Votazione [prima tranche]
Ecco i vostri testi.
Vi ricordo che i vostri voti vanno da 1 a 5.
Le categorie da votare sono:
-attinenza alla trama;
-struttura e creatività;
-grammatica ed errori ortografici (più sono gli errori più il voto è basso).
Commentate accanto al testo da votare e specificate le categorie. Naturalmente non potete votare il vostro 😂
Non litigate per i voti perché ci saranno da sommare poi i miei.
Ed ora i testi.
Num.1
brucaliffo93
Entrai in classe sfinito quel lunedì mattina. Anche la notte precedente non ero stato in grado di chiudere occhio, l'avevo passata a rigirarmi nel letto senza un motivo apparente.
Ormai quella situazione andava avanti da settimane, o forse mesi addirittura. All'inizio non ci avevo fatto troppo caso, ero convinto che sarebbe finito tutto in poco tempo, ma con il passare del tempo le voci dentro la mia testa si facevano sempre più forti, più insistenti, più prepotenti, tanto che avevo iniziato ad ascoltarle, a cercare di capire cosa volessero, a ubbidire ai loro ordini per cercare di placarle, per cercare di avere un attimo di silenzio, un attimo di pace tutto per me per riuscire a riposare.
Quella notte appena trascorsa le voci erano talmente confuse che non riuscivo a comprenderle, rimasero una matassa indistricata di pensieri, senza alcun nesso logico. L'unico loro scopo era quello di farmi passare un'altra intera notte insonne.
Appena mi sedetti al mio banco le voci riniziarono, più forti che mai. Commentavano ogni cosa succedesse in classe. Io cercavo di ignorarle, per quanto possibile, ma quel giorno erano talmente forti che coprivano perfino le parole delle persone attorno a me in quell'aula.
"Perchè non facciamo qualcosa di divertente? Di diverso? Sì, immagina che bello. Ora usciamo. Solo a fumare una sigaretta." Iniziai a sentire, e non potevo che essere d'accordo, magari una sigaretta mi avrebbe calmato i nervi e le avrebbe fatte tacere una volta per tutte.
"Prof., posso andare in bagno?" Chiesi.
Ovviamente non sentii la risposta. Ma vidi che la professoressa stava sorridendo, così intuì che avesse risposto positivamente alla mia domanda.
Mi alzai dal banco, forse un po' tremante, e mi diressi verso la porta.
"Cos'era quell'uscita dalla classe? Sembravi una papera. Un pulcino impaurito. Vuoi che la gente si accorga che c'è qualcosa che non va in te? Che sei strano?"
"No, certo che no, scusate." Bisbigliai mentre mi accendevo una sigaretta.
Per un attimo le voci stettero zitte. Si godettero anche loro il fumo di quella sigaretta, una sigaretta che aveva riappacificato per infiniti istanti me con il mio cervello spaccato in una miriade di parti, tutte con la loro idea, tutte con la stessa voglia di emergere, di prendere il controllo.
"Ei Federico, ciao, come va?" Un ragazzo sorridente comparve in cima alle scale antincendio dove io stavo fumando solo con la mia confusione mentale. Per una volta dopo parecchie ore riuscii a sentire una voce diversa, una voce che proveniva da fuori, dal mondo reale.
Io non risposi, almeno non subito. Ero incantato da quel momento. Provai a ricordare la mia vita prima dell'avvento delle voci. Ma non ci riuscii. Doveva essere più o meno così, sentire silenzio dentro e caos fuori. Ma quel momento, per quanto me lo fossi gustato appieno, purtroppo giunse al termine.
Il ragazzo continuava a sorridere e a dire qualcos'altro, ma io non lo sentivo più, le voci erano tornate, più agguerrite che mai.
"Quindi appena noi ci distraiamo un attimo tu ti metti a parlare con degli estranei?"
"Ma è un mio amico..." Balbettai io e vidi la faccia del ragazzo sempre più confusa, con un enorme interrogativo dipinto sul viso.
"Noi siamo i tuoi unici amici. Devi capire questo. È la verità. Noi vogliamo solo il tuo bene. E ora devi prendere una decisione. O con noi, o contro di noi."
