sotto controllo. Gabriele questo lo sapeva bene perché era esattamente quello che faceva con i suoi progetti non ancora completati.
Era stato Max stesso ad insegnarglielo in uno delle prime volte in cui l'orfano si era intrufolato nel laboratorio con la richiesta di poter diventare il suo assistente.
Tuttavia, prima di giungere a conclusione affrettate, occorreva indagare attentamente e con discrezione, in maniera tale da non attirare attenzioni indesiderate su di sé.
«Ti sei dimenticato il codice fiscale» fece notare sarcastico Paulo a Bobby, distogliendo in quel modo l'italiano dai suoi pensieri.
«Il codice fiscale di Deka Shawqui è: SHWDKA67...» prese ad esporre il piccolo automa con facilità.
«Ehi ehi fermo! Stavo scherzando io, non dicevo sul serio!» lo bloccò tempestivamente l'argentino per poi voltarsi verso l'orfano scioccato. «Cavolo, Folletto! Il tuo robottino è peggio di te!»
«Il mio nome è Bobby, non "Robottino"» lo corresse paziente Bobby.
«Riuscire ad indovinare il codice fiscale di qualcuno non è niente di così complicato» dichiarò Gabriele digitando sul piccolo telecomando nero il piatto che voleva mangiare quel giorno. Alle sue teorie per quanto riguardava quelle misteriose cifre ci avrebbe ragionato in un momento più avanti in camera, la mensa non era il luogo adatto a quei pensieri. «Posso farlo anch'io col tuo se vuoi» disse sorridendogli scaltro «TRRPLO68D30...»
«D'accordo basta. Ho capito!» esclamò l'argentino vistosamente infastidito «Ritiro quello che ho detto». L'orfano sorrise con un'espressione astuta e soddisfatta. «Tra voi due non so chi sia peggio»
«È ovvio!» rispose sagace Gabri. «Quello che l'ha costruito»
Paulo parve ragionarci su attentamente a quell'ultima risposta. «Sì hai ragione» concordò infine annuendo con serietà. «Tu, sei decisamente quello messo peggio!» dichiarò solenne indicando l'italiano.
Questo continuò a sorridergli compiaciuto. «Grazie!»
In tutto questo, Adri era rimasta ad assistere allo strambo dialogo dei suoi amici con una faccia alquanto incredula. «Mi chiedo se smetterò mai di stupirmi fino a che punto possono arrivare le nostre conversazioni»
«Chi lo sa? Forse un giorno succederà!» le rispose Gab facendo scherzosamente una linguaccia alla sua migliore amica. «Cambiando discorso...» disse ritornando un po' più serio. «Dov'è Yen? Credevo che fosse con te.»
«Si è fermata a parlare col suo ragazzo qui in mensa, dovrebbe arrivare a momenti» rispose Adriana appoggiando le braccia sul tavolo per poter osservare meglio Bobby. «Fahed invece?»
Gabriele si appoggiò alla spalliera della sedia incarcando appena la schiena portandosi le mani dietro la testa e inclinando di poco il viso all'indietro assumendo una postura svogliata. «Ah boh! Aveva detto che sarebbe andato a studiare in biblioteca fino all'ora di pranzo»
Dri si girò verso il suo migliore amico scrutandolo di sottecchi. «Avete litigato un'altra volta.»
«Non proprio» fu la risposta di Gab, continuando a tenere lo sguardo puntato verso l'alto prese a contare le piccole crepe o ragnatele presenti sul soffitto della mensa. «Quasi»
La ragazzina sospirò spazientita, era da un paio di mesi che Gabri e Fahed avevano delle piccole scaramucce tra di loro per via dei loro caratteri e modi di pensare abbastanza opposti. Se poi si aggiungeva anche il fatto che, nell'ultimo periodo, entrambi sembravano diventare sempre più inquieti, i loro scontri tendevano ad avvenire con maggior frequenza.
La causa di queste quasi continue discrepanze tra i due, dovevano essere certamente dovute al moto ribellione del primo, seguito dal suo lento e quasi impercettibile distaccamento dagli Eroi, contro il senso di conformità del secondo ed il suo visibile avvicinamento all'ideale degli Eroi. Questi due sentimenti opposti, che non accennavano minimamente a diminuire, avevano portato a creare forti contrasti tra i due ragazzini, rendendo difficile la loro collaborazione al di fuori dei combattimenti.
Lì almeno riuscivano ancora a cooperare come al solito.
«Chi è stato stavolta ad iniziare?» domandò paziente Adriana.
«Fahed» disse Nick giocherellando pigramente con uno stuzzicadenti. «Ha detto a Gab di smetterla di essere così strano.» poi ridacchiò divertito. «Gab che diventa "normale". È più facile vedere un pandacorno che vomita arcobaleno.»
«Bleah che schifo!» commentò schifato Paulo. «Un altro esempio meno disgustoso non potevi farlo?»
L'australiano storse la bocca in una smorfia pensierosa. «Uhm... che ne dici allora di: vedere un asino che vola?»
«Naah!» fece Gab ritornando a sedersi in maniera un po' più composta. «È meglio: insegnare ad un orango a ballare il valzer!»
«Costruire un palazzo fatto completamente di budino alla vaniglia!»
«Trovare i due liocorni!»
«E cosa diamine sarebbero i "liocorni"?» chiese Nick abbassando di pochissimo il suo entusiasmo.
«Una specie di unicorni» spiegò Gabri. «O almeno è quello che mi aveva detto Ceci»
Paulo fissò i due compagni con un'espressione esasperata. «Tra tutti i Blocchi esistenti perché sono dovuto capitare proprio in questo?»
«Semplice!» esclamò l'orfano con aria divertita. «È perché sei nato nel nostro stesso anno!»
«Perché sei nato nel loro stesso anno.» rispose nel medesimo istante Bobby.
Udendolo pronunciare quasi le sue stesse parole, Gab si girò verso il suo nuovo aiutante sorridendogli poi orgoglioso.
Al contrario, Paulo non sembrava poi così entusiasta della loro risposta né del fatto che l'avessero data insieme.
«Uccidetemi» mormorò infatti l'argentino col volto inespressivo. «Ora»
Nell'assistere a tutto questo, Dri ridacchiò divertita guardando con affetto i suoi amici. «Benvenuto nel nostro gruppetto, Bobby.»
«Grazie per la tua accoglienza, Adri.» pronunciò cordiale il robottino.
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