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-13-

Le anime in avvicinamento scomparvero in una nuvola rossa a causa di un fendente scagliato con molta potenza. Rakir, dalla parte opposta, riprendeva fiato rifoderando lentamente la spada. Guardó gli altri tre, uno per uno, soffermandosi sull'angelo che più gli interessava.
«State bene?»
Il fratello cominció a parlare a vanvera ma Rakir non lo ascoltó, poichè la sua attenzione era attirata dal modo in cui Aur cercava di proteggere il suo soldato. Quel gesto era stato interpretato da tutti gli altri nella maniera sbagliata. Aur se n'era reso conto ma continuó ad ignorare i loro sguardi.
«Tu stai bene Rakir?»Il demone fu sorpreso della domanda, si aspettava tutt'altro. Di risposta si limitò ad annuire, toccandosi una delle corna con fare nervoso. Fu Cadon a sbloccare la situazione.
«Generale perchè vi hanno rinchiusi?»
«Ci sono andato di mia spontanea volontà e... Non sono più generale» Aur, amareggiato, prese la collana e mostró le uniche due perle rimanenti. Entrambe brillavano come diamanti al sole, una chiara e l'altra scura.
Cadon annuì lentamente ma notando la perla scura si incupì, avvicinandosi all'angelo con fare minaccioso.
«Cosa contiene quella nera?»
«Non sono problemi tuoi»
«Allora come hai fatto a conoscere mio fratello?»
«Si vede che è più intelligente di te no?»
«Proprio con un demoniaccio come te doveva aver a che fare?» Alla parola demoniaccio gli altri due presenti cominciarono a prestare più attenzione a quella conversazione. Rakir fu il primo che si avvicinó.
«In che senso?»
«Tuo fratello è, come ben saprai, molto idiota. Da quando ci conosciamo, ogni volta che può, mi chiama demoniaccio per i miei capelli scuri e il mio carattere strano... Parole sue. Ecco perché è un idiota»
«Non cambiare discorso Aur, è una cosa seria e tu non la stai prendendo come tale»
«Andiamo Cadon, da quando sei serio?»
Il demone maggiore lanció un'occhiata al fratello, che in un primo momento lo guardó confuso per poi abbassare lo sguardo imbarazzato.
«Rak... Non sembrerà così ma io ti conosco, e so che ti sei legato in un modo non del tutto appropriato con questo tappo. Bei gusti...» Aur gli tiró un pugno alla spalla sentendo la parola tappo.
«Zitto cornuto, in tutti i sensi» Cadon realizzó solo in secondo momento le parole e, quando lo fece, prese l'angelo per il colletto alzandolo di poco da terra.
«Come ti sei permesso?» Mentre l'angelo preparó le ali per sferrargli un calcio volante al viso ma questo fu fermato da Aster, che riuscì a dividerli tirando per un braccio il proprio ex generale.
Rakir intanto scrutava Aster dalla testa ai piedi, non trovando niente di imperfetto. Pensava a quanto potesse stare vicino ad Aur senza alcun problema e automaticamente strinse la mano attorno all'elsa della spada.
Cadon e Aur erano troppo impegnati a litigare per poter vedere Rakir prendere il soldato angelico e dargli un pugno in pieno viso. Aster, dal canto suo, non fece niente a causa delle forze mancanti dovute alla parziale perdita delle ali.
Aur diede le spalle al generale demoniaco e finalmente vide quel che era successo. Per un attimo gli mancò il fiato vedendo Aster a terra, con la bocca sanguinante, e Rakir in piedi su di lui con il fiato mancante. L'ex generale si immobilizzò, non sapendo cosa fare e non credendo a quel che stava vedendo. A richiamarlo dal suo stato fu Cadon che gli passó varie volte la mano davanti ai suoi occhi prima di cominciare ad inveire contro il fratello minore. L'angelo restó comunque lontano dagli altri, fissando Rakir indeciso sul da farsi. Da un lato avrebbe voluto saltargli al collo, stringendo la presa e battendogli la testa al suolo finchè il suo respiro non si sarebbe fermato. La sua promessa era nuovamente svanita e quasi stentava a crederci.
Improvvisamente qualcosa gli prese le braccia, bloccandolo. Solo allora Aur si rese conto di essere a pochi centimetri da Rakir con una mano bloccata sul suo collo. Non si era reso conto di star facendo proprio quello che stava pensando. La sua espressione mutó in frustrazione e, con uno strattone si liberó dalla salda presa di Cadon.