"Con voi." Risposi, questa volta deciso, senza alcun dubbio. Se avessi seguito gli ordini magari le voci si sarebbero annoiate e sarebbero sparite. E io sarei potuto tornare alla mia vita di sempre. Almeno ci speravo.
"Bene. Perfetto. Adesso hai un solo compito. Eliminiamo le interferenze. Butta questo scemo giù dalle scale. E poi scappa, andiamo via da questo posto infernale, andiamo a goderci la vita." E poi risero, le maledette voci risero di gusto.
Io senza pensarci due volte spinsi il povero malcapitato giù dalle scale e poi iniziai a correre seguendo il suo corpo che rotolava giù, sempre più giù.
Corsi per tutto il giardino, fuori dal giardino, arrivai in strada senza guardarmi mai indietro, senza preoccuparmi di cosa avessero pensato tutti non vedendomi tornare in classe, senza preoccuparmi di quel povero ragazzo che avevo buttato giù dalle scale.
"Bravissimo. Ora sappiamo che ci possiamo fidare di te. Continua a correre. Attraversa la strada e arriva al mare. Veloce. Non vorrai che qualcuno si accorga che sei stato tu a buttare il tipo giù dalle scale."
Correvo più veloce che potevo. Quando vidi il mare all'orizzonte iniziai in qualche modo a calmarmi. Ero finalmente arrivato dove le voci volevano che fossi.
"Quanto è bello. A te non piace? A noi molto. Entra in acqua."
Entrare subito in acqua mi sembrò la cosa più naturale e in qualche modo giusta da fare. L'acqua gelida colpiva il mio corpo, ma io andavo avanti. Più il livello dell'acqua si alzava sul mio corpo più le voci si zittivano. Fino a quando non sentii più nulla. Nessuna voce, nessun rumore, nessun altro ordine. Solo l'acqua che ormai mi compriva completamente, solo il buio, solo la tanto agognata pace.
Num.2
thegiu840
Li sento. Scalpitano in me come cavalli privi di briglie urlando a squarciagola parole incomprensibili colme d'odio e rancore. La loro voce sfonda il mio cervello fino a livello che nemmeno credevo di avere. Non voglio che la loro litania mi condizioni la vita, devono zittirsi. Gridando ferocemente cercano di convincermi delle loro idee, piú giuste di quelle composte dal me razionale. Li sento grattare alla porta del mio cuore, pronti a divorarlo al mio minimo passo falso. Il paladino bianco non può lottare all'infinito, quel mio barlume di speranza difende ogni cosa senza lamento. Eppure non é abbastanza per sconfiggerli. Vogliono la mia ragione, ma non riesco a coglierla fra la miriade di ombre che la oscurano al mio io. Le bestie dell'inferno urlano al mio cuore e io non riesco a difendermi, non piú ormai. Saluto per l'ultima volta il mio riflesso, una volta ricco di luce ed amore, abbracciando così il marcio del mio cervello.
Num.3
Lady_Of_Darkness99
Non sei stato tu
Il tempo scorre inesorabile e vola via, allontanandosi inorridito da te. Dal tuo folle gesto d'amore.
Le voci si sono affievolite, riducendosi solo a insistenti mormorii confusi, ma sai che è solo questione di tempo prima che ritornino più forti e prepotenti di prima.
Il sangue ti cola lungo le braccia e scivola a terra, con un ticchettio sordo. Macchia il pavimento. Forma uno spezzato mosaico scarlatto. Scarlatto come il cielo fuori dalla finestra. Scarlatto come il vecchio vaso della nonna, che aveva trovato posto sulla mensola, prima che tu lo afferrassi e lo gettassi sul pavimento irregolare, in preda alla furia. Scarlatto come le tue mani traditrici e omicide.
Lo osservi bene e ti rendi conto che non è mai lo stesso disegno.
Una volta è un fiore, un'altra è un cuore a metà. Dipende.
Inclini la testa e lo guardi mutare, la bocca socchiusa, il corpo stanco. Sai cosa vogliono dire quelle immagini che sembrano prendere vita sotto i tuoi occhi spalancati. Conosci il loro significato così come loro conoscono il tuo segreto. Il tuo piccolo e sporco segreto.
E quello che hai fatto ti torna in mente.
Ma tu non ci credi. Non sei stato tu.
Il dolore ti offusca la vista e ti distrugge pezzo dopo pezzo, smentendo quella fievole speranza.
