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-9-

Lucifero camminava continuamente con passi molto lunghi attorno a tutto il perimetro della stanza. Erano ormai tre ore che aveva mandato Cerbero e una sua guardia di fiducia per salvare quel demone. Dopo aver fatto un altro giro del salone, qualcuno bussó alla finestra. Il re degli Inferi sbuffó e, con uno schiocco di dita, aprì di scatto la finestra permettendo alla guardia di entrare. La creatura non era un demone normale: aveva lunghe zanne e un aspetto più grottesco rispetto agli altri. La guardia si inchinó, con ancora Rakir su una spalla.
«Avevo detto di metterci meno di un'ora»
«Signore c'erano angeli...»
"Sì lo so, l'angelo che era con Rakir. Ti avevo detto di lasciarlo perdere»
«No sire, ce n'erano altri e uno aveva un'aura molto potente»
Improvvisamente dalla finestra entró l'altra creatura. Le sue tre teste abbaiarono contemporaneamente contro la guardia per poi accucciarsi ai piedi del padrone.
«Se non avessi mandato lui... Non ha neanche assunto la sua forma normale!»
La guardia abbassó la testa e, seguendo il gesto del suo padrone, buttó letteralmente il demone svenuto sul divano per poi uscire. Lucifero seguì con uno sguardo di fuoco il suo servitore, finchè non restó solo. Dopo un ennesimo sbuffo, decise di avvicinarsi al demone sul divano. Lo osservó da capo a piede ma non riusciva a capire cosa avesse di tanto speciale. Il Signore ne parlava continuamente eppure non capiva, non sapeva neanche perchè doveva mettersi in quella storia. Il suo compito era far sì che al demone prescelto non accadesse nulla, quindi non c'era nulla di "avvincente". La creazione di un nuovo angelo oscuro era l'unica cosa buona di tutta quella storia, secondo il re infernale. L'ultimo era morto a causa della mancanza di buoni ricordi, e fu un grande problema. A causa di quell'angelo, l'equilibrio tra Inferno e Paradiso vacilló e scoppió una nuova guerra.
D'un tratto Rakir cominció a lamentarsi nel sonno, finchè non si rigiró, dando le spalle al proprio re e mettendosi comodo sul divano di pelle. Non aveva la minima intenzione di aprire gli occhi per vedere dov'era. Lucifero allora, alquanto spazientito, gli diede uno strattone tale da farlo cadere e svegliare completamente. Il giovane demone si guardó attorno spaesato e subito portó una mano dietro la nuca, lì dove l'avevano colpito. Con non poco dolore alzó il capo e appena notó di essere in presenza del suo re si mise in piedi di scatto, inchinandosi e stringendo i pugni per reprimere il dolore.
«Ben svegliato principessina» Lucifero mantenne un tono ironico e beffardo, incrociando le braccia e guardandolo dall'alto al basso.
«Mio re non sapevo di essere qui... Peró vorrei sapere il perché»
«Ti ho salvato Rakir» Il demone si guardó attorno spaesato finché la sua attenzione non si posò su Cerbero. Una delle teste ancora sveglie lo guardó maligno ma non fece alcun verso ringhioso o movimento. Rakir fece istintivamente qualche passo indietro.
«Cosa c'è? Hai paura di questa bestiolina? Non potrebbe mai attaccarti» Lucifero adorava prendersi gioco di chiunque ma questo infastidì particolarmente Rakir. Distolse li sguardo per non farsi vedere rabbioso.
«Signore, potrebbe rispondere?»
«Che impaziente. Il sottoscritto ha il compito di proteggerti da... Cose che non sono state programmate nella leggenda. Tu non puoi incontrare giá il Rappresentante, che cavolo!»
Rakir gli rivolse uno sguardo interrogativo. Aveva letto qualcosa sul "Rappresentante": era colui che, appunto, rappresentava il Signore, poichè egli non poteva essere visto. L'ex Rappresentante morì di vecchiaia quando inizio la prima guerra. Nessuno aveva mai capito come trascorreva per loro il tempo.
«Sai chi è no? Hai letto il libro che parla di lui»
«Come fa a sapere tutto di quello che faccio»
«Non posso svelartelo, demone idiota»
«Non può dirmi neanche perché mi protegge?»
Lucifero si guardó attorno per poi prendere Cerbero e portarlo fuori dal salone, richiudendo la porta dietro di se. Dopodiché si avvicinó al demone, massaggiandosi le tempie.
«Mai sentito parlare di angeli oscuri?» Rakir lo guardó perplesso.
«Forse ho un deja vu»
«Lo prendo per un sì. Beh Rakir, finalmente ce ne sarà un altro e il pericolo di una guerra, sfortunatamente, sarà scongiurato»
«E sarei io quell'angelo?»