«Perché lo hai fatto?»
«Io... Non lo so»
«Non fare l'idiota e rispondi decentemente»
«Non mi piaceva il fatto che quello ti stesse così vicino... Tutto qui» Mentre parlava il demone indicó Aster che intanto li guardava poco lontano con una mano sul collo.
Aur guardò Rakir con il respiro tremante, alzando un braccio per colpirlo ma subito dopo abbassandolo con un sorriso strozzato in volto.
«Certo che sei un idiota»
«Non è colpa mia! Sei tu che accendi le guerre nella mia testa. È plausibile che sia diventato più idiota no?»
A quel punto l'angelo non seppe più che dire. Si limitò a correre di nuovo tra gli alberi del confine, spintonando Cadon che intanto cercava nuovamente di bloccarlo. Tutti guardarono l'angelo scomparire nel buio del confine con molte domande nella mente. L'unico a muoversi fu Aster che lentamente si avvicinò a Rakir, guardandolo risoluto con i pugni stretti.
"Posso fare qualcosa!"
"Cosa vorresti fare scusa? Parlo sempre troppo. Ormai mi odierà, gli ho fatto passare solo brutti momenti mentre lui cercava solo di aiutarmi...»
«Beh lo avrai messo nei guai fino al collo, facendogli perdere il lavoro che amava e mettendogli contro quasi tutto il Paradiso, ma ci deve essere un motivo se ti ha messo in una perla dei ricordi no? Saró ancora scettico ma penso che a te ci tenga. Voglio solo parlargli»
«Non servirà a nulla! Anzi fai una cosa, portalo via e...» Improvvisamente Cadon gli tappó saldamente la bocca con la propria mano guardando perplesso il giovane angelo.
«Hai ragione Aster, va da lui e fai qualcosa, cerca di riportarlo qui. Intanto mi faró spiegare la situazione dal mio caro fratellino»
«C-come fa a sapere il mio nome?»
«Guarda che frequentavo ancora Aur quando ti prese in custodia»
Aster lo guardó ad occhi spalancati, cominciando a correre all'indietro non riuscendo a distogliere lo sguardo dal generale demoniaco. Quando urtó contro la corteccia bruciata di un albero, riprese a correre normalmente, cercando di farsi strada tra le piante. Le sue ali gli erano solo d'intralcio e una parte di lui voleva fare qualche cavolata per toglierle.
Continuó a vagare per un pó di tempo in quel luogo, chiamando il nome dell'angelo e prestando attenzione all'ambiente circostante in caso vedesse qualcosa di bianco in quell'ambiente costantemente oscuro. Improvvisamente ricordó della radura in cui aveva trovato Aur e Rakir insieme e cominció quasi disperatamente a cercarla. Di radure ce n'erano tante nel confine ma quella era la più ampia, dove la luce angelica era più potente e gli alberi che componevano  il suo perimetro erano verdi e rigogliosi.
Aster cominció a perdere fiato e decise di fermarsi ma, in quel momento, riuscì a sentire dei singhiozzi di qualcuno che piangeva. Erano vicini quindi l'angelo si incamminó lentamente cercando di fare il meno rumore possibile. Dopo pochi metri si ritrovò nella radura tanto cercata e su una roccia vicino al suo perimetro vi era Aur. Era seduto, con la testa abbassata e i capelli che gli ricoprivano interamente il viso. La sua schiena si alzava e abbassava con un ritmo irregolare e gocce che scendevano dal suo volto si infrangevano contro la superficie rocciosa. Non sembrava aver notato la presenza del giovane; almeno non all'inizio.
«Ti ho chiesto di seguirmi?»
«No Aur»
«E allora perché sei qui?» Il suo tono di voce si alzò improvvisamente ma subito si moderó.
«Va via»
«No» Aster all'inizio usó un tono basso.
«Che hai detto?!»
«Ho detto no, Aur. Adesso sta zitto e ascoltami» Il giovane angelo alteró completamente la propria voce, avvicinandosi a grandi passi all'altro non sentendo più il peso delle ali. In quel momento poco gli importó di aver perso le ali, c'erano cose più importanti da fare che stare a seguire tutte le rigide regole che il Rappresentante aveva imposto nel Paradiso.

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