A stento senti le tue dita aprirsi pian piano e il pugnale cadere a terra con un tonfo.
Non sei stato tu.
Altro sangue si aggiunge a quello già presente. Va ad arricchire quel mosaico sgraziato.
È solo un sogno, ti dici, solo un sogno.
Alzi lo sguardo, scontrandoti però con la dura realtà.
Tua madre è per terra, il petto squarciato e gli occhi sgranati. Sconvolti. La chiami. Non risponde. Ti convinci, pensando che forse non ti abbia sentito, e allora riprovi di nuovo.
Ti rendi conto che non stai sognando, quando al sesto richiamo il corpo di tua madre resta immobile. Ti accorgi che quello che hai fatto è vero. Che i tuoi maledetti demoni hanno preso il controllo, ancora una volta.
Le voci si arrabbiano e ti riempiono il cervello con le loro urla disumane e indignate. Non sono stati loro.
Per punizione piantano le loro unghie invisibili dentro di te e ti ringhiano minacce e sussurri incomprensibili alle orecchie. Mugoli di dolore e ti stringi il busto, dondolandoti in avanti come una bambola rotta.
Loro non hanno fatto niente.
È tutta colpa tua. Stancamente scuoti la testa, ancora fermo nelle tue convinzioni.
Avanzi barcollando e ti lasci cadere accanto a quel fantoccio ricoperto di sangue. Il fantoccio che fino a pochi minuti fa è stato tua madre.
La fissi, il vuoto in testa e la confusione nel cuore. Non sei stato tu. Sono state le voci.
Ti pieghi verso di lei e le dai un paio di colpetti sulle guance.
<<Mamma?>> biascichi. Hai la gola in fiamme, sono ore che non parli. <<Mamma?>>
I demoni scoppiano a ridere, divertiti dalla tua disperata negazione della realtà. Dal tuo patetico tentativo di tornare indietro nel tempo.
Guarda cos'hai combinato ... guarda cos'hai fatto. Ha – ha.
E ridono.
Ben ti sta ... noi la mamma ce l'abbiamo e tu no. Ha – ha.
Le ignori. Non ti servono le loro prese in giro, tua madre è ancora viva.
La scuoti per le spalle con forza. Il suo sangue ti schizza sul volto.
<< Mamma?>>
Tu no.
Capisci che sta dormendo. Non può essere altrimenti.
Lei non è morta. Tu non l'hai uccisa.
Porti la sua testa in grembo e le accarezzi i capelli. La osservi bene. È così bella. Così rilassata. I suoi occhi sgranati ti osservano a loro volta.
Non sei stato tu.
Sorridi, ricordando i bei momenti passati insieme.
L'abbracci e le riempi il viso di baci. La metti su un fianco e ti sdrai accanto a lei, portando le mani tra la guancia e il pavimento. È freddo ma non t'importa.
Tua mamma non è morta.
Sta solo dormendo.
Scivoli nel sonno anche tu.
Non sei stato tu.
***
Il temporale si scatena, la paura ti assale, i demoni prendono vita. Li vedi, sono qui: davanti a te.
Ti stanno osservando.
Ti circondi le gambe, tirate al petto, e dondoli avanti e indietro.
<< Via!>> Mulini le braccia in aria, come un forsennato, per scacciarli, ma loro restano lì. Ti giudicano.
Non hai più la mamma ...
Singhiozzi di terrore.
<< Andatevene!>>
Urli quando li vedi avvicinarsi e strisci all'indietro.
Hai ucciso. Sei un mostro.
Ti tappi le orecchie per sfuggire alle loro accuse infondate e serri gli occhi per non guardarli. Tu non hai fatto niente. Sono stati loro.
Lo ripeti come una nenia. Sono stati loro ... sono stati loro ... loro.
Tua mamma è ancora addormentata.
Sei un mostro.
<< No!>> Scoppi in lacrime e speri solo che quella tortura finisca. Vuoi essere lasciato in pace.
All'improvviso famelici si avventano su di te. Strilli terrorizzato e rotoli su un fianco, portandoti fuori dalla loro portata. Scatti in piedi e cominci ad indietreggiare.
Vieni qui ...
