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Aur era appena atterrato nella sua base quando una mano lo gettó in un cespuglio vicino. L'angelo cominció a dare calci al vuoto ed era sul punto di urlare ma la stessa mano gli tappó la bocca. Il proprietario della mano si avvicinò meglio ad Aur, rivelando di essere Aster. Il suo corpo tremava violentemente e i suoi occhi azzurri esprimevano una grande paura. Tremavano anch'essi, come quando si calpesta una pozza d'acqua piovana.
Il generale si calmó subito, e lo guardó meglio riuscendo a notare dei grandi lividi sul volto e sulle braccia. Aur si inginocchió di scatto, prendendolo per le spalle e guardandolo preoccupato.
«Aster cosa ti è successo?»
«Adesso non importa! La cercano in massa perché sanno del demone. Ho cercato di coprirla ma...» Aur, d'istinto, lo abbracció con forza, come se bastasse per fargli guarire le ferite.
«Non dovevi arrivare fino a questo... Dovevi dirgli quello che sapevi»
«Generale io non volevo tradirla»
«È tutta colpa mia, sei troppo giovane per portare le mie bugie sulle spalle»Aster abbassó la testa ma, sentendo dei passi avvicinarsi, ributtó il generale a terra avvicinando un dito alla propria bocca. Degli angeli in armatura passarono accanto al cespuglio in cui erano i due. Aur, in quel momento, riuscì solo a percepire strane vibrazioni a due delle perle che componevano la sua collana. L'angelo lentamente spalancó gli occhi, maledicendo mentalmente il Paradiso. Aster notó l'espressione del proprio generale e gli scosse un braccio.
«Aster... Mi serve una perla»
«Nuovi ricordi?»
«E due che mi stanno lasciando»
Il soldato assunse la stessa espressione di Aur.
«Generale uno come lei non può sopravvivere con un singolo ricordo»
«Soldato, ripetimi per cosa sono ricercato»
«Per aver peccato signore»
«Amare è peccato? Bene! Andró a peccare di più rubando una perla» Aur spalancó gli occhi a causa delle sue stesse parole. Non poteva credere di aver detto la parola amore pensando al demone. Si battè varie volte la mano contro la propria testa come per cercare di togliere quei pensieri. Aster cercó di avere delle spiegazioni ma nulla fermó il generale dallo scattare in piedi e andare nella sua base. Il giovane soldato lo seguì a ruota. Aur sfoderó la spada e cercó di coprire il proprio sottoposto con le ali, nascondendosi di tanto in tanto in qualche nicchia del muro. La sua voce si ridusse ad un sussurro.
«Allora? Dove sono le perle dei ricordi?»
«Signore la porta è proprio lì» Aster indicó una porta davanti a sè e il generale si schiaffeggió la fronte per essere stato idiota.
«La vecchiaia mi fa dimenticare le cose» I due entrarono di soppiatto nella stanza, trovandosi davanti un tavolino d'oro con sopra uno scrigno; il tutto era immerso nella penombra. Aur corse verso lo scrigno e, dopo averlo aperto, ne estrasse sorridente una di quelle perle bianche contenute in esso. Guardó Aster con la coda dell'occhio e questo bastó per farlo voltare.
Il generale guardó per un pó la perla pensando a quello che gli aveva detto il demone; voleva credere alle sue parole. Anche se fosse stato uno scherzo, una scusa per trattenerlo, Aur lo prese alla lettera. Pensó al primo incontro con Rakir e sentì un flusso tra la sua mente e la perla ma decise di bloccarlo. Si sentì improvvisamente egoista, in effetti fino a quel momento aveva pensato solo a se stesso. Strinse la perla in un pugnó e pensó alle cose che lui gli aveva detto e alle promesse che Aur intendeva mantenere. Doveva pensare ad entrambi per permettere alla perla di essere utilizzata anche dall'altro. Il suo sguardo si addolcì improvvisamente e il flussó finalmente finì. L'angelo alzó la perla all'altezza dei suoi occhi, guardando soddisfatto il nero che si mescolava con il bianco puro della perla.
Sorridente, mise la perla all'estremità della collana, avvicinandosi ad Aster e notando svariate crepe sulle prime due. Il soldato le guardó sconcertato.