«Che intuito... Ed io ho il compito di proteggere i futuri angeli oscuri. Inoltre, mi stai dando parecchi problemi. Tu e l'angelo...»
«Aspetti, lei sa come si converte un demone?»
«Mi sembra ovvio ma non posso dirtelo, specialmente in questo caso. State creando un grande... Casino? E sembra che qualcosa sia cambiato» Lucifero si sedette su una poltrona con un'espressione pensierosa, accarezzandosi una delle corna ricurve che gli spuntavano dai capelli corvini.
«Mi... Anzi ci darete del filo da torcere. Inoltre gli angeli non collaborano con questa cosa»
«Ma perché non posso sapere nulla?»
«Qualcosa lo sai...» Lucifero canticchió quelle parole, picchiettandogli sulla testa con un dito.
«Non so cosa intende»
«Ragazzo mio vuoi dirmi che non sogni mai?» Rakir sgranò gli occhi, annuendo lentamente.
«Ricordo che nel mio sogno c'era l'angelo che però ho incontrato»
«Solo?! Si è proprio sprecato... Va bene Rakir, adesso stai bene, credo. Non sei stato scoperto, sei sano quindi ho finalmente finito il mio dannatissimo lavoro»
«Ma... Mio fratello?» Il giovane demone assunse un'aria alquanto spaventata. Tutta quella situazione lo mandava in confusione e sapeva che, in un modo o nell'altro, suo fratello avrebbe scoperto qualcosa.
«Tuo fratello sta bene, ma scommetto che non ti interessa questo. Sono andato io stesso a parlargli, gli ho detto che adesso lavori per me, nel mio palazzo»
«Lo ha praticamente riempito di bugie ma Cadon non è così stupido come vuole far credere. Ha un buon "fiuto", diciamo così, per queste cose»
«Anche se lo scoprisse cosa cambierebbe, demonietto? Lui non puó farmi o farti nulla. Troppo debole, continuamente impegnato a vantarsi dei suoi titoli e bla bla bla; un vero demoniaccio non trovi? Tu dovresti comportarti come lui, essendo un demone»
«Lei sa come stanno le cose!»
Lucifero cominció a ridere e balzó accanto alla porta, aprendola e portando accanto a lui anche il demone. Dopodiché cominció a canticchiare.
«Adesso vai, vai, vai via di qui»
«Ma dove?»
«Dal tuo innamorato» Quando finì di cantare le ultime parole chiuse di scatto le porte, riuscendo a teletrasportare Rakir fuori dal palazzo. Il demone si alzó con fatica e i suoi pensieri ricaddero sulle ultime cose che Lucifero aveva detto. L'innamorato doveva essere l'angelo? Lo sguardo di Rakir era rivolto verso il nulla ma quelle parole non gli davano fastidio, anzi lo rendevano quasi felice ma trovava strano quel calore fuori dal normale che aveva nel petto, dov'era il cuore.
Improvvisamente fu però travolto dalla mole enorme di suo fratello. Entrambi caddero a terra e appena Cadon vide il fratellino, fece un sorriso enorme.
«Guarda un pó chi c'è. Ho saputo che il Re ti ha dato un lavoro nel castello. Così non penserai più al sottoscritto» Il demone maggiore fece una finta espressione triste per rendere più idiota l'ultima frase pronunciata.
«Dove stai correndo?»
«Al confine! È scoppiata una specie di lotta verso la parte angelica e sono stato chiamato per controllare. Spero solo che sia arrivato prima Aur, così avrò meno lavoro» Cadon sorrise infantilmente e Rakir, appena udì il nome dell'angelo, provó una stretta allo stomaco. Poteva fare qualcosa, forse aveva bisogno di aiuto. La sua sicurezza lo aveva ingannato e capì di dover andare. Così si rialzò e si rivolse risoluto al fratello.
«Fammi venire con te! Potrei aiutarti»
«È normale che ti faccio venire, imparerai nuove cose e... Ti faró incontrare il generale angelico. È un tipo simpatico... Nella sua stranezza»
«Lo conosci bene?»
«Andavamo in accademia insieme... Davvero un bel tipo. Ma bando alle ciance, seguimi»
Cadon con un balzo si ritrovó in aria e aspettó il fratello che, da terra, lo fissava. Si sentiva strano, gli dava fastidio che suo fratello conoscesse Aur. Sembrava conoscerlo anche bene e questo aumentó la sua rabbia verso il fratello.
Dopo aver fatto svariati respiri per reprimere l'improvvisa voglia di uccidere Cadon, Rakir si alzó anche lui da terra così da dirigersi ancora una volta verso il confine.

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