<< Via!>> Il respiro è irregolare, il sangue sfrigola nelle orecchie. Hai paura. Perché tua madre non si alza?
Poi capisci il motivo. E ogni speranza, o dubbio, abbandona il tuo corpo.
Tra quei demoni c'è anche lei. È proprio lì, in mezzo a tanti fantasmi anonimi. La riconosci, è ancora bellissima. Porta i capelli sciolti sulle spalle e indossa ancora la vestaglia. La vestaglia macchiata dal suo stesso sangue. Il suo sorriso amorevole è scomparso, sostituito da una smorfia di puro odio.
Anche lei ti sta dando la caccia.
Smetti di pensare. Sai solo di voler fuggire.
Ti volti e cominci a correre verso l'uscita.
Te ne rendi conto troppo tardi.
Non è una porta, è una finestra.
Ti lanci contro di essa.
Il vetro si frantuma sul tuo corpo.
Per un secondo il tempo si ferma e tu fluttui nel vuoto.
Poi precipiti. Ti schianti.
E finalmente i demoni abbandonano la tua mente.
Sei libero.
Num.4
uno_fra_tanti
Caro nemico,
A te che hai distrutto la mia città, la mia casa, a te che hai ucciso la mia famiglia, e a te che hai rovinato la mia vita. Io ti perdono. Tutto quello che hai fatto l'hai fatto perché credevi in un ideale, un ideale sbagliato, ma pur sempre un ideale. Io ti perdono. Ti perdono per aver corrotto le forze dell'ordine, perdono loro per aver ceduto alla potenza del denaro, perdono il tuo esercito per aver ucciso e torturato. Io ti perdono per aver bruciato la mia città, per aver distrutto con le tue bombe la mia casa, per aver odiato la mia gente e per aver dichiarato guerra al mio paese.
Caro nemico, io ti perdono. Ti mando questa lettera di pace per farti ragionare un attimo su quello che hai fatto e che tutt'ora stai facendo. Non intendo ne provocarti ne sfidarti ne tantomeno insultarti. Voglio solo che tu ti chieda un attimo se stai facendo la cosa giusta. È gusto uccidere per avidità? È giusto violare i diritti umani per la tua inguaribile sete di potere? L'umanità non è altro che un mostro imprigionato davanti allo specchio: vuole uccidere, ma può uccidere solo se stesso. E così ci autodistruggeremo, se non stiamo attenti.
Caro nemico, ti sembra giusto usare le meravigliose scoperte scientifiche che i tuoi fantastici scienziati hanno scoperto per distruggere? La scienza offre opportunità per un futuro migliore, non armi per la distruzione di questo futuro. Ma avrai tempo per rifletterci, sono certo che se le mie parole hanno potuto giungere fino a te qualcosa ti resterà nell'anima.
Caro nemico, come vorrei chiamarti amico. Non ho mai visto questa nostra barriera di conflitti fino a quando non ci ho sbattuto contro.
Caro nemico, io ti offro il mio perdono. Ti prego di accettarlo e ristabilire insieme una nuova pace. La gente è stanca di morire, stanca di soffrire, stanca di vivere questo inferno chiamato guerra. Ristabiliamo la pace, e la giustizia governerà saggiamente sulla terra. Un nuovo ordine basato sulla fiducia, sulla coscienza umana. Nessuna condanna sarà peggiore di essere tormentati dalla propria coscienza sporca. Sono certo che la pace potrà finalmente trionfare. Essa è fragile e delicata come la fiducia, una volta persa è estremamente difficile ricostruirla, ci vuole pazienza e volontà. Ma sono certo che, caro nemico, con uno sforzo comune la guerra finirà, e potremo finalmente vivere senza il pericolo di morire da un momento all'altro senza nessuna colpa. Spero che le mie parole ti facciamo riflettere almeno per qualche secondo, spero che tu capisca che la guerra è sbagliata, spero che le mie parole non siano vane. Grazie se hai letto questa lettera e se hai capito il messaggio che ti volevo mandare. Un messaggio di pace. Un messaggio che potrebbe salvare la vita di milioni di persone.
Caro nemico, io ti perdono.
Num.5
MelinaBoschetto4
Oggi mi sento particolarmente raggiante, guardando il cielo, le nuvole che si muovono a causa del vento, il sole che riflette i suoi raggi.