Quelle perle erano legate alla carica che occupava. Una conteneva il momento della cerimonia in cui fu nominato generale angelico. L'altra conteneva il momento in cui gli affidarono le sue prime truppe. Aur le guardó con amarezza. Nonostante fossero angeli, i suoi soldati lo avevano tradito per seguire altri ordini. Uno peró gli sarebbe sempre rimasto accanto, era l'unica certezza che aveva in quel momento. L'angelo scompiglió i capelli biondi dell'altro con fare affettuoso. Il suo sguardo si incupì alla vista di un nuovo livido, questa volta sul suo esile collo.
«Non ho mantenuto la promessa» Gli occhi del più giovane si velarono di lacrime ma, nonostante ciò, rivolse ad Aur un piccolo sorriso.
«Era necessario»
«Giuro che uccideró chiunque ti abbia ridotto così. So che non è il metodo migliore per rimediare ma scoveró e uccideró il colpevole, se tu non vuoi dirmelo»
Il soldato abbassó lo sguardo e si avvicinò all'altro, appoggiando la testa sul suo petto mentre le sue ali diventavano diafane. Aur continuó ad accarezzargli la testa, cercando di togliergli dalla mente qualsiasi pensiero o sentimento umano.
«Ti ho trascurato troppo vero? Sono proprio un idiota egoista»
Aster scosse la testa alzando la testa risoluto, mentre le sue ali ripresero il proprio candido colore.
«Io sto bene! E... Lei non è egoista. Sta sol-»
Aur lo zittì poggiandogli un dito sulla bocca, con fare infastidito. Dopodichè si indicó la perla della cerimonia della nomina: era ritornata al suo colore originale, vuota ma solcata da svariate crepe. Aster lo guardò scosso.
«Aster da oggi puoi darmi del tu, come facevi da piccolo. Nessuno mi considera più il generale del Paradiso. Adesso continua la frase» Il suo sguardo era sempre più stanco, provato dalla perdita di una perla. Il dolore era tanto ma non poteva farlo vedere in quel momento.
«Va bene... Aur. Dicevo che stai solo seguendo il tuo cuore, vuoi solo raggiungere la felicità e avere qualche... Soddisfazione?» Il cuore di Aur si trovava in una morsa. Sapeva che quelle parole nascondevano i veri sentimenti del giovane angelo. Si sentiva davvero trascurato ma Aster aveva promesso di non far trasparire mai le proprie emozioni umane; per il proprio bene e per la felicità del suo generale.
«Devo essere sincero? La mia più grande soddisfazione sei tu. Ti rendi conto come sei diventato? Ragazzino, saró pur innamorato ma ci saró sempre per te»
«Papà...»
«Sì, posso considerarmi così» Aur fece un sorrisetto e abbracció giocosamente il soldato, il quale non fece altro che rilassarsi tra quelle braccia che lo avevano salvato.
«Aster... Devi venire con me. Non posso lasciarti qui»
Il giovane spalancó spaventato gli occhi e scosse la testa.
«Non è una richiesta, è un ordine. Ti porteró via con la forza se necessario» Aster ridacchió e fu costretto ad annuire.
«E quando noteranno anche la mia assenza?»
«Se ne faranno una ragione»
I due aprirono uno spiraglio della porta e guardarono fuori ma l'attenzione di Aur fu catturata da una finestra semi-aperta. L'angelo sorrise e prese di peso Aster prima di volare ed uscire da quella. Appena si ritrovó immerso nella luce del Paradiso potè notare una presenza accanto alla finestra. Se ne stava appoggiato al muro a braccia incrociate e con un sorrisetto stampato sul volto.
«Cadon che ci fai qui?»
«Ti salvo il culo. Muoviti»
Cadon, come una freccia, voló verso il confine e Aur lo seguì, ignorando le proteste di Aster che lo pregava di farlo volare da solo.
Dopo un volo molto veloce, arrivarono tutti nella parte del confine che affacciava sull'Inferno. Appena atterrarono i tre furono notati da alcune anime che cominciarono ad avvicinarsi. I due generali sfoderarono le proprie armi e Aur strinse Aster a se con fare protettivo.
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