Forse non lo so, forse sono felice perché finalmente dopo tanto tempo rivedrò Laura, la mia migliore amica e io nn posso esser altro che felice.
Però in questa situazione mi devo far trovare vestita elegante, e perché no? Le porto anche un piccolo regalino che ho comprato ieri in una gioielleria... È un piccolo bracciale con scritto "Best friend forever " cioè migliori amiche per sempre. Penso che se lo meriti e che la possa rendere felice. Ci siamo date appuntamento in un piccolo bar molto frequentato nel nostro paese che di solito non è mai affollato. Mi preparo per bene sistemando anche i capelli e mi direggo verso il bar, la scorgo seduta con la sua solita felpa grigia e i suoi jeans, noto che anche lei si gira e ci abbracciamo fortemente come non avevamo fatto mai in vita nostra, infine ordiniamo una cioccolata parlando di noi e del tempo perso.
M: Come stai?
L: Bene... Ehm... Molto bene e tu?
M: Bene.
L: Eh già.
M:Sicura di stare bene?
L: Si, perché?
M: No, perché di solito ridi sempre.
L: e... che... Devo confessarti una cosa.
M: Cosa?
L: Io... Mi sono fidanzata.
M: Wow! Sono felice per te! Chi è il fortunato?
L: Un ragazzo...
M: Ah si grazie... Non l'avevo capito eh.
L: Mely mi dispiace dirtelo ma...
M: Ma cosa?
L: Mi sono fidanzata con Emanuele.
M: COSA??PERCHÉ LO HAI FATTO??
Mi alzo infuriata sbattendo le mani sul tavolo, noto che alcune persone mi stanno osservando, ma nn mi importa.
L: Mi dispiace.
M: Da quanto tempo va avanti questa storia?
L: 1 anno...
M: Ah ma brava! Praticamente da quando sei partita allora.
L: Posso spiegarti..
M: Sai che c'è; tornatene da dove sei venuta.
L: Non puoi mandare all'aria la nostra amicizia.
Esco via dal locale, ma nel frattempo lei continuava a seguirmi, io ero infuriata a morte con lei e in quel momento non sapevo dove stessi andando, sento dei passi avvicinarsi, mi raggiunge e mi blocca per il polso portandomi in una piccola stradina, rispondo alle sue parole di poco fa non curandomi della sua stretta fortemente su di me.
M: Oh si certo mentre tu puoi continuare a mentirmi alle spalle. Sei una vigliacca... Ed io che pensavo fossi la mia migliore amica.
L: Non ti permetto di offendermi così!!
M: Ohhh sentiamo... Se no che mi fai?
L: Non provocarmi... Potrei fare delle cose di cui potrei pentirmene..
M: Non ti fare più vedere sulla faccia della terra, sparisci dalla mia vita.
L: Daccordo , dammi i tuoi soldi ed io sparisco per sempre.
M: Ma che stai dicendo ,sei impazzita ? Hai bevuto?
L: Pensa ciò che vuoi. Ti ho rubato solo il ragazzo perché volevo solo divertirmi una serata... e oltre ai suoi soldi mi servono i tuoi.
M: Tu!!
L: Si?
M: Sparati!
L: Non mi dai i tuoi soldi!?
M: Certo che no scordatelo.
L: Va bene, l'hai voluto tu.
Esce dalla tasca una pistola... (Non credo ai miei occhi...)
L: Allora hai ancora una possibilità...
Non mi dai i tuoi soldi? Fai attenzione che il tempo scade, tic tac, tic tac.
M: Non mi sparerai...Tu mi vuoi bene... La tua è solo una sbronza.
L: Ah no...chi ti vuole bene? Chi ti dice che ti usavo solo per soldi!?
M: Vai dove sai tu
L: Mi darai i tuoi soldi o no!?
M: Scordatelo!
L: L'hai voluto tu. Fai le ultime preghiere prima di morire.
M: Tu non farai un bel niente!
Mi avvicino a lei ma succede tutto ad un tratto, sento uno sparo, qualcuno che mi trascina via in tempo, arriva subito la polizia e giurai in vita mia che mai l'avrei più perdonata. Ma che avrei perdonato il ragazzo che mi ha salvato la vita in un breve istante...Emanuele.
Fine prima tranche
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